Foto di Alba Zari
10 Febbraio 2016

Trieste xe per bici: una questione di civile convivenza

el sunto Seconda testimonianza sulla ciclabilità urbana di Trieste: conosciamo meglio le storie di chi sceglie di muoversi in bici

Continua la rubrica nata sulla scia del progetto In Salita di  Alba Zari e Sharon Ritossa.
Una fotografia istantanea della situazione ciclabile a Trieste, concentrandoci direttamente sull’esperienza di chi la bicicletta la usa quotidianamente, sfidando quel motto duro a morire e che, col tempo, vorremmo invece ribaltare.
L’obbiettivo è dimostrare che sì, Trieste xe anche per bici.

Una foto, quattro domande.
Sharon e Alba ne hanno rivolte tre ai ciclisti:
1. Descrivi la tua bicicletta.
2. Da quanto tempo utilizzi la bicicletta?
3. Dove ti porta la bici?

Noi ne abbiamo aggiunta una quarta, che dà il titolo alla rubrica:
4. Trieste xe per bici?

Il nostro progetto, che si appoggia all’idea di Alba e Sharon, vuole proseguire nel loro lavoro.Chi vuole partecipare e dare il proprio contributo può mandare una sua foto in bici e le sue risposte alle quattro domande a manna@bora.la.
Vi ringraziamo in anticipo.

La testimonianza di oggi è di Lorenzo Pellizzari.

  1. Descrivi la tua bicicletta.

Quella attuale è un modello da corsa della Daccordi, rossa come un’aragosta. Ha qualche graffio e sempre qualcosina da sistemare ma mi piace proprio perché è imperfetta. Non le ho mai dato un nome, è semplicemente Lei.

2. Da quanto tempo utilizzi la bicicletta?

Ne ho abbandonato l’utilizzo sporadico per uno più quotidiano circa 8 anni fa.

3. Dove ti porta la bici?

Ovunque: mi accompagna negli itinerari sportivi, al mare d’estate, in città o in lunghi pellegrinaggi spirituali come il Trieste – Terme di Lasko.

4. Trieste xe per bici?

Certo, qualsiasi posto può esserlo! Da qualche anno un numero crescente di ciclisti popola la città nonostante la conformazione viaria triestina sia caratterizzata da strade strette, pavimentazioni irregolari e beffardi saliscendi. Credo che più delle pur necessarie infrastrutture come le corsie riservate, stalli per la sosta, etc sia necessario che tutta la cittadinanza acquisisca una “mentalità ciclabile”. Mi riferisco agli altri utenti della strada, sovente impazienti e scortesi con i ciclisti, ma anche ai ciclisti stessi che, in ossequio al rispetto che legittimamente reclamano, dovrebbero comportarsi in modo più disciplinato lungo le vie e prudente nelle aree pedonali/marciapiedi. Insomma, un percorso comune dove non ci sono buoni o cattivi ma semplicemente dove far prevalere la civile convivenza di tutti.

Foto di Alba Zari

Foto di Alba Zari

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10 commenti a Trieste xe per bici: una questione di civile convivenza

  1. bonalama ha detto:

    per i giovani forse ok, si possono educare, i vecchi sono il problema, aumentare i controlli anti alcol!!! campanello, LUCI, RETROVISORI E CASCO!!!

  2. Fiora ha detto:

    “beffari saliscendi” e meno mal che no se ga averà el mio vaticinio ( rif. el libreto rosso) “se vinzi Cosolini el ne cava le discese e el ne lassa le salite”.
    Confido in un positivo rovesciamento con sole discese ad opera del futuro sindaco.
    Seriamente c’è solo da prendere democraticamente atto del fenomeno, apprezzandone gli innegabili aspetti positivi.
    Capito Elkann & Marchionne?…. che magari in privato saranno loro i più convinti.

  3. Fiora ha detto:

    me salta la D.
    BEFFARDI

  4. Davide ha detto:

    @1
    e cintura!

  5. ufo ha detto:

    @1 Estintor niente? E oviamente triangolo, giubeto rifrangente, e kit de lampadine de scorta casetina del pronto socorso.; de inverno badil, anca se picio e ripiegabile. Ma solo per chi che resta vizin casa sua, masimo masimo fin la botega più vizina. Chi che va più lontan devi gaver tuta la dotazione de legge, nianca dir!

  6. Sandro ha detto:

    Il retrovisore non serve in bici, quando cambi corsia levi una mano dal manubrio per segnalarlo e quindi hai le spalle già girate per dare un’occhiata dietro. Poi anche l’udito aiuta molto per scegliere il momento giusto per cambiare corsia o svoltare (da evitare assolutamente ascoltar musica nel traffico).
    Mentre le luci si possono mettere anche sul casco. Utili sono anche i copertoni con le spalle catarifrangenti.
    Ma la prima roba che servi in sta cità, prima ancora che le piste ciclabili, xe un posto dove poder ligar la bici in sicurezza e comodità, senza che intrighi nisun. Saria disposto anche a pagare un piccolo bollo annuale (10-20 Euro?) pur de gaver portabici comodi. E finalmente gavessimo un riconoscimento ufficiale come ‘mezzo di trasporto’.

    Invece nelle zone pedonali con pavimentazione di pregio, dove le bici possono circolare senza troppi rischi, non c’è nessun portabici degno di tale nome. Il risultato è vedere bici collassate a terra quà e là, sui pochi pali presenti. Il pedone stizzito penserà “ara sto mona dove ga ligà la bici” .. ma mi digo che el ‘mona’ no ga colpa .. gà più colpa quei che no riva dare un servizio ai tanti ‘mona’.

  7. gianna ha detto:

    @6: le ‘zone pedonali con pavimentazioni di pregio’ secondo me dovrebbero essere solcate da, appunto, pedoni. Possibilmente di pregio. Sempreché ce ne siano, delle une come degli altri.

  8. Sandro ha detto:

    A Trieste le zone chiuse al traffico sono quasi tutte ‘ciclo-pedonali’ come da apposita delibera.
    E sono per fortuna abbastanza ampie per contenere entrambe le modalità senza entrare in conflitto, al più basterebbe qualche linea a terra per dividerne i flussi e ovviamente il buon senso derivante da una formazione mirata nelle scuole primarie.
    Il vero conflitto, che pochi sembrano notare, è tra mezzi con motore a combustione (inquinanti, pericolosi e molto ingombranti) e mobilità sostenibile ovvero pedoni, bici e pedelec (sostenibili e puliti!).
    Ma come dice la canzone: Trieste dormi…

  9. Stefano ha detto:

    Se la signora Gianna si leggesse il Codice della Strada, scoprirebbe che per esso (ovvero la Legge che in Italia regola il traffico di veicoli e pedoni) NON prevede le “zone pedonali” ma, all’art 2, solamente le “zone CICLO -PEDONALI”.
    Ecco che i ciclisti che le percorrono sono perfettamente legittimati a farlo, fermo restando che il buon senso deve imporre loro di aver una condotta prudente tenendo conto dovutamente della presenza pure dei pedoni

  10. gianna ha detto:

    Appunto questo è il problema, e non irrilevante ossia l’applicazione del buon senso. Quanto alle letture, esistono alternative più emozionanti ma provvederò a colmare le mie lacune. Colmare la maleducazione di chi solca il suolo pubblico (sia egli pedone, ciclista, scooterista, automobilista et caetera) è già più arduo. “Tenendo conto dovutamente della presenza PURE dei pedoni” è una frase sensazionale: quasi gli vien da dire, a un pedone, scusate se esisto e grazie della vostra benevolenza, ciclisti. Chiedo infine: la parola “marcia/piede” è stata già depennata dal vocabolario e/o dal Codice della Strada in quanto obsoleta?

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