1 Febbraio 2007

La dura battaglia dell’Euroregione

E’ una storia di numeri, quella dell’Unione Europea. 50, come gli anni che saranno festeggiati a Roma in marzo. 27, come i paesi membri dopo l’ingresso di Bulgaria e Romania. 13, come i paesi in cui circola l’Euro, dopo l’ingresso nel club della vicina Slovenia. 18 (solo 18) gli stati che hanno già recepito ed accettato la nuova Costituzione europea. 19, invece, sono le pagine fitte fitte di un rapporto di Bruxelles che racoglie le storie inventate uscite sulla stampa internazionale, le bufale, sulle politiche della Commissione Europea.
“Queste storie possono anche essere divertenti – si legge sul sito della UE – ma molte persone ci credono e spesso il risultato è che l’immagine delineata è quella di un’Unione Europea piena di pazzi eurocrati”.

Vale la pena di citarne una: in riferimento ad una normativa tesa a migliorare le condizioni degli animali nelle stalle, l’inglese Times ha montato una storia che iniziava così: “Gli allevatori di maiali hanno 90 giorni da oggi per munirsi di giocattoli da mettere in ogni stalla del paese, questa è la decisione presa da Bruxelles…”
Numeri, insomma, che ci spaventano. Pensiamo solo alle richieste di correttezza economica che hanno costretto il governo italiano ad una finanziaria criticata dalla massa ma apprezzata dalla Banca Centrale Europea: tutto per essere “in linea con l’Europa”.
Dalle nostre parti la tematica è attuale. O dovrebbe esserlo. Non solo per la posizione della nostra regione. L’11 gennaio scorso, infatti è stato sottoscritto a Klagenfurt un Protocollo di Collaborazione trilaterale tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, e il land della Carinzia. Il documento, che mira a concretizzare l’astratto termine Euroregione, mette nell’agenda 2007 di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Carinzia e Slovenia la creazione del soggetto giuridico dell’Euroregione, “entro l’anno” come sottolineato dal governatore Riccardo Illy.
Dalle interviste a giovani studenti tra Trieste e Gorizia, risulta netta l’ignoranza su questa operazione, che dovrebbe avere un effettivo rilievo anche nella quotidianità. Le modalità, comunque, non sono ancora ben determinate. Proprio per tale ragione l’attenzione alla questione deve’essere alta: è questo il momento di partecipare, cancellando quel timore reverenziale verso la casta politica.
I campi in cui opererà questa Cooperazione sono molteplici: principalmente mondo del lavoro, infrastrutture per i trasporti, sanità, turismo, cultura, e ricerca scientifica saranno progettati in collaborazione. Il tutto, sempre nella convinzione che “se stanno meglio loro, stiamo meglio anche noi”.

La conoscenza di questa nuova realtà è approssimativa, se non del tutto insufficiente. Questo non può stupire più di tanto: in effetti, la situazione ha finora coinvolto solo classi politiche, e ben pochi, sia tra i giovani che tra gli adulti, sono a conoscenza di tutti questi progetti.
Restano, ancora, come sempre i numeri: solo il 6% dei giovani della regione tra i 14 e 21 anni (dati Swg) dice di sentirsi europeo.

SondaggioSWG2005

La graduatoria vede in testa “l’italianità”, al 36%, seguono al 18% “cittadino della propria città”, “cittadino del mondo” al 17% e “settentrionale all’11%.
L’auspicio è, banalmente, che superare “il muro” di Monfalcone e prendere un caffè a Venezia o andare a fare shopping a Lubiana, diventi la normalità.
Quando tutto ciò sarà realtà, come sempre, lo diranno i numeri.

11 commenti a La dura battaglia dell’Euroregione

  1. cenerentola82 (Cris C.) ha detto:

    Circa un anno fa avevo chiesto su un forum cittadino “Prima de tuto mi son…”. I risultati del ‘sondaggio’ sono andati persi però sono rimaste le risposte.
    Il campione sicuramente non sarà significativo comunque il risultato mi sembrava abbastanza diverso da quello che avete riportato, c’è infatti una grossa predominanza di “triestinità”. Da dire inoltre che l’età di chi ha risposto era compresa grosso modo tra i 20 e i 30 anni.
    http://www.elsitodesandro.it/invboard/index.php?showtopic=3103

  2. valerio fiandra ha detto:

    le cose vanno avanti per un’inerzia situazionale che supera, sempre, le consapevolezze. io scommetto che ( con o senza nome ) la Cosa chiamata Euroregione avverrà. E non parlerà in triestino.

  3. Julius ha detto:

    A me sembra che sia proprio il “muro del Timavo” a creare una situazione artificiale a Trieste. Qui già i nomi delle vie lasciano capire dove dall’ alto si vuole (o si voleva) arrivare. Poi tutta la propaganda italiana nelle scuole, quell’ aggettivo “italianissima”, nato come grottesco contrappeso all’ altrettanto ingenuo “urbs fidelissima” sotto l’ Impero.
    Ieri sul Piccolo c’era un’ intervista a Primo Rovis, in cui parlava di Porto Vecchio e di autonomia. Le sue idee possono essere condivisibili o meno, certo che è una persona che è convinta di ciò che fa. Ma perchè all’ inizio di ogni sua disquisizione scrive “fortemente legata all’ Italia”?
    Per tornare al “muro”: vi siete mai chiesti come mai i corsi di tedesco della scuola interpreti sono frequentati soprattutto da friulani? A Gorizia, ancor di più a Cormòns, chi onora la memoria dell’ Imperatore fa una cosa ovvia ed è un Patriota. A Trieste certe cose si dicono sottovoce.
    Cormòns ha saputo valorizzare appieno il suo gemellaggio con Friesach. TS e Graz, nulla.

  4. enrico maria milic ha detto:

    io vorrei sapere perche’ non mi hanno insegnato lo sloveno a scuola e vorrei sapere se sui pirenei insegnano il francese agli spagnoli e viceversa. qualcuno mi sa rispondere?

  5. Beniamino Pagliaro ha detto:

    enrico: potresti chiedere agli sloveni, perchè mi sembra che la qualcosa di italiano si studi…chissà perchè!?

  6. Beniamino Pagliaro ha detto:

    Cristina, sul sondaggio: quello che ho citato è un osservatorio Corecom Fvg-Swg del novembre 2005, come vedi nel grafico che ho aggiunto non ci si concentra sui triestini in particolare.

    Però penso che il pubblico del ‘sito de Sandro’ sia un minimo triestinizzato.. 🙂

  7. Julius ha detto:

    Pirenei: sì, in Francia insegnano lo Spagnolo ed in Spagna il Francese. Però, adesso gli Sloveni mi odieranno, lo Spagnolo è parlato da 200 Mio di persone ed il Francese da 160. Lo Sloveno da 2.

  8. arlon ha detto:

    pensè che scopro in sto momento che Trieste xe gemelada con Graz 🙁

  9. enrico maria milic ha detto:

    julius:
    pero’ credo che le aree di confine vadano contestualizzate non per quanta gente nel mondo parla quella lingua, ma per quanta gente parla quella lingua in quella area di confine.
    volendo andar per numeri anche in questo caso (ma non mi sembra intellingente):
    l’italiano in friuli venezia giulia viene parlato da 1,2 milioni di persone.
    lo sloveno in slovenia da 2 milioni.

    mi sarebbe anche andato bene se mi avessero insegnato il croato, anche

  10. Julius ha detto:

    Enrico: il FVG è una Regione, la Slovenia uno Stato.

  11. enrico maria milic ha detto:

    ma come superifici sono vicine e simili come estensione.

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