28 Giugno 2007

Gli alpinisti Salvaneschi e Antonello scrivono dal Pakistan

Foto_salvaneschi "Siamo a Skardu… il grosso è fatto". Inizia così l’email inviata dal Pakistan dai due alpinisti goriziani, Ennio Antonello e Marco Salvaneschi, che si trovano in viaggio per raggiungere quota 8mila metri, sul Broad Peak. Ecco il racconto della prima parte dell’impresa che li vedrà impegnati nelle prossime settimane per portare gli stendardi del Cai di Gorizia e della Provincia in vetta ad una delle montagne più alte del mondo.
Come sempre il volo è stato lungo e noioso, ma soprattutto affaticante. Da Malpensa a Doha, e da li, dopo sei ore di attesa per la coincidenza a Islamabad. A Islamabad, l’impatto è subito stato tremendo: 45° con umidità altissima, …da impazzire. Fortunatamente in serata è venuto un nubifragio che ha abbassato la temperatura di una decina di gradi (ma ovviamente non l’umidità). In due giorni, correndo e sudando, abbiamo finito di preparare la roba, acquistato altri due bidoni per il trasporto del materiale, fatto la spesa, acquistato il cavo per la connessione del telefono satellitare al computer e una batteria a secco per la carica delle batterie di tutti gli impicci elettrici ed elettronici che abbiamo con noi, verificato se possiamo comperare una sim card con contratto pakistana per il telefono, preparare. A dire così, sembra cosa che si può fare tutto in un paio d’ore…

sono d’accordo con voi, ma non qui in Pakistan, dove ottenere qualsiasi informazione è difficile, con 45°, umidità al 90%, in un paese mussulmano di venerdì. Il 16 giugno, alle 5.30, con un pulmino, partamo alla volta di Chilas, attraverso la famigerata più che famosa KKH, ovvero Karakorum Highway.
La Karakorum highway, è sicuramente una delle opere fatte dall’uomo che può essere considerata una delle meraviglie della terra. Un migliaio di chilometri, che percorrono la valle del fiume Indo. La valle è, in lunghi tratti, una voragine profondissima sulla crosta terrestre, con le pareti scoscese, aride, dai colori che vanno dal giallo al marrone, sotto scorre l’Indo, impetuoso, dal colore grigio chiaro, che eternamente martella le sue sponde, per farsi una strada più diritta, un letto più comodo. A metà altezza, si trova  aggrappata (nel vero senso della parola) la strada. E’ una strada con delle buche con l’asfalto intorno (un po’ come tante a Gorizia), che in maniera spettacolare, tortuosa e spesso scavata a colpi di dinamite, si addentra nella valle. Nei sorpassi, il pulmino si avvicina spesso pericolosamente fino al ciglio della strada, duecento metri più sotto, l’Indo. E’ una strada che non perdona errori, disattenzioni, bravate o colpi di sonno… Viste le continue svolte poi, spesso i sorpassi avvengono in curva senza visuale. La maggior parte del gruppo passa il tempo dormendo, e probabilmente hanno ragione, inutile tenere l’adrenalina alta.
Quindici ore di autobus per arrivare a Chilas, ed il giorno dopo altre nove ore per arrivare a Skardu… siamo arrivati con il culo a forma di cubo. Oggi faremo pausa e riposo, anche perchè la KKH ha chiesto il suo tributo, e non sto parlando di sangue…. otto di noi hanno la diarrea (sul gruppo composto da 18 persone non è male come media), Marco ed io siamo stanchi, indolenziti ma tutto a posto.
Domani ci tocca un’altra sfacchinata, da Skardu ad Askoli, otto ore di jeep su una strada sterrata per poi finalmente iniziare la lunga camminata che ci porterà al campo base del Broad Peak… ma questa è un’altra storia.

1 commenti a Gli alpinisti Salvaneschi e Antonello scrivono dal Pakistan

  1. claudio ha detto:

    Scalare un 8000 con la diarrea…potrebbe essere un’alternativa alla pena di morte! 8|

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *