6 Agosto 2007

Friulano a scuola

Poche proposte hanno riscaldato gli animi tanto quanto quella dell’ insegnamento del Friulano a scuola. La discussione è stata condotta su due filoni paralleli:

1. Il Friulano è un dialetto e non una lingua, quindi pari al Siciliano o al Piemontese. Così o lo si apprende “soft” spontaneamente tra le mura domestiche, o merita di scomparire.

2. Tutto quello che non è italiano mina l’ unità d’ Italia e getta benzina sul fuoco di chi vorrebbe un Nord-Est sempre più speciale. La discussione sul Friulano, secondo Menia, è puramente strumentale.

Pur ammettendo che in entrambi i punti di vista ci sia qualche pizzico di verità, io non mi sento di condannare la scelta politica attuale. Non è solamente perchè a me personalmente, da mezzo Friulano, spiace che mio padre non abbia ritenuto opportuno insegnarmi – o farmi insegnare dai suoi genitori – la sua lingua, ma perchè si tratta di una questione di principio.

Se la nostra Regione ha quattro Lingue protette, un attacco sferrato ad una di queste porta ad indebolire la struttura completa della “specialità” del Friuli-Venezia Giulia che, nonostante quanto affermino certi oratori interessati, non è “speciale” solo per la questione dell’ ex “Zona A”, ma lo è per il substrato multiculturale e multietnico, in senso ampiamente autoctono. Attaccare oggi il Friulano equivale a prepararsi domani ad un attacco contro lo Sloveno e, quando i tempi saranno maturi, anche ad uno contro il Tedesco.

Si ricordi che in Trentino-Sudtirolo proprio la lingua Ladina è difesa dai germanofoni al pari della propria, poichè sentono che l’ appiattimento culturale e linguistico è un habitus mentis che non si ferma ad un gruppo, ma pervade di sè tutto il substrato etnico-culturale di una regione. Ciò è proprio dei regimi totalitari, che mandarono gli Sloveni a Gonars, gli Italiani alle foibe o oltre confine, i Tedeschi del Sudtirolo e della Valcanale a fare gli “optanti” nel Reich, in barba all’ amicizia tra Mussolini e Hitler. E che fine fecero gli Alsaziani sotto Napoleone?

Qui non si tratta della tanto strumentalizzata polemica tra Trieste e Udine, dato che la proposta sul Friulano viene proprio da un Triestino, Illy, ma Triestino di ampie vedute, che gli permettono di non temere il “nemico”, che sia Friulano o Slavo, ma di cercare i punti di convergenza e di interesse comuni con il VICINO. Del resto, la prima proposta di frenare il decadimento del friulano era venuta proprio dalla sfidante di Illy alle Regionali del 2003, Alessandra Guerra, che ha avuto anche il merito di salvare all’ ultimo momento il Tedesco, pur sapendo che i voti dei tarvisiani germanofoni sarebbero andati ad AN.

Proposta “bipartisan”, quindi, che unisce sia nell’ appoggio che nella detrazione ambedue gli schieramenti e, qualunque sia l’ esito della diatriba, segnerà le sorti dell’ indipendenza culturale della nostra Regione.

E’ il segreto di Pulcinella che la cultura, quindi soprattutto la scuola, è una delle posizioni più ambite da chi medita un rovesciamento politico. Il PCI andava sempre a cercare assessorati da quella parte e nel mondo dei sindacati, Mussolini a Trieste, Gorizia, Trento e Bolzano per prima cosa fece tradurre cognomi e toponimi, simboli esteriori, per poi passare alla chiusura delle Chiese e delle scuole non italiane. Anche nei primi decenni di dominazione titina in Istria l’ uso dell’ Italiano era sceso a livelli impressionanti. La battaglia per o contro il Friulano non si esaurisce nell’ adozione o meno di una nuova lingua d’ insegnamento, ma è la cartina di tornasole per indicare fino a che punto la pluralità culturale della Regione sia intesa seriamente. Mi si obietterà che il bilinguismo in Friuli costa, ma tutto costa, anche la democrazia costa, anche le campagne elettorali costano, ma, checchè se ne dica, se non ci fossero, saremmo tutti molto più poveri dentro.

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7 commenti a Friulano a scuola

  1. Cips ha detto:

    …e un programma per STUDIARE, a scuola?

    (oh, intendiamoci, son d’accordo con il contenuto di questo articolo: rientra nel concetto che ho appena espresso)

  2. enrico maria milic ha detto:

    la distinzione tra dialetti e lingue è pretenziosa e discutibile. per me , punto di vista personale, ci si deve riferire sia a ‘italiano’ e a ‘friulano’ come ‘idiomi’: quindi ponendoli sullo stesso piano.

    e citando ancora una volta Max Weinreich: “A language is a dialect with an army and navy”

  3. Federica ha detto:

    Premesso che i miei sono friulani e premesso che credo fermamente nella difesa delle tradizioni, credo che introdurre l’insegnamento del friulano a scuola e’ una delle piu’ grosse cavolate mai sentite. Che si introduca un insegnamento di cultura e letteratura friulana, dove la lingua (o dialetto o quello che volete: i linguisti sostengono che non ci sono basi reali per distinguere l’una dall’altro, solo politiche)avrebbero un senso. Insegnarlo come materia? Intanto che mi dicano quale friulano, visto che il friulano varia moltissimo, come faranno rispetto al carnico, ancora diverso. E poi perche’? Il friulano non e’sotto la minaccia di scomparire: come tutte le lingue vive si evolve e alcune parole cadono in disuso: succede anche al triestino (ooops e’ solo un dialetto!)pero’ in Friuli, il friulano lo parlano quasi tutti.

    Il friulano e’ una degli idiomi (copio da Enrico Maria, che ha ragione) protetto nella regione: benissimo, lo si protegga, ma insegnarlo a scuola e farlo diventare lingua veicolare (se ho capito bene) mi sembra un delirio. I soldi che si dovrebbero investire in questo progetto (pare 5 milioni di euro) potrebbero essere spesi molto meglio. La mia amica maestra mi dice che a scuola tirano su tutto, fotocopie e carta igienica e mi si parla di friulano?

    Vogliamo dare cultura? E insegna cultura e letteratura friulana (mi ripeto, lo so)

    Infine, scusa Julius, non ti conosco, parlare di un attacco al friulano come testa d’ariete per futuri attacchi contro lo sloveno e il tedesco mi pare esagerato. Nessuno attacca il friulano, solo non se ne vuole l’insegnamento a scuola. Almeno nel modo proposto.

    Infine, il discorso dello sloveno e’ piuttosto diverso, il problema dello sloveno e’ nato da contesti storici molto particolari, non mi risulta che i friulani siano mai stati perseguitati perche’ tali…

    Federica

  4. Julius Franzot ha detto:

    @ Federica:

    1. Come puoi vedere in un mio commento ad un articolo successivo, ho cambiato la mia opinione iniziale sul Friulano “veicolare”.

    2. Continuo invece a classificare gli argomenti di chi al friulano è contrario in due categorie diversissime:

    La prima è quella di chi si chiede cose ragionevoli, tipo “che Friulano”, spese per assunzione insegnanti, se ci sono tutti i vocaboli per insegnare p. es. chimica in Friulano e cose del genere.

    La seconda, esemplificata dalle posizioni dell’ On. Menia, è quella tradizionale dell’ estrema destra, che nega qualsiasi identità “all’ interno dei Sacri Confini” che non sia quella italiana. Rileggiti le sue dichiarazioni a proposito (“disgregazione dell’ identità nazionale ed offesa ai sentimenti italiani della popolazione”) e osserva quello che da decenni Menia predica sugli Sloveni. Io mi riferivo solo a queste cose; le prime, in fondo quelle che riprendi tu, le considero preoccupazioni e domande legittime e fatte in buona fede.

  5. Luciano ha detto:

    Io non vedo tutti questi problemi. Se è indubbio che ci sono ancora dei punti da chiarire rispetto alla legge sul friulano, è anche vero che non si può prendere questo come scusa per aspettare ancora. L’Italia prevedeva già nel dopoguerra, nella sua Costituzione all’articolo n. 6, di tutelare “le proprie minoranze linguistiche con apposite norme”. Non si sa bene per quali motivi, ma fatto sta che ci è voluto oltre mezzo secolo solo per portare in Parlamento un disegno di legge a riguardo, che è stato oltretutto votato solo dal Governo che lo aveva proposto (ossia di centrosinistra), mentre l’opposizione o si è astenuta o ha votato contro (con una manciata di eccezioni). Tutti sanno che ASPETTARE fa male ad una lingua.

    Per quanto riguarda i problemi su QUALE friulano insegnare, vorrei fare notare che a suo tempo ci sono stati problemi anche su quale italiano, o quale tedesco insegnare. Un confronto serio, come quello che sta avvenendo adesso, ha portato a soluzioni in larga parte condivise.
    Mi pare in ogni caso che si stia dando troppo risalto a questa legge sul friulano, perchè è una legge che rientra negli alvei della 492/1999 e che l’Unione Europea da anni più o meno velatamente richiede. Penso anche che molti ancora non sappiano che L’Europa prevede il mantenimento del plurilinguismo e che anche a Strasburgo ci siano uffici che si occupano di lingue minoritarie come il friulano.

    A coloro che – come Menia – si scagliano tanto contro il friulano perchè “dialetto”, faccio notare che una lingua è un idioma (/dialetto) riconosciuto dallo stato: così è per l’italiano (che è una variante di toscano riconosciuta come ufficiale per il fatto che la nostra Costituzione sia scritta in italiano – non c’è infatti nessuna norma precisa a riguardo), ma anche per il friulano, il sardo, il ladino, ecc. (che sono riconosciute dalla già citata legge specifica del ’99 a livello italiano e da documenti specifici a livello internazionale.

    Io, residente in Val Canale e con antenati friulanofoni, slovenofoni e probabilmente anche germanofoni, non posso permettere che una delle mie madrelingue venga mandata a morire solo per paura di non si sa bene che cosa.
    Spero che chi ora è contro questa norma si renda conto, col tempo, che ci rende tutti in realtà più “europei” e questo perchè l’Unione Europea stessa punta ad un modello di sviluppo quale quello che questa legge si propone.

  6. Albery kyd ha detto:

    Per Federica
    Hai ragione: il triestino e un dialetto, ma della lingua veneta. La lingua veneta e riconosciuta dall’ UNESCO, e anche’essa dovrebbe essere protetta. L’insegnamento del friulano nelle scuole e essenziale per la sua sopravivenza. Un buon esempio e l’irlandese, che ha solo potuto sopravivere grazie al suo insegnamento nelle scuole.

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