Sempre nell’ottica di un approfondimento della conoscenza sulla situazione kosovara, pubblico oggi la parte del libro di Pino Arlacchi (“La mafia imprenditrice”) ove si parla di questione kosovara. Pino Arlacchi insegna oggi Sociologia all’Università di Sassari, ed è stato dal 1997 al 2002 vice segretario dell’ONU, e capo della task force contro il crimine organizzato fondato dalla stessa istituzione.
La crisi del Kosovo, vista dall’angolo dell’imprenditorialità criminale, appariva come un evento manipolato fino ai confini della truffa ideologica su vasta scala. Gli scontri ineluttabili di culture, etnie e civiltà che l’avevano plasmata nel profondo non esistevano, infatti, se non nelle interpretazioni posticce dei loro fautori. Le motivazioni ed i comportamenti effettivi dei protagonisti di questi scontri erano in realtà molto distanti da quelli attribuiti loro dalla politica, dalla diplomazia e dai media internazionali.
Dopo un’iniziale infatuazione per la “grandologia” sui Balcani, promossa da alcuni intellettuali americani come Robert Kaplan, l’autore de Gli spettri dei Balcani, un volume dal quale Clinton ha dichiarato di essere stato influenzato, ero pervenuto ad un diverso modo di pensare. Il Kosovo non era una provincia di odi etnici secolari e di fanatismo religioso. E il resto dei Balcani non era diverso. Essi non erano una regione di “pura memoria”, ossessionata da fantasmi di guerre lontane.
Non si stava (e non si sta) verificando in quel territorio alcuna reale conflittualità di tipo religioso, e neppure di tipo etnico. La cosiddetta “minaccia fondamentalista” era enormemente inflazionata, anche perché la religione islamica non è parte decisiva dell’identità e dei valori degli Albanesi del Kosovo.
Era sufficiente una passeggiata serale sulla via principale di Pristina per rendersi conto di ciò: l’abbigliamento dei giovani, i comportamenti delle ragazze, la diffusione degli alcolici e dei luoghi di divertimento non erano molto differenti, nella capitale della enclave musulmana della ex Jugoslavia, da quelli di Belgrado, Roma o Vienna.
La versione dell’Islam qui diffusa è molto blanda, incapace perciò di generare fanatismo religioso e estremismo politico. L’identità dei kosovari e degli albanesi mi sembra fondarsi molto di più sull’eredità di una società pastorale basata sul clan e sul diritto primordiale del Kanun, il codice civile e penale del popolo delle montagne. Codice che sopravvive ancora, con i suoi tragici risvolti, nel Kosovo e nell’Albania rurale dei nostri tempi.
Le chiese e i monasteri ortodossi bruciati durante le ondate di disordini nel Kosovo non erano i simboli di un’irriducibile alterità religiosa, ma quelli del potere e della cultura degli ex oppressori serbi. E i disordini stessi non sono stati quasi mai una spontanea eruzione di malcontento popolare contro l’amministrazione ONU, il governo di Belgrado e i ritardi del processo di autodeterminazione. La preordinazione e la regia delle manifestazioni da parte di un centro di potere nascosto erano evidenti.
Buona parte della crisi kosovara si spiegava con un fatto che la comunità internazionale e l’opinione pubblica, sia europea che americana, preferivano (e preferiscono) ignorare: la perdurante influenza dell’Uck, il Fronte di Liberazione del Kosovo, in quasi ogni aspetto della vita del Kosovo, come eredità di una guerra sbagliata. Lo scontro di civiltà, il fondamentalismo islamico e gli odi secolari qui non c’entrano nulla.
L’Uck è stato fin dalle origini un coacervo di bande dalle origini più disparate e di discutibile valore militare, emerse in modo quasi improvviso sulla scena della crisi jugoslava. Sostenuti e armati dalle forze NATO come forza di ribellione alle atrocità dell’esercito e dai paramilitari serbi contro gli albanesi, i militanti dell’Uck si sono macchiati a loro volta di crimini efferati, molti dei quali contro cittadini albanesi sommariamente etichettati come traditori e collaborazionisti.
Vari appartenenti all’Uck, inoltre, si sono trovati e sono attualmente nel mirino delle agenzie antidroga europee come protagonisti di primo piano della rotta balcanica dell’eroina. L’Uck è oggi parte di un gruppo di potere politico – economico – criminale composto da 3 megaclan divisi in 13 sottoclan minori che controllano le principali istituzioni, nonché l’economia e la società del Kosovo.
Alcuni tra i capi più noti di questi clan sono stati messi formalmente sotto accusa dalla Corte Penale dell’Aia sui crimini commessi nella ex Jugoslavia. Sono personaggi che provengono dalle fila della criminalità, nella quale sono rimasti durante e dopo la guerra contro il regime di Belgrado. La quasi identificazione dell’Uck e dei suoi capi con la mafia kosovaro – albanese, che è la più aggressiva formazione criminale organizzata dell’Europa odierna, fa del problema del Kosovo una delle più serie minacce alla sicurezza del continente. E dell’Italia in modo particolare.
I diplomatici e gli uomini politici del cosiddetto “Gruppo di contatto” – Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Russia – che discettavano assieme all’ONU intorno al futuro assetto dei rapporti tra il Kosovo e la comunità internazionale non sembravano tenere conto di queste dure evidenze. La questione del malgoverno e della criminalità organizzata dilaganti nel Kosovo, e delle propaggini di quest’ultima in molti paesi europei, non era presente nell’agenda dei negoziati. Era come se l’argomento non esistesse.
Mi sono gradualmente convinto che i cittadini europei, e quelli italiani in prima fila, pagheranno amaramente questa omissione nei prossimi anni, quando un possibile Kosovo indipendente regalerà l’immunità diplomatica e molti delinquenti arrivati ai vertici della politica locale. Durante e dopo il mio mandato all’ONU mi sono sforzato di promuovere le linee di un corso di azione alternativo per la soluzione della crisi kosovara.
Se non si spezza il cerchio di potere politico – mafioso che domina quella provincia, dalla sua indipendenza non potrà venire nulla di diverso che l’instaurazione di uno Stato criminale vicino al centro dell’Europa.
Interesante, grazie.
je dobro.
complimenti per l’interessantissimo spunto.
grande
Serbia sends “strong protest” over EU mission
21:44 | Source: Beta
BELGRADE, NEW YORK — The government today officially reacted to the EU decision to send its mission to Kosovo. Deputy Prime Minister Božidar ?eli?, on behalf of Prime Minister Vojislav Koštunica’s cabinet, today sent a strong protest to Miroslav Luce, the ambassador of the country presiding over the European Union, Slovenia. “The Serbian government considers this decision, made outside of the United Nations Security …
articolo interessante: lancio uno spunto.
Perchè gli USA sostengono l’indipendenza del Kosovo salvo poi armare ed addestrare le truppe georgiane in chiave anti-indipendentista contro Abkhazia ed Ossezia?
Poco edificante questa politica dei “due pesi e due misure”.
Giusto opporsi ad una indipendenza dichiarata unilateralmente
Molto intressante. Un’ulteriore riflessione: mentre l’UE si prepara a riconoscere il Kossovo, la Spagna, unica se non sbaglio in Europa, ha detto No all’indipendenza del Kossovo. Credo non sia poissibile non vedere in questo, la PAURA della Spagna che anche i baschi, che da decenni combattono per la loro indipendenza, seguano l’esempio del Kossovo e si dichiarino indipendenti. La Spagna, non diversamente della Serbia, sta attuando una politica contro questa ipotesi (territori Baschi indipendenti) e le prigioni spagnole sono piene di militanti baschi.
…..solo che noi non lo sappiamo!
Scusa Alessandro, ma se non è possibile una risoluzione concordata, cosa dovrebbero fare secondo te le popolazioni del Kossovo?
Quanti Stati sono già nati cosi? Invece dobbiamo augurarci non ne nasca un nuovo conflitto armato e la Serbia prenda atto della volontà delle popolazioni del Kossovo, trovando una mediazione soddisfacente per la popolazione serba che vive ancora nel Kossovo e che ha diritto di essere riconosciuta e tutelata.
Esiste anche il diritto dei popoli all’autodeterminazione.
Il consiglio dei paesi islamici ha già dichiarato che vedono nell’indipendenza del Kossovo una “risorsa”.
Lo trovo preoccupante, visto come usano le “risorse” i loro integralisti
cara marisa,
la tua visione sull’indipendenza del kosovo è molto romantica e democraticamente fiduciosa; il tuo riferimento ai paesi baschi è sensato ma ti invito a prendere atto di alcuni punti:
1) Questa dichiarazione non darà seguito ad una vera indipendenza del Kosovo ma trasformerà la provincia serba in uno Stato fantoccio occupato dalla NATO ed appaltato alla mafia albanese dell’ex UCK; (vai a vedere chi governerebbe il “nuovo stato”…un criminale comune e di guerra)
2) L’ “indipendenza” del Kosovo e Metohija mutilerà la Serbia della regione più importante per la sua storia nazionale e la su a cultura spirituale;
3) Verrà ancora una volta violato il diritto internazionale e in particolare la Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite, che attribuiva alla Serbia la sovranità sul Kosovo;
4) L’ “indipendenza” del Kosovo provocherà un’ulteriore destabilizzazione dei Balcani, attizzando il nazionalismo albanese in Macedonia, Grecia, Sangiaccato, Montenegro e Serbia meridionale e il nazionalismo serbo nel nord del Kosovo (Kosovska Mitrovica) e in Bosnia Erzegovina (Republika Srpska);
5) L’ “indipendenza” del Kosovo creerà un precedente che potrà essere utilizzato dalle varie regioni secessioniste europee, Transnistria, Abkhazia, Ossezia del Sud, Cipro nord, Nagorno Karabakh … allargando il fossato tra Russia ed Unione Europea, a tutto vantaggio della strategia di Washington;
6) L’ “indipendenza” del Kosovo rischia di ricreare un artificiale “scontro di civiltà”, contrapponendo cristiano-ortodossi serbi e musulmani albanesi, quando in realtà vittime della pulizia etnica perpetrata dai narcotrafficanti dell’ex UCK durante l’occupazione atlantista del Kosmet furono sia la minoranza cristiano-ortodossa sia quella slavo-musulmana (gorani) e rom;
7) L’ “indipendenza” del Kosovo favorisce soltanto i disegni geostrategici degli Stati Uniti, volti ad espandere la NATO ad Est (per assediare la Russia) e a mantenere il controllo di una zona fondamentale per il passaggio degli oleodotti che trasportano il petrolio dal Mar Caspio;
8) L’unica soluzione per la questione del Kosovo e Metohija risiede in uno statuto speciale che garantisca alla provincia serba una forte autonomia e a tutta la regione balcanica l’integrazione in Europa.
Pazzesco il comportamento di quei Paesi europei (tra cui in nostro) che si apprestano a riconoscere questo fasullo processo d’indipendenza, sotto la spinta delle varie multinazionali interessate alle ricchezze minerarie del Kosovo e investitrici nel progetto atlantista dell’oleodotto “Nabucco” (corridoio n. 8).
Capisci quello che intendo? Questa indipendenza non è solo mortaretti e bandiere americane!
Caro Alessandro
il problema è indubbiamente molto complesso. Un’autonomia forte forse poteva esser una soluzione. Ma la Serbia l’ha offerta?
E’ indubbio che si potrebbe avere un fenomeno a catena, soprattutto in Russia. Ma anche in Spagna e in Grecia. Ma non è così che si sono formati quasi tutti gli Stati? In Italia non abbiamo avuto ben tre, così chiamate, “guerre di indipendenza” ?
ciao.
Comunque è vero che c’è anche il problema della mafia albanese, del traffico della droga, più interessi europei che nulla hanno a che fare con l’autodeterminazione dei popoli (leggi l’oledotto che deve passare per il Kossovo a vantaggio dell’Europa).
Rimane però sempre il fatto che gli albanesi sono il 90% della popolazione del Kossovo….
salvate il kosovo
La comunità internazionale (questa fantomatica entità non definita scentificamente) deve avere il coraggio di prendere decisioni. Quando l’iraq è stato invaso dagli americani tantissima gente si opponeva rimettendo la propria fiducia nell’ONU. Evidentevmente si vedeva nell’ONU l’espressione più larga e collettiva possibile. Oggi con un’arroganza incredibile (vedi D’Alema che parlando, gira e rigira dice: e va beh, cari serbi…questa è la situazione, ora adeguatevi e non fate tante storie. ma siamo amici eh!)alcuni paesi istruiti a dovere dal capofila americano accorda un’indipendenza fasulla!
Io credo che in un contesto internazionale come questo, l’indipendenza del kosovo sia un grave errore per l’instabilità che comporta: poco importa se in kosovo i kosovari-albanesi sono il 90%.
esiste anche l’intangibilità dei confini e la sovranità nel diritto internazionale e la serbia, ridotta in ginocchio, non ha la possibilità di difendere nè l’una nè l’altra.
Se domani l’alto-adige chiedesse l’indipendenza e l’integrazione con l’austria? no! io non credo che il kosovo debba essere indipendente. la risposta è lo status di autonomia e la presenza internazionale a vigilare
e se è vero che i kosovari-albanesi del kosovo sono il 90% un motivo ci sarà. non sarà solo perchè fanno tantissimi figli no? prima dell’autodeterminazione dei popoli, purtroppo, vengono stabilità e sicurezza. e se gli europei avessero un minimo di orgoglio si opporrebbero a questo progetto (d’altra parte con una presidenza europea slovena che prendeva gli ordini dagli yankee cosa si può pretendere?.
Gli interessi europei qualcuno me li deve spiegare e le nostre guerre d’indipendenza non sono adatte a fare confronti perchè evidentemente il contesto attuale è ben più complesso e i paesi sono più interdipendenti.
Tutto è partito dagli USA con promesse che alla fine non potevano che essere mantenute con la UDI. Gli USA si sono guadagnati una presenza militare e non solo nei Balcani a tempo indeterminato. Probabilmente anche per questo la Russia si è stretta alla Serbia utilizzando Gazprom.
Cosa ne pensate?
io direi che i sud tirolesi avrebbero ragione.
il caso del kosovo mi pare un ‘tantino’ più controverso.
Di solito siamo abituati a indagare la realtà territoriale facendo quasi sempre riferimento alla etnicità (serbi – albanesi). E si provassimo a ragionare in termini “sociali” anzichè “etnici”?
Perchè mai il 90% dell’attuale popolazione del Kossovo (albanesi) dovrebbe continuare ad essere subordinata al 10% (serbi) che fin’ora è stata classe dirigente? E’ così strano che il 90% non accetti più di essere subordinata, sul piano sociale, al 10%, e voglia diventare classe dirigente?
Che poi in definitiva è un meccanismo sociale “normale”: la maggioranza della popolazione non accetta più di essere assimilata da una minoranza (che è classe dirigente) e vuole sostituirsi ad essa…
marisa, in teoria sono d’accordo.
in pratica… conosciamo tutti come i discorsi sull’etnia sono stati manipolati nei balcani ai fini di costruire nuove realtà sociali in cui leadership dalla dubbia moralità si proponevano per sovvertire (o stabilizzare) un certo ordine.
E’ certamente un problema complesso che nasce dal recente passato. Qualcuno ha letto il saggio “La dissoluzione del potere – il partito comunista sloveno ed il processo di democratizzazione della Repubblica” di Stefano Lusa? In questo saggio io ho trovato anche molte risposte al presente dell’ex-Jugoslavia. L’esercito dell’ex-Jugoslavia era quasi tutto serbo e la sua lingua ufficiale era solo il serbo (anche per gli sloveni…), e le altre Repubbliche soffrivano il tentativo di egemonia della Serbia…
Salve a tutti
Non riesco a capire come facciano ancora sti serbi o chi li apoggia a sentire loro il kosovo….
la sua indipendenza credo abbia guarito i balcani da un cancro secolare… perche solo con un kosovo tranquillo esiste una regione balcanica tranquilla… ma purtroppo ci vorrà ancora molto affinche esso succeda, perche’ ?
affinche la serbia non si fermerà a provocare l’appena nato stato del kosovo la pace non ci sarà mai…
IL KOSOVO NON E’ MAI STATO SERBIA, E SEMPRE STATA ALBANESE,
LO SANNO TUTTI….. ANCHE I SERBI ma presuntuosi come sono non riuscirano mai ad affermarlo.
saluti Zenelaj Shkelzen
Ora ho notato che questo sito permette le offese gratuite contro i Serbi in generale…
Fatte dal solito,fanatico,sanguinario sostenitore della mafia terrorista kossovara(UCK),maggior trafficante di eroina e organi umani in Europa.
Qui sta tutta la risposta perchè “la comunità internazionale”(USA,NATO)sostiene un “governo” simile…
Perchè sostengono la Colombia? Pinochet? Perchè hanno finanziato Hitler? Stalin? Trockij?