Rivedere il piano industriale di Iris, incentivare economicamente i comportamenti virtuosi dei cittadini, redigere un nuovo piano regionale che affronti il tema-rifiuti in un’ottica complessiva e bloccare la riapertura degli inceneritori. Sono queste le proposte del sindaco di Medea, Alberto Bergamin, sollecitato nell’ultimo consiglio comunale a intervenire sulla questione-immondizie. "Fino a due anni fa i nostri rifiuti finivano quasi tutti in discarica. Discarica di Pecol dei Lupi che ormai è in via di esaurimento ed inceneritori che sono stati nel frattempo chiusi a furor di popolo. Da qui la scelta della raccolta differenziata che non è in discussione, a meno che chi propone altro abbia anche il senso di responsabilità di indicare i siti della nuova discarica e del nuovo inceneritore, se non si vuole riattivare quello di Gorizia, per i quali Medea conferma sin d’ora l’assoluta indisponibilità". E le parole del sindaco vengono confermate dai risultati concreti ottenuti nel comune di Medea che può vantare una percentuale di differenziata pari al 69%.
"Quello che semmai può essere oggetto di discussione è l’organizzazione del servizio, non il sistema. Un’organizzazione che va tuttavia verificata in termini di efficacia ed economicità di gestione – commenta il sindaco Bergamin -. Oggi a Iris serve un nuovo piano industriale dopo che quello attuale si è dimostrato inidoneo. Serve soprattutto, a fronte del comportamento virtuoso tenuto dalla popolazione, una netta inversione di tendenza ed un cambiamento nella gestione per assicurare un effettivo miglioramento del servizio, sia in termini operativi che in termini economici. Credo sia necessario avviare una nuova iniziativa di ascolto della popolazione per sentirne le opinioni e gli eventuali suggerimenti. Concludo ribadendo la mia ferma convinzione che è giunto il momento di riscrivere il piano regionale dei rifiuti – ribadisce il primo cittadino – visto che quello che facciamo a Gorizia ha effetti anche a Udine e viceversa. Quanto successo con l’incendio dell’impianto di Rive d’Arcano o con il sequestro delle linee del termovalorizzatore di Trieste dimostra che la regione deve essere considerata come un bacino unico di gestione dei rifiuti".
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