27 Gennaio 2015

“Corretto tutelare la zona a mare della riserva naturale regionale Falesie di Duino”

el sunto Se non si prendono dei provvedimenti a favore della conservazione della Natura all’interno di una Riserva Naturale, dove allora si potrà mai farlo?

Riceviamo e pubblichiamo

In merito alla protesta che si sta diffondendo tra la popolazione del Comune di Duino Aurisina, il web, e all’interno di associazioni sportive che frequentano l’area a mare della Riserva, si vuole spiegare e approfondire alcuni aspetti del Regolamento, al fine di sottolineare l’importanza di tale strumento e di diffondere le motivazioni scientifiche ed etiche, che ne sanciscono i principi.
Il regolamento in questione prevede, tra le altre norme spesso comuni alle altre Riserve naturali (regionali, nazionali ed europee), il divieto di accesso e navigazione a qualunque mezzo a motore e non, (anche a propulsione manuale, vedi kayak, canoe, compresi nuotatori), in una fascia ampia 60 metri dalla linea di costa per la lunghezza di circa 1,8 kilometri (fascia “A”), e una fascia “B” esterna di ulteriori 440 metri in cui la navigazione viene regolamentata e molto limitata essendo le autorizzazioni concesse direttamente dall’Organo Gestore della Riserva (Comune di Duino Aurisina) ed imponendo una ridotta velocità e una navigazione perpendicolare alla costa, al fine di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente marino e costiero.
Si ritiene che quanto detto sopra possa andare a vantaggio di chi pratica il nuoto e la canoa nella fascia “B” in quanto avranno a disposizione uno specchio d’acqua con un traffico ridotto di mezzi a motore obbligati a navigare a bassa velocità.
A questo va aggiunto che è già in vigore un’ordinanza del 2014 della Capitaneria di Porto di Trieste che sancisce lo stesso divieto di accesso per una fascia di 30 metri dalla linea di costa (divieto nemmeno citato nel testo della petizione proposta alla cittadinanza dal Comitato contrario all’approvazione del Regolamento!); si ritiene pertanto che estendere tale divieto di ulteriori 30 metri non rappresenti un cambiamento radicale per canoisti e nuotatori, specie se il fine ultimo è la conservazione della Natura e favorire l’insediamento di nuove specie di uccelli nidificanti.
Il provvedimento, infatti, nasce con un obiettivo ben preciso e motivato: la tutela di un habitat unico in Regione nonché raro sulla sponda italiana dell’Adriatico.
La zona delle falesie rappresenta infatti un ecosistema nel quale, oltre a specie di risaputo pregio quali il falco pellegrino e il passero solitario, ci sono le condizioni ecologiche adatte alla nidificazione di ulteriori specie tutelate da apposite normative europee quali il marangone dal ciuffo (che in Italia nidifica solo in Sardegna in ambienti simili), l’edredone (che in Mediterraneo nidifica solo nella vicina Riserva della Foce dell’Isonzo, in quanto trattasi di specie diffusa abitualmente nel Nord Europa) e la volpoca (il cui insediamento e nidificazione su costa rocciosa sarebbe di elevato interesse in quanto unico caso in Italia continentale, cosa che invece avviene nel resto del suo areale anche in habitat simili alla Riserva, dal Nord Europa al Mediterraneo). Tali specie, nei territori riproduttivi, sono tutte caratterizzate da un’elevata distanza di fuga e una bassa confidenza all’uomo, pertanto si sottolinea come anche la “sola” presenza umana, a bordo di mezzi ecocompatibili e non, sia fonte di inequivocabile sebbene involontario disturbo che spesso provoca l’abbandono dei nidi.
Oltre a queste, altre specie animali protette migrano e svernano nell’area frequentando soprattutto la zona marina della Riserva (molte specie anche rare di svassi, strolaghe e smerghi minori). Altre ancora vi transitano e cacciano (come ad esempio due specie di delfini, la tartaruga marina e molte specie di pesci). L’istituzione di una zona di riserva integrale in cui il disturbo antropico sia ridotto a zero, è la condizione necessaria (anche se non sempre sufficiente) affinché le specie animali più diffidenti verso l’uomo trovino l’ambiente adatto per viverci.
Pur comprendendo parzialmente le ragioni della protesta, riteniamo che un provvedimento lungamente atteso, per quanto spiegato sopra, possa portare ulteriori benefici ad un’area unica dal punto di vista naturalistico, come già avviene in numerose riserve geomorfologicamente simili, in Italia come in Europa.
Non dimentichiamo che tali benefici sarebbero anche di natura economica: il turismo naturalistico, infatti, a differenza del turismo tradizionale, negli ultimi anni risulta essere in crescita costante (rapporto ISTAT 2013) e solo un territorio che sappia offrire tra i suoi punti di interesse un’elevata biodiversità e un ambiente naturale tutelato e valorizzato potrà godere di tali ricadute economiche.
Una volta di più va sottolineato come la già scarsa ampiezza della Riserva (la zona marina ha soltanto 50 ettari) nonché la sua posizione (racchiusa com’è fra il porticciolo, il castello e la spiaggia privata di Duino –fuori Riserva!, e una zona ad alto impatto antropico quale la Baia di Sistiana con i recenti comprensori edilizi di Portopiccolo) rendano necessario tutelarla maggiormente, con interventi che mirino:
• alla conservazione delle specie animali presenti
• a favorire l’insediamento di ulteriori specie oggi allontanate da una fruizione dell’area troppo intensa e soprattutto sregolata
• ad ovviare all’elevata pressione antropica sull’Area Naturale Protetta, derivata dalla grande popolarità degli sport nautici e dell’attività da diporto nel Golfo di Trieste.
La Legge Regionale n. 42 del 1996, in recepimento di Leggi Nazionali e delle Direttive Europee in materia di protezione degli habitat e degli uccelli, attribuisce alle Riserve Naturali Regionali una finalità di conservazione prevalente rispetto a sviluppo sociale e fruizione umana dell’area, proprio per la loro limitata estensione e concentrato valore naturalistico, valore che rischia di essere degradato e compromesso da un utilizzo antropico troppo intenso.
Detto ciò, se non si prendono dei provvedimenti a favore della conservazione della Natura all’interno di una Riserva Naturale, dove allora si potrà mai farlo?
Auspichiamo pertanto un’approvazione del Regolamento da parte del Comune di Duino Aurisina.

Le associazioni ambientaliste:
LIPU, WWF FVG, LAV, LAC, Legambiente Circolo Verdeazzurro, Legambiente circolo di Monfalcone
E come co-firmatari del comunicato l’Associazione Studi Ornitologici e Ricerche Ecologiche del Friuli Venezia Giulia – Astore Fvg e l’Assocazione Sportiva e Culturale Canoa Kayak Friuli – CKF

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10 commenti a “Corretto tutelare la zona a mare della riserva naturale regionale Falesie di Duino”

  1. Dario Predonzan ha detto:

    Parole di buon senso, che chi conosca anche superficialmente le esigenze della natura dovrebbe condividere.
    Mi auguro che chi deve decidere la pensi allo stesso modo e che le polemiche inutili sollevate da qualcuno si spengano rapidamente.

  2. Riccardo ha detto:

    Come CKF, associazione di kayaker che agisce su tutto il territorio regionale, ci siamo da subito affiancati a chi sostiene questa bellissima iniziativa e non capiamo come, dei nostri compagni di pagaia, possano essere così miopi da non vedere le potenzialità di un’iniziativa come questa e si siano schierati a favore della petizione.
    Speriamo vivamente che la fase attuativa si svolga senza ulteriori ritardi nell’interesse dell’ambiente, della fauna che lo vive e dei kayak che lo ammireranno solamente da un po più lontano.

  3. sergio zerial ha detto:

    oltre giustamente a questo, sarebbe corretto che la Provincia comperasse il sentiero Rilke che è sopra, questa politica della signora Poropat non va assolutamente bene, la Provincia aveva 30 anni per decidere il cosa farsi dopo che il contratto era scaduto, nessuna notizia a riguardo ed è vergognoso, va rischio che qualche privato si compri il bosco, così eliminando un bellissimo percorso turistico che attira molte persone e che era ormai parte della Provincia, tolto ai cittadini, con colpa prettamente politica, egregia signora Poropat si dia da fare, non è che abbia fatto molto in questi anni, almeno trovi i soldi per comprartlo

  4. Stefano M. ha detto:

    Signor Zerial e se mancassero i fondi?

  5. anny ha detto:

    ….i fondi ci sarebbero se l’italia smettesse di fabbricare e vendere armi,la mancanza di fondi è una solfa che non regge più

  6. Piero ha detto:

    “i fondi ci sarebbero se l’italia smettesse di fabbricare e vendere armi”
    Al di là delle legittime opinioni di ciascuno, cerchiamo almeno di salvare la logica. Se le imprese italiane uscissero dal business delle armi – senz’altro non etico – pagherebbero meno tasse allo stato e quindi ci sarebbero MENO fondi.

  7. anny ha detto:

    riducendo di molto gli stipendi dei parlamentari e smettendola di fabbricare armi,avremmo un pianeta di pace e amore,senza povertà e diseguaglianze,……sono un’eterna sognatrice,lo so.

  8. sergio zerial ha detto:

    @Stefano M. 500.000 mila euro non sono una grande somma con tutti gli immobili che ha la Provincia si potrebbe comperarne più di uno di boschi, il bosco serve per il turismo e alle persone di farsi una bellissima passeggiata, come scritto sopra avevano 30 anni e non son pochi per poter acquistare il bosco e penso 30 anni fa non lo avrebbero pagato 500.000 euro, ma basta seguire i lavori della Provincia amministrata secondo me molto male, basta vedere le due case non appartamenti siti in via del Prato accanto all’università ferme dal 1993 in aspettativa di essere ristrutturate, queste sono le pazzie italiane che nessuno vede, e se le vede passa oltre, poi non so se ha letto la Provincia ha messo in vendita immobili, quello che manca è l’interessamento di questi signori che fanno ogni giorno più danni invece di pensare al benessere dei cittadini, la chiesetta interna di S.Giovanni dell’ex manicomio poteva venir salvata con poca spesa bastava cambiare qualche tegola, l’hanno lasciata andare distrutta, questi signori che ci amministrano andrebbero lanciati, ma i cittadini votano il partito e non gli uomini e questo è male, tutti possiamo vedere cosa succede in questa città per ultimo l’alabarda di Montuzza, mi fermo qui saluti sergio zerial

  9. anny ha detto:

    hai ragione sergio,trieste è davvero in uno stato di degrado unico,quei pochi giardini che ci son rimasti sono abbandonati senza più custodia,son stata di recente in villa revoltella e son rimasta sconcertata,pensare che da bimba quando ci andavo a giocare mi sembrava il giardino dell’eden……..i musei sopravvivono grazie ai volontari pensionati o ai stagisti universitari,ci ripetono all’infinito che non vi sono fondi,……..sono senza parole!

  10. sergio zerial ha detto:

    I soldi ci sono per fare i lavori che vogliono loro i politici, che non hanno assoluta cognizione di prezzi dei lavori, come può costare una pulizia delle due statue Saba e Joyce con ripristino bastone e pipa 12.000 euro?? Statue che hanno pochi anni, in giardino pubblico ci sono statue da decenni sporche di escremento di colombo che nessuno pensa di pulire, per fondere una pipa e un bastone se ti domandano a Udine in fonderia 1000 euro è molto, più la pulizia quanto potrebbe costare il tutto?? ” 2000 euro??? ed esagero Questo è un piccolo esempio, altro piccolo esempio in piazzetta S. Lucia si trova una fontana che da decenni non funziona manca anche un pezzo, è una fontana penso del 700 che nessuno pensa di riparare, senza contare la fontana dei quattro continenti che dalla pavimentazione della piazza non ha mai funzionato, questi sono piccoli problemi che nessuno vuole risolvere, di problemi ce ne sono molti ma questi politici quando camminano per Trieste guardano il cielo non le cose che sono attorno a loro, ci vuole passione e questa virtù manca a molti
    e vogliono fare di Trieste città turistica !!

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