9 Febbraio 2008

State of the Net: ricchezza e chiaroscuri di un grande evento

sotn_logo.jpgDavvero una ricchezza: è il pensiero/sentire immediato che mi viene rispetto ai due giorni sullo ‘stato della rete’ organizzati qua da noi, cioè a Udine a due passi da casa mia. “Anche per il Presidente è importante“, poi mi hanno detto: sì, lo so, che siamo in campagna elettorale ed inevitabilmente questo evento è stato possibile realizzarlo anche perchè Illy vuole posizionarsi in una certa maniera sul mercato elettorale. Ovviamente non si tratta di fare marketing solo su quei duecento passati alla conferenza fisicamente o di quelle poche decine che hanno seguito la conferenza via streaming: ma si parla di telegiornali, giornali, živžav, ecc. Di seguito do i miei voti ai pezzi di State of the Net che ho visto, sia da spettatore in sala al Visionario che via streaming da casa.

Sifry: voto 5. Although I am not a great fan of Technorati (I have difficulties in grasping the real meaning of the services provided), I would have appreciated to have figures and an analisys based on data on the net taken from his experience and access to huge numbers about online people. Without relationship to reality, presentations like this risk to be just ideological.

Quintarelli: 8. Il mio intervento preferito a StateOfTheNet: solido e semplice.

Tagliapietra: 4. Ripetere che lui è on-line da svariate decine di anni (?) non lo aiuta di certo a salire nelle mie simpatie né a dare ciccia ai suoi argomenti visionari.

Rullani: 5. Trincerarsi in un’esposizione dal taglio accademico non lo aiuta a presentarci una visione basata su fatti della rete. Non per colpa sua, poi, mi fanno cadere gli attributi tutti quelli che lo appellano riverendolo come “professore”.

Debiase, primo tempo (venerdì): 7. Alcuni spunti molto belli che alzano un voto che se no sarebbe stato più basso: bella, per esempio, l’idea che non siamo in crisi ma che siamo in una fase di cambiamento…

Ross Mayfield: 6. Nice presentation about his case-history of a really nice application. Anyway:he has not triggered my enthusiasm.

Lele Dainesi: 8. Coi piedi piantati per terra. Bravo.

Antony Mayfield: 7. Thoughtful interaction between facts and ideas: really nice!

Stravato: 8. L’esperienza sul campo, come per Quintarelli, si vede eccome. Una spanna sopra agli altri (… anche se io preferisco Quintarelli).

Torriero: 6. Per tre quarti dell’intervento gli avrei dato 7, E’ riuscito a unire uno slancio immaginativo con esempi concreti. Ma dopo: non ha senso l’analisi sugli rss che gli permette di dire che Andrea Beggi batte il Corriere 10-0 per i servizi offerti; né ha senso presentare come esempio il suo firefox con ad-block che elimina la pubblicità on-line: ci sono intere aziende in Italia e all’estero che vivono tramite i banner e che non sono così cattive come Gaspar vorrebbe, anzi; e non è vero che sono solo la minoranza delle casalinghe e i fessi a cliccare o vedere con interesse i banner e la pubblicità in genere: anche questa è ideologia… Comunque: brillante.

Todeschini Lalli: 4. Boh. Non ho capito cosa voleva dire. Non ho capito sulla base di cosa dice le cose dice.

De Biase, secondo tempo: 7. Già raccontare le proprie esperienze in relazione sensata a un argomento dà succo a una discussione. Bella risposta a Gaspar: anche i media indipendenti e ‘grassroots’, per forza’, devono trovarsi un modello di business. Anche se non ho capito la proposta di De Biase su quest’alleanza strategica da fare…

Formento: 4. Rovina tutto con un clamoroso: “In Italia si vendono pochi giornali rispetto al nord-Europa perchè i cattolici sono diversi dai protestanti”.

Enrico Menduni: 7. “State facendo un’equazione senza senso tra notizie e informazione. Forse ci dimentichiamo che il primo motivo per cui compriamo un giornale è la sequenza delle notizie. E dopo lo compriamo per il commento a quelle notizie”.

E ora i voti allo staff di StateOfTheNet capitanato da Beniamino Pagliaro, Paolo Valdemarin, Sergio Maistrello.

Organizzazione di StateOfTheNet: 8. Impeccabile.

Concetto di StateOfTheNet: 7.
Bella, anzi ottima idea. Bravi ai tre moschettieri digitali friul-venetigiuliani. Non si merita l’8 perchè: 1) programma troppo anglofono ovvero suddito di cose che sappiamo già da blog anglosassoni e che ci aiutano poco a costruire idee e relazioni nuove; 2) mi piacerebbe che eventi come questo in cui si spende molto denaro pubblico durante la campagna elettorale fossero, in pieno spirito della rete, pienamente trasparenti e ‘open source’ proprio sui capitoli ‘scelte dei contenuti’ e ‘soldi che girano’; 3) come si vede dai miei voti, sono scettico sul taglio di molti interventi: un po’ troppa fuffa e troppo poche case-history, poche esperienze per far capire agli spettatori cosa si può fare e si farà effettivamente con gli strumenti digitali (forse la sonnolenza del ragazzo del pubblico nella foto qua accanto non è solo legata a una giornata senza scuola)…

E ora esco e vado in Carso con la mia famiglia, che è una bellissima giornata.

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