7 Maggio 2007

“Bene in Istria. Meno bene per la minoranza italiana di Fiume…”

Il Piccolo di sabato ha dedicato un articolo all’incontro tra i rappresentanti dell’Unione Italiana e del Comitato di esperti della Carta europea per le lingue regionali e minoritarie del Consiglio d’ Europa. Furio Radin, Maurizio Tremul e Orietta Marot hanno spiegato come, oltre a una serie di interventi generali utili per tutte le zone in cui sono presenti in Croazia dei cittadini di lingua italiana, i piu’ gravi problemi di tutela siano presenti a Fiume.

né in tribunale, né nell’ amministrazione cittadina e tantomeno in quella regionale, non vi è traccia dell’italiano. Unica nota positiva, l’ apertura di uno sportello nella questura fiumana a cui gli interessati possono rivolgersi in lingua italiana. Nonostante le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, a Fiume non è cambiato nulla. E dire che in riva al Quarnero opera la più grande e importante Comunità degli Italiani che abbiamo in Croazia.

Vedi tutto l’articolo di Andrea Marsanich, “Minoranze in Croazia: maggiori tutele”

Aggiornamento: la Voce del Popolo dello stesso giorno dedica un articolo ancora piu’ esauriente al tema, con particolare attenzione ai problemi delle scuole italiana. E spiega che non e’ solo Fiume il nocciolo delle preoccupazioni, ma tutta la Contea Litoraneo Montana, cioe’ quella dove sono presenti anche Abbazia, Cherso e Lussino:

rispetto al rapporto del Comitato di esperti del Consiglio d’Europa di due anni fa, nessun progresso sia stato compiuto a Fiume e nella Contea litoraneo-montana in genere: di bilinguismo non c’è nemmeno l’ombra né nei Tribunali, né nell’amministrazione pubblica.

Vedi tutto l’articolo di Dario Saftich “Bilinguismo, «servono passi avanti»”

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6 commenti a “Bene in Istria. Meno bene per la minoranza italiana di Fiume…”

  1. barut giuliana ha detto:

    attendo notizie da maurizio tremul grazie giuliana barut

  2. Fabrizio ha detto:

    Il cuore mi dice che a questi problemi c’è un’unica soluzione: riprendiamoci l’Istria, Fiume e Zara.
    La mente mi suggerisce di prestare la massima attenzione ai nostri connazionali delle terre irredente seguendo l’esempio della Germania che con la diplomazia e con altri mezzi ha buttato giù un muro che separava in’intera nazione.

    Fabrizio

  3. Marisa ha detto:

    ……scusate…..ma lo sapete che in Consiglio regionale, a Trieste, la maggioranza che sta governando la nostra regione disconosce i dialetti di lingua slovena della provincia di Udine e – andando contro ogni logica e scienza linguistica – vorrebbe considerare questi DIALETTI della lingua slovena…..”LINGUE” CHE NULLA HANNO A CHE FARE CON LA LINGUA SLOVENA?
    Prima di andare a vedere cosa succede in Croazia, perchè non date una occhiata a cosa combina il nazionalismo italiano?

  4. Julius Franzot ha detto:

    Io vedo una fondamentale differenza: la riunificazione tedesca si è spinta solo fino all’Oder, cioè in una regione abitata in gran prevalenza da tedeschi, seppur con decenni di comunismo alle spalle.
    Il paragone sarebbe più calzante con Istria, Fiume e Dalmazia da una parte, e Slesia, Pommern e Ostpreussen dall’altra, tutte terre in cui c’è OGGI una larga maggioranza di popolazioni slave.

  5. Marco ha detto:

    L’Istria, politicamente, non tornerà mai piu’ italiana. La speranza di mantenere vive la nostra lingua e la nostra cultura risiedono nell’Unione Europea. L’Istria slovena è già una unità territoriale, economica e culturale con l’ex Venezia Giulia e l’Italia (e, direi, anche con il resto dell’ex Impero Austro Ungarico). Se la Croazia aderisse all’UE e all’unione monetaria l’Istria tornerebbe, finalmente, unita.

  6. quod ha detto:

    x marco:
    non c’è bisogno dell’UE…in istria l’italiano si usa come il croato…anzi ci sono alcuni posti dove la gente parla solo l’italiano (anzi,l’istriano-veneto)…ma poi a che pro preservare la cultura di una minoranza italiana che in Italia viene considerata extracomunitaria???

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