28 Aprile 2014

Il ritorno in Carso, lavorando per l’autosufficienza

el sunto Storia dell'iniziativa pliskovliana: 2 eventi per parlarne, martedì a Trieste e domenica in gita sul Volnik-Lanaro. Pensando ad autonomia e benessere

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Da quattro anni lavoro per essere autonomo grazie al mio sostegno ad una buona cura dei campi di terra del Carso. Per parlare della nostra terra come fonte di autonomia e benessere, vi invito a due eventi di cui sono co-promotore e ospite, organizzati dal CAI XXX Ottobre di Trieste:
– martedì 29 aprile 2014, Sala Maggiore del CAI XXX Ottobre, via Battisti 22 Trieste, ore 20.00: una mia piccola conferenza con video, foto e racconto di questi tre anni.
– domenica 4 maggio 2014, escursione sul Carso, ritrovo, e partenza da P.zza Oberdan ore 8.30 con destinazione Pliskovica. Poi, a piedi, i nostri orti e la vetta del Volnik-Lanaro.

Questo il mio testo di introduzione alla serata di martedì:

TERRA COME LUOGO DEL NOSTRO DESIGN Uno dei responsabili di Sidarta, ottimo editore lubianese di carte per trekking e non solo, mi ha detto un giorno di inizio aprile a Trieste, consegnandomi il suo ultimo lavoro: «La mappa è un design, è solo impaginazione, interpretazione di quello che possiamo vedere sulla terra». Marko Pintarič in questa frase mi ha ricordato come alla fine quello che vediamo sulla terra sia doppiamente frutto dell’uomo: del suo lavoro pratico e della sua interpretazione. Ritengo che dal 2010, assieme ad altri amici, abbiamo iniziato a dare degli spunti pratici sia su come il Carso possa essere modellato nel prossimo secolo assieme dagli abitanti del territorio sia su come, nei nostri mente e cuore, possiamo rivedere il territorio stesso. Entrambe le azioni hanno un potenziale terzo spunto pratico che riguarda la rideterminazione di chi siamo e di cosa desideriamo da questo nostro mondo.

BREVE STORIA DELL’INIZIATIVA PLISKOVLIANA Nel 2010 ho iniziato a prendermi cura di una mia nijva (campo agricolo) nel paese di Pliskovica. In quell’anno, raccontando il mio lavoro tramite internet, ho conosciuto diverse persone che dell’orticoltura e del lavoro pratico della campagna in Carso facevano passione. Così è nato nel marzo del 2011 il nostro primo cosiddetto “perCorso di agricoltura ecologica” (di cui trovate la copertina del volantino pubblicitario in questa dispensa), basato su 12 lezioni pratiche da marzo a ottobre e dedicate a come si coltivano 6 ortaggi di base. Il perCorso inoltre prevedeva, in quella stessa nijva di Pliskovica, la fornitura di un appezzamento di 150 metri quadri a ogni famiglia e gruppo di amici che ce lo richiedesse. Vista la grande partecipazione al primo corso del 2011 (circa 50 persone), nel 2012 e nel 2013 abbiamo proposto anche un “perCorso dell’orto aromatico” e un “perCorso di apicoltura”, sempre nel paese di Pliskovica.
Così, in questi quattro anni, sono passate per i nostri campi circa 300 persone. Nel 2013 sono una trentina le persone che, da ‘foresti’, si prendono cura di circa 1 ettaro di terra nei campi di Pliskovica, con il piacere di stare in mezzo alla natura in compagnia, mettervi le mani letteralmente dentro e autoprodursi ortaggi e erbe. Al momento stiamo lavorando per creare un centro di promozione della cultura della nostra campagna che offra sia corsi di formazione più lunghi, ‘residenziali’, sia corsi brevi, di metà giornata, rivolti ai turisti che vogliono capire cosa è il Carso, i suoi agricoltori, i suoi prodotti e i suoi panorami.

MOTIVAZIONI E DESIGN DELLA TERRA I corsi di formazione di Pliskovica sono nati chiacchierando con la faccia a fissare il Volnik (Lanaro, in italiano) e con le suggestioni di un Master in Antropologia Sociale appena svolto in Gran Bretagna: «dovremmo fare qualcosa per ri-unire questa campagna con la sua città ‘naturale’, cioè Trieste». Così, facevamo marketing sui triestini, pubblicizzando i corsi via internet e con un buon lavoro di ufficio stampa, spiegando che dopo tutto venire a Pliskovica era solo fare «21 km da piazza Oberdan». Per il mio field-work a Pliskovica invece giravo per il paese con il mio slovar (dizionario) sloveno-italiano, iniziando a conoscere i vicini della casa che avevo acquistato nello stesso paese nel 2007 e, pian piano, iniziando a essere considerato un umano con un nome e un cognome.
Credo di poter dire che, così, alcuni pliskovliani e alcuni triestini hanno iniziato a interpretare i rispettivi centri abitati in maniera diversa. Alcune centinaia di triestini hanno conosciuto forse la zona più bella del nostro Carso, dove mai prima erano giunti; hanno preso dimestichezza con i luoghi della vecchia strada per la valle del Vipacco e, con l’abitudine, hanno iniziato a dar meno peso a quel confine di Stato; considerano il perimetro di Pliskovica e dei suoi orti come un luogo dove, entrandovi, «improvvisamente si sta bene». Un anziano pliskovliano, giunto due settimane fa sul bordo del nostro nuovo orto ha sospirato soddisfatto: «Kako so spremenili časi!», equivalente più o meno a «Ailo, i tempi i xè cambiai!», poi ricordando come, di contraltare agli italiani che oggi vengono a fare l’orto, c’erano gli italiani del ventennio che proibivano l’uso dello sloveno in pubblico e davano fuoco alle case dei pliskovliani accusati di crimini contro il fascismo.
Insomma, abbiamo iniziato a disegnare un nuovo senso, quasi una nuova impaginazione, ad un insieme di orti, ortaggi, pietanze e ricette, erbe, miele, vino (delle cantine pliskovliane, soprattutto), strade, case e nuove persone, antiche radici, spesso comuni. L’abbiamo fatto ispirandoci anche ad una tradizione locale di gestione della terra che è quella, carsolina, ovvero della fattoria e del villaggio autosufficienti, fatta di famiglie cooperanti dove la terra è uno dei beni comuni e dove i paesani, dopo tutto, sono anche disponibili ad aprirsi al mondo e a essere solidali.

UN TREND GLOBALE D’altronde in questi anni, usando le parole della giornalista friulana di Panorama, Franca Roiatti, stiamo assistendo ad una ‘rivoluzione della lattuga’ su scala globale. In questa tendenza, Trieste e il Carso vivono quella condizione particolare per cui città e campagna hanno avuto anche un confine linguistico, ‘nazionale’ e, parzialmente, statale. Ma la separazione tra cultura urbana e cultura della campagna ovvero i tentativi per riconciliarle sono una condizione che viene affrontata da una miriade di comunità locali, di organizzazioni pubbliche e private, da intenti sociali e commerciali.
Nella ricerca sull’agricoltura sociale nella Provincia di Trieste, che verrà presentata a maggio 2014 e a cui ho contribuito, riporto le motivazioni di un nuovo orticoltore che ‘opera’con la famiglia e gli amici in zona Borgo San Sergio: «E’ il piacere di stare a contatto con la terra, vedere crescere le piante, quando piove andare a vedere come sta l’orto… mettersi a pensare come risolvere I piccoli problemi e le esigenze dell’orto… mi ricordo di mia nonna che aveva l’orto… mia moglie era perplessa ma ora quando finisce il lavoro pensa sempre di andare a fare un giro in orto con la bambina».

CONSEGUENZE DEL NOSTRO DESIGN Nell’analisi dell’agronomo Paolo Parmegiani, nel territorio della Provincia di Trieste, assieme alla perdita di 12.000 dei 16.000 ettari di superficie agricola coltivata dagli anni ’60 ad oggi, si è perso un controvalore annuo potenziale di 30 milioni di euro di produzione agricola. Questo dato è uno dei tanti motivi per ritenere che il nostro Carso sia la nostra risorsa fondamentale, sia in termini economici, che spirituali e sociali. La nostra voglia di impegnarci per un nuovo design per il Carso e Trieste vincola il nostro futuro.
Nei prossimi cento anni, ammesso che l’uomo globale, carsolino e triestino riesca a concedere a sé stesso di vivere ancora su questa terra, non possiamo che avere l’obiettivo di tornare a gestire al meglio questo nostro fantastico complicato territorio. Così facendo, riconosceremo meglio che tutti noi abbiamo il piacere ed il dovere di prenderci cura di specifiche porzioni di terra e ‘cose vive’ che è, questo sì, il mestiere più antico del mondo dai tempi dell’Eden. Suggerisco che lo facciamo ispirandoci alla faccia migliore dei valori e della prassi del nostro territorio: autosufficienza, cooperazione e inclusione, tutela dei nostri meravigliosi e pacifici beni comuni, apertura al mondo. Questa terra e questi valori, auspico per me e per tutti, ci consentano una vita piena e felice!

BIBLIOGRAFIA MINIMA

QUELLA LETTA, PIU’ SCIENTIFICA
– Parisini D., Parmegiani P., Milič E.M., Tomasin P., Righini P. e Miele M. (2014, in pubblicazione). Le potenzialità di sviluppo dell’agricoltura sociale in Provincia di Trieste. Trieste: Consorzio Interland per conto dell’Azienda Sanitaria di Trieste 1.
– Pollan, M. (2008). Il dilemma dell’onnivoro. Milano: Adelphi.
– Roiatti, F. (2011). La rivoluzione della lattuga. Milano: Egea.
– Seymour, J. (2012, The New Self-Sufficient Gardener 1979). L’orto e il frutteto secondo natura. Milano: Mondadori.

QUELLA DA LEGGERE, SCIENTIFICA
– Panjek sulla storia dell’agricoltura in Carso
– Jogan sui pascoli del Carso

QUELLA EMOZIONALE
– Ferrari “Il gelso dei Fabiani”,
– Slataper “Il mio Carso”

ALTRE ROBE PERTINENTI
– Letteratura sulla decrescita
– Letteratura sulla finitezza dei nostri mondi e delle nostre risorse vive e non-vive
– Small is beautiful, di Schumacher
– Epicuro e la ricerca della felicità
– Genesi nella Bibbia (e la ‘cura’ dell’Eden)
– la storia di Joseph in varie tradizioni e interpretazioni
– tutto quello che riguarda l’agricoltura sociale e l’agricoltura civica
– tutto quello che riguarda i commons
– tutto quello che riguarda i beni comuni del Carso a partire dalla gmajna…

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