Nell’ambito di una discussione contro Riccardo Illy all’interno della mailing list del Comitato Contro il Corridoio Cinque, gli stessi aderenti della lista hanno riportato un dibattito in cui Illy si schiererebbe a sfavore della presenza delle basi militari statunitensi non solo in Europa, ma anche in Italia e nello stesso Friuli – Venezia Giulia.
Illy… ha detto… la penso esattamente come Sergio Romano…
(ed ecco lo stralcio della risposta di Sergio Romano in questione, indirizzata ad un lettore del Corriere della Sera)…
“La base di Ederle fu creata all’epoca della guerra fredda, quando Italia e Stati Uniti avevano un potenziale nemico e la Nato doveva attrezzarsi ad affrontare nel miglior modo possibile una eventuale minaccia. Qual è il nemico comune oggi? Se è il terrorismo islamico, siamo certi che gli
Stati Uniti siano disposti a tenere conto, nel momento in cui decidono di colpirlo, del nostro giudizio e delle nostre valutazioni? Avremo voce in capitolo nell’uso della base o saremo semplicemente costretti a leggere sui giornali che gli aerei americani di Ederle 2 hanno utilizzato il nostro territorio, qualche ora prima, per una operazione militare?…..”
[qua riprende il commento fatto da un’utente della mailing list] La conclusione naturale che ha fatto Silly è che non serve raddoppiare la base ma, anzi, bisogna pensare a chiudere le basi in Europa. Al che, davanti a tale “sorprendente” dichiarazione gli ho chiesto con grande innocenza: e allora chiudiamo anche Aviano?!?!? Al che Lui ha annuito con la testa
eeeh?
Ma dove sta, scusa, questa “bomba”? Il link…
ehhh
devi essere iscritto alla mailing lisst
se vuoi ti mando quel msg!
p.s.
il dibattito a cui ci si riferisce nel messaggio e’ la presentazione del libro “La rana cinese” di Riccardo Illy – Libreria Rinascita di viale San Marco 29, a Monfalcone- tenutosi Venerdì alle ore 18. L’incontro è stato presentato dal Presidente del Consorzio culturale del Monfalconese Tiziano Pizzamiglio
dove è la notizia?
Ma, davvero, chi è che credeva di sapere quale sia il pensiero di Riccardo Illy a proposito? Prendere posizioni anche solo di leggero dissenso dai diktat statunitensi non è alla portata di nessun uomo di potere italiano in questo momento. Anche solo questo breve accenno può costare molto caro. Possibile che a nessuno venga mai in mente che la verità è altrove in senso positivo? siamo davvero sempre e solo pronti a pensare peggio? questa, e non altre, è stata la vera influenza di Andreotti e Cossiga in un paese del centro europa che ha cessato di esistere alcuni decenni fa. Non si riparte senza superare il pregiudizio, forse possiamo contare solo su chi non ha più una carriera davanti come Sergio Romano?
non capisco bene ne’ il commento di diego ne’ di valerio – forse studio troppo o inizio a esser vecio
mi sembra che una comunicazione politica di illy che trasmetta un messaggio del tipo “IO SONO IN CONTROLLO DELLA SITUAZIONE E VOGLIO AVERE IL CONTROLLO DI TUTTE LE COSE CHE ACCADONO NEL GIARDINO DI CASA MIA” non sia affatto un qualcosa di scontato.
il perimetro della regione fvg o, forse, dell’euroregione come obbiettivi di luoghi realmente governabili non puo’ che dare una sensazione positiva all’uomo/donna comuni. questi sono quelli che vedono la politica come il luogo della crescente non-decisione e come una vecchia arcaica soluzione alla gestione degli ingovernabili flussi dell’economia e dell’identita’ – flussi che oggi sembrano piu’ stare negli uffici marketing di new york o nei centri di potere a pechino, che in piazza oberdan in consiglio regionale o a montecitorio.
in parole povere, illy mi sembra che dia certezze alla donnaa e all’uomo medio. e queste certezzee vanno bene anche per me, e.m.m.
mi sembra d’altra parte che la nostra analisi, su bora.la intendo, dell “euroregione come prospettiva” abbia le gambine corte. non tanto per lo strumento e la sua cultura collettiva blogghesca, che mi sembra stia ingranando come routine, ritmo e qualita’, quanto per il ventaglio di argomenti che e’ legato forzatamente ai background di chi ci scrive. tutti noi siamo troppo interessati ai pipponi sulla cultura, la storia e l’antropologia dell’homo euroregionalis ma sappiamo poco o niente su quello che costui fa nella sua vita quotidiana (come si diverte, che film e che discoteche freqquenta cosi’ per dirne due) o su come, ancora piu’ interessante, si guadagna da vivere…
Chiedo dove sia la notizia perchè: 1. nè un cenno del capo, nè un cenno del Capo sono dichiarazioni, o fatti. 2. Illy ha sempre avuto ( nei fatti e nelle dichiarazioni ) una posizione di autonomia decisionale e territoriale spiccata ( caso quasi perfetto di sovrapposizione di carattere e scelte politiche ) 3. Siamo in campagna elettorale.
Quanto alla tua osservazione su bora.la: io non vedo l’euroregione come prospettiva, ma come naturale esito. Bora.la potrà registrarne / approfondirne il processo solo se saprà dotarsi di mezzi adeguati. Ugh.
ps. “An extremely quiet child” they called you in your school report..”
pps. Diego coglie un punto chiave quando segnala la diffusa (eufemismo) incapacità di saper ben leggere (dunque ben scrivere, dunque ben pensare) che domina sia i maliziosi che i ben intenzionati. Più pericolosi i secondi, ahime… Ma, amico mio, sospendi la tua fiducia in Sergio Romano: è (perlomeno) sospetta…
Scusa Enrico, mi pare in effetti, come sempre, di non essere ben comprensibile. Verissimo infatti che i ben intenzionati siano i più pericolosi, a seminare tensioni siamo buoni tutti.
Provo a riformulare: qui, adesso, in fatti, pensieri, parole ed opere siamo immersi in una subcultura della falsa informazione, che genera, anche tra di noi, quello che vuole: malintesi e perfino false certezze. Riccardo Illy ha un fronte di resistenza di fronte che non si può sottovalutare, proprio nel momento in cui è l’unico a sostenere un’alternativa a:
la politica come il luogo della crescente non-decisione e come …. (scusa la citazione ma è perfetta!)
Non credo che Riccardo Illy intenda trasmettere certezze, ma speranze si, ed è il massimo che possa fare da solo, tenterò di analizzare qui il suo pensiero meglio che posso.
Invece, amico mio, mi devi spiegare la differenza fra cultura, storia e antropologia e quello che facciamo nella vita quotidiana, come ci divertiamo, che film e che discoteche(?!)frequentiamo, come ci guadagnamo da vivere. Invito davvero tutti quanti a dare una versione.
ps Giuro di non avere speciale fiducia in Sergio Romano o Giorgio Bocca o altri la cui carriera è finita e non devono più difendere il proprio posto di lavoro. Solo che mi sembrano gli unici che possono davvero dire quello che pensano. (davvero grazie Valerio)
Nella attuale querelle sulla vecchiezza della classe dirigente, la questione sul ruolo ed il compito dei fuori carriera ( perchè marginali e/o indipendenti ) acquista una rilevanza determinante. Resta il problema del rumore di fondo che disturba, confonde, copre l’ascolto. Segnalo a questo proposito “Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero” (Garzanti, 11 euro), di George Steiner, gran vecchio maestro d’esercizi vitali. Trascrivo la quarta di copertina:
“ Se i nostri processi di pensiero fossero meno urgenti, meno vividi, meno ipnotici (come negli accessi di masturbazione e nei sogni ad occhi aperti), le nostre costanti disillusioni, la grigia massa di nausea nascosta nel cuore dell’essere, sarebbero meno invalidanti. I crolli mentali, le evasioni patologiche nell’irrealtà, l’inerzia del malessere mentale potrebbero essere, essenzialmente, tattiche contro la disillusione, contro l’acido della speranza frustrata. Le correlazioni fallite tra il pensiero e la sua realizzazione, tra ciò che abbiamo concepito e le realtà dell’esperienza, sono tali che non potremmo vivere senza speranza – Coleridge: “ Il lavoro senza speranza spilla nettare in un setaccio, / e speranza senza oggetto non può vivere ” – né superare il lutto, la beffa che accompagna le speranze tradite. “Sperare contro ogni speranza” è un’espressione forte, ma che riconosce, in definitiva, la rovina che il pensiero getta sulla conseguenza ”
(Per chi ne volesse sentir parlare: Circolo della Lettura, venerdì 16 – ore 17.30, Auditorium del Revoltella, Trieste.)
un cenno del capo o un non-cenno del capo invece penso facciano una bella differenza. non e’ che comunichiamo solo con le parole, no? certo, l’azione esplicita di mandare un comunicato stampa sul tema o di fare una bella dichiarazionona di fronte a una platea di riconosciuti giornalisti e’ un’altra cosa, ma pur sempre illy vive nel nostro mondo di sguardi, cenni, assensi e dissensi realizzati anche col nostro corpo. o no?
la euroregione e’ un esito o una prospettiva? diciamo che e’ un tema va, e che l’influenza delle parole scritte o delle discussioni non-scritte puo’ essere grande. a tal proposito la vostra critica sulle possibili esplicite e scritte interpretazioni di illy, dell’euroregione, ecc. ecc. mi sembra che dica qualcosa come: “stiamo attenti a non sovraccaricare di significati quel poco che puo’ permettersi di dire/fare illy”. giusto (se ho ben capito quello che volete dire). pero’ qualche significato (significato giusto o sbagliato e’ una differenza utile ai tuoi fini) qualcuno dovra’ pure mettersi a scriverlo. o ci bastano i cenni di illy e le 32 pagine del piccolo? forse, tragicamente, si’.
e questo mi permette di ritornare al senso di bora.la e alle differenze tra storia, antro, cultura ‘alta’ in genere e la vita reale delle persone.
bora.la e’ come se fosse il terreno di scrittura di qualcuno che sta nel suo ufficietto a leggersi libri (accademici o saggistici di storia, antro, cultura alta…), racconta la sua visione su quello che gia’ altri hanno detto/scritto e poco piu’.
invece la vita e le pratiche (discotecare, imprenditoriali) e’ la fuori. “truth is out there”, come dice bart simpson.
quindi direi che o riusciamo a trovare gente che racconta ANCHE la verita’ la fuori oppure… ?
quindi:
– perche’ non c’e nessuno che prende la sua macchina fotografica o la sua videocamera e riprende/intervista quello che la gente dice fa, come sopravvive? (quello che un po’ mi sembra faceva luxa, no)
Mi sembra che la discussione si sia spostata fuori tema (Illy). Per quanto riguarda Riccardello, con tutta la simpatia e la stima che notoriamente ho per lui, mi sembra che uno che 2 anni fa si sia fatto fotografare pagliacciato da Top Gun ad Aviano non sia molto credibile se accenna a “Yankee go home!”.
Per quanto riguarda la conoscenza reciproca nell’ Euroregione, penso che dovremmo rimboccarci le maniche, più a fatti che a parole, e veramente tentare di entrare nella vita quotidiana dei nostri vicini. Se non li comprendiamo, la via è una sola: studiare! Un po’ meno House e Hip-Hop e più studio delle lingue, come fanno in Carinzia, Istria e Slovenia, anche in Friuli. Inutile piangerci addosso, se siamo i primi a continuare mentalmente sul tema “nela patria de Roseti no se parla che taliàn”.
Trieste sta soccombendo nella sua provincialità, nel suo credere che le dinastie locali siano qualcosa con valore, che contino solo “gli amici di sempre”, in genere vecchi bacucchi o figli incapaci.
Senza andare tanto lontano, provate a passeggiare per Lubiana (lungofiume) in una sera d’ estate e vedrete la differenza tra una città fossile ed una vitale!