10 Dicembre 2014

Teresuta : la storia di due ubriaconi in una canzone popolare triestina

el sunto Teresuta è una canzone popolare notissima fra i triestini di una certa età, ma oggi praticamente sconosciuta fra le giovani generazioni.

Scampoli di storia è una rubrica a cura di Paolo Geri

A Trieste nei decenni passati tutto finiva in musica: dai fatti di cronaca nera, argomento preferito dei cantastorie – si pensi alla famosissima canzone dei primi del Novecento su Antonio Freno – , ai battibecchi rionali, dalle opere pubbliche alle macchiette, dai contrasti amorosi agli scherzi di Carnevale. Nei miei anni giovanili, con il “Canzoniere Triestino” e con Claudio Noliani che istruiva e guidava quel gruppo di giovani cantanti e musicisti, ho avuto modo di conoscere e apprezzare questo ricchissimo patrimonio di musiche e di versi. Il paziente lavoro di ricerca di Claudio Noliani, oggi in parte dimenticato, ha impedito, negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, che un materiale prezioso come quello popolare triestino andasse irrimediabilmente perduto. Una volta la gente cantava in tutte le diverse occasioni sociali e, come scrive Claudio Noliani nella prefazione ai suoi “Canti del popolo triestino”, quei canti avevano anzitutto un “valore d’ uso” e andavano riguardati con lo stesso rispetto dovuto agli arnesi del contadino, dell’ operaio, dell’ artigiano. Ma oggi purtroppo non cantiamo quasi più e anche le canzoni più note sono ormai dimenticate. Anzi, se qualcuno, si azzarda, in un locale, ad intonare una vecchia canzone triestina, viene zittito e viene indicato l’ avviso: “E’ vietato il canto e il gioco della morra !”ubriaco
“Teresuta” (altrimenti chiamata anche “Oh Teresute”, con una incomprensibile forma friulana del nome della protagonista) è una canzone popolare notissima fra i triestini di una certa età, ma oggi praticamente sconosciuta fra le giovani generazioni. E’ una di quelle classiche canzoni popolari di autore – se mai vi fu un unico autore – e di epoca sconosciuti. Tipica canzone da gita o da trattoria era sicuramente già diffusa negli anni Cinquanta ma risale forse al periodo precedente la seconda guerra mondiale.

All’ epoca delle ricerche fatte nei primi anni Settanta dal “Canzoniere Triestino” sulle origini di vecchie canzoni triestine, ne riscontrammo una diffusione capillare nei rioni triestini, sempre con la stessa linea melodica e di canto – che è poi quella della famosa canzone “Come pioveva” – ma con decine di versioni di testo diverse. Non trovammo peraltro alcuna testimonianza che ci aiutasse a collocare temporalmente la prima comparsa della canzone. Tutti ci dicevano: “L’ ho sempre sentita cantare ….” “La cantava già mio nonno ….”

“Teresuta” racconta con tragica ironia la storia d’ amore e di morte di una coppia di ubriaconi: un tipo di coppia presente tuttora nel “Lumpenproletariat” triestino che potete incontrare in tanti locali cittadini, soprattutto nelle superstite bettole dei quartieri popolari. “Teresuta” è una canzone che, per certi passi e versi, decisamente macchiettisti, può far sorridere. Personalmente però ho sempre visto in “Teresuta” non tanto l’ allegria, per quanto forzata, di una coppia di ubriaconi triestini, ma la violenza reciproca insita in quelle situazioni e in quei rapporti. Nella canzone il “lui” della coppia, che è poi l’ omicida di Teresuta, pur soffrendo, alla fine si consola ritrovando, proprio in quel “Giardin della Stazion” dove tutto era incominciato, un suo amore adolescenziale: la Flonflon, altro tipico personaggio delle vecchie canzoni riestine.
Una ulteriore curiosità: nel testo è presente la parola “sinter” (“el sinter de Gropada”) tipico termine del vecchio dialetto triestino. oggi caduto totalmente in disuso, che significa accalappiachini e che fa datare la canzone ad un’ epoca in cui questo era ancora un mestiere praticato e soprattutto quel termine veniva usato.medell07

Qui di seguito la versione di “Teresuta” che a me risulta essere la più corretta, completa e diffusa, pronto peraltro ad “accogliere” varianti e versioni diverse che sono sicuro non mancheranno.

TERESUTA

Xe gavèmo incontrado per fatal combinaziòn
mi imbriago ela disfàda nel giardin dela staziòn.
Dopo un mese la sposai , me ricordo un venerdì
su dei frati sèmo andai mi imbriago ela in candì.

Pena fora dela cièsa in gostilna sèmo andai
la sera mi e Teresa, tuti carighi e disfài.
Oh, Teresuta ti te ieri un miragio
l’ocio de vetro e la gamba de fagio,
altri difeti ti no te gavevi
ma te bevevi, ma te bevevi.

Ghe pasavo un bon mensile che la fazi de magnar
ma sta bruta imbriagona la me andava zò a ciuciar.
Dopo averme sbagazàdo per trincar anche el paion
con un altro petesèr la xe ‘ndada a Monfalcon.

Una sera te la trovo proprio in zima del canal,
distirada in tel molo, soto el lume de un feràl.

Ghe gò ligado una piera sul colo
la gò butada a tre metri dal molo,
là in te l’acqua un cocàl la pareva
e la beveva, ssai la beveva.

Iera tuta la contrada a quel tristo funeral,
iera el sinter de Gropada co la banda comunal,
proprio in zima del corteo iera quatro papagai
che cantava a squarciagola l’ino dei alcolizai.

Mi contrito dal dolore me gò fato un biberon
con dò litri de verona pò me son ficà in paion.

Oh, Teresuta, ti te son in paradiso
più no rivedo el tuo angelico viso
e pel dolor bevo come un imbuto
ma bevo nero perchè son in luto.

Pel dolor e pel rimorso mi no bevo squasi più
e se anca bevo un sorso sento un gropo che vien su
no poder andar de trita me fa come un crepacuor
per saver una de drita son andado del dotor.
Dopo averme visitado per davanti e per da drè
el dotor me gà ordinado de contar fin 33.

“Su giovinoto contatemi tuto”
mi fa e mi dice il dotor Canaruto
“ogi la scienza ogni mal la rimedia.”
Ghe gò spiegado la mia tragedia.

Ma col tempo tuto pasa e pasà xe anche el dolor
diese giorni iero in cassa e torna son sul lavor.
Son un giorno capitado per fatal combinazion
imbriago e anche disfado nel giardin dela stazion.

Distirada sul mureto, chi te vedo, la Flonflon
el mio amore de muleto, co no iero imbriagon.
Ghe gò butado i brazi sul colo
e a far l’ amor semo andadi sul molo
e da quel giorno no son più nervoso
e bevo bianco perchè me sposo.

Ecco un bel video, grazie a Federico Manna per la segnalazione:

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22 commenti a Teresuta : la storia di due ubriaconi in una canzone popolare triestina

  1. Riccardo ha detto:

    Per datarla bisognerebbe verificare quel dott. Canaruto (nome comune ma in mille varianti: Canarutto, Cannaruto, Cannarutto, Canaruti, Cannarutti ecc.) perché è probabile che richiami qualche autentico personaggio celebre in città. Del resto anche l’inno dei matti (“Bonasera sior primario ecc.”) era esplicitamente dedicato al dott Canestrini.

  2. Fiora ha detto:

    Un piccolo capolavoro la versione domacia della melensa “come pioveva”.
    Capolavoro in bianco e nero come nella migliore tradizione.
    Il nero e il bianco dei vini adeguati al dramma di un uomo, tra amore morte e rinascita. La parte post Teresuta mi era ignota. Amore-perduto-amore ritrovato-la vita continua e l’accenno alla ritrovata mula flonflon si riallaccia alla celeberrima elegia in musica”andando zò pel Corso” in una proustiana recherche.
    O quela i la ga scrita dopo e cussì me casca el palco?! 😀

  3. Fiora ha detto:

    ah le tragedie d’antan, quando il carburante era o bianco o nero indiferente e polverina bianca nasava solo i siori massimamente D’Annunzio…

  4. john remada ha detto:

    Inserire una musica rock / blues su questi testi non sarebbe male….

  5. Fiora ha detto:

    @4
    eh Johnny, sarìa ben petada. Tipo l’Omo Vespa rivisità dal Maestro Pilat. Magari rock no .la trama no se presta, ma un strugente blues de Teresuta ,mi zà me lo sento.
    Maxinooo, ndo te son che xè lavor !

  6. Diego Manna ha detto:

    belissima, no conossevo tuto el testo 🙂
    sula situazion dela musica triestina però mi no saria cussì tragico:
    un 10 anni fa in efeti no se sentiva cantar de nissuna parte niente, ma ghe xe stado un ritorno de dialeto e tradizioni e osmize inegabile nei ultimi anni, secondo mi molto aiutà da internet, forum, facebook, dove i triestini scrivi in triestin (roba che de solito ben poche volte se fazeva… ) e se ciacola fra de lori e torna un poco tuto a gala, anche al di fuori de internet.
    mi co vado in osmiza sento sempre sempre sempre qualchidun cantar canzoni triestine,
    i sardoni barcolani vivi ga fato 4 cd de quele che a bon titolo pol esser considerade canzoni popolari triestine moderne,
    i ULTRABULLoTS, che purtropo ga molà el colpo forsi, stava rifazendo in chiave punk tante vece triestine,
    Maxino ga fato un cd sai bel in triestin e desso farà un altro,
    e no stemo dimenticar toni bruna, perchè Formigole xe un gioiello de valenza nazionale.
    insoma per mi la musica triestina xe + viva che mai, sia la tradizionale che la moderna 😉

  7. Fiora ha detto:

    ” oh Teresuta te ieri un miragio” la dona angelicata come nel dolce stil novo. Teresuta, una Beatrice patoca. ” l’ocio de vetro e la gamba de fagio” dettagli ininfluenti…
    Se la alzava el comio, beh iera l’unico neo de l’indimenticabile eroina, causa scatenante de l’ ira funesta, ma anche motivo de coesion col suo cantore… Amor vincit omnia e po’bon dei!

  8. Bardix ha detto:

    A parte qualche picia variazion t’el testo, la cantava anche el mio vecio (ch’el iera del ’35) e noi, del grupo grote del CAT, ogni tanto la cantavimo in sede; iera sul finir dei ani ’70. Comunque gnanca mi gavevo mai sentido la parte filal, dopo ” … perché so’ in luto”: presumo che la sia novizia.

  9. Bardix ha detto:

    Rilegendola ben, forsi, l’ultima parte no la xe cusì nova. A parte che ge volesi saver quando ch’el dotor Canatuto praticava, comunque me riferiso a “… no poder andar de trita …” che andasi scrito “Trita” co la maiuscola perché iera el nome de una nota osteria (piutosto de baso livel) oramai serada ben che prima che mi me metesi in braghe longhe (e mi son del ’59). I me contava (i veci grotisti, Ennio G. in particolare) che “l’abiso Trita” i lo ciamava scherzosamente cusì perché iera un semi-interrato e se doveva scender qualche scalin per acederge. Chisà se qualchedun dei nostri veci se ricordasi indove che la iera …

  10. L'ultimo maritimo triestin ha detto:

    Trita se trovava in via Solitario (ogi Foschiatti), lato sinistro andando da Largo Barriera , pochi metri prima del canton con piaza Ospedal (mi son del 1935). Vis-à-vis iera el “Metro cubo”.

  11. Fiora ha detto:

    @9
    “e Trita Trita col suo vin nero xè el zimitero dela gioventù e Trita Trita col suo vin bianco xè el camposanto dela gioventù” ( canzone popolare) i me disi in via Madonina.
    ma no la vendo in garanzia, però 😉

  12. Fiora ha detto:

    @10
    … mentre che stavo scrivendo xè rivà la drita …”maritima” de via Solitario. Me fido più drita dela mia!
    El mariner fa promesse de mariner ma x ubicazion de spaceti xè sicuramente afidabile

  13. bibliotopa ha detto:

    El final, ne gaveva contado un che iera del Circolo cinematografico, el lo gaveva zontado lu per un filmetto dedicado a Teresuta, perchè ghe pareva triste finir cussì..

  14. Fiora ha detto:

    @13
    “el final el lo gaveva zontà lu, perché ghe pareva triste finir cussì”
    orpo Bibliotopa,cussì la xè? A sto punto mi fonderia un comitato per la salvaguardia del inno d.o.p.
    No per gnente ma te vol meter el spessor de sto omo che resta fedele per sempre ala memoria dela dona amada e ch’el ritrova l'”angelico viso” solo nel fondo de un bicer de nero? Nol xè miga una banderiola genere questa o quela per me pari sono,ciò! mi me gavevo anche adatà ala version “diluida”, ma secondo i canoni dela scenegiata clasica no xè giusto che finissi in gloria ma con morte e disperazion.
    …e che la mula flonflon la vadi vanti e indrio pel Corso tanto un altro aventor che la ga portà ‘ntun porton la lo ga zà trovà! 😉

  15. Federico Manna ha detto:

    Ecco el filmeto cità da Bibliotopa! http://youtu.be/w8nOjWlEp_4

  16. Fiora ha detto:

    insoma la diferenza fra la scenegiata napoletana e la triestina xè che la nostra finissi in morbìn dei!

  17. Giulio ha detto:

    Entro in merito perché son el nipote de quel Argeo Bozzi che ga fato el film. Anzi, fazevo parte de la trupe.
    Zio (a l’istriana, iera apena el marì dela sorela de nona) iera diretor de l’Inail ma ‘ssai ghe piaseva la musica (el gaveva anche fato el Conservatorio el sonava ssai ben el piano). Co’l xe ndà in pension el se gà unì con certi amici fra cui el Feruccio Clementi (el dottor Canarutto, ma soprattutto quel che ga cantà la canzon). Clementi iera omo noto in città perché el iera aministrator de case. I se trovava al sabo a casa de zio (con lori iera anche una mula, anzi una coetanea, ma me sfugi el nome) e i se divertiva a cantar e sonar arie de opera, canzoni e canzonete triestine. Zio xe morto de ani anorum e purtropo i nastri registrai se andadi persi.
    El Bozzi gaveva la pasion del cine, prima 8 milimetri, po’ super 8. La television esisteva zà ma iera roba che solo la RAI podeva permeterse. Iera anche el mitico Club Cinematografico Triestino (quel esisti ancora e poco tempo fa el ga festegià el sesantesimo). Ben bon, per farla curta zio ga fato alcune parodie de canzoni. Per quela de Teresute (cussì iera el titolo) ghe ocoreva atori e atrici, e mi lo go iutà perché ghe li go trovai nela clapa dei miei amici (gente del ’47 per capirse, o zo de là). I nomi xe nei titoli del film: Giancarlo Sirotich (Renato deto ‘Nato), Nicoletta Illiash (Teresute e la Flonflon), Carlo Tosolini (el peteser) e Ferruccio Clementi (el dotor Canaruto).
    El film xe sopravisudo fino ai giorni nostri e un spezon lo gavemo proietà l’altro ano al Miela perchè ghe iera una serata in ricordo de Giancarlo (che purtropo xe morto diese ani fa) che, oltre che far l’ator diletante el iera anche poeta, dramaturgo e (no c’entra ma servi per capir l’omo) giogador de rugby.
    Le location “interni” xe stade a casa dei genitori (miei per la scena dela gamba de fagio, del brindisi col bianco e, in esterno, girà in corte, quela de Trita) e quei Giancarlo (per la scena dela cusina).
    Circa el dotor Canaruto me ricordo che zio gaveva cercà sule pagine giale un nome che fussi triestin ma che no corrispondessi a nissun.

  18. bardix ha detto:

    Zercando, zercando, go trovado el primo volumeto (de la serie de 4) che el “bugiardel” gaveva stampà nel 2007 (autori F. Marion e P.P. Sancin) dal titolo “Trieste canta”. Oltre a riportar el toco per intero, in te le note xe scrito : “Il dottor Canarutto fu per diversi anni primario della divisione per le malattie mentali, l’osteria “De Trita” originariamente era sulla destra di via Madonnina (poi trasferita all’inizio di via Dazeglio).” …

  19. Fiora ha detto:

    @18
    Grazissime bardix! felicità per mi xè la conferma nero su bianco che su l’ubicazion de Trita in via Madonina la savevo giusta, come rilevasi dal mio post 11! Imprimatur ,nihil obstat e viva l’A!
    ….(cossa zentra habitué desso! xè notorio che mi bevo solo cocazero, dei!)

  20. Paolo Fabbro ha detto:

    il testo originale , nelle varie versioni , finisce con ” son in luto ” ….. c’è il problema dell’ “imbuto “, in triestino si dice ” piria “, in goriziano ( la canzone è prob di origine goriziana altrimenti non si spiegherebbe il nome Teresuta ) si dice ( sia nel friulano locale che nel veneto locale , di origine triestina ) ” plera “. In una versione , forse l’originale goriziana, si canta del ” sintar di Salcan “. La parola sintar è sparita perchè sono spariti gli accalappiacani, qualcuno ancora la usa ma ormai a gorizia si sente parlare solo talian , in versione smartfon.

  21. alberti ha detto:

    al corso sottufficiali alla scuola militare alpina di aosta , l’abbiamo imparata da un nostro amato tenente Polani da allora io la canto con amici con grande successo GRAZIE CARO POLANI

  22. NEREO ZEPER ha detto:

    El testo de la canzon (parodia de “Come pioveva”) xe de Angelo Cecchelin. Teresute (cola “e” a la furlana) iera bastanza frequente prima de l’ultima guera, anche se solo in tono scherzoso (del resto anche Maric’ca no xe propiamente triestin ma iera usado). Comunque anche Teresuta (con quel diminutivo un -uta) no saria propiamente triestin

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