2 Febbraio 2007

Borovnica ’45

Borovnica ’45 racconta le vicissitudini di guerra di un ufficiale dell’esercito, Gianni Barral, italiano inviato al confine orientale d’Italia durante la seconda guerra mondiale. Barral si trova a combattere contro i partigiani sloveni e quelli italiani ma, contemporaneamente, si radica nella comunità slovena di un paesino della val Baccia, che lo accoglie e lo protegge anche al momento della resa, nella primavera del 1945, salvandolo dalle fucilazioni sommarie. Poco dopo però, l’ufficiale viene arrestato e deportato nel campo di concentramento di Borovnica (la “Valle dei mirtilli“). Tra fame e sevizie la mortalità è altissima, ma Barral, che ha imparato lo sloveno, viene assegnato all’amministrazione del campo e ha così salva la vita. Durante i tre mesi trascorsi a Borovnica, Barral fissa nella memoria – e ora anche sulle pagine – le atrocità di cui è stato, suo malgrado, testimone.

Il diario di Gianni Barral, oltre a essere un prezioso tassello di quella storia del confine orientale d’Italia che non e’ stata ancora scritta definitivamente, è un contributo alla comprensione e alla fratellanza tra i popoli, in una terra che sente ancora le ferite delle reciproche persecuzioni. Barral tiene a sottolineare in più punti, forte della sua integrazione nella comunità locale, che la gente slovena subiva e non approvava le brutalità dei “partizan”, armata di cui vengono evidenziate anche le contraddizioni e la disorganizzazione.
Emblematica, a questo proposito, la risposta di un miliziano a una donna che aveva sussurrato “Poveretti!” al passaggio dei soldati deportati. “Poveretti? Pensate cosa avrebbero fatto a noi se avessero vinto loro!”, aveva sibilato il partigiano. “Le donne – annota Barral – continuarono a guardare impietrite, con gli occhi colmi di una pietà che riscaldò il cuore ai prigionieri”.

Barral, torinese di nascita, provenzale di origine, si è laureato in lettere classiche (specialità glottologia) all’università di Torino. Emigrato in Francia, è stato docente titolare di lingua e civiltà italiana all’Ecole Supérieure de Commerce di Lione. Tornato in Italia, ha concluso la sua carriera come professore di lingua e letteratura francese nell’insegnamento secondario superiore. Occitanista, studioso di slavistica (in particolare civiltà slovena), ha pubblicato in traduzione italiana opere degli scrittori sloveni France Bevk, Prežihov Voranc, Boris Pahor, Matej Bor e dello storico Tone Ferenc. Ha collaborato alla rivista culturale Zaliv diretta da Boris Pahor.

Il volume è corredato da un autorevole inquadramento storico di Raoul Pupo, massimo esperto di storia del confine orientale d’Italia, e arricchito da un inserto fotografico in bianco e nero e da cartine che illustrano i luoghi teatro dei fatti narrati.

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