4 Luglio 2017

“La capacità di trasmettere la passione per i libri ci salverà”

el sunto La Minerva è tra le poche librerie di Trieste non legate a grandi marchi dell’editoria italiana. Intervista a uno dei tre gestori Alessandro Serli.

È innegabile che centro storico di Trieste abbia un fascino unico. A chi piace, anche per pochi minuti, isolarsi dal quotidiano per lasciarsi andare all’immaginazione, quegli edifici richiamano epoche lontane, storie di genti, famiglie e persone che non ci sono più, piccoli gesti e consuetudini tanto simili quanto radicalmente diversi da quelli che contraddistinguono l’oggi. Ammirandone l’elegante architettura con uno sguardo che si solleva dal presente, non si può non rimanere colpiti, quasi rimpiangendo una cura del dettaglio che per certi versi non ci appartiene più. Certo, è importante non idealizzare o provare nostalgia per un passato mai vissuto e, tornando coi piedi saldamente a terra, non si può che constatare l’ovvio: queste mura, di tutto ciò, oramai non ne rappresentano che il ricordo. Per di più, ci sono alcune attività che, con i loro colori forti, pensati appositamente per attrarre l’occhio più distratto e ben disteso sul presente – si pensi ai negozi di telefonia, di vestiti alla moda, di make up femminile, ma anche ai lounge bar o ai negozi per la casa – creano un contrasto particolarmente stridente, mescolando le variopinte insegne e modernissime merci con le tanto decantate ed austere facciate. Ma rimangono ancora alcune attività, più tradizionali, che, nella loro discrezione, risultano in qualche modo più coerenti con l’ambiente. Farmacie, negozi di ortofrutta, osterie, ristoranti, librerie: in alcuni casi entrarvi significa udire gli echi della storia, pur per motivi diversi. Non sono solo la tipologia di negozio e la merce venduta, ci sono altri fattori a rendere unici questi luoghi: in certe occasioni è l’arredamento a contribuire in maniera decisiva, in altre la filosofia che guida l’attività stessa.

In via San Nicolò troviamo una libreria particolare. Anzi, si può dire che particolare lo è diventata. Si tratta di una delle poche librerie rimaste in città a non appoggiarsi a uno dei grandi marchi dell’editoria italiana. Una stoica resistenza, un orgoglioso anacronismo. Già il nome è emblematico: Libreria Minerva, in onore di quella che, nella mitologia romana, era la dea della saggezza. Ma, senza scomodare divinità pagane, questo era già il nome di un’antica libreria immortalata in un quadro di Cesare Sofianopulo, che sorgeva a pochi passi dalla presente. Entrando, si rimane subito colpiti dall’elegante soppalco che, salite le scale, permette a clienti e curiosi di ‘nascondersi’ e perdersi tra titoli sconosciuti ai più. Infatti uno dei tratti caratteristici di questa libreria è quello di non seguire esclusivamente le mode del momento, ma anzi cerca di proporre opere, autori ed editori ben lontani dalle luci del mainstream: decisivo è il gusto e il consiglio del libraio, che, come un tempo, accompagna il lettore verso il libro più adatto alle sue esigenze, consigliandogli titoli che, autonomamente, non sarebbe in grado di scoprire. Inoltre la libreria dispone di una sala adibita a incontri, manifestazioni culturali e presentazioni, favorendo l’incontro degli autori con il pubblico. Abbiamo deciso di intervistare Alessandro Serli, che nel 1999 ha preso in mano l’attività assieme a Tommaso Contessi e Andrea Rimbaldo, col quale abbiamo parlato della libreria e della sua storia, oltre che della situazione dell’editoria italiana.

Siete tra le poche librerie della città non legate a uno dei grandi marchi dell’editoria italiana. Come mai questa scelta?
Quando abbiamo aperto, 18 anni fa, a Trieste, non c’erano ancora librerie in catena. Già al tempo, però, il mercato dell’editoria stava cambiando, e la nostra idea è stata da subito restare una libreria indipendente classica, come si faceva una volta: il libraio che sceglie, che propone, seleziona e inventa – perché ci sembrava da subito l’unico modo per poter sopravvivere e per poter operare tutte le scelte in maniera libera senza alcun genere di vincolo.

Quindi ad esempio cercate autori di nicchia o riguardanti ambiti specifici?
Siccome siamo tutti appassionati lettori, scegliamo quello che piace a noi, non quello che suggerisce il mercato, non seguiamo la novità, non seguiamo l’autore. Se per caso l’autore del momento ci piace ok, altrimenti il libro ovviamente lo abbiamo ma non è quello che proponiamo. Suggeriamo anche, tra i libri consigliati, classici, libri tascabili, o libri usciti anni fa – perché magari ci sono capitati in mano in quel momento e ci hanno appassionato. Ripeto, non ci interessa seguire la novità, la classifica, la moda, il gusto del pubblico – perché pur essendo una libreria in una zona pedonale in centro, ci siamo creati un pubblico di lettori forti, di persone che amano leggere, scoprire.

Avete una clientela fissa, eppure si legge sempre meno: le rilevazioni ISTAT di febbraio indicano che il 60% popolazione italiana non legge; persi 3.3 milioni di lettori dal 2010; il 50% dei giovanissimi non legge. A cosa sono dovuti questi dati allarmanti?
Ci tengo a precisare una cosa: mediamente il 50-60% delle persone non legge, ma non legge in quel periodo. I dati sono molto trasversali, perché magari le persone non leggono un libro in quell’anno, ma in quello successivo sì. Le persone che quell’anno hanno letto da 1 a 3 libri – che sono la fascia di lettori deboli – è molto versatile, ed è il 50% del mercato del libro. Quindi in realtà non bisogna immaginarsi un’Italia divisa a metà, con metà persone che leggono e metà persone che non leggono, ma ci sono metà delle persone che non hanno letto nemmeno un libro negli ultimi 12 mesi. Detto questo, c’è chiaramente un’offerta di svago, approfondimento, cultura che è enorme – vedi tablet, reader ecc. È chiaramente un momento difficile per la lettura. Io sono qua da 18 anni ed è un momento difficile per la lettura da 18 anni. Le nuove tecnologie, soprattutto con i giovani stanno cambiando il mondo del libro. Il numero delle librerie è destinato a scendere, il numero dei lettori no probabilmente, perché si assesterà.

Come avvicinare altri lettori, soprattutto i giovani? Cosa riserva il futuro dell’editoria?
Probabilmente, per quanto riguarda il giornalismo, deve affacciarsi alle nuove tecnologie in maniera diversa per poter rendere più fruibile, in maniera seria e consapevole, le notizie in rete, perché ci sono centinaia e centinaia di siti di pseudo informazione, non si riesce a capire quando le notizie sono vere o fino a che punto lo sono. Per quanto riguarda i libri, c’è un grandissimo punto di domanda, perché oramai c’è una tale massa di libri online (dovuta anche al fatto che fondamentalmente chiunque può scrivere un libro – e questa è una cosa meravigliosa) che non c’è nessuno che possa fare il lavoro del libraio, cioè seguire il lettore dicendogli “ti propongo questo autore” o “scegliamo questi libri”, operando quindi una scelta a monte. L’algoritmo di Amazon ti propone sempre libri che sono molto simili a quelli che hai già comprato, quindi propone sempre le stesse cose, mentre probabilmente un libraio non lo fa: questa volta ti propone un libro di un certo genere o autore, tra una settimana ti propone altro perché magari nel frattempo ha letto o gli interessa altro. Quindi è venuto a mancare tutto il fattore umano della scelta.

Paradossalmente, l’eccessiva possibilità di scelta porta a un appiattimento rispetto a un genere, un autore cui il lettore tende ad adagiarsi. Manca quindi la curiosità?
Manca appunto tutta la parte umana. Una libreria è un negozio, ma è un negozio un po’ diverso da tutti gli altri. Ma in fondo è come andare a prendere frutta e verdura da una piccola bottega di quartiere o al supermercato. Vai al supermercato, trovi quel che trovi, nessuno ti sa dire niente, trovi sempre le stesse cose, poche cose particolari e nessuno ti sa dire come usarle. Se invece vai da un piccolo ortofrutta trovi delle cose anche diverse e se chiedi non solo ti dicono che cos’è, ma ti danno anche delle ricette su come prepararle. Quindi, in fondo, è il rapporto umano che cambia, le capacità, l’esperienza, la professionalità contro la logica del supermercato. Le persone spesso fanno fatica ad entrare nelle librerie indipendenti perché sei meno autosufficiente rispetto a una catena, perché spesso devi chiedere, perché oramai siamo sempre meno abituati ad avere rapporti umani anche di questo genere. La grande differenza, quella che salverà le librerie indipendenti, è proprio questa: la capacità di trasmettere la passione per i libri. E l’unico modo per far appassionare le persone ai libri – non solo ragazzi, io ho esperienza anche di adulti che hanno iniziato a leggere: le persone si avvicinano alla lettura se c’è stato qualcosa a incuriosirle. Noi, ad esempio, facciamo incontri con le scuole: vengono, fanno un giro, racconto che cos’è la libreria, come sono sistemati i libri, come nasce un libro, poi magari parlo di qualche libro proprio per mostrare come un libraio lavora. E i ragazzi hanno risposta, perché comunque resta una delle attività più fantasiose che i ragazzi possono fare, molto meno passiva di quel che sembra. Anche all’interno della scuola vedo spesso che gli insegnanti sono molto rigidi sulle letture, dando poca possibilità di scelta, mentre potrebbero essere un po’ più elastici e calibrare meglio la scelta dei libri, aiutare i ragazzi nella scelta dei libri, perché probabilmente con il libro giusto farebbero meno fatica raggiungendo lo stesso risultato.

Anche perché uno stesso libro può raccontare cose totalmente diverse se letto in momenti differenti.
Assolutamente. Io non sono uno che rilegge i libri, ma i pochi libri che ho riletto hanno significato cose diverse a seconda anche dell’età. Ed è giusto così, vuol dire che è un libro che funziona su più livelli o che tu hai avuto la capacità di percepire la profondità del libro in maniera diversa – perché non è che quando sei più grande riesci ad andare più in profondità: riesci a vedere un’altra profondità. Penso al Barone rampante di Calvino: l’avevo letto a 14 anni e voleva dire una cosa, ed era una cosa assolutamente profonda. Poi l’ho riletto 10 anni dopo e mi ha colpito lo stesso, non è che sono andato più in profondità, ci ho letto altro.

Via San Nicolo da 15-16 anni è stata resa pedonale: questo ha aiutato le attività?
Noi siamo subentrati a una proprietà precedente, quindi siamo comunque entrati in un momento di passaggio. Proprio in quel periodo sono iniziati i lavori, che sono durati comunque un anno e quindi il cambiamento noi lo abbiamo portato avanti proprio su tutti i fronti.

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Un commento a “La capacità di trasmettere la passione per i libri ci salverà”

  1. michela ha detto:

    sono loro cliente da quando hanno aperto, poichè lavoravo là vicino. Mi piace la loro libreria, mentre aborro luoghi tipo Lovat, per dire. Un abisso di differenza. Io leggo in media un libro a settimana e spesso li compro di tasca mia, si sono fatti piuttosto costosetti e forse questo allontana i giovani. Sempre pronti a spendere la stessa cifra per un drink in discoteca o per le sigarette in pochi giorni, ma per leggere no.

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