Guardarsi i piedi

Per lavoro, stamani, sono stato alla cerimonia di consegna del “San Giusto d’Oro”, riconoscimento che i cronisti del Friuli Venezia Giulia assegnano a un triestino illustre.
Quest’anno è stato premiato Marzio Babille, responsabile dei programmi sanitari Unicef per l’india, con un passato in Africa e in Medio Oriente. Un tipo con le palle.
Non dico l’ilarità a sentire l’accoglienza da parte del mitico sindaco Dipiazza, che gli ha raccontato di come piangeva quando andò in Africa e vide i bambini denutriti, ma di quanto è bella la politica e “lasciare qualcosa ai posteri”! Immagino che dia un orgasmo stellare, invece che salvare vite nei Paesi poveri…

Poi si è passati nell’aula del Consiglio comunale per la cerimonia di premiazione. A parte un presidente balbuziente, è stato edificante sapere da Giorgio Cesare, fondatore dell’ambito riconoscimento, che nel 1967, prima edizione del “San Giusto”, la commissione era incerta se assegnarlo a Victor De Sabbata o a un chirurgo che operò Paolo VI. E scelse quest’ultimo, sconosciuto da allora in poi; l’anno dopo, De Sabbata morì, e così il San Giusto non ebbe mai tra i premiati uno dei più grandi direttori d’orchestra del mondo… la lungimiranza…

Ultima scena: Babille fa un discorso di ringraziamento incentrato sui temi della giustizia, della povertà, della cooperazione internazionale, della globalizzazione, della pace. Un discorso politico di altissima levatura. In sala e nel palco, sconcerto: forse si aspettavano “E Trieste, e San Giusto, e la città, e l’Istria…”, e vedi facce levarsi al cielo.

Babille ringrazia, prende il premio e domani torna in India. Gli altri sono andati a pranzo ai Duchi.