2 Marzo 2007

Seggio sloveno in Regione: occasione di modernità

Con la questione relativa all’assegnazione di un seggio dedicato alla minoranza slovena in Consiglio regionale, il dibattito politico e culturale del Friuli Venezia Giulia si ritrova catapultato, forse senza rendersene conto, nel cuore della discussione europea in tema di convivenza, cittadinanza, rappresentanza. Tale argomento meriterebbe pertanto un’attenzione maggiore da parte dei media e dell’opinione pubblica rispetto a quella rivoltagli finora.

Al momento si fronteggiano due progetti alternativi. Semplificando, il primo di essi prevede la presentazione alle elezioni di una lista etnica slovena accorpata a uno dei partiti di uno degli schieramenti in competizione. Il secondo invece non contempla necessariamente l’esistenza di una lista etnica della minoranza, ma prevede che i candidati di lingua e nazionalità slovena concorrino nei diversi partiti secondo la personale inclinazione politica. In entrambi i casi, una serie di meccanismi elettorali garantirebbe l’assegnazione di un seggio a un candidato espresso dalla minoranza, violando in tal modo il dettato costituzionale sull’uguaglianza di trattamento da riservarsi a tutti i candidati e sull’uguale valore di tutti i voti.

Ma agli occhi della generalità dell’opinione pubblica, la traccia di incostituzionalità (peraltro strettamente formale) contenuta in entrambi i progetti legislativi non rappresenta il punto delicato e veramente importante del problema. Esso riguarda piuttosto la cornice culturale individuabile dietro ciascun disegno di legge, coinvolge l’idea di convivenza posta a monte dell’uno o dell’altro. Ed è quanto chiama in causa, a ben vedere, il livello di maturazione politica e civile della società sulla quale i progetti mirano a intervenire.

Quello dei due implicante la presenza di una lista ad hoc per la minoranza non fa che riproporre la nazione nel senso etnico e territoriale proprio del secolo appena passato: quel Novecento che deve una buona quantità del sangue versato nei suoi terribili conflitti ai nazionalismi incorporati nelle ideologie totalitarie. Era un modello di nazione rozzo teoricamente, di facile presa su comunità fortemente bisognose di coesione. Discendeva dalle rivendicazioni nazionali dell’Ottocento: una nazione vuol dire un popolo, vuol dire un territorio, vuol dire uno Stato; ma non si poneva più solo obiettivi di emancipazione, bensì tendeva a presentarsi come un discorso di sopraffazione: dove ci sono io non ci sei tu, la mia forza ha la meglio sui tuoi diritti.
Si capisce come il conflitto nazionale fosse parte integrante di una simile visione della società. In territori misti, dove più nazionalità vivono intrecciate fra loro, la prospettiva della convivenza pacifica e paritaria non era neppure contemplata. Il più forte, il più numeroso schiacciava quello che si trovava in minoranza, l’esistenza dell’uno comportava la sudditanza, l’assimilazione o la cacciata dell’altro.

I cittadini del Friuli Venezia Giulia dovrebbero aver l’impressione di un film già visto. Ma lascia stupefatti che lo spettacolo in qualcuno abbia trasmesso così poco. Cos’ha infatti in comune il modello di nazione etnico-territoriale del secolo scorso con il progetto della lista etnica proposto in Regione nel 2007? Ha in comune l’impostazione di base: la nazionalità come elemento discriminante della fisionomia giuridica individuale e non come diritto fra gli altri diritti, come fattore totalizzante e non come un attributo fra i vari della cittadinanza moderna.

Di fatto, la lista etnica pretende di rappresentare in blocco la minoranza nazionale. Nel nostro caso, punta a rappresentare gli sloveni in quanto sloveni, intesi come corpo distinto e separato all’interno della comunità nazionale italiana: come sloveni che per avventura si trovino a vivere in territorio straniero. Si ispira a una concezione debole e superata del multiculturalismo: tante comunità presenti sul territorio, poco o per nulla comunicanti fra loro. Non si preoccupa di dare visibilità politica all’articolazione plurale presente nella minoranza, la subordina appunto alla nazionalità considerata un tutto monolitico: prima sloveni e, al caso, solo poi di destra o di sinistra, conservatori o progressisti e via dicendo.

Il modello opposto, al contrario, interpreta la minoranza come un insieme di cittadini di lingua e nazionalità slovena della Repubblica italiana. All’interno della Repubblica, che fornisce loro le condizioni necessarie per conservare e accrescere pubblicamente la propria individualità nazionale, essi esprimono rappresentanza politica nelle forme comuni a tutti gli altri cittadini: dando cioè la preferenza al candidato, sloveno o italiano che sia, di quella formazione politica che più rispecchia le opinioni e le aspirazioni di ciascuno. Questa impostazione postula e ribadisce l’uguaglianza di tutti i cittadini, compresi quelli sloveni: visti però nei loro diritti particolari, non come parte separata dalla collettività. È l’impostazione che aspira a governare le società moderne altamente differenziate al loro interno secondo il criterio comune della cittadinanza, regolata per legge.

Niente di così nuovo, peraltro. Già la riflessione della socialdemocrazia asburgica era giunta a sviluppare un’idea di nazionalità di questo tipo, fondata su un concetto assai sofisticato di cittadinanza. Oggi l’integrazione politica dell’Europa scorre per i medesimi binari, prospettando una rappresentanza politica strutturata per canali comunitari, sganciata cioè da legami di appartenenza con le singole nazionalità. Non esiste infatti una lista “italiana” o “slovena” al Parlamento europeo, ma un partito socialista e un partito popolare europei nei quali siedono fianco a fianco eletti italiani e sloveni.

È comprensibile che tale impianto sia rifiutato dall’Unione Slovena della nostra Regione per puro interesse di bottega. Tutti gli altri partiti hanno invece un’ottima occasione per liberarsi dal provincialismo, dimostrando per una volta di essere aggiornati con le moderne tendenze politico-culturali in atto nel resto d’Europa.

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3 commenti a Seggio sloveno in Regione: occasione di modernità

  1. arlon ha detto:

    Son d’acordo con sto articolo. Saria un bon segno de civiltà…

  2. patrick karlsen ha detto:

    E invece ho appena letto che è stata approvata la “lista etnica”, con i voti dell’Unione Slovena, delle destre e della Margherita.

    Come volevasi dimostrare.

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