13 Febbraio 2008

Video e musica per il Giorno del Ricordo

Pubblichiamo un videoclip toccante e tutto sommato abbastanza equilibrato del “Concerto Letterario” del Mitteleuropa Ensemble Chamber Quartet, realizzato in occasione della Giornata del Ricordo 2008. Recitano e suonano Sabrina Sparti, Laura Bagarella, Mario Fragiacomo e Roberto Favilla jr in quella che loro definiscono la via del Jazz Italiano all’intersezione di popoli e culture dell’Adriatico orientale e Mitteleuropa”:

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5 commenti a Video e musica per il Giorno del Ricordo

  1. arlon ha detto:

    un giorno del ricordo che, come tuti i atti unilaterali, no risolvi gnente ma finissi col eser propaganda e po’ bon.

  2. klanz ha detto:

    Non è un giorno del ricordo ma IL GIORNO DEL RICORDO (tutto maiuscolo) di quei 350 mila profughi istriani, fiumani e dalmati (non 35 o 350 ma 350 mila!) che per ben cinquant’anni si è volutamente nascondere, stendere un velo d’oblio. Una tragedia, quella dell’esodo da quelle terre, che con i crimini perpetrati contro gli italiani in Istria alla fine della seconda guerra mondiale, ben rappresentata da questo video “artistico”, rappresenta una “verità negata” (altro che propaganda e po’ bon!) emersa solo dopo la disgregazione della Jugoslavia titoista proprio come il crollo del muro di Berlino.

  3. enrico maria milic ha detto:

    klanz,
    la cifra di 350 mila è oggetto di dibattito. secondo gli storici il numero si aggira tra 150 mila e 350 mila.
    il velo di oblio di cui parli è dovuto, come asserito da molti studiosi, alla realtà politica internazionale della cortina di ferro.
    molta responsabilità va addebitata ai partiti più importanti italiani pre-1990.
    ma del resto, nessuno dei governi statali e delle amministrazioni comunali (destra o sinistra) dopo il 1990 ha fatto molto nè per risolvere le varie questioni più pratiche (contenziosi beni abbandonati) nè per creare veramente una memoria condivisa su questo tema. mi pare tuttavia che qualche merito, forse, ce l’hanno illy e dipiazza come sindaci, non molto sostenuti dalle loro maggioranze, in particolare da quelle di destra.
    ciao.

  4. klanz ha detto:

    Sono passati sessant’anni e ancora si discute sul numero degli esodati senza arrivare ad una conclusione. Preferisco affermare che sono stati 350 mila le persone che hanno lasciato quelle terre piuttosto che sentirmi in colpa di “aver dimenticato qualcuno”!?
    Lucio Toth afferma che sono all’incirca 350 mila mentre altri (qualche negazionista della tragedia) parla di una cifra sostanzialmente inferiore. Non penso siano importanti i numeri ma l’entità della tragedia.
    Ognuno ha diritto a piangere le proprie vittime: gli ex-jugoslavi come i triestini e gli istriani-fiumani e dalmati (che hanno pagato anche per colpe non loro: un po’ facilino citare l’aggressività del fascismo come eterno paravento, rendendo ogni popolazione integralmente complice dei delitti dei propri governanti,
    anche quando in parte potrebbe essere vero: con tale criterio, la popolazione tedesca del secondo dopoguerra andava più o meno massacrata in blocco…). Il dramma delle foibe oggi viene sottovalutato dalla Sinistra cosiddetta “antagonista”, così come veniva sottovalutato in passato dalla Sinistra “istituzionale”, perché per anni il tema è stato lasciato in “appalto” (con un disprezzo politicamente sciocco) alla storica Destra missina di Almirante e di quelli che lo hanno seguito.
    Le foibe sono state un massacro ingiustificato e aberrante (che non si lenisce con i vitalizi, citati come eccezionale esempio di civiltà…). Come tutti i massacri. Come tutti i
    genocidi. O cominciamo a valutarli con il bilancino degli ismi e delle ideologie accattone? Pol Pot sì, Saddam no, Stalin sì, Hitler no, o viceversa, a seconda delle preferenze. Un macellaio di uomini è un macellaio di uomini, da qualsiasi parte provenga. Per cui, le foibe? Non dimentichiamole. Nè scandalizziamoci se c’è chi piange i propri morti. Qui non si tratta di giustificare, ma di ricordare.
    Bisognerebbe però dire basta alle strumentalizzazioni politiche.
    Il video sul Giorno del Ricordo che ho visto passare su questi schermi è magnifico perchè non ha coinvolgimenti politici: Non è di Destra nè di Sinistra. Lo definirei semplicemente con la parola “artistico” perchè con l’arte della Musica, con l’arte della Poesia, in una sorta di inquieta indagine interiore, ricerca e ricognizione della propria identità, l’autore o gli autori sono riusciti a farmi commuovere. Gli interrogativi che esso ci pone – con malinconico e poetico senso di meraviglia – sono forse gli stessi che ci poniamo ogni giorno: “Chi siamo?”, “Dove andiamo?”, “Da dove veniamo?”, “A chi apparteniamo?”
    Come ha scritto un anonimo poeta istriano in una pagina lanciata attraverso i non meno estesi e sconvolgenti spazi di Internet: “Le candele per noi accese si stanno spegnendo ad una, ad una. La notte giunge ormai, nè ci sarà più l’alba. Un giorno forse si racconterà di un popolo che per vivere libero andò a morire lontano. Lontano dal proprio mare e da una terra rossa, che vista dall’alto, sembra un cuore insanguinato.”

  5. MARISA ha detto:

    Quanti erano i profughi istriani?

    Domanda a cui è difficile rispondere. Faccio solo notare 1) il dato è fornito dalle associazione degli esuli istriani che hanno avuto per anni la funzione di “patronato”. 2) Per poter godere delle “agevolazioni” previste da leggi emanate a favore dei profughi istriani, un profugo “DOVEVA” per legge dichiararsi italiano (nel senso che solo chi si dichiarava italiano poter godere dei benefici previsti da queste leggi). Quanti profughi sloveni e croati, dichiaratisi “italiani” per “convenienza”, sono conteggiati come profughi italiani? 3) Durante il ventennio fascista, circa 100.000 sloveni e croati lasciarono l’Istria – loro terra natale – e si rifugiarono nel regno di Jugoslavia per sfuggire alla persecuzione fascista. Il loro posto fu preso da italiani “regnicoli” provenienti in prevalenza dall’Italia centrale e meridionale. Questi “regnicoli” poi ebbero lo “status” di profugo per essendo ritornati, dopo il 1947, A CASA LORO e pur avendo vissuto in Istria per non più di 20 anni.

    Conclusione: se rifacciammo i conteggi tenendo conto di quanto sopra, quanti sono effettivamente gli esuli istriani, NATI IN ISTRIA da genitori istriani , e di lingua italiana?

    La tragedia dell’esodo non è certo legata al numero degli esuli e sarebbe una tragedia anche se gli esuli fossero pochi, ma certamente su tutta la storia “esodo – foibe” c’è una pesantissima strumentalizzazione che dovrebbe venir finalmente meno.

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