Fa davvero una strana impressione, per un triestino, provare a parlare delle foibe. Perché qualunque cosa si decida di dire, si sa già che verrà deformata sotto la lente dell’appartenenza, etnica o politica che sia.
E non è affatto una sorpresa, perché il primo a fare un’idiozia del genere sono proprio io. Del resto, come pretendere di restare imparziali di fronte ad una storia che non è mai stata una, ma tante quanti sono i partiti, le singole fazioni, o perfino le memorie individuali.
Trieste, si sa, è una città schizofrenica. Credo che la sua malattia risieda nella vocazione a rinnegare la propria natura. E’ una città di mare, un porto franco, un crocevia come pochi altri al mondo. O, perlomeno, lo è stato finchè non s’è provato a cristallizzare la sua immagine, a bloccare quel continuo fluire di genti che caratterizza, da sempre, un luogo di scambio. Finchè, insomma, i vari nazionalismi non hanno cominciato a disputarsela.
Trieste non è italiana, non è mai stata slovena o croata, figurarsi austriaca. E’ un po’tutto questo, ma anche molto greca, ebraica, serba, bosniaca, turca, ungherese e chi più ne ha, più ne metta. E’, o dovrebbe essere, un tutto che è più della somma delle singole culture, giusto per non essere retorici. E invece, la sua complessità viene sempre spezzettata, a vantaggio di sotto-culture tanto limitanti quanto faziose.
E’ evidente che l’impossibilità di trovare una visione condivisa sulle foibe e, se dio vuole, di superarle nasce da questa contrapposizione. Certo, conta pure il silenzio decennale della politica, Pc in testa. La volontà della Dc di non urtare Tito il non allineato. L’intenzione dei post-fascisti di rifarsi una verginità su questa tragedia. Una serie di interessi superiori che sono piombati sulla regione, scompigliando le carte e tracciando confini incerti ed arbitrari.
Capita così che a commemorare gli infoibati, collaborazionisti o meno che fossero, sia Napolitano, ovvero uno dei migliori interpreti dei silenzi del Partito Comunista. E capita pure che ci si vergogni a dirlo, perché lo stesso concetto è riportato su decine di manifesti di Forza Nuova appesi per la città, in cui la scritta comunista è di un bel rosso pulp che gronda sangue. A dirlo, si fa il loro gioco. A non dirlo, pure.
Perché, se proprio vogliamo, uno dei tanti paradossi di Trieste è che la sinistra, riconoscendo le proprie colpe, ha perso la possibilità di negoziare una visione storica condivisa. E’ stata, come dire, un’ammissione unilaterale, a cui non ha fatto seguito il riconoscimento, da parte della destra triestina, delle responsabilità dell’Italia fascista nella catena degli avvenimenti. E allora via, che chi revisiona gode. Dimenticate le mire espansioniste del nostro governo già dalla Pace di Versailles, figurarsi l’invasione nazifascista della Jugoslavia, ché tanto gli ustascia non li abbiamo mica addestrati noi.
E se per caso qualche jugoslavo ci ha rimesso la pelle, vuol dire che se l’era cercata. Esattamente come è riduttivo e pericoloso il tentativo di alcuni di riportare l’occupazione e la repressione titina esclusivamente alle necessità della politica internazionale.
Ma insomma, il vero problema non è la politica, o almeno non solo. E’ la nostra schizofrenia. E’ la volontà di dirci solo italiani, anche se di cognome si fa Iurincich o Biloslavo. E’ soprattutto questo che ha fatto delle foibe una voragine di silenzi, manovre e complicità.
La politica ha le sue responsabilità evidentissime. Ma queste non sono altro che un nuovo malanno per un paziente già compromesso. Se qualcuno avesse dei dubbi, potrebbe pensare ad un fatto curioso di poche settimane fa. Delle persone ignote hanno tappezzato la città con finte locandine del Piccolo, nelle quali si annunciava l’intenzione di tradurre alcune pagine del giornale in sloveno. E il Piccolo, che è sì vicino al centro-sinistra ma pure orgogliosamente italiano, cosa fa? Anziché cogliere al balzo il suggerimento per rilanciare un giornale asfittico quanto la realtà locale, minaccia querele contro i suoi potenziali salvatori. E viva là e po’bon…
troppo vero…penso che trieste non si libererà mai del suo destino di “preda succulenta per nazionalisti”. E questo porta con sè una marea di conseguenze…
Finchè certe teste vuote continueranno a riservare per Trieste l’ aggettivo “italianissima”, che sarebbe molto più appropriato, che ne so, per Bari o Siena, sarà anche difficile far aprire i triestini verso l’ Euroregione. E’ la mentalità della Debegnac e delle ragazze di Trieste, del, “andemo, femo!” (e tutti poi in poltrona).
Ritornato a Trieste nel 1996, dopo 19 anni di assenza quasi totale, mi resi immediatamente conto di essere in una buia provincia: contavano solo “gli amici di sempre”, gli altri erano “zente nova”, da ignorare, era incredibile che uno non conoscesse gente tipo Gambassini, Spadaro o Menia, sicuramente oggetto di venerazione fino in Australia.
La Slovenia era il posto dove “se andava” a fare benzina e la spesa, ora identica all’ alto Carso e Istria, pochissimi che si siano spinti fino a Lubiana e che l’ abbiano visitata con un minimo di cura. L’ Austria è il paese per “andar a magnar luganighe e capuzi e comprar i ciocolatini de Mozart”. Ora vanno anche a “Klein” in terme.
Veneto? beh, sì, i colombi de piaza San Marco, ma nessuno che si sogni di andare alla Biennale, considerata un qualcosa di satanico e immorale.
Io confronto l’ apertura ai vicini di Slovenia e Carinzia (anche del Friuli) e mi chiedo se Illy si rende conto che prima di fare gli ultimi passi per l’ Euroregione, deve cambiare profondamente le teste dei triestini, cominciando pure dal Piccolo.
A proposito, sul Piccolo non si sa mai nulla sui concerti nei palazzi veneziani, sul Festival di Lubiana, sull’ Arena Falkenstein, e nemmeno che ci si può vedere Sevilski Brivec (Il Barbiere di Siviglia) a Vipava per soli 10 Euri.
Euri, si, a Trieste se ga sempre dito Euri, anca zia povara la contava i Euri scapando de Visinada…
julius… fantastico ritratto
; )
condivido l’indignazione per l’incapacita’ del piccolo di raccontarci cosa succede , non dico a venezia (xe’ due ore de treno, sa!) ma per lubiana… che xe 45 minuti de macchina… ed e’ pur sempre una capitale europea
Pazzesco, dir che trieste nn xe austriaca xe come mollar un cagon e nn tirar l’acqua eh…Ma cio, la storia non xe difficile de capir, quattronzento anni de impero asburgico, con tedesco come lingua ufficiale, porto franco, grande libertà di pensiero e de culto, l’Austria ga fatto naser trieste dalla merda, la ga portada a esser una città prosperosa cazo, poi xe rivada Italia e xe nda tutto in stramerda, xe rivadi i esuli e xe nda ancora piu in merda, e poi xe rivado Dipiazza che, lui esuli xe una combinazion micidiale…
Diria che a ts no servi ne destra ne sinistra, ma comunisti, i unici che considera anche la voxe dela minoranza slovena giustamente. Mi ve digo solo che go la cojonera piena de sentir pianzer i esuli i morti delle foibe (qualche innocente ghe sarà pur andado de mezzo eh) e dir che xe sta una pulizia etnica (vaffanculo, iera solo politica de mezzo) de 40 GIORNI, scolteme cio, fascisti xe stadi 20 ANNI in carso a compier atti de terrorismo contro gente INNOCENTE, povere persone slovene che nn c’entrava un cazzo coi socialisti, eppur xe stadi mazadi, quindi…basta dir cagade de parte, semo obiettivi, ricordemo ANCHE e SOPRATTUTTO i morti della minoranza slovena, dopotutto Trieste ga l’obbligo de ricordarli.
Una cosa che mi ha stupito, arrivando a Trieste, oltre la retorica patriottica che non esce oltre Duino, è stata la famosa frase “no se pol”.
Mi ha fatto pensare a ciò che succede a Venezia, dove vige la contrapposizione tra il “partito del fare” e quello del “non fare”. Tipica fu la vicenda dell’Expo 1992, voluto e sostenuto da De Michelis e contrastato dall’allora Pci. Alla fine il governo Andreotti ritirò la candidatura; ma fu una stagione di dibattiti a livello altissimo, con convegni internazionali dall’una e dall’altra parte, con la creazione di un’associazione pro presieduta da Giuseppe De Rita, che prosegue ancora la sua attività culturale.
A Trieste nulla di tutto questo. Altroché dibattiti: qui è lo spreco delle idee inutili. Qui c’è un rudere chiamato magazzino dei vini, la Crt lo acquista perché i suoi referenti di centrodestra hanno l’idea di un centro congressi. Tanto squillar di trombe, e dopo un mese vien fuori che… il centro congressi non si fa! Cambio idea: c’è già la Marittima (ma va?).
Così per il mercato ortofrutticolo: via da Campo Marzio, il sindaco tuona che si farà a Fernetti… no, a Longera… no, a Zaule.
Parole in libertà. Nient’altro.
lorenzo:
250 mila persone obbligate con l’intimidazione e talvolta con la violenza ad andare via da casa, dal proprio paese, dalla propria citta’ e dalla propria regione non mi sembra una cosa da poco.
mentre le foibe lasciano molti dubbi di interpretazione sull’identita’ dei morti, il contesto bellico e di rappresaglia e reazione al ventennio fascista, credo che sulla tragedia dell’esodo non ci siano dubbi ne’ storici ne’ politici.
quindi il tuo discorso mi sembra piuttosto di parte e fazioso.
Di parte? ovviamente, bisogna dare voce anche a quell’episodio chiaramente, tragedia cmq è un termine forte, usato veramente in modo improprio. Io ti dico solo che MOLTI sono rimasti in Istria a vivere e fidati che sono vissuti cmq, quelli che ora sono in Istria sono VERI ISTRIANI, quelli di Trieste sono ESULI e nn saranno MAI TRIESTINI.
beh, immagina che domani arriva un governo straniero che fa sgomberare l’80-90% degli abitanti di Trieste dalla citta’ e fa in maniera tale che questi debbano emigrare da tutta altra parte. questo e’ quello che e’ accaduto agli esuli e l’80-90% e’ una stima di vari storici, non mia. in sostanza vuol dire che una comunita’ e’ stata cancellata, sparpagliata, dispersa.
non occorrono certo gli esuli dall’ex jugoslavia per spiegare che l’esodo e’ qualcosa di profondamente traumatico e quindi tragico. se non vogliamo ricorrere alla bibbia e all’esodo ebraico (che ha avuto una CERTA influenza sull’immaginario euro-americano per non dire italico), ci sono decine di esodi forzati e dolorosi che costellano la storia recente. gli hutu e i tutsi, i cubani, le vittime della pulizia etnica durante le guerre balcaniche degli anni ’90 e potrei continuare a lungo, molto a lungo.
rispetto a quello che dici, poi:
– la conseguenza e’ che in istria, dalmazia e quarnero dopo gli eventi della seconda guerra e degli anni successivi, sono rimasti la’ solo il 10-20% della popolazione di lingua italiana. sono veri istriani? boh, non capisco bene cosa voglia dire ‘vero’ e perche’ poi categorie come ‘vero’, ‘falso’ o ‘autentico’ si debbano applicare o non applicare agli esuli o ai rimasti. mi sembra un dibattito che lascia il tempo che trova, francamente
– idem per chi e’ o dovrebbe essere ‘veramente’ triestino.
e poi, cosa cambia e a chi, se siamo veri triestini, istriani, dalmati, quarnerini, o italiani?
perche’ ci interessa definirci cosi’?
e a chi interessa definirci cosi’?
quelle sono le domande…
e, brevemente, una delle risposte e’ che, certamente, e’ a gente come menia interessa definire per bene chi e’ veramente italiano.
Mah, guarda, basta sentirmi triestino per stare bene, ma cmq poi io sono individualista di mio, quindi mi interesso degli altri fin a un certo punto; il problema è che ormai Trieste è NIENTE, a tutto cio grazie a chi vota Dipiazza (molti sono della comunità esuli di Trieste eh)
ci sono anche gli esuli che votano a sinistra se e’ per quello… (vedi marino vocci, gia’ sindaco nell’altipiano)
il problema e’ chi strumentalizza il dolore degli esuli, non gli esuli e il loro dolore, me par…
se perdessimo meno tempo a parlar de foibe e chi xe’ triestin o italian, forsi parlassimo piu’ de come crear lavoro, cultura, sopravvivenza. invezze…
Ma vara, mi finchè parlo sto sto blog fidite che non perdo tempo eh, dighelo piuttosto a quei che xe in Amministrazion de pensar a lavorar inveze che pikkarsela per ste robe…
Fin quando la gente comune parla e se scalda per ste robe ghe sarà sempre un qualche politico che ghe marcerà sora zercando voti e consenso.
Sara ora de finirla un poco tuti. Il silenzio consapevole podessi esser la miglior forma de rispeto per el dolor de tuti quei che ga vissudo quel periodo, da una parte e dal’altra. In fondo xe stadi tuti vittime de un secolo bastardo che ga rovimnà la vita coi sui nazionalismi (talian e slavo) e coi sui totalitarismi (fascista e comunista).
Quel tempo, se Dio vol, xe finido… Guardemo avanti?
E allora, Lorenzo…
Permettimi di dire che, in quanto a cagoni lasciati là, non sei secondo a nessuno. fai l’errore della parte più miope della sinistra, che vede nel riconoscimento delle foibe uno sminuimento dei crimini fascisti. Nessuno nega le responsabilità dei nostri nonnetti. Sono il primo a dire, dall’alto della mia ignoranza, che le foibe si inseriscono in un quadro ben più complesso, in una catena causa-effetto che, a quanto pare, non è stata ancora spezzata. E in cui le responsabilità italiane sono le più pesanti. Ma questo non mi autorizza a negare o, peggio, giustificare la natura criminale dei 40 giorni, e ben oltre per chi stava nella zona B. Ma come cazzo fai a dire che xé rivai i esuli e se gà smerdà tutto? O che non ne puoi più di sentirli piangere? Porca puttana, mica son venuti per farsi una gita. Se ti cacciassero a calci in culo da casa tua, non saresti un po’agitato? Fammi capire, sei il nuovo Gandhi, forse?
E i tuoi discorsi sulla triestinità… Ma come fai a definire un triestino? Ti prego, illuminaci: dicci le 10 caratteristiche di ogni buon triestino, e poi facciamo un bell’assessorato alla triestinità.
Per rispondere a Cenerentola82: sarebbe bello poter fare così, niente da dire. Ma non è possibile, perchè è bastato un articoletto del cazzo come il mio per far rizzare in piedi i puristi della via triestina la comunismo. E chissà se bora.la lo visitasse pure qualche fascistello… E, permettimi, non sarebbe nemmeno giusto: mi fa paura parlare di verità storica, perchè sappiamo tutti che è solo la verità dei vincitori. Però è un nostro dovere cercarne una, magari più personale. E’banale, retorico, tutto quello che vuoi. Ma se, un giorno, dovessi finire in qualche posticino ameno del tipo foibe, lager ecc, non poteri tollerare un discorso simile. Perchè è lo stesso che ha permesso a Pinochet di morire nel suo letto. Ai fascisti di essere riciclati nell’amministrazione repubblicana. Ai falangisti di tenere le statue di Franco in piazza. Non posso accettare nessuna riconciliazione, se questa è il presupposto per lo sdoganamento dei criminali. E poi, in fondo in fondo, dimenticare non può che far comodo a post-fascisti & co. Se non si parla delle foibe, chi citerà mai la politica italiana in Jugoslavia del Ventennio?
Boh ti continua a zercar verità storiche. Mi la mia version la go trovada e la me permeti de esser in pase e de no odiar nissun.
Più che il passato me interessa il futuro, perchè xe la che doverò viver.
Inanzitutto: IO VOGLIO CHE VENGANO RICORDATI I CRIMINI FASCISTI SUL CARSO TANTO QUANTO LE FOIBE.Poi, gli istriani NON sono stati cacciati via, ma hanno voluto LORO andarsene via (altrimenti ci sarebbe stato un esodo ancora più enorme eh, quasi tutti la popolazione istriana, invece ciò non è accaduto e quindi altri sono rimasti Là). Sul fatto che i gabi smerdado xe giustissimo cio, mio zio ga dovudo andar in Australia per trovar lavoro perchè qua a Trieste veniva favoridi i esuli sui triestini e mi penso che non fossi per niente giusto.
Volessi ora solo saver una roba: te ga per caso parenti esuli? se SI allora bon, lasso perder tutto perchè tanto xe fià sprecado, se NO allora ciò, te doveria esser sai più abbiettivo. Cmq scolta, mi son per 75% sloven e 25% italian de nonna pugliese, ma el fatto xe che Esser Triestini vol dir gaver vissudo in ste zone limitrofe per almeno un dozento anni, mentre i esuli xe qua dal dopoguerra…
Mi mantegno sta posizion qua, e nn la cambio, son de parte si, ma chi nn lo xe oggigiorno? anzi, preferiso gaver idee cussi che dover rispettar per forza quele dei altri, mi continuerò a giudicar le persone per le loro idee, e se queste xe idee del cazzo allora mi ghe darò pei denti. ma cmq bom, tanto Trieste ormai xe persa, lo splendor austriaco xe solo un bel ricordo…
Cara Cenerentola, tranquilla che non odio nemmeno io nessuno. Ti ripeto che sono il primo a non poterne più di tutte ‘ste discussioni, in cui si esulta se quell’altro ha fatto un morto più di noi, perchè vuol dire che non siamo poi troppo cattivi.
Il punto è che io posso permettermi di non odiare nessuno. Ma per chi ha vissuto quei giorni è un po’più difficile, non trovi? idem per chi ha perso amici, parenti ecc. Per chi ha perso la casa o, più semplicemente, il suo posto. E’un po’ comodo, non credi, decidere di dimenticare quando, in realtà, non si ha molto da ricordare… Come la metti con chi era là? E con quelli che continuano a restare dov’erano nonstante tutto quello che hanno fatto?
Per Lorenzo: Francamente, non me ne può fregare di meno della tua composizione in percentuale. Visto che proprio ti interessa, sono un po’triestino, un po’dalmata, un po’siculo, un po’napoletano, un po’genovese e un po’chissà dio. Ti sembrerà incredibile, immagino, ma mi sento bello triestino, anche se ho vissuto per un po’meno di due secoli. Mi fa sorridere chi evoca radici chilometriche per attestare la sua purezza…
Ciò detto, no, nessun mio parente è stato infoibato. Ho conosciuto qualche esule, certo. Come te, mi trovo molto distante dalle loro posizioni. Ma questo non mi spinge a dire che se ne sono andati dall’Istria così, per spasso.
Mi dispiace che tu abbia avuto bisogno di tirar fuori parenti e affini… Tanti saluti alla tua orgogliosa triestinità, va là, che forse, un giorno molto lontano, un bastardo come me sarà degno di abitare ai piedi di San Giusto
Ok, del bastardo ti sei dato da solo e che questo è il massimo credo…
mi sembra che gli insulti e le parolacce sono qualcosa da evitare su sto sito.
tiro via questo articolo dal primo piano…
se volete continuare con questa retorica, sapete dov’e’ l’articolo.
sorry
Ascolta caro Lorenzo, ricordati che molti degli esuli prima di arrivare a Trieste a smerdare la tua città come dici tu, hanno convissuto pacificamente a fianco di Croati e Sloveni per ben oltre 200 anni. E ti risparmio la fatica di chiedermi se sono parente di esuli: SI, lo sono, e ho anche sangue croato e austriaco e ne vado FIERISSIMO, così come mi vergogno per cio’ che il mio papolo ha fatto nei territori croati e sloveni occupati. Ma come io e molti esuli rispettiamo il dolore di chi ha subito le angherie fasciste, cerca tu di rispettare quello di chi ha abbandonato la sua terra (E tu questo non sai che vuol dire e non te lo auguro) perchè, se non costretto, non intendeva aderire ad un regime (perchè di regime si trattava, è innegabile, come se non fosse bastato quello FASCISTA!!) per di piu’ socialista, che veniva a stravolgere il tessuto etnico e socio-economico della Regione Istriana.
Ma è inutile che vada a spiegare queste cose a una persona che si proclama vera triestina avendo 25 per cento di sangue pugliese (ma lo sai che all’inizio dell’800 Trieste aveva 5000 abitanti?? chi cazzo sono i veri triestini??), che spara a zero su persone che spesso hanno perso tutto e sono state biecamente strumentalizzate poi dai partiti di destra, e che di conseguenza o è in malafede o, come ritengo, ha le idee MOOOOLTO confuse.
Suvvia, signori, che figure di…menta fate…gli sloveni hanno patito persecuzioni, gli infoibati pure, gli esuli pure, gli italiani rimasti in Yugo non hanno avuto vita facile…i triestini…bah, sono un misto di Schneider, Iurissevic, Delbello, Levi, Coslovi, Marussig….non credo ci sia un triestino tipo, semmai una mentalità chiusetta, diffidente, cattivella, agressiva, incapace di andare oltre una caparbietà da pietra del carso, all’insegna del viva là e po bon…gruppetti l’un contro l’altro armati…che identità ? Contrasti tra testoni convinti di essere italiani…e sloveni paurosi di perdere lidentità slovena…auguri…!
eh però xe sempre quela,se parti ben (l’articolo xe figon) e poi polemiche, me fa piazer però che xe altri come mi che ga le balle piene de ste continue battaglie etnico-politiche!!xe vero trieste xe trieste (non slovena per carità,ma nianche italiana) proprio per via della sua composizion culturale mista!!ciau a tutti e peca che a pensarla cussi (gavemo le balle piene …) semo in pochi.