1 Aprile 2015

Assemblea Sociale per la Casa: “500 sfratti all’anno e 5000 domande inevase all’ATER”

el sunto 500 sfratti all'anno e 5000 domande inevase all'ATER a Trieste, secondo l' Assemblea Sociale per la Casa.

Riceviamo e pubblichiamo un testo scritto dall’ASC, Assemblea Sociale per la Casa, in merito al problema abitativo a Trieste.

500 sfratti all’anno e 5000 domande inevase all’ATER sono le cifre che danno la dimensione del problema abitativo a Trieste. Un problema grave, che nasce inevitabilmente nelle pieghe di una economia e una crisi che, comunque la si veda, spingono sempre di più verso un impoverimento esasperato delle persone.
La norma è essere pagati dai 3 ai 6€ all’ora per un lavoro a chiamata che non ha alcuna prospettiva di futuro né offre una minima possibilità di stabilire qualche piano a medio termine. In queste condizioni, un mercato immobiliare drogato dalle esigenze della speculazione non è affatto una risposta.

Ci sono  a Trieste 11mila alloggi privati sfitti. Eppure è all’ordine del giorno pensare di affidare zone preziose ed enormi (ad esempio la ex-caserma di via Rossetti) a piani faraonici di nuove zone residenziali; quasi sempre la riqualificazione delle aree si accompagna alla gentrification delle stesse (come il quartiere di Cavana) e alla stabilizzazione dei prezzi di canone e acquisto su livelli elevati.

I principi fondamentali alla base della nostra Carta Costituzionale, stabiliscono due cose. La prima, che ogni cittadino ha diritto ad un salario (ma sarebbe più adeguato ormai parlare di reddito) che gli assicuri una vita libera e dignitosa. La seconda, che la mancanza di uno spazio abitativo, adeguato alle esigenze della persona e della famiglia, costituisce un grave freno ai principi di dignità e uguaglianza sostanziale: valori fondamentali del nostro paese.

Eppure non c’è traccia di nessuno di questi due principi nella realtà materiale dell’oggi.
Non c’è una politica abitativa né nazionale (ormai affidata al “piano casa” del Ministro Lupi, quello che si è appena di messo per familismo, corruzione e favori) né regionale.
In FVG si va probabilmente verso un’unica “agenzia immobiliare regionale” che avrà quale compito principale quello di “razionalizzare” il patrimonio pubblico. Sappiamo quello che significa: svenderlo.
A Trieste, città che ha un patrimonio immobiliare pubblico quasi unico in Italia e una storia preziosa a questo riguardo, sono parecchie centinaia gli alloggi ATER in condizione di NON essere assegnati. Dai 600 agli 800. Abitazioni in rovina o semplicemente non adeguate alle normative.

La politica della casa a Trieste langue. Per mancanza di risorse certamente, ma anche perché la visione del problema non è all’altezza dei tempi.

In questo quadro, probabilmente molte centinaia di alloggi sono occupati abusivamente.
Da un paio d’anni è nata ASC, l’Assemblea Sociale per la Casa, alla quale partecipano cittadini, movimenti e autossegnatari di alloggi pubblici.

Ma cos’è l’ autoassegnazione? Si tratta di una pratica di autodifesa dalla crisi, potremmo dire. Consiste nell’individuare alloggi pubblici abbandonati e NON assegnabili, e nel prendervi dimora pubblicamente, pagando all’ATER il relativo affitto, allacciando le utenze di luce, acqua e gas, pagando le relative bollette. E facendo in autonomia i lavori necessari a rendere vivibile e degno l’alloggio, in collaborazione con una rete comunitaria di mutuo aiuto.

Questa pratica non lede i diritti di nessuno, perché si rivolge ad alloggi che in ogni caso NON potevano essere assegnati. Si prende cura di un patrimonio pubblico che, abbandonato, sarebbe andato in rovina. Rivitalizza i quartieri dove decine di alloggi sono abbandonati, costruisce reti di solidarietà e fiducia, è inclusiva e intrinsecamente antirazzista. Ci si riconosce parte di una soluzione e si comprende che si esce insieme dai problemi comuni, o si muore da soli.

Il piano casa del Ministro Lupi colpisce duramente le autoassegnazioni. Impedisce di stabilire la residenza in una casa autoassegnata e impone di togliere le residenze precedentemente ammesse. Impone di tagliare le utenze in atto (acqua, luce e gas) e impedisce di allacciarne di nuove. Una guerra all’umano in crisi, si potrebbe dire.
Questa parte del piano casa viene messa in atto progressivamente da mesi in tutta Italia.

Anche a Trieste ci sono famiglie con bambini e singoli che non hanno potuto portare la residenza nella casa che abitano e di cui si stanno prendendo cura.

ASC da lungo tempo sta discutendo con il Comune e con Ater di percorsi possibili, di soluzioni dal basso, di autorecupero; collaborando con il Comune e i servizi sociali ha accompagnato alcuni autoassegnatari verso soluzioni più degne di una casa autoassegnata. Ha chiesto al prefetto una moratoria sugli sfratti raccogliendo centinaia di firme (https://www.change.org/p/caro-prefetto-a-trieste-serve-una-moratoria-sugli-sfratti-e-delle-soluzioni-abitative-vere-per-gli-sfrattati), comprese quelle di consiglieri comunali e regionali, scoprendo che né Prefettura né Comune hanno ancora messo in atto la burocrazia necessaria ad utilizzare i (pochi) fondi esistenti per l’emergenza abitativa.

Anche da queste iniziative ed incontri sono nati alcuni progetti preliminari, che ancora devono essere posti in atto, per l’autorecupero da parte di ATER e Comune.
Noi continuiamo a spingere in questa direzione, soprattutto perché questi progetti riguardino non solo soggetti con un reddito ma anche tutti quesi soggetti che un reddito non ce l’hanno.

In questo quadro, mentre partecipiamo ai tavoli portando idee e spunti, e senza che ATER e Comune ritenessero di reclamare gli alloggi autoassegnati, la Procura della Repubblica di Trieste ritiene di dover intervenire. Dicendo una cosa falsa e sbagliata, in 4 righe. Tutto quanto precede riassunto in 4 righe, che dicono che l’autoassegnazione lede i diritti di chi è in graduatoria e che gli autoassegnatari godono di indebiti vantaggi.

Abbiamo già spiegato che l’autoassegnazione non lede i diritti di alcuno. Anzi. E non ci è chiaro di quali indebiti vantaggi godrebbe chi non ha né casa né reddito, o deve lavorare per 3€ all’ora.

Forse, ci siamo detti, confondono gli autoassegnatari con il figlio del Ministro Lupi. Lui si, si apprende dalla cronache, aveva “indebiti vantaggi” e rapporti con “la cricca della speculazione”.

La risposta di ASC è stata una conferenza stampa in Tribunale. Ci chiediamo se la Procura si candida a risolvere il problema della casa per via giudiziaria e come. Intanto, per sicurezza, altre due case sono state autoassegnate. 2 a 2.

Il  comunicato e il video che spiegano la faccenda.

ASC- Assemblea Sociale per la Casa

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