18 Settembre 2013

Il flaustista Emmanuel Pahud apre la stagione dell’Orchestra Filarmonica Slovena

La stagione dell’Orchestra Filarmonica Slovena (Orkester Slovenske filharmonije) presso il Cankarjev dom di Ljubljana si è aperta ospitando come solista uno dei più grandi flautisti al mondo: Emmanuel Pahud, il primo flauto dei Berliner Philharmoniker.

Il programma del concerto era incentrato sulla musica scritta negli anni Venti e Trenta del ventesimo secolo. Il brano di apertura è stato composto da Lucijan Marija Škerjanc nel 1932, uno dei più importanti compositori sloveni. La Slavnostna uvertura (Ouverture Festiva) non ha tradito le aspettative poste dal titolo ed ha introdotto festosamente il solista.

Emmanuel Pahud si è presentato al pubblico di Lubiana carico di energie, deciso a far divertire il pubblico che era lì ad ascoltarlo, suonava e danzava sul palco, ma soprattutto ha eseguito magistralmente uno dei caposaldi della letteratura flautistica del Novecento: il Concerto per flauto e orchestra di Jacques Ibert composto nel 1934.

Il pubblico di Lubiana ha potuto ammirare la classe di questo flautista in un concerto in cui viene presentata tutta la gamma sonora del flauto traverso, i chiari e scuri timbrici, le dinamiche dal pianissimo appena udibile al fortissimo, l’intera estensione dello strumento. L’agilità del primo tempo Allegro, la cantabilità e la dolcezza dell’Andante, l’energia ritmica, il virtuosismo ed i momenti introspettivi del terzo tempo. La cadenza finale eseguita con decisione e velocità estrema ha lasciato veramente “a bocca aperta” per poi concludere esplosivamente il concerto.

Dopo un siparietto simpatico, nel quale ha usato il flauto come un vaso per il fiore che gli era stato regalato al termine della performance, Pahud ha regalato un bis al pubblico che lo acclamava: il Prelude in Re Maggiore di Johann Joachim Quantz.

Il concerto si è concluso con l’esecuzione della Sinfonia n. 1 di un giovanissimo Dmitrij Šhostakovič, composta tra il 1923 ed il 1925 ovvero all’età fra i 17 ed i 19 anni. In questo lavoro è possibile ascoltare il genio ancora allo stato grezzo, una padronanza della scrittura e dell’orchestrazione, l’uso del pianoforte nell’organico orchestrale, la sensibilità e gli impasti orchestrali a scapito di un discorso non sempre liscio ed a tratti un po’ pesante.

Il direttore Ivan Repušič ha diretto con carattere i brani per sola orchestra, mentre è stato un po’ più carente nel dialogo con il solista, fortuna per lui che l’Orchestra Filarmonica Slovena era molto reattiva ed equilibrata, ha realmente dimostrato di essere una grande orchestra con ottimi musicisti al suo interno.

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