9 Dicembre 2007

Lettera a Dipiazza: “sfoderi il suo orgoglio per bloccare il distributore Tamoil a Barcola!”

tamoil_barcola.jpgPubblichiamo una lettera elaborata dentro il gruppo Beppe Grillo di Trieste che sprona il sindaco e accusa Alleanza Nazionale di essere il partito che per primo sostiene il progetto Tamoil a Barcola:

Alla cortese attenzione di
Roberto Dipiazza
Sindaco di Trieste

Egregio Sindaco Dipiazza,

Saprà che da una decina di giorni si sta finalmente realizzando il progetto cui una parte importante della Sua coalizione ha lavorato fin dalla Sua elezione: la realizzazione del GRANDE DISTRIBUTORE CARBURANTI TAMOIL nella pineta di Barcola, all’ingresso nobile di Trieste.
La zona è stata spianata e scavata, e già una decina di alberi secolari, inclusi tutti i cipressi, sono stati abbattuti.

Raccontarle della reazione degli abitanti di Barcola (nel silenzio, bisogna dire dei mezzi di
informazione) credo sia inutile: del resto Lei stesso si era espresso (dibattito con Pecorini preelezioni, libreria Minerva), quando ancora non aveva percepito l’importanza che Alleanza Nazionale attribuiva al progetto, con parole molto dure, e che sembravano definitive, contro un attentato alla sicurezza ed all’immagine della Sua città. Poi le cose sono cambiate, a tal punto che l’assessore Rovis, solo qualche mese fa (telegiornale 30/4/07 su Telequattro), ha affermato in un’intervista che solo due alberi sarebbero stati tagliati. Come sa, così non è stato.

Restano i fatti, alcuni dei quali Lei aveva ben detto: la zona di Barcola, con le rive riassestate, con il litorale rifatto, con i nuovi alberi e oleandri piantati, verrà sconvolta da un impianto industriale di enormi dimensioni (1400 mq. contro i 110 mq. dell’impianto pre-esistente) e da un bar che si affiancherà ad esso. In questo modo l’attività commerciale aumenterà, e così pure i rumori, gli inquinamenti, i gas di scarico delle autovetture in attesa… Quella che era una zona protetta si avvia a divenire una squallida periferia.

Ovviamente tutti spereremo poi che non avvengano incidenti, ma quando le case sono a sette metri da 100.000 litri di combustibile, ogni ipotesi è possibile. E Lei sa che a Trieste già in passato vi sono stati atti terroristici, resi allora meno gravi appunto dalla distanza dei depositi di carburante dalle abitazioni. La affermazioni sempre dell’assessore Rovis (Il Piccolo 8/11/07) secondo cui “la legge non consentiva più di lasciare i distributori vicino alle abitazioni per motivi di sicurezza” nel nostro caso appaiono una deliberata presa in giro.

A chi dice che la autorizzazione a Tamoil era dovuta, basta rispondere che sarebbe bastato vietare il taglio degli alberi, ad esempio, per fermare di fatto il progetto. Sarebbe bastato anche rispettare l’obbligo di creare una sola corsia per renderlo di fatto indesiderabile per Tamoil. Invece abbiamo visto gli avvocati del Comune allinearsi a quelli di Tamoil per difendere una tesi contraria all’interesse (da Lei stesso espresso, dalla Circoscrizione più volte ribadito, dal FAI e dagli ecologisti unanimemente confermato) dei cittadini e all’immagine della città. Questo allineamento non è stato un bello spettacolo, e fa molto dubitare della rappresentatività dei nostri eletti. Il dubbio che perseguano obiettivi diversi da quello proclamato dell’interesse dei cittadini è lecito.

In una situazione logistica simile alla nostra (un giardino alberato fra una strada di grande
scorrimento ed una molto più piccola che fiancheggia abitazioni private) a Boston hanno realizzato un monumento alle vittime dell’Olocausto. Si tratta di sei torri di vetro, ognuna con un milione di numeri il cui riferimento è ovvio, che si inseriscono in una zona importante, seppure non centralissima, della città. Vi sono toccanti citazioni di importanti vittime, tra cui il nostro Primo Levi, ed il tutto è veramente coinvolgente.

Si nota la differenza fra chi dedica la propria energia ad un nobile obiettivo, che fortifica ed
inorgoglisce una città, e chi impegna tutta l’amministrazione comunale, da otto anni, nel tentativo di donare ad una multinazionale ed al suo gestore un terreno pubblico protetto, per aumentarne i profitti a danno dei cittadini. E pensare che Trieste avrebbe ben più ragioni di Boston per farsi perdonare qualche colpa legata all’olocausto, ma preferisce favorire invece interessi privati.

E’ per questo orgoglio che nelle case americane si vede spesso la bandiera nazionale esposta. Sarà improbabile che i cittadini di Barcola espongano una bandiera che rappresenta coloro che li hanno imbrogliati. A molti verrebbe piuttosto voglia di abbandonare una città in cui si sentono traditi … , mentre altri vi speculano con successo.

Per chi volesse approfondire, molte maggiori informazioni, foto e video su:
kukarle.jpgil sito del comitato contro il distributore
il forum del Gruppo Beppe Grillo Trieste, 10.000 letture ed oltre 100 interventi esprimono una sola concorde opinione.
il video sui primi 6 alberi distrutti
il video-racconto descrittivo della situazione
un aggiornamento video degli ultimi giorni

Ci piacerebbe che Lei, signor Sindaco, interrompesse il colpevole silenzio, o peggio la serie di bugie, dei Suoi collaboratori su questo tema, e prendesse posizione, col coraggio che altre volte ha dimostrato, in difesa dei Barcolani, dei bagnanti ed in definitiva dei tanti che avevano creduto in Lei.

Con viva speranza ed auguri che possa far ritrovare a Trieste la dignità che sta perdendo: sostituire alberi con pompe di benzina fra le case significa andare contro la civiltà.

Il Gruppo Beppe Grillo Trieste

(nota disambigua per i lettori di Bora.La: il direttore responsabile di Bora.La è attivo nel gruppo Beppe Grillo di Trieste)

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1 commenti a Lettera a Dipiazza: “sfoderi il suo orgoglio per bloccare il distributore Tamoil a Barcola!”

  1. Giulio B ha detto:

    Due aspetti mi sembrano particolarmente importanti in una visione politica di ampio respiro a proposito del lungomare barcolano.
    Il primo è il grande valore storico e affettivo che questa zona ha per i triestini (e non solo per gli abitanti come a volte è sembrato si sia voluto far credere). Gli alberi in questo senso sono una grande ricchezza e appartengono alle nostre radici.
    Il secondo aspetto è che il viale Miramare è uno dei più frequentati accessi verso la città.

    Far nascere qui un grosso distributore farà aumentare il traffico in una via già troppo trafficata e ridurrà di molto il valore di una grande area molto apprezzata dai triestini.

    Trovo che se si vuol porre mano alla sistemazione di viale Miramare le strade possibili sono (o erano) due:
    – quella conservativa, cioè valorizzare e tutelare le ricchezze esistenti evitando interventi così peggiorativi
    – quella innovativa (e un bel po’ coraggiosa), ossia con l’ausilio di grandi architetti rivoluzionare tutta la riviera aumentando la capacità di transito veicolare della costiera e modificando gli accessi al mare per i bagnanti proseguendo il terrapieno che inizia al porto di Barcola dagli attuali 500m fino al “Bivio”. Ma siamo disposti a questo lavoro enorme (10 anni?!) e la rivoluzione dell’aspetto al quale i triestini sono così affezionati? (Vedere i bagnanti lungo la strada stupisce sempre chi raggiunge Trieste per la prima volta d’estate ad ore di tintarella).

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