6 Settembre 2016

La svolta giusta: andiamo a comandare!

el sunto L'intervento della fashion baba Chanel Slavich sulle polemiche sul video promo dell'Università di Trieste, la svolta giusta.

“E ancora un’altra estate arriverà e compreremo un altro esame all’università”. Il ritornello più gettonato dell’estate tra i giovani mi ha profondamente indignata. Come ha potuto Fedez farsi quest’assurda impressione di illegalità?  Solo perchè negli scorsi anni sono fioccate indagini giudiziarie e inchieste giornalistiche su decine di presunti concorsi truccati per assegnare posti di docente a portaborse, parenti, amanti, amici e amici degli amici?

A ristabilire la giusta percezione degli studenti sull’università ora è arrivato lo spot caricato sul web dall’Università di Trieste per promuovere le immatricolazioni: #lasvoltagiusta è lo slogan che coglie in pieno l’emozione del giovane medio quando si iscrive. Quella sensazione di aver finalmente svoltato nella vita con la certezza futura di un lavoro stabile corrispondente al titolo di studio conseguito. Un’euforia irrefrenabile che non può far a meno di sfogare selvaggiamente nella movida triestina.

L’emozione di aver svoltato prende in primo luogo certe figure di ragazzi. Per esempio chi gioca con successo abasket, ha preso la patente e guida la macchina, ma si chiede se ne vale la pena per conquistare la ragazza del suo cuore. Ma ora finalmente arriva la svolta giusta se si immatricola all’università. Farà finalmente canestro anche con lei. Già al momento della decisione di iscriversi fiocca il primo bacio alla precoce età di 18-19 anni. “Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’Azione cattolica” canta Zuccheroricordando la sua entrata all’università.

Insomma, boys & girls, #lasvoltagiusta is coming! Sempre che l’altro ritornello estivo più gettonato – con il trattore in tangenziale: andiamo a comandare! di Fabio Rovazzi – non preannunci l’invasione friulana e la fine del nostro mondo.

Chanel Slavich

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6 commenti a La svolta giusta: andiamo a comandare!

  1. aldo ha detto:

    El concept del video “chi si iscrive trova gnocca” me par valido, ma sai generico. Ghe volessi una mapatura dela gnoca per facoltà co’ valori de 1 a 5 in termini de quantità e de CTF…qua servi una consulenza scientifica de Monon Behavior sul model del studio su Barcola

  2. aldo ha detto:

    Ma quela del primo baso za a 18-19 ani me par tropo ardita: se rovina la muleria, dovessi intervenir la Porfirio

  3. Fiora ha detto:

    …e rilevo el tono vagamente sesista del toco.
    se vedi che del zogo del rispeto mai ‘vu gnanca alba, sti universitari

  4. Fiora ha detto:

    dito oviamente…per zogo!

  5. Piero ha detto:

    I professori universitari italiani, salvo lodevoli eccezioni, sono una casta con dinamiche rimaste all’epoca feudale. Baroni, baronetti e scudieri che in virtù dei servizi svolti vengono poi elevati nei ranghi della nobiltà accademica attraverso concorsi in cui i voti vengono dati dagli stessi professori in carica per cui lo scudiere viene fatto vincere sul candidato andato all’estero e diventato di fama internazionale. Il risultato è che non c’è un’università italiana tra le prime 150 dei ranking internazionali nonostante siamo tra i 1o primi paesi del mondo come Pil. Le ore di lezione svolte – 120 all’anno – sono un record mondiale per il numero ridotto, inferiore a tutti i grandi paesi sviluppati e anche ai principali paesi emergenti (in Cina ne fanno 400-500 a seconda della categoria di professore). Sempre in Cina chi non presenta almeno due ricerche all’anno – approvate da una commissione – si ritrova lo stipendio decurtato e poi rischia il licenziamento. In Italia un ricercatore può stare tutta la vita senza far nulla e riceve puntualmente lo stipendio a fine mese senza rischiare alcuna conseguenza. In conclusione l’università italiana, fattae salve alcune situazioni di eccellenza, è in uno stato disastroso.

  6. Piero ha detto:

    In questa situazione dell’università è chiaro che il numero di studenti che si iscrivono cala costantemente. Il “prodotto” università non tira? La casta dei docenti invece di cambiare il “prodotto” – inamovibile perchè fatto a uso e consumo dei loro comodi – cosa fa? Si mette a fare pubblicità per raggranellare qualche iscrizione in più. Ma la fa anche male generando fastidio nei potenziali iscritti che si sentono presi in giro. Allora si ravvede? No, la first lady dice “io sono di chiara fama” e voi che criticate è meglio che non vi iscriviate. Un vero capolavoro.

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