22 Agosto 2013

Scampoli di storia: le carte da gioco “triestine”

Rubrica a cura di Paolo Geri

Nei locali pubblici e nelle trattorie di una volta le trovavate sempre, bastava chiedere al banco.
Oggi trovate solo slot-machine e “il gioco delle carte è vietato”. Decenni fa, di mattina e di pomeriggio, se entravate in un pubblico esercizio nelle zone popolari di Trieste trovavate i tavoli occupati da quartetti di accaniti giocatori, silenziosi durante il tressette e ciarlieri durante la briscola “…. fin fin, metti el suo, copa, taja …….”
Intorno decine di amici e clienti a guardare e, a fine partita, a commentare. Ovviamente ognuno con la sua “soluzione” migliore. A volta per un “strico” sbagliato, o ritenuto tale, ci si insultava, nascevano litigate violente, si rompevano amicizie. Si giocava per il mezzo litro, rigorosamente di bianco. Le carte erano spesso unte e logore ma non ci si badava. I tavoli erano quelli con il ripiano basso per appoggiarvi il bicchiere lasciando sgombro il tavolo da gioco. I punti si segnavano con il gesso sulla lavagnetta. Altri tempi e lo dico con la nostalgia di chi come me quelle trattorie le ha frequentate e dai vecchi ha imparato regole e trucchi delle carte
Briscola, tressette, scopone, coteccio …… comunque “triestino”.
Nel secondo dopoguerra la fabbrica “Modiano” di Trieste, nata a fine Ottocento come produttrice di cartine di sigaretta, vide questa produzione calare sempre di più con l’ affermarsi dell’abitudine, importata dagli americani, di fumare sigarette già confezionate. Decise pertanto di lasciare spazio ad altre produzioni cartotecniche, prime tra tutte le carte da gioco, prodotto per cui è stata famosa in tutta Italia ed in Europa.
Alle carte da gioco tradizionali si affiancarono ben presto quelle promozionali, da collezione, turistiche, da casinò, per giochi di società.
Non è esistito un mazzo di carte da gioco che non sia prodotto dalla Modiano di Trieste, dalle carte francesi a quelle spagnole, dalle tedesche alle austriache, dai tarocchi ai trionfi, dalle carte da canasta alle carte da mercante in fiera e poi tutte le regionali, napoletane, piacentine, bergamasche, bresciane, genovesi, trevigiane, bolognesi, fiorentine, sarde, siciliane, romagnole, milanesi, piemontesi, trentine e, naturalmente le carte triestine.
E già, le carte triestine ……… Un giocatore triestino di tressette, briscola o scopone si rifiuta di sedersi al tavolo da gioco se non ha fra le mani le carte triestine. E’ curioso osservare che, tra tutte le carte regionali italiane, le uniche a riportare dei motti e delle scritte sono, assieme alle trevigiane, quelle triestine ed in particolare: sull’ asso di coppe: “UNA COPPA DI BUON VIN, FA CORAGGIO E FA MORBIN”, sull’ asso di spade: “IL GIOCO DELLA SPADA A MOLTI NON AGGRADA”, sull’ asso di danari: “NON VAL SAPER CHI HA FORTUNA CONTRA” oppure “SON GLI AMICI MOLTO RARI QUANDO NON SI HAN DENARI”, sull’ asso di bastoni: “MOLTE VOLTE LE GIOCATE VAN FINIRE A BASTONATE”. Ma le triestine hanno altre due caratteristiche che le rendono uniche: il nome di ogni figura, riportato per esteso nello spazio bianco che sdoppia le illustrazioni ed il numerello posto alla base ed alla sommità che ne identifica il valore.
E qui c’ è una stranezza, le carte dall’ asso al sette riportano i numeri progressivi da 1 a 7, mentre le figure riportano curiosamente i numeri 11, 12 e 13 ! Che fine hanno fatto l’ 8, il 9 e il 10 ? In realtà nessuno lo sa, si ipotizza che in origine il mazzo fosse di cinquantadue carte poi ridotto, chissà perché, a quaranta eliminando appunto l’ otto, il nove e il dieci. Un’ altra eccentricità triestina. A proposito, dove si svolge il prossimo torneo di tressette e briscola ?

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7 commenti a Scampoli di storia: le carte da gioco “triestine”

  1. hobo ha detto:

    le carte della prima foto sono le dal negro – treviso, stampate solo in 4 colori. 😀

  2. Martina ha detto:

    tempo fa si giocava con il mazzo da 52, che comprendeva anche l’8 9 10, poi con il tempo e i tipi di gioco si e’ arrivati a 40. Diffatti al museo Correr di Venezia troverete i vecchi mazzi da 52. Inoltre la Del Negro produce ancora il vecchio mazzo da 52 in astuccio blu, differente x numero dal mazzo da 40 in astuccio rosso tuttora utilizzato.

  3. John Remada ha detto:

    Difatti al mr.al n.1 credo piaccia l’asso di bastoni……ma non di carta ,troppo facile ….

  4. michela ha detto:

    non di carta? ma era sposato e aveva due figli se non erro. Va bene che questo significa poco.

  5. John Remada ha detto:

    4@ Sì sembra di sì…..in ogni caso ,ora è rintanato nella little wu ming a ribattere se qualcuno contrasta le litanie lisergiche che emette. Sai , quando cominci a averne troppi contro, e molti mollano la baracca che crolla, meglio è tenersi stretti i 2000 eurini di paga mensile….quindi , è sì un soggetto conclamato da CSM , ma non mona del tutto. Difatti ,quando chiesi allo strano essere, quanti di quei 2000 eurini devolveva alla sua causa pluriumanitaria , il silenzio è calato come un sipario impenetrabile! Quanto a moglie e figli, mah…..difficile valutazione.

  6. John Remada ha detto:

    E lo stesso discorso vale per la pasionaria ,alter ego femminile del (presunto) buonista benestante….la stessa credo, in crisi di identità deve aver confuso in buoni con i cattivi e allora meglio sparire!

  7. michela ha detto:

    Sono certa che moltissimi signori dediti a cause umanitarie non devolvono abitualmente cifre apprezzabili, se non qualche spicciolo per mettersi a posto la coscienza. Come quelli che fanno la carità a messa di domenica. Quanto ai famuli dediti all’endorsment, si saranno trovati un altro squalo cui fare da pesce-pilota. Per ultimo, il figuro uno e trino che rivestiva i vari nick femminili (anzi più di tre, per dire) ha trovato sfogo da un paio d’anni sulle Segnalazioni del Piccolo, dove ha scritto molte più lettere di quante una persona normale ne scriva in tutta la sua vita. E tutte con i consueti stilemi mostrati qui. De gustibus!

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