8 dicembre. Pristina. Meno due. La ricca e rigogliosa regione del Kosovo tra poco potrà realizzare il suo sogno e proclamare la sua indipendenza. Potrà finalmente liberarsi dal secolare giogo serbo. Potrà finalmente far risplendere la sua identità albanese e far conoscersi nel mondo per le sue potenzialità e le sue magnifiche sorti e progressive. Libera dalla burocrazia opprimente, libera dalle smanie vampiresche dei politici maneggioni belgradesi. Libera di volare finalmente verso un modello democratico maturo, con istituzioni funzionanti, con forze dell’ordine efficienti che riescono a mantenere l’ordine senza la fastidiosa invadenza delle forze internazionali.
Padrona a casa propria, la gente kosovara potrà finalmente realizzare tutti i sogni che per decenni le sono stati negati dalla nomenklatura titina, da quel porco di Milosevic negli anni Novanta. Tutto questo tra poco sarà possibile, si parla di tre, quattro mesi, marzo, aprile e poi via. Via da quei bastardi di serbi. Finalmente da soli, l’Unione Europea a portata di mano, per poter andare a cercare un lavoro, con il passaporto, senza visti, a zonzo, liberamente.
6 dicembre. Stadio Marakana. Belgrado. Partita serale della Crvena Zvezda. In curva ci si picchia come sempre, perché la partita è brutta e allora ci si mena un po’ tra tifosi, per scaldarsi. Si aspetta la polizia per poi menarsi veramente, tanto i manganelli fanno male, ma non tanto poi.
Il dolore fa parte del gioco e se si è uomini si picchia lo sbirro e poi si scappa, sperando di non prendere il colpo che fa male, magari qualche botta di striscio, ma che sarà mai dio mio, si son viste cose peggiori.
Il resto dello stadio impreca per la brutta Stella Rossa di Coppa Uefa che perde col fanalino di coda della Premiership, il Bolton Wanderers. Zero a uno. Non si spende per questa squadra, non si programma il futuro e questo è il risultato.
Una banda di mercenari incapaci di esprimere un gioco, di portare per l’Europa il nome e la tradizione di una squadra che nel passato ha infarcito di giocatori l’Europa del calcio che conta: Stojikovic, Savicevic, Stankovic, per dirne tre. Bari ’91. La serata che ogni tifoso ricorda, lacrime di gioia, il tetto d’Europa, la Coppa dei Campioni, l’ultimo urlo prima di rientrare e iniziare a fare sul serio. Dai ragazzi, la ricreazione è finita, bisogna andare a combattere e non fatevi troppe illusioni, cercate di ricordare questa serata più che potete perché da qui in avanti avrete molte occasioni per dimenticarla. Molti oggi sono qui a vedere la partita, gli stessi di Bari, gli stessi di Vukovar, gli stessi di Knin, di Gorazde, di Sarajevo, di Banja Luka, di Brcko, di Tuzla, di Srebrenica, di Pristina, di Kosovska Mitrovica. Tutti a imprecare per questa Stella Rossa che non sa segnare, che non pressa, che è sbadata in difesa, con le gambe molli. Si fuma tanto, dio mio quanto si fuma.
Il gioco preferito della gente dai 15 – 99 anni. Per tutti, Marlboro 100’s, Drina, Winston, Multifilter. La curva dei Boys Beograd inizia a tuonare slogan che l’altra curva ripete a distanza di dieci secondi come un’eco, un frastuono impressionante. Lentamente appare uno striscione di venti, trenta metri con su scritto in rosso cirillico “Kosovo je Srbija”. Applausi, applausi che aumentano, fragorosi come la pioggia in un bosco che cresce, cresce. E poi via a gridare “Non ve lo daremo, non ve lo daremo!!!” e altri slogan di simile tenore. Non tutti li cantano, molti li pensano, molti vengono disturbati dalla visione della partita, come risvegliati da un sogno. Molti pensano a quei bastardi di albanesi e a come gliela farebbero pagare. Molti sorridono amaro aspettando cosa domani riusciranno a fare da soli quelli che tanto piangono oggi per l’oppressione serba. Molti sono stufi di guerra.
Zero a uno, risultato finale, picku materinu. A casa, a piedi, nella fredda serata, tra poliziotti a cavallo e centinaia di poliziotti in tenuta anti sommossa. Centinaia, forse mille, altro che Banlieue. Beograd, calma piatta. Altra delusione, altra occasione persa. Le mura dello stadio piene di scritte contro il Partizan e ancora Boys Belgrade, Kosovo je naš.
Belgrado. Qui non c’è aria di 10 dicembre. Qui c’è aria di rassegnazione, di rabbia interiore, di ansia per gli stipendi che non aumentano, di voglia di mandare tutto ‘affanculo ed andarsi a prendere una bella sbronza in compagnia. Per dimenticare. Qui c’è aria di business facile, di speculazioni, di BMW e grandi fighe, di appartamenti nuovi con le rifiniture made in Italy. Qui c’è voglia di famiglia, di avere un futuro e di andare a fare la spesa con dei soldi in tasca. Qui si paga la spesetta con la carta di credito, tutto si paga a credito, e si fa un gran bel sospiro all’ennesimo PIN digitato, aspettando con ansia lo scontrino uscire o no dal POS. Ammesso o Respinto.
Qui si aspettano i fratelli russi che verranno, che difenderanno la dignità serba violata. Qui si apettano i rubli, gli investimenti stranieri. Tutti avranno un percento, una piccola parte di guadagno perché qui tutto si può vendere. Tutto tranne la dignità. Non la si trova su nessuno scaffale, con il suo bel prezzo in dinari. Non è in vendita, per fortuna.
Qui il 10 dicembre è soltanto una parata in più, una pagliacciata in più a cui assistere. Un’altra avvelenata polpetta made in USA. Se lo sono giocato alla roulette questo Kosovo, i Serbi, pezzo per pezzo. Gliel’hanno rubato con la violenza ed il sopruso quei bastardi di albanesi. E’ colpa dei serbi che ci vivevano lì e che hanno venduto la terra per venire a fare i signori a Belgrado. Queste e mille altre storie si sentono nella chiacchiera sul 10 dicembre a Belgrado. Con le belle statuine dell’UE, a fare da addobbo, da contorno, a fare i Vigili Urbani della zona, a difendere gente da altra gente, a procurare qualche interessante affaruccio a qualche amico italiano, inglese, francese, greco, albanese, tedesco, russo, americano. Nulla più.
Per tutti qui è soltanto l’ennesima parata. Qui a Belgrado. Tutt’altra cosa vivere a Prizren, a Pristina, A Kosovska Mitrovica. Ma quant’è lontano da qui il Kosovo…
bellissimo, cazzo, bellissimo!
sisi, concordo!
Dinanzi a una così appassionata perorazione è triste pensare alla frase che la mente del triestino medio secernerà: “S’ciavo resta s’ciavo”. Però è così, la Balcania è lontana.
dividersi per poi riunirsi sotto il grande dio EURO, quanto è stupido l’essere umano… ma è così confini vecchi che muoiono, confini nuovi che nascono
Io sono di origine Serba,e solo io posso dare un opinione definitiva riguardo alla mia terra!!!nessuno si permetta più di farlo….!!!!!!!Usa,Ue,Onu o chi che sia non dovrebbero nemmeno sognarsi di fare quello che ormai fanno da anni,rubare e sfruttare le terre degli altri!!E l’Europa si piega da codarda e vigliacca ad ogni ordine che le viene imposto!!Il Kosovo è Serbija e rimarra tale per sempre!!Gli albanesi,con la a minuscola perchè non sono degni di nessun tipo si rispetto,dovrebbero tornare nella propria terra e non pretendere la NOSTRA!!!Ma giustamente nemmeno loro vogliono stare in quella terra dimenticata da dio!!La Serbia è ridotta alla miseria e non riesce in nessun modo ad andare un pò avanti non solo per colpa propria,ma anche di chi a voluto piegarci per poterci sfruttare ed essere migliore di noi!!!si devono guardare e sapere molte cose prima di emettere un giudizio!!!KOSOVO JE SRBIJA!!!!!!PUNTO
se ci dai qualche dettaglio, però, magari ne capiamo di più.
Tu sei di origine serba, e io vivo in Serbia. Ciò non significa che tu conosci la verità ed io no, e neanche il contrario. Significa soltanto che abbiamo due idee diverse che con coincidono. Questo non è grave né cagionevole, non può essere per te fonte di rabbia o rancore nei miei confronti. Io rispetto il tuo giudizio, ma tu cerca di rispettare il mio e quello degli altri. Usa questa prepotenza in altri contesti e cerca di ragionare un paio di volte in più prima di scrivere. Grazie. Matteo Apollonio.
..o ma… QUESTO CHI CAZZO E???
Grazie del contributo Tamara.
io sono di origine serba e vivo a napoli,anzi in provincia… piango leggendo questi articoli…sono totalmente d accordo con sandry… però fratello non ci abbattiamo troppo ke ricorda(come disse milosevic):nessuna forza esistente al mondo potrà mai annientare il popolo serbo………. perkè noi abbiamo la dignità e l orgoglio da difendere e mai ci piegheremo dinanzi allo strapotere americano…dovessimo anke rimanere soli contro tutti……e mi passa x il c…. se qualcuno mi giudica a modo suo e negativamente… srbija-russia-hellas…. x qnt riguarda gli albanesi………..ma cosa sono?????????????? kosovo je srbija!!!!boze pravde ti sto spase…od propasti dosad nas….cuj i odsam naze glase…i odsad nam budi spas……………ki è serbo capisce………. srbijjjjjjjjjaaaaaaaaaaaaaaaaaa 3333333333
e poi a colui ke hA Scritto qst articolo…. forse ha confuso la maglia della stella rossa con quella di una squadra ke ce l ha uguale:l olympiakos pireo…quella sopra è un immagine della partita olympiakos-panatinaikos…in qll occasione i fratelli greci hanno manifestato il nostro indissolubile legame… quindi un pò meno di superficialità da parte di ki ruba immagini nn relative al commento…x favore… kosovo je srbija
intanto serbi con la s minuscola perche non e neanche una razza, e poi piano piano vi facciamo scomparire tutti dalla faccia della terra, non ti preucupare.