18 Novembre 2007

Il parlamento: il nome della Regione Fvg? Solo in italiano!

Lo chiarisce il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del parlamento a Roma, secondo Il Piccolo.

Luciano Violante, il giorno dopo l’adozione in commissione Affari costituzionali della bozza di statuto regionale come testo base su cui lavorare, spiega perché la prima modifica già apportata riguarda proprio la designazione del Friuli Venezia Giulia: solo in italiano e non, come voleva il Consiglio, anche in sloveno, friulano e tedesco.

[…]

non è la Regione che può autodeterminare le motivazioni della sua specialità, ma è lo Stato che le assegna. E per lo Stato, sostiene Violante, «quella del Friuli Venezia Giulia è una specialità che non ha basi etniche ma, al contrario, storiche ed economiche».

A ruota, Violante secondo Il Piccolo pesca il consenso di Gianclaudio Bressa del Pd, un commento diplomatico (di fatto un assenso) da parte di Alessandro Tesini del Pd, idem per Marco Boato dei Verdi e l’ovvio sostegno di Menia. Ecco le dichiarazioni di Menia dal suo sito:

“La conclusione della discussione generale sul nuovo Statuto del Friuli Venezia Giulia nell’ambito della Commissiona Affari Costituzionali della Camera dei Deputati segna di fatto una bocciatura senza appello della proposta avanzata dalla Regione per il nuovo Statuto e quindi una sconfitta politica di Illy”

[…]

“E’ inammissibile e mistificatoria – denunciano Menia e Contento – una rifondazione dello Statuto regionale del Friuli Venezia Giulia che trovi quale elemento caratterizzante della specialità le differenze linguistiche, qualificando i friulani come minoranza e disegnando la regione stessa non già come una realtà italiana nel cuore dell’Europa bensì una regione fatta di recinti etnici minoritari con statuto quadrilingue”.

Può sembrare bizzarro come i funzionari dello stato nazionale a Roma decidano per conto loro cosa è un’identità culturale “giusta” e “morale”. Potrebbe apparire anche bizzarro, in termini politici e non legali, dire che l’autonomia delle Regioni si basa sulla gentile concessione dello Stato nazionale. Chissà cosa ne pensano i politici blogger locali, Zvech e Russo (per ora niente).

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22 commenti a Il parlamento: il nome della Regione Fvg? Solo in italiano!

  1. Julius Franzot ha detto:

    Ci sono certi dogmi, tipo “Trieste caralquore di tutti gli ilaliani” che sono duri a morire.
    Purtroppo con queste uscite stonate passa a certuni la voglia di riconoscersi nella propria minoranza linguistica. E’ veramente una fatica di Sisifo fare qui cultura minoritaria!

  2. malidan ha detto:

    Che tristezza…nessuno ha spiegato a Violante e compagnia che gli sloveni di Trieste e del goriziano sono minoranza autoctona plurisecolare in virtù del loro carattere etnico-linguistico e non di fantomatiche ragioni geografiche o economiche. Per chi ignora la storia (Violante e compagnia in primis!), vorrei ricordare che dall’ultimo censimento austro-ungarico del 1910 nella sola Trieste risultavano residenti oltre 50.000 sloveni , più di quanti non vi fossero a Lubiana (circa 35.000,dati dello stesso censimento!).Come si può salvaguardare l’autoctona italianità dell’Istria e reclamare diritti per la minoranza italiana d’oltre confine se noi, per primi, palesemente neghiamo quelli altrui?
    Mi sono indignato quando ho letto che i croati, nel costruire il nuovo monumento celebrativo della battaglia di Lissa ,hanno cancellato i nomi degli italiani,che per lealtà verso l’impero,vi parteciparono.
    Mi indigno ora, di fronte al tentativo di ignorare il carattere multietnico del Friuli e della Venezia Giulia.
    Il nazionalismo,da qualunque parte esso provenga, è sempre cieco e delirante!!

  3. enrico maria milic ha detto:

    julius: a me passa la voglia di fare cultura maggioritaria, figurati tu…

    malidan: concordo!

  4. Dree ha detto:

    non è la Regione che può autodeterminare le motivazioni della sua specialità, ma è lo Stato che le assegna. EVVIVA il federalismooo!

  5. Dree ha detto:

    quella del Friuli Venezia Giulia è una specialità che non ha basi etniche ma, al contrario, storiche ed economiche. Devo dedurre che la storia è il contrario dell’etnia?
    Che l’etnia non c’entra con la storia?

  6. enrico maria milic ha detto:

    dree: secondo l’interpretazione de il piccolo, violante si riferiva al fatto che l’autonomia del fvg fu conferita perchè la regione era circondata da stati “nemici” come l’austria e la jugoslavia.

    ovviamente concordo con te che oggi (come allora, ma non se ne poteva parlare) l’autonomia del friuli venezia giulia ha molto senso per le questioni di differenza culturale (etnica, se vuoi chiamarla così) tra i suoi abitanti… e per vari altri motivi di differenze economiche, ecc. ecc. che conosciamo

  7. arlon ha detto:

    PD: concetti de destra, nominalmente a sinistra. Contenti tutti? Ma anche no.

  8. asem ha detto:

    Posso anche capire, però come si pretende poi che la regione istriana abbia poi il nome bilingue?

  9. enrico maria milic ha detto:

    no, io non posso capire! non ne capisco il senso

  10. mario ha detto:

    le lingue i linguaggi le parlate servono a comunicare ,come si fa ad inserir un’altra lingua in una regione di un milione di abitanti che gia parla uno scarso Italiano uno autoctono sloveno, almeno due ,,lingue ,,friulane e poi l’Inglese il latino il greco antico tutti a livello scolastico ,cioè inutilizzabili.

  11. enrico maria milic ha detto:

    mario, possiamo discutere di che lingue bisogna sapere o insegnare pubblicamente in regione, ma che nello statuto della regione ci debbano essere almeno i nomi ufficiali anche in sloveno e friulano è un altro discorso.
    no?

  12. Luciano ha detto:

    E’ inutile, la classe politica romana si fa già sentire lontana col suo comportamento e non è di sicuro rifiutando l’espressione della classe politica che abbiamo scelto per governarci, che raccoglierà più consensi in regione… Il centralismo è sempre duro a morire ed il plurilinguismo è spesso considerato un problema in Italia…. Dal signor Menia e e affiliati era scontato aspettarsi certe riflessioni che sanno di oltre un secolo e mezzo fa, ma che pure le opinioni della fascia di centrosinistra portassero a conclusioni come le sue non può che lasciare perplessi e confermarci il fatto che a Roma non capiscano appieno la ricchezza della nostra realtà regionale.

  13. mario ha detto:

    E’ un fatto automatico,ogni volta che una lingua un costume un identità viene a perder la sua importanza numerica ,linguistica,economica,politica ecc.assistiamo ai colpi di coda ,alla morte del cigno ,poi la storia fa il suo corso e le lingue cambiano o muoiono!

  14. Andrea ha detto:

    Lo spiega bene anche l’on. Alessandro Maran (Pd, già Ds) nel suo pamphlet “Il Partito Democratico e la spada di Marquando”: quella proposta dalla bozza di nuovo Statuto è una forzatura per rifondare totalmente la natura della speciale autonomia regionale. Essa infatti nacque dall’esigenza di sostenere economicamente quel che restava della Venezia Giulia, marginalizzata in Italia e confinante con uno Stato socialista, già nemico, con cui, fino almeno al 1975, abbiamo avuto delle pendenze territoriali ed economiche. A questo lembo di terra fu unito il Friuli, allora zona depressa, che si arricchì e prosperò notevolmente in virtù dei fondi che da Roma confluivano sulla regione, anche se principalmente per la questione di Trieste.
    Ora, invece, si vorrebbe che l’autonomia regionale venisse dall’esistenza delle minoranze. La cosa avrebbe un senso se riferita a quella slovena (quella germanofona è numericamente assai poco rilevante), non lo è in relazione a quella friulana, cche minoranza non è.
    Considero imprescindibile per uno Stato democratico la tutela delle minoranze: pertanto credo si debba riconoscere agli sloveni il diritto di potersi difendere in tribunale nella propria lingua e di poterla apprendere a scuola, di sviluppare la propria cultura (altri diritti mi sembrerebbero più dei privilegi). Ma riconoscere i friulani minoranza è costituzionalmente inaccettabile. I friulani sono italiani a tutti gli effetti, pur con le loro indubbie specificità: ma rifondare la specialità della regione a partire dalla lingua e dalla cultura friulana, vorrebbe estendere tale diritto ad ogni regione, trasformando, di fatto, la natura dello Stato, che da unitario diventerebbe federale. Ogni gruppo regionale (piemontesi, lombardi, emiliani, romagnoli, campani hanno dialetti che credo possano ambire ad essere riconosciuti lingue, e storia locale propria) potrebbe autocostituirsi.
    E ciò che è più ridicolo, permettete, è che aa farne le spese sarebbero proprio le minoranze nazionali vere.

  15. enrico maria milic ha detto:

    andrea,
    scusami, ma il testo di maran è gravemente criticabile dal punto di vista accademico-scientifico.

    lasciamo stare la questione dell’autonomia, perpiacere: è evidente a tutti come contesti storici molto diversi non possono spiegarsi a vicenda.

    invece.

    le fondamenta (tremanti) del punto di vista di maran è che il friulano come ‘i friulani’ sarebbero una etnia/lingua inventati e che quindi non potrebbero aspirare ad avere i diritti che di solito sono accordati alle nazioni.

    maran (ed è questo il punto) si dimentica come anche l’italiano, gli italiani e l’italia siano dei concetti socialmente costruiti in un determinato periodo storico. oggi, tuttavia, maran come tantissimi cittadini danno per scontato che gli italiani, la lingua nazionale standard collegata (l’italiano) e l’italia siano delle entità che esistono da sempre, dureranno per sempre e che sono, semplicemente, “giuste” e “naturali”.

    purtroppo concetti e culture “naturali” non esistono. le definizioni e le identità culturali sono sempre socialmente inventate e in divenire.

    quindi, mi chiedo:
    – perchè non si può sostenere coi soldi pubblici il friulano a scuola e la cultura friulana?

    e ti chiedo su che fondamenta scrivi:
    “I friulani sono italiani a tutti gli effetti, pur con le loro indubbie specificità”?

    io mi sento, per esempio, allo stesso livello e nella stessa misura: italiano, europeo, mitteleuropeo e triestino (ma anche un po’ sloveno!). perchè l’identità “italiana” dovrebbe sopraffare le altre? non c’è un motivo o un’argomentazione che mi abbia ancora convinto.

    anzi, se dovessi scegliere, sceglierei i migliori significati, solidali e inclusivi tra quelli che storicamente sono stati associato all’identità TRIESTINA.

    penso che in un’epoca in cui la globalizzazione e lo stato nazionale tendano a radere al suolo tutte le culture locali dobbiamo rimettere in crisi i concetti vecchi che abbiamo di stato, lingua e nazione. auspico che lingue, nazioni, stati siano sempre più sovrapponibili. che la nazione ‘italia’ mi lasci vivere in pace, me e la comunità di persone che vivono nel territorio che abito.

    ben venga, allora, il sostegno alla lingua friulana come a quella triestina!

  16. Luciano ha detto:

    Penso che anche la penultima persona che ha scritto sia poco informata… sia in merito al friulano, che in merito al tedesco.

    Il friulano ha tutta una sua tradizione ed è controproducente affiancare l’idea di “minoranza da tutelare” solo a parlanti con “Stati nazione” alle spalle… E in ogni caso, pur se con i dovutissimi distinguo (sempre che la teoria sui ladini sia vera, il friulano rimane infatti molto diverso dal romancio per motivi di percorsi evolutivi diversi) per assurdo potremmo dire che anche il friulano avrebbe il suo stato nazione alle spalle nella Svizzera, dove nei Grigioni si parla una lingua sua strettissima parente. Di certo i friulani non chiederanno mai annessioni, ma è un foderarsi gli occhi il negare in qualche modo la dignità della loro cultura e lingua.

    E per quanto riguarda il tedesco…. Ricordo che, anche se le comunità germanofone regionbali sono esigue, questo è stato soprattutto dovuto alla nostra “fantastica” patria, che per lungo tempo ben poco ha fatto per contrastare la loro decrescita…. E che oltretutto molte zone in cui queste comunità germanofone risiedono hanno spesso visto i propri desideri di annessione a stati (vedi Valcanale ed Austria – e sottolineiamo che la Valcanale avrebbe potuto a buon diritto pretendere le stesse autonomie sudtirolesi, che nonostante le forti somiglianze per storia e cultura e la compresenza di varie etnie le sono state negate) sacrificati ad esigenze di equilibrio geopolitico europeo (o di “italianità”?). Ora che l’idea Stato-nazione comincia sul serio a fare il suo tempo, mi pare sostanzialmente ingiusto sostenere che a delle persone spettano dei diritti di tipo linguistico solo se hanno un certo peso numerico…. Solo perchè le nostre comunità germanofone non hanno intrapreso percorsi un tantino bellicosi come quelli altoatesini, questo non vuol dire che anche loro non desiderassero gli stessi diritti poi riconosciuti! (Anche se la politica non vuol dire tutto) A proposito mi pare diu ricordare che un passato rilevamento ha notato come, in occasione delle elezioni europee, anche in Valcanale spesso si voti l’SVP.

  17. marisa ha detto:

    Mi sembra che ci sia un sacco di confusione.

    Stato e Nazione, sono due concetti diversi non coincidenti. E per il sistema giuridico italiano la NAZIONALITA’ coincide con la CITTADINANZA. Ossia tutti coloro che sono cittadini italiani, per il nostro sistema giuridico sono di nazionalità italiana.

    Inoltre la Costituzione riconosce SOLO le “minoranze linguistiche”.

    Tutto questo cosa significa? Che non ha alcun senso la distinzione che alcuni, come Maran o Spadaro, fanno tra minoranze linguistiche e minoranze nazionali. IL PROBLEMA NON ESISTE.

    C’è veramente da chiedersi se questi personaggi che teorizzano sloveni = minoranza nazionale, friulani “minoranza inventata”, germanofoni sono “troppo pochi” per avanzare diritti linguistici, abbiamo mai preso in mano un testo di diritto costituzionale italiano. C’è da chiedersi se questi personaggi abbiano MAI letto la L.482/99 e i documenti europei (sottoscritti anche dall’Italia) che tutelano le minoranze linguistiche.

    E questi sono i personaggi che hanno fatto “pressione politica” a Roma perchè il nome della regione Friuli-Venezia Giulia fosse scritta solo in lingua italiana. Forse è arrivato il momento di mandarli a casa.

  18. marisa ha detto:

    Ancora una cosa. Mi è capitato di leggere la seguente affermazione: “le “uniche” minoranze sono quelle popolazioni che a causa dello spostamento dei confini si sono trovate inglobate in uno Stato diverso dal proprio”.

    Ossia, SECONDO QUESTO RAGIONAMENTO, sarebbero minoranze solo quelle popolazioni che, in forza di accordi internazionali, sono state cosi FORTUNATE da non dover attendere il 1999, ossia la L.482, per veder attuato, a loro favore, l’art. 6 della Costituzione italiana. Potremmo chiamarle “MINORANZE FORTI”, perchè lo Stato italiano è stato “COSTRETTO” da accordi internazionali a riconoscere loro diritti linguistici. Se non ci fossero stati obblighi internazionali, COL TUBO, che ci sarebbero state prima del 1999 scuole in lingua slovena a Trieste e Gorizia!

    L’affermazione da cui sono partita, è palesemente una affermazione proposta da personaggi che evidentemente “ignorano” che nel mezzo dell’Italia centrale ci sono piccoli comuni dove la popolazione parla ancora in croato. O “ignorano” che in Calabria ci sono popolazioni che parlano ancora in albanese. Sbaglio, o la Croazia e l’Albania sono degli Stati che hanno come lingua ufficiale il croato e l’albanese?
    Eppure anche queste popolazioni hanno dovuto attendere il 1999 per veder riconosciuti i loro diritti linguistici.

    Nel 1999, l’Italia, con COLPEVOLE ritardo – e SU FORTISSIMA PRESSIONE EUROPEA E DOPO AVER RICEVUTO DALL’EUROPA PESANTISSIMI RICHIAMI – ha finalmente dato attuazione all’art. 6 della Costituzione italiana. E lo ha fatto con la L.482/99. Oggi, non è la legge regionale 29/2007 (tutela della lingua friulana) che viene contestata, MA “SONO CONTESTATE” LA L. 482/99, APPROVATA DAL PARLAMENTO ITALIANO, E TUTTA LA NORMATIVA EUROPEA SULLA TUTELA DELLE MINORANZE LINGUISTICHE. La distinzione che “alcuni” pretendono di fare tra minoranza linguistica slovena e minoranza linguistica friulana, è una distinzione puramente strumentale, probabilmente avente la finalità di spezzare la solidarietà tra minoranze.

    Cosa c’entra tutto questo con la modifica apportata alla proposta dello Statuto regionale (cancellazione del nome in 4 lingue e riproposizione nella sola lingua italiana)? C’entra e tantissimo!

    PERCHE’ CHI LO HA RICHIESTO (E I NOMI SONO NOTI!) SONO LI STESSI CHE SONO CONTRO LA L. 482/99 E LA TUTELA DELLE MINORANZE LINGUISTICHE, CHE LORO “LIMITANO” ALLE POPOLAZIONI GIA’ TUTELATE “PRIMA” DEL 1999 CON ACCORDI INTERNAZIONALI.

  19. Andrea ha detto:

    Concordo con Enrico sulla natura della “nazione” che, secondo la teoria di Gerdner (se ben ricordo), è una “realtà immaginata”, ovvero costruita, spesso anche reinterpretando furbescamente la storia ed inventando tradizioni (esempio: gli scozzesi non hanno mai usato il kilt prima della formazione di reparti scozzesi dell’esercito britannico).
    Detto questo, mi domando se abbiamo bisogno oggi di inventarci altre “nazioni”. Anche perché, per quanto l’Italia sia un concetto costruito, è per essa che esiste lo Stato che oggi abbiamo. Credo che in un contesto di Europa unita e globalizzazione, sarebbe più utile ampliare anche il concetto di patria, piuttosto che frammentarlo ulteriormente. Una “patria” – per dirne una – mitteleuropea, a mio giudizio, esalterebbe maggiormente le piccole identità locali, più di quanto non potrebbe fare l’autonomia della regione Friuli Venezia Giulia.
    Quanto poi al nome, posso essere d’accordo con voi che Violante ce lo poteva concedere, senza essere troppo “fiscale”. Ribadisco d’altra parte che il fatto che il nome ufficiale della provincia di Bolzano sia Alto Adige – Suedtirol non è un esotismo, ma il riconoscimento che l’autonomia di quella provincia trova fondamento nella stessa presenza della componente germanofona. Mentre l’autonomia nostra ha origini diverse, che sono nella storia e nell’economia.

  20. enrico maria milic ha detto:

    gellner ma soprattutto benedict anderson raccontano come i concetti culturali di nazione siano ‘socialmente costruiti’.

    anderson non allude mai alla furbizia di costruire nazioni inventate. ‘immaginazione’ e ‘costruzione’ sono termini ben diversi da ‘invenzione’. anderson, per riferisi alle idee di nazione e nazionalità, usa il termine “comunità immaginate”: lo fa per ‘smascherare’ la prassi per cui diamo per scontate, naturali e sempiterne le nazioni e le comunità nazionali (ma il concetto di ‘comunità immaginata si potrebbe anche applicare, ed è stato fatto, ai concetti di comunità di spettatori di programmi televisivi, di lettori di un giornale, di consumatori di un prodotto, eccetera).

    più concretamente:

    l’esempio che fai (l’italia) come stato che già esiste mi sembra purtroppo una forzatura. sappiamo tutti di come lo stato italiano sia lo stereotipo e l’archetipo dell’inefficienza. basta guardare le notizie di cronaca e di politica.

    io sono convinto che il territorio, quello non ‘immaginato’ ma abitato, descritto e conosciuto dalla gente, può essere molto meglio gestito e governato se le strutture pubbliche sono più snelle, più piccole e legate appunto a territori non enormi come tutto sommato è l’italia.

    questo ovviamente non implica l’isolamento: chi vive in un territorio, pur se ben e minutamente circoscritto dal punto di vista politico, può benissimo conoscere tante lingue tra cui l’inglese e l’italiano nazionale standard, girare per il mondo, guardare sky e mtv, usare internet.

    uno ovviamente può anche non essere d’accordo con la mia affermazione che ‘piccolo (stato/pubblica amministrazione) è bello’.

    ma se è d’accordo, questa persona dovrà convenire con me che dobbiamo andare a preoccuparci di quali sono le lingue (per esempio il friulano, il triestino e lo sloveno) e le culture praticate in quei posti, magari esaltandole a discapito di altre lingue (l’italiano nazionale standard) che – eticamente – possono avere lo stesso valore.

    il punto è proprio questo:
    perchè l’italiano nazionale standard dovrebbe avere più valore di friulano, triestino e sloveno?

    chi mi risponde in maniera convincente (con dei dati e dei casi concreti, non sberleffi o semplificazioni) vince un panin de porzina de pepi s’ciavo.

  21. jacum ha detto:

    il punto è proprio questo:
    perchè l’italiano nazionale standard dovrebbe avere più valore di friulano, triestino e sloveno?

    perché?

    nisun lo sa! forsi perché cuaxi zento e zincuanta ani de regno d’italia ga nazionalizá le genti italiche?

    a mi me par che i taliani sia gente mista. conoso, per via del lavor, diversi taliani, cioé proprio diversi. un campano xe diverso da un sardo o da un siculo o ligure, ma cuá sta el bel, un napoletan xe diverso de un de procida o un barexe xe diverso de un de brindixi….

    quando te ghe chiedi a qualchidun, ció de dove te vien. la risposta xe sempre quela: son de coxenza, son de nuoro, son de pordenon…
    nisun che gavesi dito mai la region.

    MI NO ME SOGNERIA MAI DE DIR VENIO DEL FVG!!!!
    O DEL FRIULI TRATTINO VENEZIA GIULIA!!!

    tra parentesi… mi sta fvg la cavasi!!!!no xe reale!!!

    tornando al talian standard, impará a scola… te dovesi sentir la zente come che la parla prima de dir lingua nazionale!!!!

    mejo autonomie ristrette, picie, ma reali.

    gavemo impará co l’oiropa che el confin, come lo intendemo noi triestini, cioé coi caramba cabibbi de un lato e la milizia del’altro, no xe piú!
    quindi pensar a una dissoluzione dei stati e dele nazioni come le xe adeso no me par utopistico.
    stati uniti di europa
    regioni unite d’europa
    province unite d’europa
    comuni uniti d’europa
    paexi uniti d’europa
    .
    .
    .

    oiropa

  22. Luigi (veneziano) ha detto:

    Mi permetto di invitare ad evitare di ragionare per stereotipi.

    Uno stereotipo – per esempio – è questo:

    “l’italiano, gli italiani e l’italia siano dei concetti socialmente costruiti in un determinato periodo storico” (Milic)

    Vero, ma non così recente come alludi!

    Il concetto di “Italia” risale a decine e decine di secoli fa, essendo attestato con continuità da circa duemilacinquecento anni.

    Già Strabone (I° sec. a.C.) si domandava dove fossero i confini d’Italia: “Alle falde delle Alpi inizia quella che ora si chiama Italia. Gli antichi infatti chiamavano col nome di Italìa l’Enotria, che si estendeva dallo Stretto di Sicilia fino al Golfo di Taranto e di Posidonia; poi il nome prevalse e si estese fino alle falde delle Alpi. Arrivò a comprendere anche la parte della Liguria che va dai confini della Tirrenia fino a fiume Varo e la parte dell’Istria che arriva fino a Pola. Si può supporre che i primi a chiamarsi Itali, grazie alla loro prosperità, fecero partecipi di questo nome anche i popoli confinanti e continuarono ad estenderlo fino all’epoca della conquista romana. Più tardi poi, dopo che i Romani ebbero concesso il diritto di cittadinanza agli Italici, essi decisero di concedere lo stesso onore anche ai Galli Cisalpini ed ai Veneti e di chiamare tutti Italici e Romani”. (Strabone, “Geografia”, Libro V)

    Il concetto etnico-geografico di “Italia” e di “Italiani” (o “Italici”) fu quindi uno dei primi a sorgere in Europa, che piaccia o no.

    E fu un concetto ben chiaro anche a tutti i grandi pensatori della nostra storia, se è vero che ne hanno parlato – fra gli altri – anche Dante (“Ahi serva Italia, di dolore ostello”) e Petrarca (“Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno”). Essi avevano perfetta coscienza di essere “italiani” e di vivere in “Italia”.

    E’ invece vero esattamente l’opposto di quanto viene detto, e cioè è di recentissimo conio la nascita di un sentimento “nazional-regionale”!

    Gli antichi lombardi non consideravano sé stessi “di nazionalità lombarda”, così come quasi tutti i popoli che vivevano nella penisola.

    E’ pur vero che di “Nazione Friulana” si parla fin dal 1700 (con qualche segnale anche precedente), però è anche vero che i friulani hanno sempre ritenuto tale dizione come “aggiuntiva” o “specificativa” della loro appartenenza alla “nazione italiana”.

    Mentre l’esaltazione delle “piccole patrie regionali” ha avuto un boom incredibile solo negli ultimi vent’anni, con la crisi non del concetto di “stato nazionale”, ma con una crisi tipicamente italiana, di cui la Lega è ad un tempo fomentatrice e spia.

    O vogliamo dire che la “Padania” è il nostro sogno, maturato da secoli e secoli di storia comune?

    Ciò che credo vada ben ricordato – e che la storia della vicina Jugoslavia dovrebbe ricordarci “ad libitum” – è che se non si manovrano questi concetti con assoluta attenzione, si rischia di passare a ben altri scenari.

    E voglio anche ricordare che il “famoso” federalismo fiscale da noi anelato come fosse una panacea di tutti i mali fu una delle prime armi che causarono lo sfascio in Jugoslavia. Lì erano le singole repubbliche ad avere potere di imposizione ed esazione fiscale, e poi avevano l’obbligo di versare una parte del ricavato ad un fondo centrale di perequazione, che doveva servire ad aiutare le repubbliche più povere. Ad un certo punto – sulla base di una campagna basata su slogan tipo “Belgrado ladrona” – semplicemente le repubbliche più ricche si rifiutarono di fare i versamenti sul fondo di perequazione.

    Il resto lo sappiamo.

    Luigi (veneziano)

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