16 Aprile 2014

Riuscirà il ministro Galletti a vedere i primi nativi ambientali d’Italia?

el sunto L'educazione ambientale dei bambini: impossibile se noi adulti non facciamo nostra una diversa percezione dell'unicum uomo ambiente

Articolo ripreso dal blog Piazza Traunik

Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha dichiarato che all’interno del ministero dell’Ambiente ci sarà un ufficio o una sotto-direzione che si occuperà di “fare educazione ambientale nelle scuole, nelle famiglie, nell’associazionismo perché, come oggi abbiamo i “nativi digitali”, la sfida è creare una generazione di “nativi ambientali”: i bambini devono imparare prima la raccolta differenziata che scrivere o usare il computer”.
Ma su quale approccio pedagogico si innesta un percorso di educazione ambientale ( posto che nel tirar su un nativo digitale troppo spesso non c’è nemmeno l’ombra di approccio pedagogico)? Dubito ci possano essere effettivi risultati di educazione ambientale se assieme non faremo sentire – prima ancora che capire – ai nostri bambini che il rapporto con il mondo che calpestiamo non può essere, da parte umana, di sfruttamento, di uso e consumo, di alterità. Che la rigenerazione delle cellule del corpo umano riproduce la stessa capacità rigenerativa dell’ecosistema, e che le interferenze all’una come all’altra producono danni irreparabili e degradano la vita a sopravvivenza e poi la inibiscono e sopprimono. E noi stessi non potremo essere vivi in un ambiente morto: che vuol dire inquinato, sfruttato oltre le sue capacità di sopportazione, cementificato, artefatto, sovraccaricato.
I fatti che etichettiamo come conseguenze dei cambiamenti climatici parlano chiaro.
Raccolta differenziata vuol dire imparare innanzitutto ad essere lievi nella nostra interferenza sull’ambiente naturale: se c’è la carbon foot print vediamo di definire anche una human foot print, con lo stesso criterio “from cradle to grave”. Vorrei sapere a quanti bambini è stato fatto notare, preferibilmente dai più autorevoli dei maestri, cioè i genitori ( e qua si apre un altro pregnantissimo discorso, che dovremmo noi adulti per primi ad avere consapevolezze radicate e quindi trasmissibili) , l’arrivo delle rondini, la fioritura degli alberi che ci daranno la frutta, l’attività delle api, lo spostamento nel cielo del percorso del sole con l’avanzare della primavera: cominciamo da qua, e arriveremo dritti dritti e senza fatica alla raccolta differenziata. Spinta.

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Un commento a Riuscirà il ministro Galletti a vedere i primi nativi ambientali d’Italia?

  1. Daniel ha detto:

    credo che la miglior educazione in questo senso sia dare il buon esempio giorno dopo giorno, far diventare queste buone pratiche semplicemente la normalità e la quotidianità, e allora i bambini le interiorizzeranno senza nemmeno considerarle “buone pratiche”. semplicemente saranno cose normali esattamente com’è normale, per esempio, lavarsi i denti.

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