31 Gennaio 2008

Gli speleo del Seppenhofer scoprono quattro nuove grotte

Importante scoperta per gli speleologi del Seppenhofer. Nei dintorni a Tercimonte di Chiazzacco, nel comune di Prepotto sono state scoperte infatti alcune grotte verticali in una zona collinare. Le ricerche hanno avuto come obiettivo il rilevamento e la segnalazione al Catasto regionale delle grotte di quattro pozzi verticali, dislocati in un falsopiano ricchissimo di doline.
La profondità delle nuove grotte scoperte, anche se apparentemente modesta (al massimo diciannove metri), può essere considerata interessante, vista la media delle altre cavità dei dintorni, che, per la geologia del luogo, difficilmente si sviluppano per più di trenta – quaranta metri nel sottosuolo.
Ma la speranza degli speleologi del "Seppenhofer" è quella di poter individuare…

nuovamente l’Abisso di Tercimonte, noto pure come Busa o Spilugne del
Ceselin, rilevato e descritto nel 1898 da Alfredo Lazzarini, uno dei
padri della speleologia friulana. Gli unici dati relativi alla cavità,
sembrano risalire all’anno della prima esplorazione, compreso un
rilievo che mostra come la stessa sia costituita da un unico pozzo
verticale che tende ad allargarsi, scendendo verso il fondo.
Non si hanno notizie di ulteriori esplorazioni della grotta, che
dovrebbe aprirsi nei pressi dell’abitato di Tercimonte di Prepotto,
costituito, oggi, da un’unica azienda agrituristica che ha riunito in
sé gli edifici dell’antica borgata.
Battendo la zona alla ricerca di indizi, il Seppenhofer ha
effettivamente individuato diversi ingressi di cavità verticali
ostruite da terra e massi, rilevando pure uno dei pozzi già descritti.
Questo però non corrisponde alla descrizione della Spilugne del
Ceselin, essendo completamente chiuso da una frana a quindici metri di
profondità, e che, stando a quanto riferito da un abitante del luogo,
si sarebbe improvvisamente aperto in tempi recentissimi, formando, in
superficie, un baratro di un metro di diametro.
Il fenomeno, già  documentato nella zona, non è per nulla insolito in
questi terreni, e fa riflettere su quanto riportato nell’antica
descrizione dell’Abisso di Tercimonte, dove "si narra che un tempo,
mentre una donna della vicina borgata si recava a raccogliere della
legna da bruciare, la terra si aprì facendo sprofondare massi e
cespugli".
Una diceria, tramandata negli anni e ripresa, inconsapevolmente, ai
giorni nostri? Non proprio, a quanto pare, e sicuramente più fondata di
altre affascinanti leggende legate ai fenomeni carsici che ancora oggi
si sentono narrare nelle valli del Natisone e sul Carso.
L’assenza di ulteriori documentazioni bibliografiche e, soprattutto, di
testimonianze di abitanti del luogo che possano andare più indietro nel
tempo, lascia il mistero insoluto. Il Seppenhofer, badile alla mano,
continua ad indagare, ma sarebbe necessario, ora, raccogliere maggiori
notizie presso i gruppi speleologici che nei decenni passati si sono
interessati alla zona. I dolci colli del vino, prelibata essenza di una terra di
confine, cantata dal sommo poeta friulano Pietro Zorutti, se da un lato
continuano a svelare un piccolo mondo ipogeo da sotto i propri filari,
dall’altro mantengono ben celato il loro mistero carsico.
Le ultime scoperte speleologiche, non possono che dimostrare la
vulnerabilità di questo ambiente. La presenza di cavità carsiche,
facilita il percorso delle sostanze inquinanti verso le falde
acquifere, dove giungono in concentrazioni ben più alte, non essendo
filtrate dai successivi strati del terreno. L’integrità di un ambiente
con queste caratteristiche è quindi fondamentale, soprattutto per
l’attività vitivinicola, che costituisce il settore trainante
dell’economia di questo per lo svolgimento dell’attività vitivinicola,
che costituisce il settore trainante dell’economia di questo territorio.

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