24 Agosto 2013

Donne reali vs donne immaginate

Il nostro paese attraversa un periodo storico in cui la violenza sulle donne sta aumentando in modo vertiginoso. Quest’anno due centri antiviolenza e un giardino dedicato alle vittime del femminicidio hanno subito vandalismi. Parallelamente, sempre nell’ultimo anno sono nate e si sono sviluppate molte iniziative e progetti volte a prevenire questo fenomeno e a diffondere la cultura del rispetto e della parità di genere. Di alcuni di questi progetti si parlerà durante la tavola rotonda “Donne immaginate”, iniziativa contorno della rassegna “Liberamente a sinistra” a cura dell’Associazione Voci di Donne che si terrà domenica 25 agosto 2013 alle ore 18 a Fiumicello. L’incontro è a ingresso libero. Interverranno: Benedetta Gargiulo, pubblicitaria e blogger, Marisa Ulcigrai, fotografa e presidente dell’Associazione Fotografaredonna, Tania Grimaldi, operatrice del Centro Antiviolenza GOAP e Daniela Paci, insegnante.

A introdurre l’incontro Benedetta Gargiulo, pubblicitaria e blogger, che attraverso degli esempi tratti dai media, illustrerà lo stato attuale della pubblicità e la modalità di rappresentazione del genere maschile e femminile. Saranno riportati anche alcuni “buoni” esempi di pubblicità.

Marisa Ulcigrai, fotografa e presidente dell’Associazione Fotografaredonna, illustrerà le fasi di un progetto pilota e unico nel suo genere, “Femminilereale”, mostra itinerante realizzata da un gruppo di fotografe che provocatoriamente hanno affisso immagini di donne “reali” agli spazi pubblicitari degli autobus cittadini di Trieste. Un richiamo per coinvolgere, far vedere e trasmettere un messaggio a favore della rappresentazione della dignità delle donne.

Dalla fotografia alla scrittura giornalistica e creativa: sempre a Trieste nel 2012 un gruppo di donne, uscite da situazioni di violenza domestica, ha partecipato al progetto “Rinarrate”, percorso formativo, nato grazie alla collaborazione fra il Centro Antiviolenza Goap e la testata web Bora.La. Tramite un percorso di avvicinamento alla scrittura creativa e la rielaborazione dei propri vissuti in chiave narrativa, le partecipanti di Rinarrate hanno prodotto dei testi narrativi destinati alla pubblicazione su Bora.La. A parlarne, Tania Grimaldi, una delle curatrici e ideatrici del progetto.

Per prevenire i fenomeni di violenza bisogna partire già dalla prima infanzia. Bisogna iniziare dagli asili, scardinando in tempo gli stereotipi che vogliono le femminucce brave e i maschietti avventurosi. E’ in questo contesto che si inserisce un progetto, che nell’occasione sarà illustrato da una delle ideatrici, Daniela Paci, insegnante alla scuola dell’infanzia. Il progetto si chiama “Pari o dispari? Il gioco del rispetto” e partirà quest’anno scolastico in quattro asili pilota del Friuli Venezia Giulia, con la distribuzione di kit didattici che insegneranno ai bambini, attraverso il gioco, a superare gli stereotipi e a rispettare la differenza di genere.

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13 commenti a Donne reali vs donne immaginate

  1. marco barone ha detto:

    ottima iniziativa che merita il giusto risalto!

  2. valentina ha detto:

    boh..forse una volta..oggi vedo poco glamour femminile nell’immagine e molto nella realtà..tornando da barcola guardavo i manifesti pubblicitari per strada..non ne ho visto uno con una bella ragazza tantomeno svestita..ero a pineta dove invece è tutto uno sfilare avanti e indietro in bikini per la gara a farsi guardare..in città è tutto un girare in shorts e t-shirts aderenti..anche ragazzine che fino a ieri giocavano con le bambole..per non parlare delle feste nei locali fighetti..la fiera dei microvestitini e delle trasparenze con tacchi-grattacielo..e per vedere la modella che scende dalla spyder di un uomo che ha l’età di papà ma non è papà..bisogna andare di notte in certi posti anche qui a Trieste e non guardare gli spot in tv..come nella moda lo street style non segue più gli stylist dei brand così il glamour femminile reale se ne frega della nuova tendenza pudica dei professionisti dell’immagine e dei politici

  3. Jasna ha detto:

    @valentina

    Ragazze e donne poco vestite o che fanno la passerella ce ne sono sempre state, e non ci vedo niente di male, anzi… siamo di tanti tipi diversi. Ci può anche stare che le ragazzine che scoprono di avere le tette si gasino un po’ e si comportino di conseguenza 😀

    L’importante è non far passare il messaggio che quello sia l’unico modo di essere donne 🙂 (e, nel caso delle ragazze più giovani, dare loro gli strumenti per capire che cosa comunicano: se sono consapevoli sono anche libere di scegliere che cosa dire con i loro comportamenti pubblici e privai)

  4. Martina ha detto:

    Brava Jasna, concordo. E il messaggio di cui parli serve anche alle ragazze che per vari motivi la passerella non la faranno mai: che non si sentano diversamente femminili e non si convincano di avere meno opportunità.

  5. sara ha detto:

    Concordo con le relatrici del convegno, con Jasna e con Martina sui valori del messaggio da trasmettere, messaggio che Valentina sembra snobbare, con poca voglia di discuterlo nel merito.
    Invece, mi trovo d’accordo con Valentina in linea di fatto, cioè sulla sua descrizione di una situazione. Infatti, il punto non sta in un modo di vestirsi o di porsi, ma in quel che ci sta dietro, la crescente auto-mercificazione tra la nuova generazione di ragazze.
    Negli ultimi anni l’auto-mercificazione – a livello di “esposizione del corpo” tra le teen e di relazioni con i maschi tra le giovanissime – sembra aver raggiunto livelli molto alti (secondo varie ricerche che ho letto sui giornali, in un range poco sotto o poco sopra il 50% nel caso delle studentesse interessate a rapporti di tipo utile con uomini) e mi sembra ormai più alta di quella dell’immaginario pubblicitario, ancora forte, ma tutto sommato in calo.
    Non parlo solo in astratto o per risultati di ricerche, ma anche per esperienza. Da mia sorella, che frequenta giri psudofighetti, ne sento di tutti i colori (per me) come fossero cose normali (per lei). C’è quella che lascia il ragazzo solo perchè lui non ha più i soldi per la movida serale. Quell’altra che si mette con uno per la macchina, sulla quale farsi vedere e tirarsela. La terza che cornifica il fidanzatino con il cinquantenne giovanilista e generoso. La quarta che racconta a casa di andare in vacanza in una pensioncina con l’amica e invece entrambe vanno nel resort di lusso con gli sponsor. E così avanti…
    Questa crescente auto-mercificazione femminile giovanile si accompagna con un nuovo maschilismo “flessibile” che, a differenza di quello vecchio, di tipo “proprietario” e potenzialmente femminicida, si tiene alla larga dalle responsabilità dei rapporti stabili e si crea relazioni temporanee aperte con belle ragazze di orientamento consumista.
    Non sto facendo del moralismo, ma tentando di analizzare un fenomeno in forte crescita e che potrebbe rovesciare il rapporto tra immaginario e reale. Potremmo assistere al paradosso di un immaginario pubblicitario tendenzialmente sempre più improntato alla parità di genere e a un femminile reale giovanile tendenzialmente sempre più mercificato.
    Secondo me questa tendenza esiste. Non voglio accettarla acriticamente, come sembra fare Valentina, ma anche far finta di non vederla non la fa sparire.

  6. emma peel ha detto:

    @sara

    “un immaginario pubblicitario tendenzialmente sempre più improntato alla parità di genere”

    mmh, non mi pare proprio. mi pare piuttosto che ci sia un ritorno in chiave postmoderna del bigottume anni cinquanta, tra angeli del focolare e brave ragazze.

  7. sara ha detto:

    #emma peel

    Effettivamente hai ragione tu. Ho scambiato gli auspici con la realtà.

    Modifico in “Potremmo assistere al paradosso di un immaginario pubblicitario tendenzialmente sempre più improntato a ‘un ritorno in chiave post-moderna del bigottume anni cinquanta, tra angeli del focolare e brave ragazze’ (cit. da emma peel) e un femminile reale tendenzialmente sempre più mercificato.”

  8. Martina ha detto:

    A proposito dell’automercificazione.Io penso semplicemente che se ti è capitato di avere belle tette e cosce lunghe è più facile farsi largo nella vita mostrandole piuttosto che laurearsi in astrofisica e diventare Margherita Hack. Investimento a breve termine, però, e tutto sommato estenuante, perché se non sei riuscita a depilarti al convegno internazionale basta che ci vai in pantaloni e fai la tua relazione ugualmente, se devi ancheggiare in bikini, bè, qualche preoccupazione ce l’hai. Comunque è questione di talenti: chi ha l’animo del commerciante chi dell’astrofisico!

  9. hobo ha detto:

    @8 in realta’ da almeno una quindicina di anni i livelli di automercificazione del lavoro intellettuale nell’accademia sono diventati fin imbarazzanti, indipendentemente dal genere, e anche in discipline ritenute “eteree”.

  10. hobo ha detto:

    parlo proprio del *lavoro intellettuale*, eh.

  11. hobo ha detto:

    anche di quello di qualita’ alta.

  12. Sara Matijacic ha detto:

    Incontro molto interessante. Non tutto è perduto.
    Date un’occhiata a questo spot.
    http://www.youtube.com/watch?v=lGFnsvbTH6Y

  13. Katja ha detto:

    incontro molto interessante ed edificante. spunti riflessioni esempi concreti idee e approfondimenti.
    riguardo a comportamenti ”mercificanti” io dico che ci sono sempre stati. ricordo anch’io da ragazza alcune conoscenti che uscivano con ragazzi che avevano la macchina sportiva. che siano aumentati non so, non conosco le statistiche in merito. comunque dipende anche molto dai messaggi che ricevono dalla famiglia.

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