13 Ottobre 2014

Memorie dello shopping jugoslavo a Ponterosso

el sunto La mostra Ponterosso /Memorie a Pola è aperta dal lunedì al sabato dalle 11 alle 14.

Negli anni Settanta il centro di Trieste, e soprattutto il mercato di bancarelle della Piazza Ponterosso, era la  meta dei compratori della Jugoslavia che ogni sabato e durante il ponte della festa della Repubblica, 29 novembre, riempivano le vie con auto, borse e scatoloni pieni di articoli di ogni genere: alimentari, vestiti, materiale elettrico, autoricambi, giocattoli.

Associazione culturale Cizerouno; in collaborazione con Cenki – Centro per la cultura immateriale dell’Istria del Museo Etnografico dell’Istria ha allestito presso la  Galleria Makina di Pola (Galerija Makina, Kapitolinski trg 1)  la mostra Ponterosso/Memorie, aperta dal lunedì al sabato dalle 11 alle 14.

La mostra fotografica e di ricordi è curata da Wendy D’Ercole, Massimiliano Schiozzi e Nuša Hauser, i quali invitano i visitatori e chiunque abbia oggetti, foto e ricordi a raccontare e a lasciare una testimonianza dei loro viaggi verso le bancarelle e i negozi di Trieste.

 

Maggiori informazioni qui.

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29 commenti a Memorie dello shopping jugoslavo a Ponterosso

  1. ufo ha detto:

    Ma guarda te che coincidenza: giusto pochi giorni fa stavo leggendo questo articolo della BBC su Kirkenes, una cittadina del Nord della Norvegia meta di un analogo flusso di acquirenti, questa volta russi.

    Un commento del cronista che ha colpito la mi attenzione: “With 400,000 Russians coming across the border annually, it is no surprise that road signs, street names, businesses and even the local library have signs in Russian. “, e giù una foto dei nomi delle pubbliche vie in norvegese e russo (in cirillico). Ai civilizzati norvegesi, par di capire, sembra normale, ed al giornalista britannico pure, e nessuno si strugge per l’espansionismo dei barbari o le sorti della sacra norvegesità della città.

    Ogni riferimento a luoghi realmente esistiti è dovuto esclusivamente alla malizia del lettore, si capisce. Non oserei mai, potrebbe venirvi un coccolone.

  2. Stefano M. ha detto:

    Toh ufo, un argomentonuovo interessantissimo che veramente cambierà le nostre esistenze. Meno male che qualcuno ci ha pensato.

  3. Fiora ha detto:

    che tempi…i negozi che chiudevano la porta per regolare la ressa degli acquirenti. mazzetti di milioni di dinari (col dinaro “a 50”.Le Millelire che valevano duemla dinari) fermati con l’elastico i lewis falsi, le pupize con gli occhi sbarrati destinate a troneggiare sui letti matrimoniali di oltreconfine, le scatole vuote abbandonate in ogni dove per far passare la frontiera a migliaia di collant celati sotto ai gonnelloni delle montenegrine…
    La gente si lamentava dei cumuli di rifiuti successivi ai raid settimanali…chissà come li rimpiangono ora….papà mio commerciante e saggio replicava “barca neta no ga pesse”

  4. sfsn ha detto:

    …e quanti fassistoni se ga fato i soldi grazie a quei trafici!!!

  5. michela ha detto:

    bellissimo il commento del saggio papà.
    io ho un ricordo raccapricciante delle PUPIZE come le chiama Fiora, io non ho mai dato dentro di me a quelle cose neppure il nome di bambole, ricordo che ero ancora ragazzina e mi pareva impossibile che qualcuno comperasse quelle cose, oltretutto non per giocarci ma per usarle come soprammobili. Le aveva un negozio in corso Cavour, che quando ci passavo con la mamma venendo dalle Rive per andare in P.zza Libertà, dirimpetto al Catasto, inchiodavo gli occhi a terra per non vederle……… 🙂

  6. giorgio (no events) ha detto:

    sarà perché sono passati più di trent’anni (!), ma rimpiango quell’allegria e quelle atmosfere da emporio orientale che non ho più visto né in borgo teresiano, né in altre parti della città.

  7. Fiora ha detto:

    @6
    parimenti Giorgio, parimenti! Come spiegato, per motivi “dinastici” in quell’atmosfera ci sono cresciuta. Nessuna puzza sotto al naso, Michela. Per mentalità ed educazione quel bailamme mi divertiva e ne prendevo parte sforzandomi di parlare un approssimativo serbocroato che a sua volta divertiva i pacifici invasori del fine settimana..poi di colpo il bengodi è finito, sparite le pupize e le scatole vuote dei collant e ohimè gli acquirenti. Spariti i jensinari, riconvertitisi in pizzaioli e ridimensionatisi. Noi? Di quelli che c’eravamo anche “prima” ,come prima abbiamo tirato avanti.
    Ma dei tempi eroici mi rimane la nostalgia.

  8. Fiora ha detto:

    chi voglia rivivere in sedicesimo quelle atmosfere basta che si aggiri tra i banchi di quella sorta di girone dantesco denominato mode Mirella in Corso Cavour. Vi si sgobba alla grande e la snobbetta triestina che soppesa tenendolo tra due dita lo stesso capetto low cost visto nei negozi più titolati tra via Mazzini e via s Spiridione a ben altri importi, viene a sua volta snobbata dalle no-go-tempo-girls, che di cotanta presenza tra molim e hvala lepa di ben più cospicua “sostanza”, farebbero volentieri a meno…

  9. Stefano M. ha detto:

    ssffssnn traffici….. ma perchè non ti limiti a italiani tutti fascisti e cattivi tutti ma proprio tutti gli altri ok? te ne liberassi un attimo

  10. michela ha detto:

    sinceramente non capisco cosa c’entrino anche qui i fascisti. siccome ho vissuto in pieno quel periodo in quella zona della città, occupandomene sia pure indirettamente, ricordo due fratelli zingari con le loro mogli, giovanissimi tutti e quattro, tutti già genitori (parlo di ragazzi ventenni e ragazze sedicenni) che lavorando furiosamente ad una bancarella di Ponterosso, nel giro di sei mesi si sono comprati una villa a grignano. Sei mesi, pagata in contanti, borsone sportivo logoro ma pieno di banconote di piccolo taglio. Passare dai carrozzoni del campo nomadi alla villa di grignano, non male eh!! E non erano certamente fascisti.
    Cmq per prevenire accuse di razzismo antislavo verso la sottoscritta, preciso che trovavo orribili non solo le pupize ma anche certi bambolotti giapponesi manga o menga che dir si voglia, che si vedevano nelle vetrine dai primi anni Novanta 🙂

  11. sfsn ha detto:

    perchè go conossù all’epoca jeansenari fascistoni che se ga fato barche de soldi grazie ai jughi ma no i ga mai smesso de sputanarli, né de sputanar i s’ciavi

  12. michela ha detto:

    ah capito. allora in quel caso sì, è spregevole. nemmeno a me piace chi sputa nel piatto dove ha abbondantemente mangiato. non credo che i nomadi di cui ho raccontato, avessero mai avuto l’ombra di simili sentimenti!

  13. Fiora ha detto:

    vox botegherorum seriorum: “quei” jeansinari come che i se li ga fati cussì i se li ga magnai. Precipuamente al Casino de Portorose e in consimili diversivi e le faraoniche vile xè ‘ndade all’asta.
    Un ghe iera vignù el sfizio de far el produtor de pelicole western…tuti i bori sui de jeansinaro e del pare jeansinaro emerito in fuc….
    Ora fare della dietrologia in chiave critica mi appare fuori luogo. bisognava viverla quell’ubriacatura di valuta e quel clima da Luna Park.Io l’ho respirata quell’aria, sebbene marginalmente, perché papà non era un improvvisato dell’ultima ora ma un commerciante di prima,durante e dopo.
    E quando che a Trieste xè rivadi i Aleati…bu e chi lo sa come che iera.
    Ma quando che a Trieste xe rivadi i clienti de Yugo, so come che iera. Iera euforia e iera un bel viver de riflesso per tutto el settor e per tutti i settori. Perché “co’ la rioda gira la gira per tuti”. copyright papà mio, Michela! 😉

  14. michela ha detto:

    e bravo il papà, un altro bell’aforisma. io ho cominciato a lavorare in centro città nel 1973 quindi figurati, mi sono vissuta in pieno l’atmosfera “da luna park” come dici tu anche se non lavoravo nel commercio. devo dire che non ho un bel ricordo ma effettivamente la pioggia di soldi c’era, e qualche goccia cadeva fin sull’ultimo triestino. c’era anche un bel florilegio di personaggi davvero bizzarri, tra commercianti ed acquirenti. ricordo che il primo intoppo fu subito dopo la morte di Tito, 80 o 81, quando misero delle limitazioni all’esportazione di valuta in Italia. Per alcuni anni il flusso di gente diminuì molto sensibilmente; ricordo una ripresa verso la fine degli anni Ottanta, per arrestarsi nel 91 (inizio della guerra) e non riprendere più.

  15. giampaolo lonzar ha detto:

    @13 FIORA : … a Trieste xe rivadi i Aleati jera gobi anche i gati …. 🙂

    Xe sta uno dei momenti dela storia de Trieste ma jera euforia un poco daxtuto…

    Certi i bori se li gà magnai e certi i se gà riconvertì, el problema xe se la Jugo fossi rimasta in piè cossa saria nato ogi ??? Anche lori se gavessi tacà ala UE ??? Se no fossi cascada l’Unione Sovietica la Jugo saria restata in piè lo stesso ???

    La Jugo gavessi dovù confederarse, i se gavessi sparagnà una guera ! Tanto ‘desso tuti prima o dopo in UE , niente confini e tuti circola e circolerà liberamente , fadiga e morti x niente !!!

  16. sfsn ha detto:

    Mah, mi vedo sai facile che la UE finissi come la FSRJ…

  17. Fiora ha detto:

    ….e no iera miga solo tempi de pupize e Lewis più o meno autentici eh?! Tessilvalli in Corso e La Serica sul canton tra via Mazzini e via s. Spiridione. Tessuti esclusivi. Babe titolade de Titova Ulica e diritura la Premijera Gospoda Jovanka vigniva in incognito a sielger el mejo del mejo….e con quel cubagio che la gaveva , metri e metri da Trst destinazion Beograd….

  18. michela ha detto:

    si, ricordo che c’erano dei gran bei negozi, e ricordo che all’epoca avevamo in corso italia perfino un negozio dove vendevano scarpe di René Caovilla: ora al massimo Nero Giardini… e Pittarello. Venivano anche dame titolate fin dall’Albania a comprarsi vestiti da sposa da Vanità ed alla Serica!

  19. sfsn ha detto:

    comunque volessi ricordar a tuti una figura emblematica de quei ani: Roby, el comesso de Magazzini Giovanni, una leggenda vivente!

  20. bibliotopa ha detto:

    Ma noi altri triestini che no gavevimo negozi ierimo assai meno contenti: sta merce de qualità scadente fazeva felici i acquirenti de fora, ma noi no compravimo. E i negozi xe deventai de due categorie: quei che verzeva in continuazion per i novi acquirenti ( i vari “Manuel”) e i novi o veci che alzava i prezzi per evitarli (Nazareno Gabrielli, per dir un: a volte me framavo per veder che faccia che gaveva quei che andava a comprar la roba cara là dentro). In mezo, el vecio cliente triestin, snobbado perchè nol rivava cola mazzetta de dinari e nol voleva pagar un sproposito per le firme.. ga cominciado a scoprir che in Friul o Bisiacheria ( Turriaco..) se trovava roba e a prezzi che a Trieste no se vedeva.

  21. Fiora ha detto:

    …e ‘desso coi Cinesi el quadro xè ultimà.a tinte più cupe e smorte. Nissun ridi più. Nè lori sempre raggelanti,nè noi.

  22. Fiora ha detto:

    mah mi el fenomeno lo go sempre visto nell’ottica paterna del co’ la rioda gira ,la gira per tutti.
    Commercianti specifici” e non ,commesse con el fine mese sicuro per poder investir in necessario e superfluo ( magnar ,paruchier ,straze ,magari in trasferta..) rate per auti cussì anche i concessionari ringraziava e spendeva, mutui perfin… insoma de riflesso girava per tutti.
    limitarse a circoscriverlo quel fenomeno,me xè sempre parso miope. ieri come oggi.

  23. Fiora ha detto:

    tanto per restar ancorada al grigio presente. Un do’ bote de vita come come “quei” fine setimana e i otanta euri de Renzi no ne gavessi fato nè fresco nè caldo. Dito in general, no de boteghera, ma de triestina propio!

  24. Lorena Tenci ha detto:

    Messaggio per ,,sfsn,,…Intanto era SFRJ…Tanto per intenderci…
    In Italia e nella bellissima Trieste che visitano speso da bimba, per fortuna incontravo quasi sempre persone per bene, e non quelli come te… Si vede dall modo in qui scrivi che persona sei…E poi ti nascondi sotto pseudonimo, nome falso.
    Ti dico io perché:” …Perché SIGNORI SI NASCE, NON SI DIVENTA…indifferente dove si nasce.. ,,La classe non è acqua…,,

    Saluti da una da oltre confine.
    Trieste era e resta bellissima e Italiani persone perbene, nonostante ogni tanto si trova qualcuno come ,,Lei SFSN,, ..Le do dell Lei perché a differenza sua, io sono nata signora.

  25. Fiora ha detto:

    tuti de Mirela, ah?! sempre mejo che gnente!

  26. gianna ha detto:

    @24 Gentile Signora Nata, La informo che a differenza della signorilità (con QUI si nasce), la conoscenza della lingua in QUI ci si esprime è invece una conQUIsta. Coraggio, vedrà che se ci si mette d’impegno scoprirà meraviglie della lingua italiana che auspico non sia la Sua lingua materna. Nel frattempo La invito ad astenersi dall’esternare il Suo pensiero quantomeno in forma scritta. La Sua signorilità, linguistica e non, ne trarrà mi creda gran giovamento.
    Detto questo, far compere a Trieste da anni è un’impresa insensata e sconfortante. Resta tuttavia il colorato chiosco pakistano dei Portici: l’ultima (ma anche no) ignominia patita da questa povera città allo sbando.

  27. Fiora ha detto:

    tornando alla florida commerciante succitata, lunga vita (professionale) all’ineffabile Mirella ci mancherebbe…l’invidia è peccato capitale e fa male alla pelle. Mi limito a rilevare e non sto certo svelando l’ultimo segreto di Fatima che quando decidesse di chiudere l’attività, potrebbe far fare un affarone a chi volesse acquistare il suo registratore di cassa, come si usa dire in questi casi ” come nuovo ,usato solo un paio di volte “

  28. John Remada ha detto:

    Tutta colpa di John Remada , l’indomabile….

  29. Fiora ha detto:

    se l’ultima discendente della Trieste jeansinara sembra ritenere lo scontrino fiscale un optional superfluo, ha in compenso la carineria di sostituirlo con un dozzinale gadget genere sorpresa uovo di pasqua del quale puntualmente correda ogni acquisto ,anche il più modesto.
    Fermaglio per capelli di plastica, portachiavi , bambolina et similia, a sostituzione del prosaico foglietto del quale l’acquirente non sa che farsene e l’Agenzia delle Entrate è opportuno che resti disinformata…
    Frequentatrice di quello straripante girone dantesco sulle Rive,io? Non proprio!Ci vuole determinazione e energia. c’è da uscirne ritronati e senza comprare nulla. Ma un paio di volte ho voluto provare quest’emozione domacia e goliardica di gruppo con amiche temerarie. Più per l’esperienza che per l’affaruccio. Me ne sono uscita con pulloverini acrilici né meglio né peggio dei cinesi e di qualche local di tendenza (leggasi Corner) e l’immancabile pupetta cadeau.
    Scontrino? Come mortificare così squisita padrona di casa con una richiesta così offensiva?!

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