21 Dicembre 2014

Electroblog, come una città si riconquista una scena

el sunto Electroblog è nato nove anni fa come festival annuale di musica elettronica a chiusura della stagione del circolo Etnoblog.

Una bella storia quella di Electroblog, storia di spazi riconquistati, luoghi fisici, musicali ed emozionali letteralmente strappati ad un grigiore altrimenti inevitabile.

L’immagine di Trieste come città messa lì, estremo lembo orientale di una Repubblica che il più delle volte la considera la fine di un binario morto è destinata a svanire grazie alle spinte che arrivano quasi sempre dal basso.

Electroblog è nato nove anni fa come festival annuale di musica elettronica a chiusura di stagione del circolo Etnoblog; col passare degli anni la cosa si è ingigantita, grazie anche al contributo delle istituzioni Regionali che hanno creduto nel progetto fino a farlo diventare oggi uno dei festival più importanti a livello nazionale, citato anche dalla bibbia online del settore Soundwall.it.

La prima delle tre giornate ha ospitato proprio al circolo Etnoblog PETER KRUDER in una serata che da sola bastava a circondare di leggenda il festival: il sopracitato infatti, assieme all’allora socio Richard Dorfmeister forgiò una quindicina d’anni fa un suono che, raccogliendo le briciole rimaste dal movimento trip-hop inglese, definì i nuovi confini della musica elettronica ad andamento rallentato. A Trieste i primi a cogliere l’importanza di quella scena e proporla furono i componenti del collettivo Electrosacher, che proprio in questa serata hanno festeggiato il quindicesimo anno di attività. Musicalmente il set di Peter Kruder è stato una sorpresa, una selezione tesa e densa che ha fatto ballare tutti fino alle cinque, una lezione di stile e mestiere da parte di uno che potrebbe tranquillamente dormire sugli allori ma che invece continua a fare ricerca e sperimentazione.

Accelerazione del ritmo nella serata successiva, curata dalla crew Enjoy the Sound, ovvero quel manipolo di ragazzacci che hanno il brutto vizio di portare una techno di altissima qualità in una città che ha sempre fatto fatica a digerirla. Il risultato è il pienone alle loro serate ed anche in questa, dove è avvenuto un vero e proprio scontro generazionale tra la fresca e genuina techno made in Russia di DASHA RUSH e la pluridecennale esperienza di JAMES RUSKIN. L’impianto audio rinforzato ed un allestimento luci tutto nuovo hanno trasformato l’Etnoblog in un superclub, un posto di quelli a cui i triestini erano abituati a sobbarcarsi chilometrate d’auto pur di raggiungerli. Da notare anche una folta presenza di sloveni ed ospiti da fuori Regione.

hel2L’evento cardine è la serata finale, ospitata nel salone del Molo IV, vecchia struttura portuale riconvertita a spazio espositivo ed occasionalmente a gigante pista da ballo difficilissima da sonorizzare. Dovevano esserci i 2 MANY DJS come headliners, ma per un problema di salute non hanno potuto riabbracciare il festival che già li ospitò con successo nel 2007. Quello che per molti poteva sembrare un punto in meno, si è trasformato in un punto a favore: L’altro ospite principale, il bavarese DJ HELL ha accettato di fare un set prolungato, e chi lo segue sa di cosa si tratta, essendo questo personaggio famoso per i suoi set ipnotici e stranianti. L’avvio di serata, affidato alla crew OH MY GOD! (Dibla, Jazza, Nanou e Giuseppe Rossi) è spesso discontinuo, otto mani al mixer ed un disco a testa non riescono a creare un filone in crescendo, ma la pista dimostra di apprezzare e ben volere i quattro, al punto che all’arrivo di Dj Hell, la sala è strapiena e la temperatura alta.

Chi si aspettava un superstar dj dai modi affabili ed attento a movenze ed estetica è rimasto scioccato: Hell è un cinquantenne tedesco che più tedesco non si può, lo immagineresti a caricare la legna appena tagliata in bosco sul pick-up con quei baffoni, eccentrico nei modi ed anche nel suo equipaggiamento: nella sua consolle niente laptop né macchinari spaziali, solo una manciata di cd sparpagliati a fianco del mixer. Già nel 1992 questo artista era abituato ad inserire citazioni colte sulle guide dettate dalla matrice “techno dritta”, basti andare a riprendersi la sua “My Definition of House Music” per rendersi conto di quanto la visione di Hell sia differente ed estranea ad ogni trend.

Al suo arrivo il volume dell’impianto copre tutti i riverberi e spazza via ogni nostalgia dei 2 Many Djs, è sufficiente una parola a definire il set di stasera: una bastonata!

Chiede subito che siano tolte le luci su di lui, parlano la musica e le ottime visuals sugli schermi led (a cura di Virage e Ochoresotto). Un treno a tutta velocità, senza fermate intermedie, Hell non fa concessioni ma impone cassa dritta, zero melodie ed introspezione ai massimi livelli.

Vince lui, assieme a tutti coloro che hanno portato in città questo festival e su cui si ripongono le migliori aspettative per le prossime edizioni.

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1 commenti a Electroblog, come una città si riconquista una scena

  1. pinuccia ha detto:

    penso che la musica elettronica sia interessante anche se il rock è sempre attualissimo vedi anche i politici si misurano in questo genere posto sotto

    http://www.direttanews.it/2014/05/17/eurodeputato-rocker-tiziano-motti-scala-lhit-parade-video/

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