17 Marzo 2008

Le poesie in istrioto nel centro di Roma…

Roma – Organizzato dall’ANVGD e dall’Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio si è svolto venerdì 14 marzo un concerto del Trio Benussi presso il “Teatro San Marco”, all’interno del Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma.

Aggirarsi per il quartiere romano che accolse 60 anni fa parte dei profughi istriani, fiumani e dalmati è sempre un’emozione particolare. I monumenti, le lapidi, i cognomi sui citofoni e le voci che si ascoltano per le verdi e raccolte vie della zona creano una vera e propria isola etno-linguistica all’interno di Roma. Sembra di essere in qualche pineta istriana, ma siamo a pochi chilometri dall’Eur.

E quando cominciano la musica ed i canti di Ligio Bosazzi, Vlado e Biba Benussi ci si cala idealmente in una delle tante serate estive istriane, sempre caratterizzate da allegria e musica popolare.

Alla manifestazione hanno assistito almeno 150 persone, tra cui il Sen. Lucio Toth presidente nazionale dell’ANVGD, Amleto Ballerini presidente della Società di Studi Fiumana ed Bruno Crevato Selvaggi della Società Dalmata di Storia Patria.

Ideatori ed organizzatori tre rovignesi “capitolini”: Eufemia Giuliana Budicin, Donatella Schürzel e Gianclaudio de Angelini, da sempre impegnati in iniziative culturali volte a diffondere la cultura istriana a Roma e nel resto d’Italia.

Prima dell’esibizione del “Trio”, proprio la Prof.sa Schürzel, insieme al Sen. Toth e al Dott. Ballarini, hanno illustrato gli Atti del Convegno “Venezia Giulia dalla terra al mare – Dialoghi sulla frontiera tra passato e presente” svoltosi a Roma il 19 giugno 2007.
Quindi Gianclaudio de Angelini, poeta anche nel natio idioma, ha recitato due suggestive poesie nell’istrioto di Rovigno per terminare con alcuni versi dell’illustre concittadino Eligio Zanini .

La cultura si conferma dunque sempre più il mezzo migliore per “riavvicinare le sponde dell’Adriatico” ed per continuare il dialogo anche con le popolazioni istriane di lingua madre non italiana, come hanno avuto modo di sottolineare gli organizzatori del concerto. In particolare, Gianclaudio de Angelini è in questo senso da molti anni attivo con l’Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio, di cui è vicepresidente, ma soprattutto sul web, sia tramite il suo sito che tramite la mailing list “Histria”, forum telematico che fa della tutela e della diffusione della cultura italiana in Istria e del riavvicinamento tra “esuli” e “rimasti” i suoi obiettivi principali. Mi sono trattenuto con lui poco prima del concerto.

De Angelini, cosa ne pensa di Bora.La?

“La conoscenza reciproca tra zone limitrofe non può che aiutare a superare le reciproche incomprensioni in un’area che da luogo di confini si sta rapidamente trasformando in luogo d’incontro di uomini e di idee.”

Crede nell’Euroregione?

“Credere è un’espressione forte. Più che altro spero che la costituzione dell’Euroregione possa aiutare a superare le barriere che il nazionalismo ottocentesco prima e le ideologie totalizzanti dopo (comunismo e fascismo) hanno contribuito a formare”.

Quanto è importante la cultura nelle zone di confine?

“Rappresenta sempre un luogo d’incontro e salvaguardare le tradizioni locali deve essere un forte impegno di Italia, Slovenia, Austria e Croazia. Perché l’incontro tra diversi popoli ha prodotto una ricchezza culturale unica che è patrimonio comune dell’umanità e che non è riconducibile a classificazioni per così dire ‘nazionali’, ma è qualcosa in più, che va oltre i confini di una sola nazione”.

Come non concordare? Tutto ciò che è multiculturale è ricchezza. Come la presenza, a Roma, di questa viva ed attiva comunità di quei giuliani e dalmati, circa 2.000, che qui trovarono ricetto e che ancora oggi funge da catalizzatore per tutti gli esuli e discendenti dell’esodo giuliano non solo della città, ma anche della Provincia.

Tag: , , , , , , , , , , , , , , .

2 commenti a Le poesie in istrioto nel centro di Roma…

  1. Giovanni Costa ha detto:

    MAh, mia nonna materna era di lingua madre Croata, ma, sin da piccola imparò l’Italiano perchè parlare tale lingua significava denotare un’appartenenza ad una classe sociale più elevata. Anche per me, quando ero alle elementari, avevo parlato di queste mie origini, col risultato di essere deriso da molti coetanei perchè sentito socialmente inferiore. Non sarebbe l’ora di finirla?

  2. Scusa, Costa, ma che c’entra?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *