Sul Foglio di oggi, Toni Capuozzo ha pubblicato una sua riflessione sul confine decaduto, che pubblichiamo qua sotto. Intanto, segnaliamo anche la critica ‘culinaria’ al confine proposta da Federico Degni Carando sul suo blog.
Ci sono i narratori della pianura (il grande fiume, la provincia, e in questi giorni, Pianura tout court), quelli urbani (a me piace Paul Auster), quelli di montagna (a me piace Mauro Corona) e quelli di frontiera. Dovessi iscrivermi a un genere, sarebbe quest’ultimo. Perché sono cresciuto in terre divise, terre dell’uno e di nessuno, e il confine – quando ancora in treno venivo portato a trovare mia nonna, e il limite con il Territorio Libero di Trieste stava alle foci del Timavo – è stato un segno decisivo del mio tempo.
Per questo ho sofferto più del ragionevole a vedere la scomparsa del confine orientale raccontata sbrigativamente dalle cronache, spesso melense e intrise di ottimismo buonista, e rapidamente archiviata. Per me è stata la fine di un mondo, e conta poco che le cerimonie fossero solo la legittimazione finale di qualcosa che era già avvenuto da molto tempo. A lungo, quel confine è stato per me una sfida a guardare dall’altra parte, piuttosto che un muro.
E’ stato l’emozione del primo controllo sul primo passaporto, e l’odore della benzina mal raffinata, e delle brodaglie servite in ristoranti da cameriere svogliate con scarpe ortopediche. Ho consumato lì il mio primo pacchetto di sigarette, marca a buon mercato, Drina senza filtro. Ho temuto lo sguardo dei graniciari, le guardie della graniza, il confine, come se potessero leggere dentro di me quel che sapevo delle foibe. Sono andato in vacanza su quegli scogli, ho cercato di girare pagina.
Mi sono laureato con una tesi sulle servitù militari, in un angolo d’Italia dove stavano concentrati due terzi delle Forze armate, a guardia della soglia di Gorizia, in paesi che adesso sono di caserme vuote (a cominciare dal paese in cui sono nato, Palmanova, una fortezza perfetta che non dovette mai difendersi da nessuno, mai m e s s a alla prova).
Ho scritto il mio primo articolo da inviato dal Montenegro del terremoto, mi sono fatto fermare dalla polizia mentre mi aggiravo intorno alla clinica di Lubiana in cui il maresciallo giaceva ammalato, e mentre stavo in Salvador scrissi per un quotidiano locale la storia della sua vita, in punto di morte.
Ho seguito dieci anni di guerre balcaniche, e ricordo bene il pomeriggio in cui incontrai l’operatore sloveno che le avrebbe attraversate con me, Igor. Per accattivarmelo gli dissi che avevo letto il libretto di Ivan Cankar, un romanzetto populista su un servo della gleba. Mi chiese di non ricordarglielo perché era stato obbligato a mandarne a memoria capitoli interi, a scuola. E insomma, adesso le sbarre sono state alzate, e rimosse.
E naturalmente, per quanto la cosa mi piaccia, non riesco a cancellare uno stupore retroattivo – avrei mai potuto immaginare che sarebbe andata così? – e un certo fastidio per l’afflato buonista e immemore che ha circondato l’evento, come se alla fine avessero vinto solo la ragione, il buon senso, l’inevitabile sorte felice e progressiva della storia.
Intanto ha vinto quello che stava da questa parte, la democrazia e il liberismo. Che sono sgusciati sotto le sbarre, e hanno contagiato l’altro. Ha vinto chi difese quel confine, quando non se ne poteva fare a meno, e fu un limite ultimo del mondo occidentale. E dunque la gioia di queste feste nel segare le sbarre, specie ai valichi minori, non è una gioia innocua.
Lo ricorda non solo il corteo riluttante di qualche centinaio di esuli istriani e dalmati, a Trieste, nelle stesse ore delle feste, ma anche le memorie che nessuno potrà cancellare: la morte di quel finanziere nel Tarvisiano, le fughe di tanti jugoslavi (a casa mia venivano, la domenica, i profughi sposini Skofic, che poi avranno vita felice in Australia), e le fughe controvento dei ricoverati del manicomio di Gorizia, il cui muro confinava con la Yugo, ed erano gli unici a sconfinare verso il mondo migliore, e perfino quella tragedia premonitrice, quando quattro clandestini africani morirono in Val Rosandra, trent’anni fa.
Poi tutto è diventato quasi normale, Casinò a Nova Gorica e jeans a Ponte Rosso, minatori transfrontalieri che passavano il confine sottoterra a Cave del Predil e 600 e Zastava che si incrociavano colme di piccoli traffici. Adesso è normale davvero, senza sbarre. Ma non fatene una storia di no globalismo, anche perché tra i sogni del vicino, che è uscito alla luce del capitalismo con la forza – direbbe Boskov – accumulata di un cervo che esce di foresta, c’è il Corridoio 5, e cioè l’alta velocità.
Per quel che mi riguarda, viva il mondo nuovo, e le sue sfide, e i ricordi restano tali, pezzi di archeologia come le stelle rosse sui monumenti partigiani del Carso triestino, le ultime stelle rosse d’Europa. Intanto, quando vado a trovare Igor, niente più dogana.
Toni Capuozzo
Ecco,poco sopra,mentre scrivo c’è una frase.Nessun commento. E credo che nessun commento andrebbe fatto non fosse che la retorica di Capuozzo ha abbondantemente nauseato chiunque abbia avuto modo di conoscerlo in altri anni.
Capuozzo Antonio, detto Toni, ricorda. Anche gli altri ricordano lui. Sono proprio quegli anni ’70 in cui il disagio nell’ultimo avamposto della cortina di ferro si esprimeva con scontri politici interni alla sinistra, di cui lui era leader (LC). Era un protegèe di una grande donna, Bianca Solari, moglie di Fermo,grande uomo, che con la sua amicizia aveva dato credibilità a Capuozzo come interlocutore anche all’interno del Pci. O tra i compagni del Manifesto.
Altri di LC a Udine erano sicuramente più intelligenti di lui (non che fosse particolarmente difficile), ma non avevano quella voglia di emergere, forse perchè non ne sentivano il bisogno,erano solo impegnati.Non credo che all’epoca avrebbe scritto nemmeno una riga di quanto ha scritto sul Foglio oggi. E ciò lo rende ancora più triste, intendo come persona.
In quegli anni Udine era una città (si fa per dire) di giovani alla deriva. E quelli alla deriva erano proprio i militari di leva condannati a un anno di pizzerie e stradoni, ma baciati in fronte da una sorte che ha portato tanta di quella droga che nemmeno oggi potrei immaginarne tanta,nemmeno in una metropoli. Erano gli anni delle BR, del sequestro Dozier, poi del terremoto (con la ‘casta dei giornalisti’ fissa ogni sera nelle osterie)…
I ‘religiosi’ del Pci (stile Peppone e Camillo) contro la droga e le Br si battevano strenuamente, gli altri avevano altre posizioni. C’era effettivamente un dibattito ‘surriscaldato’. Poi c’erano i fighetti. Quelli del Delser erano di destra. Quelli delle osterie (tra cui lui) di sinistra. Dovevi fare strada ed emergere,uscire dalla provincia a qualunque costo.
Come per ogni generazione e da sempre le più belle del reame si concedevano. Era tutto molto divertente,anche per le brutte come me, dal momento che si è giovani una sola volta nella vita.
E ora vorrei dire una cosa che solo apparentemente non c’entra nulla. Giorni fa,in un incidente stradale è morto un mio compagno d’università.I necrologi hanno riportato nomi di tanti con cui ho condiviso battaglie politiche che sono riusciti a restare persone, a non vendersi mai a un partito o a un politico. Oggi sono medici o ricercatori, s’avviano alla sessantina,se non l’hanno superata, ma mantengono la faccia pulita che avevano quando in fondo era naturale averla. Quando non avresti mai pensato di sporcartela.
Gli anni passano per tutti e passeranno anche per voi,quelli più giovani. Si accumuleranno errori su errori (please,vorrei un premio), ma dentro rimarrà una coerenza anche col tuo passato,con quanto hai pensato, fatto,per quanto ti sei battuto. Io oggi sono inevitabilmente diversa, ma non ho mai rinnegato nulla.
Le foibe? Certo che sapevo cos’erano,mica solo Capuozzo è depositario della Storia.Ma per me la Jugoslavia non erano le foibe,IO AVEVO SCELTO LA MIA PARTE,i Mautino più dei Lizzero e persino di Bianca e Fermo. Era la parte sbagliata? No,non credo. E se quella parte ha sbagliato ha sempre difeso la sua dignità anche nell’errore. A Mautino nessuno è riuscito a far fare un mea culpa sulla cacciata di Pasolini da Casarsa. “Per rispetto a Pasolini e alla sua storia” diceva Ferdinando.
Per me quella Jugoslavia non è mai stata l’Impero del Male. Nè ho mai sentito il bisogno di sublimare Tito con un mio inutile articolo (Pintor ci ha insegnato che, se va bene,il giorno dopo un giornale serve per avvolgere il pesce).Mi sono limitata ad andare sulla sua tomba quando non c’era più nessuno.
Per me la Jugoslavia e il confine che non c’è più (e che nella mia anima mi manca) siamo io e il mio compagno seduti come due coglioni su una panchina della stazione di Sezana a respirare l’odore dei treni di quando eravamo bambini. O la storia del vecchio contadino che conservava in cantina un quadro di Tito,ben nascosto tra le bottiglie. Quando una mia amica, parlando con la moglie,gli disse che io l’avrei comprato subito (ho una collezione non da poco) lui urlò “Se Lui esce da questa casa me ne vado anch’io. E’ tutto ciò che mi è rimasto”. Questo per me era il confine.Non c’è più. Anche perchè la storia non esisterebbe se non esistesse il cambiamento.A patto che sia fatto nel rispetto della storia e di chi l’ha attraversata,uomini e donne grandi e no. Non credo che ci sia nulla di ciò nelle inutili parole di Capuozzo
Sottoscrivo quasi tutto il commento de LA MULA. Quanto a Capuozzo, ha detto cose anche giuste, ma la retorica delle “brodaglie”, delle “cameriere svogliate” e della benzina “mal raffinata” la lascerei alla massa ignorante e piena di pregiudizi. Da lui, certe banalità, certi luoghi comuni, certi sterotipi non me li aspettavo.
Ovviamente STEREOTIPI e non STEROTIPI. Scusate.
Ecco i Campioni della Sinistra.
Mi chiedo perchè non attaccate mai anche un certo Rumiz che di banalità ne sforna sempre e comunque in qualità medesima di questo unico pezzo di Capuozzo.
che c`entra ora la sinistra?
le banalita`, i pregiudizi e gli stereotipi hanno colore politico? uno scrive di brodaglie e calzature ortopediche (sic) parlando di un cambiamento epocale e tiri fuori la politica? rumiz ha scritto cose simili? bene, citale e ne discutiamo, invece di offendere e provocare.
io frequento la slovenia da lustri e lustri e di brodaglie e camerieri svogliati ne ho visti quanti a Testaccio, dove la filosofia di vita e` – se vuoi un po` di banalita` – VOJA DA LAVORA` SARTEME ADDOSSO. Solo che se un cameriere e` sgarbato o sovgliato a roma e` SIMPATICO e il turista medio ride, se succede in slovenia e` colpa del comunismo, savemo che xe sc`avi, ecc. ecc. e sai cos`altro c`e`? le prime volte che entravo in certi negozi a TS e mi parlavano solo in dialetto col tono del tipo COSA LA VOL? mi chiedevo dove fosse finito lo spirito commmerciale di questa citta`. poi ho capito che si trattava di eccezioni, che trieste e` ben altra cosa. inveced verso sc`avi, balcani e jugoslavia la fiera delle eccezioni che diventano regola e di pregiudizi e luoghi comuni e` ancora in fermento…
Cara Mula, mi duole leggere le tue righe così colme di astio e rabbia nei confronti di Toni Capuozzo. Mi duole non perchè metti in discussione le sue capacità di giornalista e le attacchi con un inspiegabile livore, non sta a me giudicare se egli sia capace o meno.
La cosa drammatica è la forma delle tue righe, il metodo, l’incredibile carica negativa. L’ingresso del tuo commento. Ci delizi con superflui peteguless riguardo ai protettori del giovane Toni, sulle sue doti intellettive che tu giudichi dall’alto della tua forza e della tua storia FATTA DI SCELTE.
Approfitti di questa opportunità che io ti ho dato, avendo io segnalato questo articolo al nostro grande e scorbutico EMM, e ci vomiti sopra questa autocertificazione di integrità morale. Tutto questo interessa forse a te per mantenere una supposta distinzione rispetto a chi come il protegé, o come tanta parte del mondo animato, può ogni tanto pentirsi o cambiare visione con gli anni. O forse attui questa preventiva demolizione perchè a Udine in quegli anni, non tutto è andato come volevi ed il nostro protegé nuoceva alla tua tranquillità di individuo impegnato?
Questa negatività, questa voglia di distinguere i buoni dai cattivi, mi sembra un estremo e goffo tentativo di distinguere le tue esperienze e di tanti tuoi amici dal resto del mondo corrotto e venduto. Ma proprio perchè gli anni passano per me, per te e per tutti, il tuo furore perdurante non è positivo, è drammatico. Il tuo furore segna una sconfitta profonda, culturale. Il confine per te non è caduto, è solido e basato su dogmi e fondamentalismi da sbattere in faccia a chiunque non la pensi come te o SCELGA IN MODO DIVERSO. Con tanto dispiacere, Matteo.
Per LA MULA: anch`io ho sbagliato tanto ma non rinnego nulla. certo e` che a cambiare idea non c`e` niente di male, ma a leccare i piedi al nuovo pubblico sputando su quello di prima per mero tornaconto di male se ne fa molto. vorrei chiederti un favore, alcune curiosità riguardo la udine di quegli anni. mi scrivi in privato, per favore? grazie
le scelte fatte in buonafede sono tutte legittime. e non dubito della buonafede di capuozzo. altrettanto legittimo e` cambiare idea. io ne ho cambiate tante. ma rincorrere certo pubblico con certi luoghi comuni, a mio modestissimo e fallibile avviso, fa poco onore. mancava solo la storia dei triestini in vacanza che si ritrovano un cadavere nel camper (io questa leggenda l`ho sentita raccontata almeno in 10 versioni diverse e spesso in contraddizione tra loro) e il quadretto era perfetto. ai lettori del FOGLIO convinti che in Jugoslavia si mangiassero i bambini e 4 famiglie vivessero in 20 mq. certe cose (balle) piacciono…
Caro Federico, prendi un po ‘ di respiro e di tempo. Più intervieni, meno sei chiaro. Io sono un lettore del Foglio, del Sole 24 Ore, del Corriere della Sera e di molte altre riviste. Non faccio parte di nessuna categoria nella quale tu tenti frettolosamente di inserirmi assieme a molti sventurati, né penso che si mangiassero i bambini in Jugoslavia. E’ molto interessante come decodifichi e rendi semplice per noi lettori, il messaggio lusinghiero e semplicistico del nostro Protegé. Mi esalta poi l’atmosfera da east coast fitzgeraldiana che mi fai vivere con l’inciso “…Quanto a Capuozzo, ha detto cose anche giuste, ma la retorica delle “brodaglie”, delle “cameriere svogliate” e della benzina “mal raffinata” la lascerei alla massa ignorante e piena di pregiudizi. Da lui, certe banalità, certi luoghi comuni, certi sterotipi non me li aspettavo”.
Di questa maledetta massa ignorante e piena di pregiudizi chevvolemofa’ Federì? Li eliminiamo? 😉
Carissimo Matteo, andiamo per punti.
1) nessun astio o rancore,solo un certo divertimento nel vedere come sono cambiati (anzi non sono cambiati) quelli del ‘va avanti tu che a me mi vien da ridere’. Siccome un qualche ricordo proprio sul tema servitù militari riaffiora ancora,ho trovato fantastico citare una tesi (e mi pare che anche Toni a suo tempo finì la leva a Peschiera, ma qui non sono sicura e probabilmente lo confondo con altri)che è stata sicuramente una tesi,ma almeno ai tempi con argomentazioni diverse dall’oggetto dell’articolo.Non si tratta di cambiare idea,guai a non farlo, si tratta di cambiare idea senza rinnegarsi.
Con altri amici di gioventù ci divertiamo anche a vedere quanto tonti o illusi o altro eravamo, quanti errori abbiamo fatto ecc. Poi ognuno ha preso la sua strada, cercando di capire e collocare nel tempo l’errore o i propri credo,rimodellando su questi e i nuovi tempi i vari percorsi di vita. Personalmente mi rifiuto e mi rifiuterò sempre di negare cosa ho detto e fatto trent’anni fa, e soprattutto di stravolgere la mia memoria per qualsiasi fine.
2) Sarebbe ora di piantarla col destra- sinistra. Siamo tutti mancini o ambidestri. Sono categorie sepolte. E vorrei ricordare la splendida canzone di Gaber…
3)Essere lettore anche dell’intera mazzetta della stampa nazionale non ti salva, nè ti permette di essere informato. L’intera stampa nazionale è una clonazione di agenzie che a loro volta stanno clonando loro stesse. Il discorso è molto importante e mi riservo di tornarci con un post ad hoc. Al momento ti faccio un esempio molto significativo odierno.
Con cosa ha aperto il Piccolo oggi la pagina di Trieste? Con la linea ferroviaria diretta Trieste Venezia. Tre articoli. Ne segue un altro sull’apertura del Despar della stazione.
Cosa è successo ieri alla stazione di Trieste? Una motrice s’è bloccata all’alba all’altezza del cavalcavia e fino alle 9 e 30 non è arrivato nè partito un treno. Nel pomeriggio un guasto ha messo ko tutti i cartelloni con gli orari.
Ora: interessantissimo leggere come da Udine Capuozzo viveva il confine (ma perchè scopiazzare l’articolo della Alessandra Longo su Repubblica e non raccontare il confine ‘dimenticato’ che ha separato per decenni il Friuli dalla Slovenia?), interessantissimo sapere che Cacciari e Dipiazza vanno a braccetto,ma se io fossi il pendolare che ieri ha dovuto prendere ferie perchè impossibilitato ad andare al lavoro oggi mi sarei atteso almeno un trafiletto sul ‘disguido’.Lo leggeremo forse sulle segnalazioni tra 10 giorni.
Questa non è una notizia nè di destra nè di sinistra, è la notizia ossia ciò che un giornalista dovrebbe fare per giustificare le ottime paghe che percepisce.
4)Non c’è un punto 4.E non c’è perchè spostare il discorso da Capuozzo a Rumiz è voler eluderlo. Sarebbe più interessante sapere che cosa spinge i lettori dei quotidiani a perdere tempo a leggere gli umori di un giornalista piuttosto che a informarsi.
Vivo e lavoro da anni nel mondo dell’editoria e ciò mi permette anche di distinguere un articolo vero e proprio da un articolo scritto in funzione del prossimo libro, da un editoriale scritto per lustrarsi l’Io o dalle tante varie e variegate formule che consentono a un giornalista di fare tutto tranne che lavorare.
Ecco, a questa domanda ti prego sul serio di rispondermi. Grazie
La Mula
Ps: un giornalista serio può scrivere su qualsiasi testata,perchè la notizia, se c’è, quella è. Al limite cambi lo stile. Ed è pure divertente.
Federico,io ti scrivo anche in privato…ma sul tuo blog non ho trovato l’indirizzo mail.
La mazzetta editoriale quotidiana è un sogno ricorrente, che non posso ahimè soddisfare. Prima di tutto perchè dove vivo i quotidiani sono a maggioranza in cirillico e secondo perchè il tempo che ho, è limitato causa necessità di sopravvivenza.
Amo leggere i giornali e non ho la pretesa di vivere sempre alla ricerca della verità sostanziale di ogni evento. Ci sono poi dei giornali e dei giornalisti che amo per come scrivono e per la loro leggerezza nell’affrontare temi anche tristi e drammatici. Per cui il leggere un giornale è un piacere, separato dalla sete di verità. Capuozzo non è nella mia Hall of Fame, ma lo trovo gradevole, lo trovo molto umano e semplice, un bon mulo.
Mi fa piacere che hai deciso di piantarla con destra e sinistra, trovo anch’io la cosa pesante e fine a se stessa, poco produttiva.
Di treni non me ne intendo, ma credo che i ritardi e i disservizi che attanagliano il nostro paese siano il risultato di molti anni passati a chiacchierare su sciocchezze, alla ricerca della vittoria morale e culturale sull’avversario.
Penso che si sia perso di vista lo sviluppo del paese esatti quaranta anni fa, perdendosi in fiumi di parole e sforzi, tesi soltanto a screditare il proprio avversario, a demonizzarlo. I prodotti di questa tiritera sono nei posti chiave del paese a non decidere, a tirare a campà. La scuola, ove molte di queste oggi anziane persone lavorano e insegnano, ha subito un colpo mortale da questa mollezza culturale piena di astio e di schemi binari 1/0, bianco/nero, destra/sinistra.
Le previsioni per il futuro non possono che essere maligne, vista anche la mutata situazione socio – economica: oggi i figli di quella generazione hanno mantenuto la verve polemica e delegittimante, ma i soldi iniziano ad esaurirsi e bisogna pure lavorare. Chi porterà avanti la lotta?
Inoltre sono convinto che se io guadagno 1500 € al mese lavorando tanto e Toni ne guadagna 10000 facendo il giornalista (per sparare una cifra a casaccio), vuol dire che Toni fa un lavoro migliore e giustamente retribuito. Se fa il giornalista invece del minatore nel Sulcis, la differenza per me è nulla. Sempre di lavoro retribuito si tratta.
A quale domanda devo rispondere?
Hai già risposto “Amo leggere i giornali e non ho la pretesa di vivere sempre alla ricerca della verità sostanziale di ogni evento. Ci sono poi dei giornali e dei giornalisti che amo per come scrivono e per la loro leggerezza nell’affrontare temi anche tristi e drammatici. Per cui il leggere un giornale è un piacere, separato dalla sete di verità.”
Al contrario di te io amo leggere giornali per avere informazioni. I giornali in cirillico, ad esempio, ne avevano fornite a bizzeffe sul caso Telekom Serbja ben prima che scoppiasse in Italia. Deformazione professionale. Così salto a piè pari gli augusti pensieri anche di chi scrive con leggerezza di temi tristi. Per me questo va affidato alla letteratura.
a matte` io mica ce l`avevo co` te! :-)))
Ho abboccato al titolo del pezzo (“Viva il mondo nuovo, e le sue sfide, e i ricordi restano tali”), anche se io avrei usato il congiuntivo affinchè “..i ricordi RESTINO tali”.
Quindi ho avuto l’opportunità di leggere Capuozzo per la prima volta. Probabilmente sarà anche l’ultima.
Il confine vicino al quale vivo da sempre mi pesava e tanto, anche se piaceva anche a me andare in vacanza in mari puliti e spendere poche lire. Ma le stelle rosse sull’altopiano mi ricordano (ancora oggi, si) che a mandare via i nazisti arrivarono prima i soldati di Tito, tutto qua.
E’ stato avvincente ed istruttivo conoscere il passato di Capuozzo per mezzo dei commenti che mi hanno preceduto, soprattutto perchè contemporaneamente su raitre Sofri giudicava i suoi amici che sono diventati “grandi giornalisti” meno realizzati di coloro che ora sono “mediocri artigiani”.
Infimi che s’arrabattano sarebbero le parole più adatte…
matteo:
“Approfitti di questa opportunità che io ti ho dato”
boh
mula:
interessante il contrasto tra i disguidi sulla motrice e il “coverage” del piccolo.
sob.
Mi sembra che serve a poco mantenere i toni pacati qua. Oggi Capuozzo andava massacrato a dovere dalla nostra sapiente Mula e co. Vi siete sfamati anche oggi, complimenti. Vi darò altre opportunità per sfogare la vostra frustrazione in futuro, non temete.
Complimenti anche a te Enrico, che intervieni per commentare la sostanza di cosa si discute, bravo, così si fa.
questa è un’esperienza di confine
http://www.davidaola.it/2007/12/22/natale-senza-confini/
Ciao
DV
Non riuscirò mai a capire come certi giornalisti che scrivono un articolo su un paese senza sapere minimamente la lingua e senza sapere la loro storia riescano a descrive un articolo (spesso usando molti stereotipi logicamente) anche se gli reputo buoni e aperti (non è questa una critica a Capuozzo in particolare, bensì mi chiesdo come un giornalista possa scrivere di qualcosa senza che ne abbia gli strumenti?). Ritengo che i suoi interventi su altre tematiche (italiane in particolare – sopratttto Terra) siano invece più approffondite ed interressanti.
matteo:
ti sbagli se pensi che debba intervenire su tutto.
l’articolo di capuozzo non mi entusiasma, come non mi ha entusiasmato l’articolo di rumiz apparso su repubblica qualche settimana fa accanto a quello di alessandra longo in occasione della caduta del confine.
non mi entusiasmano perchè non mi danno nulla in più di quello che so già: che le divisioni erano ideologiche oltre che territoriali, che ancora oggi per molti permangono e in virtù di dottrina e propaganda (da entrambo le parti), che ci sono un sacco di storie di vita interessanti distrutte o esaltate da questo confine.
questo capuozzo sul foglio non è più originale di quel rumiz su repubblica, per me. sono sempre le storie che conosciamo già, no?
questo è il mio punto di vista che, come vedi, non aggiunge nulla al dibattito.