4 Giugno 2015

“Largo alla partigiana Bernetič e alla scrittrice Nadlišek”

el sunto Sono le prime donne slovene cui Trieste intitolerà uno spazio pubblico. L'annuncio alla mostra di Sala Peterlin, visitabile fino al 15 giugno

Alla partigiana Maria Bernetič e alla scrittrice Marica Nadlišek verranno dedicate le prime intitolazioni femminili e slovene di Trieste. Leggi qui per conoscere la loro storia.
«Le due intitolazioni verrano ufficializzate probabilmente dopo l’estate, a bilancio approvato». Lo ha reso noto lunedì l’assessore comunale Antonella Grim, nel corso dell’inaugurazione della mostra Toponomastica femminile in Slovenia, visitabile fino al 15 giugno nella Sala Peterlin di via Donizetti 3 (lunedì, mercoledì, venerdì e sabato 16-18; martedì, giovedì e domenica 11 – 13).
Grim ha riportato il messaggio della vicesindaco Fabiana Martini, per la quale «questa mostra ha due meriti: il primo, di contribuire a far comprendere che la società è cresciuta anche grazie alle donne; il secondo, di ricordare che Trieste ha anche un’anima slovena e che è giunto il momento di lasciarne traccia nella toponomastica».
Dopo che, negli ultimi due anni, la giunta ha dedicato sette giardini ad altrettante personalità femminili, l’allestimento appena inaugurato si pone infatti lo scopo di ridare parità nella toponomastica non più solo alle donne ma anche alla minoranza slovena, radicata a Trieste dalla fine del VI secolo, e perciò praticamente autoctona.
Questo l’obiettivo con cui l’ha promossa Elena Cerkvenič (Associazione Toponomastica femminile), in collaborazione con il Centro culturale sloveno con il contributo della Fondazione Libero e Zora Polojaz.
Diversi gli interventi bilingue che si sono susseguiti nel corso della serata. Dalla stessa Elena Cerkvenič, che ha voluto ricordare come «le donne illustri slovene possano essere di esempio per le giovanissime generazioni», al presidente del Consiglio comunale, Iztok Furlanič – la mostra gode del patrocinio del Comune – per il quale l’amministrazione ha compiuto un passo per colmare il vuoto che vede tanto in Italia quanto in Slovenia una bassissima percentuale di strade intitolate a personalità femminili.
Dettagliato l’intervento della professoressa Marija Pirjevec: ripercorrendo la nascita del gruppo Facebook “Toponomastica femminile”, ha ricordato come «i nomi delle strade e delle piazze contribuiscano a creare la cultura del popolo, definendone le figure storiche degne di memoria».
All’iniziativa ha partecipato anche il Centro Unesco di Trieste «perché – ha detto la vicepresidente Rosalba Trevisani – le pari opportunità e il dialogo fra le culture sono fra gli obiettivi che l’Organizzazione da sempre persegue».
Dopo gli interventi di Ester Pacor (Espansioni) e Vlasta Polojaz (Fondazione Libero), Michela Novel della Commissione alle Pari opportunità ha annunciato l’inaugurazione, il 20 giugno, della mostra itinerante “Sulle vie della parità”, nella sede della sesta Circoscrizione, alla Rotonda del Boschetto, 6.

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Un commento a “Largo alla partigiana Bernetič e alla scrittrice Nadlišek”

  1. Paolo Geri ha detto:

    Maria Bernetič-“Marina” nacque a Trieste, nel rione di San Giacomo, il 14 marzo 1902 da una famiglia operaia slovena, partecipò giovanissima nel periodo immediatamente precedente alla prima guerra mondiale alle manifestazioni contro la guerra e nel 1918 prese parte agli scioperi e alle manifestazioni che chiedevano pane e pace. A partire dal 1919 fu attiva nelle lotte contro il montante movimento fascista. Nel 1921 aderì al Partito Comunista d’ Italia in cui le furono affidati compiti di collegamento. Dopo la soppressione degli organi del partito “Il Lavoratore” e “Delo” si dedicò alla stampa e diffusione di volantini e giornali ciclostilati. Durante il fascismo il cognome le venne italianizzato d’ufficio in Bernetti.
    Assunto il nome di battaglia di “Tatjana” svolse attività politica per conto del partito tra le donne e la gioventù. Venne arrestata una prima volta nel 1927 e condannata a due anni di carcere e a due anni di vigilanza speciale “per l’organizzazione di un movimento clandestino e propaganda antifascista”. Scontata la pena continuò l’attività di partito e venne arrestata nuovamente nel dicembre 1931. Processata e assolta, nel novembre del 1932 entrò a far parte del comitato federale triestino del P.C.I.. Ricercata dall’ OVRA nel 1933 si rifugiò in Francia, dove svolse attività politica, in particolare tra le emigrate italiane, con lo pseudonimo di Anna Ferri. Nel 1937 il partito le affidò l’incarico di riannodare i fili dell’ organizzazione in Italia e per due anni fece la spola, illegalmente, tra Francia e Italia. Venne arrestata a Genova nel 1939 e torturata per oltre un mese nelle celle della questura. Nel 1940 venne condannata dal Tribunale speciale per la difesa dello stato a 16 anni di carcere. Dopo la caduta del regime fascista venne liberata e ritornò a Trieste nel settembre del 1943. Assunse la direzione del lavoro clandestino del partito in uno dei settori cittadini assumendo il nome di battaglia di “Marina”. Arrestata nel novembre dello stesso anno, venne liberata con uno stratagemma e ritornò all’attività clandestina quale membro del Comitato Federale triestino del P.C.I. Ricercata dalle SS, nel maggio del 1944 raggiunse le unità partigiane, dove si occupò dell’istruzione politica dei combattenti del “Battaglione Alma Vivoda” e della “Brigata Triestina”. Divenne responsabile per le unità partigiane italiane presso il quartiere generale delle formazioni partigiane della Slovenia. Fu tra i fondatori della “Brigata Partigiana Fratelli Fontanot”, formata il 17 novembre 1944. Per la sua attività partigiana la Commissione regionale Triveneta del CLNAI le riconobbe il grado di tenente.
    Il 1 maggio 1945 fece ritorno in Trieste liberata dove entrò a far parte del Comitato cittadino del neonato Partito Comunista della Regione Giulia. Alla nascita nel 1947 del P.C. del Territorio libero di Trieste (P.C.-T.L.T.), entrò a far parte del suo Comitato Centrale in cui si occupava in particolare della questioni della minoranza slovena. Dopo il ritorno nel 1954 di Trieste e della Zona A del T.L.T. all’ amministrazione italiana, il P.C.-T.L.T. divenne Federazione Autonoma Triestina del P.C.I. e Maria Bernetič entrò a far parte della sua Direzione. Dal 1956 fece inoltre parte della Commissione Centrale di Controllo del P.C.I..
    Venne eletta al Consiglio Comunale di Trieste nel 1955 e successivamente rieletta fino al 1964. Nel 1963 venne eletta – prima rappresentante slovena del dopoguerra – alla Camera dei Deputati, rinunciando poi a ricandidarsi nel 1967. Dal 1963 fece anche parte del Comitato Regionale Friuli – Venezia Giulia del P.C.I. e divenne direttore responsabile dell’organo in lingua slovena del partito “Delo”. Fece inoltre parte delle Direzioni Provinciali e dei Consigli Nazionali dell’ A.N.P.I. e dell’ A.N.P.P.I.A.. Nel 1991 le venne conferita per la sua attività partigiana la Croce di Guerra al merito della Repubblica italiana. Nei miei ricordi personali era un compagna dolcissima e persino affettuosa dal punto di vista umano – soprattutto con noi giovani – ma inflessibile nel rigore politico e in quella che amava chiamare – ed era – la “disciplina” di Partito.

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