Il Piccolo di sabato ha dedicato un articolo all’incontro tra i rappresentanti dell’Unione Italiana e del Comitato di esperti della Carta europea per le lingue regionali e minoritarie del Consiglio d’ Europa. Furio Radin, Maurizio Tremul e Orietta Marot hanno spiegato come, oltre a una serie di interventi generali utili per tutte le zone in cui sono presenti in Croazia dei cittadini di lingua italiana, i piu’ gravi problemi di tutela siano presenti a Fiume.
né in tribunale, né nell’ amministrazione cittadina e tantomeno in quella regionale, non vi è traccia dell’italiano. Unica nota positiva, l’ apertura di uno sportello nella questura fiumana a cui gli interessati possono rivolgersi in lingua italiana. Nonostante le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, a Fiume non è cambiato nulla. E dire che in riva al Quarnero opera la più grande e importante Comunità degli Italiani che abbiamo in Croazia.
Vedi tutto l’articolo di Andrea Marsanich, “Minoranze in Croazia: maggiori tutele”
Aggiornamento: la Voce del Popolo dello stesso giorno dedica un articolo ancora piu’ esauriente al tema, con particolare attenzione ai problemi delle scuole italiana. E spiega che non e’ solo Fiume il nocciolo delle preoccupazioni, ma tutta la Contea Litoraneo Montana, cioe’ quella dove sono presenti anche Abbazia, Cherso e Lussino:
rispetto al rapporto del Comitato di esperti del Consiglio d’Europa di due anni fa, nessun progresso sia stato compiuto a Fiume e nella Contea litoraneo-montana in genere: di bilinguismo non c’è nemmeno l’ombra né nei Tribunali, né nell’amministrazione pubblica.
Vedi tutto l’articolo di Dario Saftich “Bilinguismo, «servono passi avanti»”
attendo notizie da maurizio tremul grazie giuliana barut
Il cuore mi dice che a questi problemi c’è un’unica soluzione: riprendiamoci l’Istria, Fiume e Zara.
La mente mi suggerisce di prestare la massima attenzione ai nostri connazionali delle terre irredente seguendo l’esempio della Germania che con la diplomazia e con altri mezzi ha buttato giù un muro che separava in’intera nazione.
Fabrizio
……scusate…..ma lo sapete che in Consiglio regionale, a Trieste, la maggioranza che sta governando la nostra regione disconosce i dialetti di lingua slovena della provincia di Udine e – andando contro ogni logica e scienza linguistica – vorrebbe considerare questi DIALETTI della lingua slovena…..”LINGUE” CHE NULLA HANNO A CHE FARE CON LA LINGUA SLOVENA?
Prima di andare a vedere cosa succede in Croazia, perchè non date una occhiata a cosa combina il nazionalismo italiano?
Io vedo una fondamentale differenza: la riunificazione tedesca si è spinta solo fino all’Oder, cioè in una regione abitata in gran prevalenza da tedeschi, seppur con decenni di comunismo alle spalle.
Il paragone sarebbe più calzante con Istria, Fiume e Dalmazia da una parte, e Slesia, Pommern e Ostpreussen dall’altra, tutte terre in cui c’è OGGI una larga maggioranza di popolazioni slave.
L’Istria, politicamente, non tornerà mai piu’ italiana. La speranza di mantenere vive la nostra lingua e la nostra cultura risiedono nell’Unione Europea. L’Istria slovena è già una unità territoriale, economica e culturale con l’ex Venezia Giulia e l’Italia (e, direi, anche con il resto dell’ex Impero Austro Ungarico). Se la Croazia aderisse all’UE e all’unione monetaria l’Istria tornerebbe, finalmente, unita.
x marco:
non c’è bisogno dell’UE…in istria l’italiano si usa come il croato…anzi ci sono alcuni posti dove la gente parla solo l’italiano (anzi,l’istriano-veneto)…ma poi a che pro preservare la cultura di una minoranza italiana che in Italia viene considerata extracomunitaria???