30 Ottobre 2014

Is the man who is tall happy? An animated Conversation with Noam Chomsky

el sunto Il regista Michel Gondry munito di carta, pennarelli e una cinepresa vecchia e rumorosa, incontra Noam Chomsky, il più noto linguista del nostro tempo

Si è aperto con un delizioso fuori concorso il Trieste Science Plus Fiction Festival 2014, che si prospetta ricco di sorprese e pellicole interessanti che sfidano, nella migliore tradizione del festival, schemi di pensiero e assunti cognitivi di ogni sorta.

Michel Gondry, regista di Eternal sunshine of the spotless mind, munito di carta, pennarelli e una cinepresa vecchia e rumorosa, incontra Noam Chomsky, il più noto linguista del nostro tempo.
“Is the man who is tall happy?” Per rispondere a questa domanda, o per capire perché questa frase sia significativa, bisogna lasciarsi guidare attraverso un intrico a briglia sciolta di scarabocchi infantili in un affascinante viaggio, che a partire dai primi ricordi d’infanzia di Chomsky tocca i fondamenti della grammatica generativa, teoria di cui è padre.

Ma il viaggio prevede tappe inaspettate e profonde: memorie, fede, Olocausto, affetti, rivoluzioni scientifiche, lo scopo evolutivo del linguaggio. Con questi temi forti evocati da Chomsky, capaci potenzialmente di provocare un blocco intestinale allo spettatore anche presi singolarmente, ‘conversa animatamente’ (non senza delle simpatiche difficoltà linguistiche) sdrammatizzandoli il tratto ingenuo ed istintivo di Gondry. Fino a che le illustrazioni animate del regista francese vengono a loro volta animate dalla voce del brillante pensatore in un movimento senza soluzione di continuità. In questa ‘conversazione animata’ si è invitati ad attraversare millenni di storia dell’evoluzione, del pensiero, della scienza, della filosofia, come in una giungla viva di neuroni che si scavino nuovi sentieri per connettersi, in modi felicemente non sempre lineari.
Così tra Hume, Newton, Galileo, si possono incontrare domande inerenti alla psicologia cognitiva: da dove viene la percezione della continuità che si manifesta fin dalla prima infanzia? In fondo, come nella storia dell’asino che si trasforma in pietra e cerca di convincere i suoi genitori che, anche in forma diversa, è sempre lui, alla fine di questo film/viaggio caleidoscopico ci troviamo ad essere noi stessi, non prima di aver giocato a trasformarci in pietra.

Chomsky si dimostra, dall’alto della sua età, una mente da bambino curioso, e forse in questo, il sognatore Gondry, ha trovato motivo di fascino, che a volte non è altro che il riconoscimento di una somiglianza.

Il trailer del documentario

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