30 Novembre 2014

Io sto con la sposa: proiezione a ingresso libero all’Università di Trieste

el sunto Martedì 2 dicembre dalle 17.30 all'Università la Lista AutonomaMente e l’Associazione Rime presentano la proiezione speciale di IO STO CON LA SPOSA

Martedì 2 dicembre Lista AutonomaMente e l’Associazione Rime presentano la proiezione speciale di IO STO CON LA SPOSA, un progetto nato dal basso che ha visto la luce grazie ad una campagna senza precedenti in Italia di crowdfunding: la storia vera di un finto corteo nuziale, indispensabile per aiutare un gruppo di palestinesi e siriani a raggiungere la Svezia e a chiedere asilo.

Il tema dell’immigrazione, o della libertà di circolazione dell’uomo, forse non è mai stato tanto attuale quanto in questi giorni, quando negli Stati Uniti Obama si appresta a regolarizzare 5 milioni di immigrati, mentre in Europa si celebrano i 25 anni dalla caduta del muro di Berlino ma lontano dai riflettori ne vengono eretti a chilometri tra Spagna e Marocco, USA e Messico, Israele e Palestina, Corea del Nord e del Sud, Thailandia e Malaysia, etc. In Italia ed in Europa ogni dibattito politico, in un modo o nell’altro, non può esimersi dal parlare di immigrazione.

Quale migliore espediente di una festa di matrimonio per superare le frontiere e poter credere in un’Europa aperta e solidale, terra di libertà e accoglienza?

Il programma dell’evento di martedì 2 dicembre che si svolgerà nell’aula magna dell’edificio H3, sede centrale dell’Università di Trieste:
– ore 17:30 introduzione
– ore 17:45 inizio della proiezione.

Ingresso libero.

●●● IO STO CON LA SPOSA ●●●
Italia, 2014,
Soggetto, sceneggiatura e regia:
Antonio Augugliaro
Gabriele Del Grande
Khaled Soliman Al Nassiry

con:
Tasneem Fared, Abdallah Sallam, MC Manar, Alaa Bjermi, Ahmed Abed, Mona Al Ghabr, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry, Tareq Al Jabr, Marta Bellingreri, Rachele Masci, Chiara Denaro, Valeria Verdolini, Elena Bissaca, Ruben Bianchetti, Daniele Regoli, Marco Garofalo, Silvia Turati, Gina Bruno.

Un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano incontrano a Milano cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra, e decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un’amica palestinese che si travestirà da sposa, e una decina di amici italiani e siriani che si travestiranno da invitati. Così mascherati, attraverseranno mezza Europa, in un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri. Un viaggio carico di emozioni che oltre a raccontare le storie e i sogni dei cinque palestinesi e siriani in fuga e dei loro speciali contrabbandieri, mostra un’Europa sconosciuta. Un’Europa transnazionale, solidale e goliardica che riesce a farsi beffa delle leggi e dei controlli della Fortezza con una mascherata che ha dell’incredibile, ma che altro non è che il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013.

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Riconoscimenti dalla critica:

Vincitore del premio HRNs – Human Rights Nights Award, il Premio al Cinema dei Diritti Umani:
“per il coraggio e l’originalità di un’operazione nata dal basso capace di ricordare con leggerezza e profondità che ogni profugo e migrante non è un numero ma una persona che deve vedersi riconosciuto il diritto di circolazione”

Vincitore del Premio di critica sociale Sorriso diverso Venezia 2014 perché:
“L’idea del film esprime grande creatività, coraggio ed una originalità che non è facile raggiungere in momenti in cui sembra che tutto sia già stato detto. “Io sto con la sposa” si caratterizza: per lo sguardo originale, che ci restituisce, forse per la prima volta, degli immigrati clandestini sbarcati a Lampedusa non come semplici numeri statistici ma come esseri umani, dotati di proprie individualità, spiritualità e talenti, rimessi a lucido e con vestiti da cerimonia e non con i giacconi laceri con i quali siamo abituati a vederli; per il grande e coraggioso esempio di disobbedienza civile contro leggi inumane; per la forza delle immagini di molte scene; per la innovativa forma di produzione dal basso che è riuscita a coinvolgere più di 2600 mini produttori; realizzando così il primo e più importante film italiano in crowdfunding e, forse, uno dei maggiori a livello mondiale”.

Vincitore del Premio FEDIC perché:
“è il prototipo di un possibile modello di cinema indipendente e partecipato sia a livello produttivo, in quanto finanziato attraverso il contributo di migliaia di potenziali spettatori divenuti mecenati del cinema che vorrebbero, sia a livello autoriale attraverso il coinvolgimento degli stessi autori nella realizzazione dell’opera. Il film incarna un’idea di cinema eticamente combattiva, e quindi di grande rilievo dal punto di vista conoscitivo e didattico”.

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