21 Ottobre 2014

Trieste col fiato sospeso. Le Cooperative operaie fanno tremare la città

el sunto Cooperative operaie, prima udienza in tribunale il 27 ottobre. Stamattina protesta e assemblea pubblica in Municipio.

Un luogo dove riunirsi, una volontà comune di risolvere al più presto la situazione drammatica nella quale versano le Cooperative Operaie di Trieste e l’attesa della prima udienza in Tribunale prevista per il 27 ottobre prossimo.
L’assemblea pubblica che si è svolta questa mattina presso il Consiglio comunale di Trieste ha portato questi temi all’attenzione della collettività.

Il sindaco Roberto Cosolini ha parlato di “situazione grave che interessa molte persone. L’avvocato Consoli che segue le vicende di Coop ha fatto sapere che il tutto può esser risolto”.
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La linea comune affrontata dai consiglieri è stata quella di chiedere il motivo per il quale “i vertici delle Coop non hanno mai voluto comparire in Consiglio per discutere sulle cattive condizioni finanziarie dell’azienda”. Ci sono state tre chiamate: la prima il 16 dicembre 2013, la seconda il 20 e l’ultima il 24 gennaio 2014. A seguito della prima sono stati contattati telefonicamente più volte e nessuno ha mai risposto.

Come mai? “Chi aveva responsabilità aziendali sapeva” così Alessandro Metz il quale, assieme ad Alessia Rosolen sono stati tra i pochi a sollevare dei dubbi su presunte irregolarità finanziarie dell’azienda, già a partire dal 2007. “Chi avrebbe dovuto sorvegliare sull’operato? La Regione FVG sarebbe dovuta intervenire ma a quanto risulta, non è stato fatto niente”.

Fiducia? Non si può più, forse, chiedere ai cittadini di riporla in questa azienda. Un’azienda storica triestina, dove in moltissimi hanno investito i propri risparmi. Volati via, secondo i pm ammonterebbero a “103 milioni di euro. Sembra che non ce ne siano neanche 10”.

Contestazioni sono piovute da parte dei sindacati che avevano già posto dei dubbi sull’apertura del centro di Duino, costato svariati milioni di euro.
Una cinquantina di soci sono stati lasciati entrare in aula. La disperazione ben visibile. La speranza tanta. La fiducia nell’azienda pressoché nulla.

Franco Bandelli di Un’Altra Trieste ha proposto che “il Comune si faccia capofila di una class action”.

Una prima udienza in tribunale è stata convocata per il 27 ottobre. La magistratura farà domande. La prossima volta dovremmo cominciare a farle tutti assieme. Perché la collettività dovrebbe essere più importante. Perché il tempo è seriamente scaduto.

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10 commenti a Trieste col fiato sospeso. Le Cooperative operaie fanno tremare la città

  1. aldo ha detto:

    Separiamo l’aspetto delle eventuali responsabilità penali – che sono individuali e verranno accertate nell’iter giudiziario – dall’aspetto delle responsabilità politiche che sono quelle che dovrebbero essere oggetto di una discussione pubblica.

    Dal punto di vista politico sarebbe troppo comodo scaricare tutto sul presidente e sui vari organi sociali elettivi di amministrazione e controllo che si sono succeduti – con una presenza politica trasversale da Forza Italia fino a Rifondazione Comunista – che pure hanno ovviamente le loro responsabilità gestionali che però non sono le sole e sarebbe troppo comodo che siano usate come capro espiatorio auto-assolutorio con il pretesto dei dubbi avanzati da qualcuno sull’investimento di Gran Duino o sulla richiesta di audizione dei vertici aziendali pochi mesi fa di qualcun altro .

    Non solo chi aveva responsabilità aziendali sapeva del generale e crescente dissesto economico delle Coop Trieste, ma anche chi aveva responsabilità politico-amministrative-sindacali non poteva non sapere, visto che sul bilancio sintetico che le Coop Trieste mandano ogni anno a casa dei soci è dal 2007 che ogni anno il risultato della gestione caratteristica – cioè quella relativa all’attività di distribuzione al netto di partite straordinarie e finanziarie – ha evidenziato una perdita tendenzialmente crescente nel 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, 2013 fino all’attuale patatrac.

    Quindi non è stato uno tzunami improvviso, ma una marea che si è alzata lentamente e visibilmente a partire dal 2007. In questi anni i mondi politico, amministrativo e sindacale hanno tentato di gestire una ristrutturazione concordata che prevenisse il patatrac o sono invece rimasti sostanzialmente a guardare aspettando la magistratura? Buona la seconda. Il che porta a una considerazione più generale sul fatto che ormai la politica – nel senso lato del termine – è sempre meno in grado di gestire i problemi con il consenso e li lascia marcire fino a che diventano di competenza giudiziaria.

  2. lucia muzzi ha detto:

    Auspico e prego Bora.la, di tenere alta l’attenzione su questo disastro cittadino. Disastro economico, occupazionale, finanziario e morale su un’istituzione come le Coop. Dobbiamo riflettere tutti, nessuno escluso su che cittadini siamo e cosa vogliamo per il futuro della nostra città. Dopo l’amarezza ci deve essere uno scatto d’orgoglio cittadino per cercare di risolvere, ricostruire, riparare il danno. Perchè dipende anche da noi. Grazie.

  3. Gianfranco ha detto:

    oggi sulle segnalazioni del Piccolo un ex revisore dei conti delle Coop operaie scrive che il buco ha cominciato a formarsi addirittura dal 2004

  4. Gianfranco ha detto:

    sul Piccolo di oggi ci sono anche i nomi dei sei amministratori delle due società immobiliari delle Coop messe sotto sequestro preventivo dalla procura. Tra i sei ci sono:

    – il coordinatore provinciale di SEL al momento della nomina ad amministratore e fino a qualche mese fa

    – un consigliere provinciale del PD

    – il segretario provinciale del PSI

    Gli ultimi due sono amministratori della COTIF Immobiliare che, seconda la procura – come riferisce Il Piccolo – è servita a fare il falso in bilancio che ha lasciato i soci risparmiatori in braghe di tela.

    Immagino che questi tre politici saranno stati nominati amministratori delle immobiliari delle Coop in quanto professionisti societari di chiara fama o noti esperti del settore immobiliare.

  5. Federica ha detto:

    Ma perche’ a Trieste tutto prima o poi fallisce? Mase’ comprato dai friulani, adesso le storiche Coop…..si tratta di cosa, incapacita’ di gestire il business?

  6. Piero ha detto:

    nel caso Coop mi sembra incapacità di ridurre di i costi di una struttura diventata sovradimensionata – 45 punti vendita di cui 20 in perdita – da parte di una gestione di espressione politico-sindacale che non poteva andare contro gli interessi di chi le permetteva di stare in sella: nessuno se l’è sentita di tagliare la gamba e la cancrena è andata avanti

  7. Piero ha detto:

    sono di sinistra ma trovo allucinanti certe prese di posizione che ho letto. Trovo apprezzabile che PD e Rifondazione Comunista abbiano mantenuto un serio silenzio – almeno fino ad ora – mentre la figuraccia ipocrita e demagogica la sta facendo SEL giocando tutte le parti in commedia : il suo ex coordinatore provinciale è parte della gestione Coop Operaie – amministratore di una partecipata – ma il suo capogruppo in Comune dice sul Piccolo che lui l’aveva detto che bisognava intervenire (immagino che sappia che intervenire significava tagliare punti vendita e posti di lavoro) mentre l’attuale coordinatrice provinciale sempre sul Piccolo chiede il rispetto dei livelli occupazionali (cioè esattamente il motivo di tipo sociale per cui la gestione non ha voluto e/o potuto intervenire per raddrizzare i conti e che nessuno può mantenere volendo raddrizzare i conti). A livello di ipocrisia demagogica SEL subisce la concorrenza della CGIL che dice che loro l’avevano detto il dicembre scorso (quando ormai la frittata era in corso da anni e anni e ben visibile sui bilanci) ma cosa avevano detto? Di tagliare le spese per sponsorizzazioni e cose simili: semplicemente ridicolo! Come dare un un’aspirina a un malato terminale! Un po’ di serietà per favore! Dopo i danni anche le beffe, no grazie!

  8. spartacus ha detto:

    Bisogna solo fare i complimenti ai tanti che si sono impegnati così efficacemente a risolvere il problema della crisi delle Cooperative Operaie di Trieste.

    Complimenti alla Procura che due giorni prima dalla presentazione del piano di salvataggio concordato tra Cooperative Operaie e Coop Nordest ha tempestivamente presentato l’istanza di fallimento e nominato un commissario giudiziale.

    Complimenti al commissario giudiziale che a pochi giorni dalla nomina ha già pronto un piano di salvataggio concordato con le Coop Nordest e complimenti al commissario giudiziale anche per l’assegno a sei zeri che gli verrà staccato in percentuale sull’attivo del concordato preventivo, nel range previsto dalle tariffe professionali come giusto compenso per il duro e difficile lavoro che sta svolgendo e che svolgerà nei prossimi mesi.

    Complimenti al Piccolo per sapere in tempestivo anticipo i contenuti del piano che sarà presentato domani e per aver parlato del consiglio d’amministrazione delle Cooperative Operaie in termini di Dc-Psi-Pci, indirizzando la rabbia dell’opinione pubblica nella giusta direzione.

    Complimenti a quegli avvocati che hanno preparato la giusta soluzione della vicenda con prese di posizione volte a mettere in guardia i soci e spingerli a ritirare le loro quote di prestito sociale negli scorsi mesi.

    Complimenti ai sindacati per aver sempre impedito modifiche nella gestione del personale ma che ora responsabilmente accetterrano il centinaio di licenziamenti previsti – secondo il Piccolo – dal commissario giudiziale.

    Complimenti ai politici di centro-sinistra per essersi subito allineati alle giuste misure prese o eventualmente essere rimasti in silenzio lasciando a Di Piazza, alla Lega Nord e a FdI immotivate prese di posizione insinuanti l’assurda idea di una speculazione per acquisire a prezzo di saldo immobili e mercato delle Cooperative Operaie di Trieste.

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  9. spartacus ha detto:

    Il Co finale del precedente non è una firma esoterica, ma solo un refuso

  10. Piero ha detto:

    effettivamente c’è qualcosa che non torna in questa vicenda: al momento del commissariamento è stato scritto che i 100 milioni del prestito sociale non c’erano e ce n’erano nemmeno 50 e forse nemmeno 10. Poi abbiamo letto che ci sono 35 milioni in titoli depositati in Banca Generali a garanzia del prestito sociale e l’amministratore giudiziario ha scritto nella relazione al tribunale – resa nota in anticipo dal Piccolo – che il solo immobile delle Torri + il relativo Ipercoop sono cedibili a Coop Nordest per 70-80 milioni che aggiunti ai 35 milioni in titoli fanno 110 milioni circa a cui bisogna aggiungere il valore delle due società immobiliari, del centro direzionale di via Caboto e di altri immobili non adibiti a destinazione commerciale per un totale che deve essere parecchio sopra i 110 milioni a fronte di 100 milioni di prestito sociale e di 30 milioni di debito coi fornitori. Da questi numeri usciti sulla stampa non appare un buco patrimoniale, anzi. E allora? Vedremo cosa dirà il tribunale…

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