10 Dicembre 2016

” L’osmiza è il paradiso del triestino”

el sunto In vista della presentazione di domenica 11 dicembre, ore 18:30 al D-sotto, l'autore di L’Osmiza sul mare racconta il mondo dietro il suo nuovo libro

L’osmiza è il paradiso del triestino. Parola di Diego Manna, autore del libro L’Osmiza sul mare, un libro leggero, ma pieno di spirito. Le sue pagine sono scandite dal ritmo di brevi storie, spesso al limite dell’assurdo, mosse da quel piglio schietto e scanzonato tipicamente triestino. Storie raccontate, tra uno spritz e l’altro, dai diversi partecipanti a un’osmizada: alcune sono espressione di un’esperienza di vita personale, altre raccontano un aneddoto; certe sono confuse da qualche spritz di troppo o da una memoria che comincia a perdere qualche colpo; altre ancora semplicemente frutto della fantasia di chi la racconta.

Tutte, però, sono unite dal fatto di essere raccontate in uno dei posti che forse rappresentano meglio la triestinità, l’osmiza, punto di ritrovo e di legame per giovani e vecchi, uomini e donne, triestini e forestieri. Ma, si badi bene, non si tratta solo di storielle fini a se stesse: per quanto brevi possano essere, ognuna di esse ha qualcosa da dare, che sia strappare un sorriso oppure concedere al lettore qualche istante di riflessione. Per poi essere subito richiamati dalle urla festose, dai brindisi e dal racconto del tavolo successivo. 

Insomma questo libro tenta di ricreare l’ambiente unico dell’osmiza, dove tra vino e prodotti locali ci si scambia chiacchiere e pareri, dimenticando il resto mondo fuori da quelle mura. Ecco allora che passiamo dal tavolo dei vecchi, che, tra uno spritz e l’altro, ricordano i tempi andati, a quello dei giovani poeti, che mirano le stelle e litigano con le olive; da quello degli scienziati, che non possono sollevare un calice senza interrogarsi sulla composizione chimica del vino, a quello dei viaggiatori, che nel fondo del bicchiere rivivono le loro esperienze in terre lontane. Infine c’è il trespolo dei cocai, che ci raccontano le (dis)avventure di leonesse e altri animali esotici.

Non dimentichiamoci, però, che tutti questi personaggi sono frutto della mente di un unico autore, Diego Manna, che con la sua fantasia ha creato tutti questi diversi quadri all’interno di un’unica cornice. Diego è estremamente creativo e poliedrico, passa dagli studi in biologia alla pubblicazione di libri, senza dimenticare la produzione del gioco da tavolo Frico. Domenica 11 dicembre, dalle 18:30, ci sarà la presentazione de L’Osmiza sul mare al D-sotto, in via Bernini 2, alla quale seguirà un rinfresco – ovviamente stile osmiza, gestito dagli Amici del KK Adria.

Ciao Diego, quella del libro è un’osmizada molto particolare. Come mai hai deciso di inquadrare le varie storie in questa singolare cornice?
Da diverso tempo scrivo racconti aventi temi molto diversi tra loro. Da qua la necessità di trovare un modo per poterli riunire assieme in un libro. E se non un modo, un luogo. E l’osmiza è sicuramente uno dei luoghi in cui è più facile trovare persone e storie di qualsiasi genere, una accanto all’altra, come se in quel momento tutto il resto non avesse importanza.

I vari racconti hanno temi e ritmi diversi. Alcuni, come quelli dei tre cocai, sono quasi freddure, mentre altri, pur nella loro semplicità, riescono a colpire e a far riflettere. Come ci spieghi questa ‘discontinuità’ tra le varie storie?
Ciascun racconto, come del resto ciascun personaggio, racchiude in sé una piccola parte del mio mondo, e la racconta a modo suo. Ed il mondo in fondo è bello perché vario, si dice. Per questo si passa dall’umorismo al nichilismo estremo, o dalle storie romantiche a quelle più ciniche. E’ stato un processo naturale, semplicemente ciascun racconto è nato in un momento diverso, con uno spirito diverso.

I personaggi sono spesso sopra le righe: sono tutti frutto della tua fantasia oppure ti sei ispirato a soggetti realmente esistenti, che poi hai in qualche modo reso più grotteschi?
Mi piace donare ai personaggi delle caratteristiche che li rendano unici, particolari e in cui venga voglia di immedesimarsi. Vale anche per i cocai ovviamente, tutti adoriamo essere incocalidi. Tendenzialmente non si rifanno a persone esistenti, a parte rare eccezioni.

Cinque sono i tavoli: quello dei vecchi, dei poeti, degli scienziati, dei viaggiatori; senza dimenticare il trespolo dei cocai. Perché hai scelto questi gruppi? Rappresentano qualcosa in particolare?
Diciamo che sono nate prima le storie, poi i personaggi. Ogni tavolo e personaggio quindi in realtà è stato poi creato per rappresentare al meglio la parte di me che, in quel momento, ha dato vita al racconto. Questo ha reso più facile portare poi le storie e i pensieri verso direzioni che, se le avessi pensate come puramente mie, non avrei raggiunto. Durante il processo di scrittura, in pratica, via via i personaggi “prendono possesso” dei racconti e io mi limito a tradurre in parole il loro pensiero, o quello che immagino potrebbe essere. Insomma uno scarico di responsabilità: se una storia viene fuori brutta o piena di stupidaggini, sarà ovviamente colpa dell’anziano rimbambito che l’ha raccontata nel libro, mica mia che l’ho scritta!
Così i tavoli riassumono un po’ le varie anime che mi sento dentro: oste buontempone, scienziato alla ricerca della miglior divulgazione narrata, giovane romantico, viaggiatore, vecio inside ma soprattutto cocal.

L’Osmiza sul mare, per tua stessa ammissione, si rifà a “Il bar sotto il mare” di Stefano Benni. Come mai ti sei ispirato a questo libro in particolare? Il bar sotto il mare è il libro con cui ho scoperto Stefano Benni. Uno dei pochi che ho riletto più volte e uno dei molti che ho letto con lentezza, per fare quello che a Trieste si dice “rubar con l’ocio”, ovvero imparare dagli altri osservando il loro lavoro. La lezione imparata dal bar sotto al mare non poteva che finire in un’osmizada.

Cosa rappresenta, per te, da buon triestino, l’osmiza? L’osmiza è il paradiso del triestino e Trieste è il mio paradiso. L’osmiza per me è dunque il paradiso al quadrato. E’ un piccolo universo parallelo che ti protegge da tutto quello che c’è al di fuori, mentre dentro resta spazio solamente che per godersi il presente del momento. E’ come andare in bici, e non si fa nemmeno fatica. 

Puoi fornirci qualche anticipazione della presentazione di domenica? Ci sarà un piccolo buffet stile osmiza. Il che è ovviamente quello che tutti volevano sentirsi dire. Come evento collaterale, io e Ivan Lo Vullo parleremo un po’ del libro, di com’è nato e del perché sia in italiano e non in dialetto. E leggeremo anche due racconti, dando prova delle nostre meravigliose attitudini teatrali perse in gioventù in osmiza. Il tutto al D-Sotto, in via Bernini 2. Sotto la frasca, ovvio.

L’Osmiza sul mare si trova in tutte le librerie di Trieste e Bisiacaria a 10 euro.

Ulteriori informazioni riguardo l’evento di domenica.

Puoi ordinare online la tua copia de L’Osmiza sul mare qua.
Oppure in formato ebook qua.

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