Piazzale Europa (foto tratta da L'Espresso)
6 Settembre 2019

Esteco rimane la regina degli spin-off universitari triestini

MomoteSuite 23 e Quolity: sono questi i nomi degli ultimi nati in Piazzale Europa. Si tratta degli spin-off della ricerca generati nel corso dell’ultimo anno dall’Ateneo giuliano, cioè quelle società fondate su iniziativa di ricercatori universitari con l’obiettivo di valorizzare e commercializzare i prodotti della ricerca scientifica favorendo così il trasferimento tecnologico scienza-impresa. Trieste da questo punto di vista è messa piuttosto bene: l’Ateneo infatti è tra i primi in Italia per fatturato aggregato degli spin-off e anche dal punto di vista della numerosità non è male, forse anche per merito delle persone che ci lavorano ormai da anni come Salvatore Dore (link) – referente per la creazione d’impresa presso l’UniTs – che ho avuto modo di incontrare qualche giorno fa.

Salvatore come vanno gli spin-off triestini?

“Non ci possiamo lamentare. Alcuni spin-off sono ormai delle multinazionali ed hanno aperto dei branch all’estero come Esteco (link) che rappresenta l’esempio da seguire per tutti noi. Nel corso dell’ultimo anno sono state fondate una serie di società molto interessanti che speriamo crescano bene. Siamo ai primi posti tra le Università italiane e creiamo valore per il territorio soprattutto dal punto di vista occupazionale.”

Raccontaci degli ultimi arrivati.

“Tra i più recenti c’è Biopolife che si occupa della produzione di biopolimeri e che ha finora seguito il classico modello di trasferimento tecnologico: prima hanno depositato il brevetto e poi hanno fondato la società assumendo gli ex dottorandi di ricerca. M2Test che si occupa di diagnosi di osteoporosi delle ossa. Gli ultimissimi sono Momote, che realizza modelli predittivi per la manutenzione di impianti a fune (seggiovie, etc.), Suite 23, che realizza sistemi di ranking relativi al futuro andamento di un investimento e Quolity, spin-off nata dalle ricerche di alcuni psicologi che si occupa di customer satisfaction.”

Quali sono gli spin-off che nel lungo periodo hanno dato maggiori soddisfazioni?

Esteco batte tutti da qualsiasi punto di vista, economico, occupazionale e scientifico, e rappresenta ormai un benchmark per tutti noi. Poi ci sono altre imprese che stanno crescendo bene da qualche anno come ad esempio modeFinance (link) e O3 enterprise ed un’eccellenza mondiale come PicoSaTs (link), una piccola azienda aerospaziale dall’altissimo valore tecnologico.”

Qualche spin-off invece è andato male: perché?

“Va detto in premessa che il tasso di sopravvivenza dei nostri spin-off è molto alto. Detto questo, sì qualcuno ha cessato l’attività. A mio avviso i motivi sono solitamente due. Capita che alcune realtà si focalizzino su una tecnologia troppo d’avanguardia che non viene compresa dai mercati. Succede inoltre che gli start-upper non possiedano tutte le competenze necessarie rimanendo scoperti su aree critiche quali ad esempio marketing e business planning: è bene che ognuno faccia il proprio mestiere e in caso assuma personale competente. Il team deve essere ben bilanciato da un punto di vista delle competenze, curioso e con la voglia di imparare sempre nuove cose.”

Non va dimenticato il ritorno per l’Università.

“Vero, anche se per noi la missione primaria è il trasferimento tecnologico. Molto importante è anche la ricaduta occupazionale trattandosi molto spesso di professioni di alta qualità. E poi sì c’è anche il ritorno economico sul capitale investito dall’Università: noi non siamo una Banca d’affari tuttavia un equo ritorno sull’investimento ci permette di alimentare il circolo virtuoso scienza-business-lavoro.”

In chiusura che cosa ti sentiresti di suggerire ai policy makers?

“Il sistema triestino è molto buono poiché mette insieme ricerca di base ed applicata coinvolgendo numerosi enti di rilievo internazionale. Il problema rimane tuttavia l’accesso ai finanziamenti. Trovare il capitale iniziale è sempre difficoltoso e partire sottocapitalizzati può essere rischioso per un’azienda che si trova poi a competere sui mercati internazionali. Ci sono tutti gli ingredienti ma manca l’accendino per accendere il fuoco!”

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