17 Dicembre 2016

La poetica di Rumiz sui dimenticati della Prima Guerra: merita, al Rossetti

el sunto «Oggi siamo in guerra», dice Rumiz, «una guerra che è iniziata nel 1914 dalle nostre parti»

Fino a domenica 18 è al Rossetti lo spettacolo di Paolo Rumiz, evoluzione del suo omonimo libro ‘Come cavalli che dormono in piedi’. Tutta l’attenzione dell’autore va ai 125 mila soldati che partendo dalle loro case natie di Trieste, Gorizia, Carso, Istria, Trento, combatterono con le uniformi dell’Impero Austroungarico durante la Prima Guerra Mondiale.

Uno su cinque di chi partì, racconta Rumiz, non tornò a casa ma stette «a veder la luna» nelle grandi pianure tra casa nostra e i Carpazi, nei pressi dell’odierna Polonia. «Xè la mia gente», dice Rumiz durante lo spettacolo, narrando la sua riscoperta delle tombe di alcuni di alcuni di questi. Le tombe, create dagli asburgici un secolo fa, sono state dimenticate dall’Italia e dalle retoriche di altri Stati eredi dell’Austria-Ungheria.

Quello di Rumiz è uno spettacolo riproposto dopo il successo dello scorso anno che, nella Sala Bartoli del Rossetti, sta ottenendo ancora i tutti esauriti.

Non è solo il marchio del Rumiz giornalista a essere degno di richiamo. Questo spettacolo, a cui abbiamo assistito due sere fa, si trattiene da giudizi definitivi sulle vicende politiche della Prima Guerra Mondiale. Invece, lo spettacolo vola sulle intuizioni della poetica rumiziana. Vola sui ritratti della piccola storia, quella della gente comune, dei soldati soprattutto. Rumiz alterna la sua voce, ora in ‘lingua’ ora in triestino, con quella di due performer che lo accompagnano, anche musicando le parole del suo libro.

«Oggi siamo in guerra», dice Rumiz, «una guerra che è iniziata nel 1914 dalle nostre parti». «E’ una guerra figlia della modernità e della civiltà delle macchine. E’ una civiltà che tenta di ridurre le persone a un numero. Fate attenzione che i profughi che Trieste ha conosciuto nel ‘900 hanno gli stessi motivi dei profughi di oggi», ammonisce Rumiz.

Lo spettacolo inizia con un estratto di Walter Benjamin che vi lasciamo qua sotto, non prima di raccomandarvi lo spettacolo di Rumiz:

«Una generazione che era andato a scuola su un tram trainato da cavalli, ora si trovava sotto il cielo aperto in una campagna in cui nulla era rimasto invariato. Solo le nuvole non erano cambiate. Sotto queste nuvole, in un campo di forza di torrenti di distruzione e di esplosioni, se ne stava il piccolo, fragile corpo umano».

APPROFONDISCI:
La scheda dello spettacolo di Rumiz al Rosetti
La scheda del libro di Rumiz
‘The Storyteller’ di Walter Benjamin

Un commento a La poetica di Rumiz sui dimenticati della Prima Guerra: merita, al Rossetti

  1. Fabio Marson ha detto:

    Fossi a Trieste andrei sicuramente.

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