31 Luglio 2013

Trieste, tra debito pubblico, patto di stabilità e sogni traditi

Continuano da anni, senza sosta alcuna, manovre finanziarie, economiche, di stabilità, che da un lato hanno lo scopo di cogliere l’attimo, offerto dalle speculazioni del mercato finanziario con l’alibi della crisi reale e sociale, per svendere i beni comuni e pubblici, liberalizzazioni, privatizzazioni, dall’altro invece si riducono i diritti complessivi sociali, distribuendo le ricchezze in modo sempre assolutamente ingiusto. I ricchi sempre più ricchi, il ceto medio è destinato all’estinzione con l’inevitabile crescita esponenziale del ceto sociale povero. L’Italia mai e poi mai potrà soddisfare il debito pubblico esistente. E’ materialmente e teoricamente impossibile. Neanche la ricontrattazione del debito è una misura idonea, poiché ciò comporterà sempre una continuità con le politiche capitalistiche di ieri e di oggi. L’unica soluzione è sollevare l’impossibilità assoluta sopravvenuta di adempiere a tale obbligazione ricollegandosi a dei principi universali di diritto ben recepiti anche nel nostro sistema giuridico. L’articolo 1218 del Codice civile afferma che il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno, se non prova che l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile, mentre il primo comma dell’articolo 1256 che l’obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa impossibile. Esistono tutte le condizioni giuridiche e sostanziali per esprimere tale concetto. Mancano, ovviamente, quelle politiche. E’ impossibile,anche vendendo la stessa Italia con tutti i beni connessi, pagare un debito, destinato a crescere, che ad oggi ammonta a 2.034.763 miliardi Tutte le manovre che verranno, l’incremento delle tasse, la riduzione drastica dei diritti, finalizzata unicamente al pagamento del debito pubblico, ivi incluse le svendite dei beni comuni, sono illegittime, inefficaci, sono un cappio al collo per tutto il Paese e per i cittadini. Intanto la sofferenza non potrà che crescere ed aumentare anche il distacco tra il così detto centro e la così detta periferia. Il patto di stabilità è diventato spesso alibi della dubbia modalità di gestione della cosa pubblica, ma ha anche costretto le amministrazioni ad indirizzare le priorità, come nel campo della manutenzione ordinaria, sacrificando spesso proprio le periferie. A Trieste esiste una situazione di crescente disagio sociale. Crisi nel lavoro, problemi nel diritto alla casa a cui si cerca di far fronte ora con agevolazioni economiche, soffrono anche i simboli dell’apparenza, come le rive, totalmente disastrate e dove inciampare e non farsi male è un miracolo, il molo audace che da due stagioni estive è in condizioni pietose, per non parlare delle cose oramai divenute fatto notorio. Ma se soffre il centro, cosa accade in periferia? Anche se a parer mio Trieste non ha una vera periferia ma tanti piccoli centri. A Roiano, per esempio, vi è il problema ratti anche in orario diurno, nella piazza della Chiesa, dopo varie segnalazioni, lì ove vi è anche l’area giochi dei bambini, sono stati collocati erogatori d’esca topicida in polipropilene. La sporcizia domina spesso sovrana. Presso la scala al Belvedere, ove nel dicembre del 2005, è stata posta da parte degli enti culturali sloveni cittadini una targa dedicata al compositore triestino appartenente alla comunità slovena Ubald Vrabec esiste una situazione tipica di degrado, erbaccia ovunque, così come la targa stessa circondata anche da erbaccia. Ma è difficile che non vi sia un borgo od un rione che non lamenti problemi di degrado. Oppure aumentano i sogni traditi e le promesse mancate. Graziella Goitan, mi segnala, per esempio, che nell’area di Rozzol Melara ci si interroga sul perché i panelli solari per il risparmio energetico,che ben potevano usufruire le 650 famiglie lì abitanti e ne avrebbero tratto sicuramente beneficio economico mettendo in moto un volano virtuoso pure per il lavoro, sono stati dimenticati. Oppure che fine hanno fatto i propositi di “ Trieste riparte da Melara centrale con un progetto di riqualificazione partecipata “ e ancora : “ da Rozzol Melara può partire la riqualificazione delle periferie “ o “ Il nostro futuro : cominciamo costruirlo adesso”?
Piccoli segnali ma certamente significativi di una sofferenza che aumenta giorno dopo giorno.
Certo, il patto di stabilità, si dirà. Ma a parer mio esiste una questione Trieste, che va oltre il patto di stabilità, oltre la crisi, su cui riflettere senza più perdere tempo.

Marco Barone

Aggiornamento:

Segnalo che dopo la pubblicazione dell’intervento la scalinata al Belvedere è stata ripulita dall’erbaccia. (Foto scattata il 2 agosto 2013), la foto di copertina che ritrae la scalinata in condizioni di degrado è di fine luglio ed antecedente alla pubblicazione dello scritto.
mb

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18 commenti a Trieste, tra debito pubblico, patto di stabilità e sogni traditi

  1. Carlo D. ha detto:

    Ecco gentile Marco Barone non bisogna creare illusioni , o peggio promesse in campagna elettorale , se non sono realizzabili questo è il punto . Chi è stato che in campagna elettorale ha promesso che se diventava sindaco Rozzol Melara sarebbe stato il primo rione periferico a venir riqualificato , nonostante il quadrilatero è amministrato dal Ater e non del comune di Trieste ? Sono passati 2 anni che il sindaco eletto amministra e della riqualificazione NON si parla , anzi NON risponde neanche alle Segnalazioni di cittadini sul quotidiano locale .Anche se come dice Lei esiste una questione Trieste, che va oltre il patto di stabilità , oltre la crisi ,su cui riflettere senza più perdere tempo !! .

  2. Lau 22 ha detto:

    Trieste, 31 luglio 2013 .
    Gentile Marco Barone mentre la crisi è esplosa anche qui a Trieste in una maniera generalizzata che si fa sentire in tutti i settori dall’edilizia , alle imprese , ai negozi con record di fallimenti e chiusure passando pure alla crisi del mondo dell’informazione, ciò rappresenta un forte allarme sulla situazione odierna e che è testimoniato dalle famiglie e dal Paese che questa crisi la stanno vivendo in maniera drammatica . Mentre il ministro Saccomanni invita a concentrarsi sugli investimenti e risorse secondo cui l’Italia potrebbe godere di maggiori margini di flessibilità dovute al Patto di stabilità chiesto a Bruxelles ed il presidente Napolitano non passa giorno quasi che in un modo insistente pone l’accento sull’ritardo della ripresa dell’occupazione declamando la nostra Costituzione che all’articolo 1 recita : l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e che bisogna agire immediatamente ecco che il governo Letta proroga gli sgravi fiscali al 50 % sulle ristrutturazioni ed il 65% su l’efficienza energetica . A questo proposito chiedo al nostro primo cittadino sindaco di Trieste al fine di mettere in moto il volano creando occupazione con un grande cantiere e di usufruire della legge ad hoc di ricordarsi della promessa fatta in campagna elettorale qualora veniva eletto che la ristrutturazione del primo rione periferico partiva da Rozzol Melara con un progetto di riqualificazione partecipata al fine di risparmiare energia richiedeva che Rozzol Melara venga riqualificata energeticamente, che le sue pareti di cemento vengano “incappottate “ (isolate termicamente ) per mantenere gli appartamenti caldi d’inverno e freschi d’estate , che le terrazze vengano coperte di pannelli solari termici e fotovoltaici . Che il progetto per diventare realtà , perché non restino parole nel vuoto , aveva bisogno di tre cose : la volontà politica , l’investimento di risorse economiche che produrranno in breve un risparmio per gli abitanti e per la stessa Ater , la comprensione delle opportunità e la partecipazione da parte di tutti gli abitanti . Ecco signor sindaco , sembra che le condizioni ci siano, gli abitanti hanno partecipato e l’anno eletta ora tocca a Lei trovare gli investimenti che siano nazionali , europei o regionali , anche al fine soprattutto di creare occupazione attendiamo fiduciosi .Ci piacerebbe in definitiva che Lei signor sindaco Cosolini venisse ricordato quando avrà finito il suo mandato per il sindaco del fare !!

  3. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @Trieste,tra debito pubblico etc :

    Leggo sempre con interesse l’inteervento di M.Barone. Quello che succede a Triestde e’ la diretta conseguenza di quello che fa la testa anche se noi siamo margnali o periferici. Concordo in pieno che il debito pubblico l’Italia non potrà pagarlo mai.
    E’ chiaro che gli sforzi fatti dall’Italia che si giustifica dietro lo spauracchio dell’evasione fiscale sono veri in minima parte, come detto e molto criticato il ministro Fassina ,l’evasione e’ per certi sopravvivenza. ( Bertoldo si confessa ridendo ).Le tasse dirette anche se evase in parte o del tutto rappresentano un rivolo poco consistente, chi lavora in proprio o e’ addetto all’ammistrazione aziendale sa la quantità di danaro che esce ogni giorno per pagare le tasse indirette. Pochi si sono accorti che i bolli sono aumentati del 10%,
    solo quelli che fanno fattture lo sanno ,solo quelli che giornalmente hanno a che fare con le pubbliche amministrazioni sanno che la famosa marca sa bollo e’ di 20,00€ (quasi 40.000 Lire)o che ogni richiesta poi e’ accompagnata da versamenti su CC postali a favore del Tesoro del Comune etc. per poi finire all’IVA.
    Sono tonnellate di danaro che ogni mese lo stato incassa , anche dagli evasori totali perchè anche loro per vivere la giornata spendono e almeno l’IVA la pagano , allora gli evasori non sono mai totali ma parziali.
    Questa fiera delle tasse cancellerà il ceto medio in particolar modo quello a stipendio fisso perchè non avrà modo di sopravvivere .
    I ricchi son pochi e non bastano a colmare il debito pubblico, la maggioranza sono il ceto medio, gli autonomi ed i veri poveri.
    Che si fà ??? Una volta lo Stato stampava danaro ora non si può più ! Che si fà ??
    Bisognerebbe rintracciare i soldi che l’ammnistrazione pubblica ha versato principalmente per opere pubbliche incompiute
    (e’ più facile credere che Star Trek esista)
    su un giornale ho letto tempo ( se ricordo bene) fa che il fatturato dell’edilizia italiana corrrisponde al 20 % delle opere pubbliche e che questo e’controllato da 80% di impreseregistrate nell’edilizia, questo fa si che i soliti noti si dividono la torta.
    Poi quasi tutte le opere pubbliche falliscon a metà lavoro, l’opera deve essere rifinanziata, l’INPS deve pagare i TFR non pagati dall’impresa fallita che a sua volta non ha versato i contributi, pertanto il danno e’ doppio per le casse dello stato.
    Se uno fa i conti in soldoni credo che il debito pubblico e’ stato creato in gran parte da queste operazioni. So che e’ poco percorribile ma se dalla fine della seconda guerra mondiale si andassero a cercare i super ricchi che sono diventati tali da queste commesse e si riuscisse a confiscarne
    i beni ,qiuesta si che sarebbe una vera operazione fiscale !!! Ma e’ solo un sogno.
    Altrimenti fuori dall’Euro e in vias subordinata cle l’amministrazione fiduciaria italiana di Trieste dichiari la sua incapacità e che Trieste si governi da sola come previsto dal disegno per il TLT.

  4. aldo ha detto:

    In questo articolo ci sono errori tecnici macroscopici sui termini del problema del debito e impostazione sovrastrutturale giuridico-politica della cancellazione del debito che invece è un problema economico-finanziario.
    Sul debito pubblico:
    1. Non è vero che il debito pubblico italiano è superiore al patrimonio italiano per cui non sarebbe ripagabile anche vendendo tutta l’Italia, ma anzi il patrimonio italiano è di molto superiore al debito pubblico.
    2. L’errore 1. però non risolve certo il problema del debito pubblico perchè, a differenza di quel che dice Barone, il debito pubblico non deve essere rimborsato una volta per tutte, ma rimborsato per essere rinnovato. Quindi una eventuale crisi non verrebbe dall’impossibilità di rimborsarlo una volta per tutte, ma dall’eventuale impossibilità di rinnovarlo. Il rischio non è una crisi di natura patrimoniale, perchè lo stato non è una società privata con un capitale sociale, ma una crisi di liquidità, come quella che ha rischiato mesi fa la Slovenia che pur ha un rapporto debito/PIL molto, ma molto migliore di quello italiano.

    A partire da un’impostazione tecnica errata del problema, Barone fa della soluzione da lui ipotizzata – la cancellazione del debito pubblico italiano – una questione di codice civile certificando i livelli di ubriacatura giustizialista a cui si è giunti e aggiungendo alla fine che però mancano le condizioni politiche. Insomma, leggi buone e politica cattiva.
    Invece, Barone non si pone neanche lontanamente il problema che invece il problema ha natura economico-finanziaria (povero Marx, sostituito con Di Pietro) e dipende dal fatto che la parte più rilevante del nostro debito è nelle mani delle banche italiane che fallirebbero all’indomani della cancellazione del debito, portandosi dietro nella voragine i risparmi dei cittadini perchè se tutte le banche falliscono non esiste più neanche il fondo interbancario di garanzia dei depositi fino a 100.000 euro. E portandosi dietro nella voragine anche buona parte delle imprese, con i loro dipendenti, perchè la liquidità delle imprese dipende dal sostegno delle banche. E portandosi dietro anche buona parte delle imposte, non più pagate da imprese fallite e lavoratori disoccupati, con conseguente impossibilità di corrispondere gli stipendi ai dipendenti pubbblici e le pensioni ai pensionati. Insomma, una crisi spaventosa.
    Ovviamente perderebbero risparmi e redditi i poveri disgraziati perchè i ricchi che si possono permettere i consulenti i soldi ce li hanno da altre parti e non nelle banche fallite con la cancellazione del debito.
    Dunque, caro Barone, posto che non ho nulla in linea di principio contro la cancellazione del debito, ma ho spiegato perchè in pratica porterebbe a un disastro economico-finanziario per la gran parte dei cittadini dei ceti medio-bassi, adesso ci vuoi spiegare in base a quale meccanismo economico-finanziario la cancellazione del debito pubblico italiano non porterebbe al disastro economico-finanziario, ma sarebbe solo una questione di condizioni politiche e di codice civile?
    Se ci spieghi la sostenibilità economico-finanziaria della cancellazione del debito pubblico italiano sarò il primo a dirti “bravo”. Altrimenti devo pensare che è solo una sparata demagogica. E delle sparate demagogiche, se contrabbandate come illusioni e, peggio, se messe in pratica, a farne le spese sono sempre i più deboli.

  5. aldo ha detto:

    Secondo i dati della Banca d’Italia, a giugno 2012 il 46% del debito pubblico italiano era in mano alle banche italiane, il 14% a privati italiani e il 40% a stranieri, dei quali il 59% sono banche tedesche e francesi.
    Bla-bla-bla sul codice civile? ma va là!

  6. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @ 4 ALDO :

    “perchè la liquidità delle imprese dipende dal sostegno delle banche”

    Bene questo sta succedendo da almeno due anni e più, le banche non danno soldi .

    Non so che lavoro fai , certo non credo tu sia nella libera impresa altrimenti questo non lo avresti scritto.

    La crescita di cui tutti parlano in questo momento non può avvenire, la crisi non aiuta l’autofinanziamento delle imprese; inoltre
    il ” credit crunch” come lo chiamano adesso e’ ancora più violento perchè non finanzia neanche l’ammodernamento , ti faccio un esempio successo poco tempo fa , l’azienda aveva bisogno di acquistare un ” forklift”
    valore 60.000 € ,una volta un leasing veniva
    concesso in una settimana , ora l’istituto a cui era stata fatta la richiesta ha risposto
    si se l’azienda anticipava la metà del valore. No comments.
    Di questi esempi ne posso fare quanti ne vuoi.
    In questa situazione come si può pensare ad assunzioni se non sono neanche in grado di fare ammodernamenti !

    E’ chiaro che l’azzeramento del debito pubblico non può avvenire come nelle imprese dove la banca ti manda un ultimatum e ti da una settimana per rientrare dall’esposizione.
    Per le nazioni avviene per guerra,rivoluzione,inflazione, ora noi non possiamo stampa danaro, lo stato si difende emettendo BTP, non per intaccare il debito totale ma per pagare gli interessi che sommati alle tasse paga la spesa di gestione sua e gli interessi stessi ( che comprendono ancghe lo spread famoso )

    Quando questi due elementi non saranno più sufficienti a coprire spesa ed interessi ,
    cosa farà lo Stato ???
    ( e non ci vuol molto)

  7. marco barone ha detto:

    Segnalo che dopo la pubblicazione dell’intervento la scalinata al Belvedere è stata ripulita dall’erbaccia.Si ringazia chi ha provveduto a ciò.
    mb

  8. aldo ha detto:

    @ Giampaolo Lonzar

    Di come funziona un’impresa e di come si svolge il suo rapporto con le banche ho anch’io una piccola esperienza e infatti non parlavo dell’attuale credit crunch, tipico di una fase di crisi finanziaria, ma dell’evento ben più radicale di un fallimento generalizzato delle banche, come conseguenza di una cancellazione del valore dei titoli di stato in loro possesso, quale è l’evento ipotizzato da Barone con la cancellazione del debito pubblico italiano e al quale mi riferivo concretamente.

    Dici “cosa farà lo stato quando…” alludendo al default, ma è ovvio che uno stato possa fare default ed è avvenuto cento e passa volte nella storia degli ultimi due secoli.
    Ma il dafault a cui uno stato può essere costretto è come una guerra finanziaria persa e ha conseguenze drammatiche in termini di miseria economica e, spesso, anche conseguenze politiche tragiche, come nel caso del default tedesco del 1932 che ha aperto la strada al nazismo.
    Ma Barone non dice intimorito “attenti al default”, ma, al contrario, dice allegramente “dai, ragazzi, cancelliamo il debito sulla base del codice civile” come se fosse una serena passeggiata verso un futuro luminoso e non spiega minimamente perchè quella catena di eventi che si realizzerebbe nello specifico caso italiano di cancellazione del debito pubblico – fallimento delle banche, perdita dei risparmi depositati, fallimenti generalizzati di imprese, licenziamenti di massa, crollo delle imposte, drastica riduzione della possibilità di pagare stipendi ed erogare servizi pubblici da parte dello stato – non dovrebbe invece realizzarsi e come potrebbe, al contrario, dalla cancellazione del debito, innestarsi un misterioso meccanismo virtuoso che ci faccia stare meglio. Non lo spiega neanche intervenendo, dove preferisce parlare del degrado delle erbacce, in stile Franca Porfirio.
    Allora le ipotesi sulla richiesta di cancellazione del debito sono due:
    a) “tanto peggio tanto meglio” per non si sa bene quali rivoluzioni, molto probabilmente di estrema destra sulla base dell’esperienza storica in Europa
    b) “parole in libertà” fatte di slogan letti da qualche parte, senza alcuna cognizione dei meccanismi distruttivi che si attiverebbero

  9. aldo ha detto:

    Va sempre tenuto presente che, nel caso italiano attuale, non si ha un debito pubblico detenuto in gran parte in mani estere, come in casi di altri paesi, ma un debito pubblico detenuto prevalentemente dagli italiani stessi, in parte minore come piccoli risparmiatori e, in parte maggiore, da vari soggetti finanziari italiani – come banche, assicurazioni, fondi pensioni, ecc.

    Quindi cancellare il debito – passività – nel concreto caso italiano significa cancellare i crediti – attività – che gli italiani hanno verso lo stato in varie forme di risparmio – titoli, depositi bancari, fondi pensione – quando, tra l’altro, il risparmio è tutelato dalla Costituzione…

    …altro che codice civile che, tra l’altro, non c’entra un tubo con il debito sovrano, ma riguarda i rapporti tra i privati

  10. Giampaolo Lonzar ha detto:

    @ 9 ALDO : Queste teorie dell’economia non rispecchiano quello che accade nelle operazioni manageriali delle società che a seconda del loro giro d’affari reagiscono diversamente.

    Ora una cosa che e’ cugina del “default ” e’ il non pagamento delle fatture ai privati da parte del governo per servizi, merce, riparazioni etc,.

    Il governo qiando chiede qualcosa fa una mossa demagocica : chiede tre offerte ed assegna al più basso od al più conveniente la commessa, indica il pagamento in 60/ 90 gg
    poi chiede che la società sia in linea con i propri obblighi ed assegna il lavoro.

    Poi quando alla scadenza si chiede il pagamento , risponde che per pagare deve essere fatta una legge “ad hoc” , argomenti di poco tempo fa , viene fuori che lo stato ha 140 MD di debito verso le imprese !!!

    Commento ma allora lo stato si presenta da me in “malafede” perchè sa già che non potrà mantenere l’impegno preso (sic!)

    Allora intanto per non cadere in questa trappola quando lo Stato chiede un offerta io “sballo” il prezzo per non essere esposto oppure declino di partecipare inventando qualche scusa.

    Oppure succede come a Cipro che uno non e’ più padrone dei suoi soldi e non può far fronte ad impegni presi oppure il problema diventa il problema di un altro.

    Purtroppo lo stato e’ sovrano e cambia le regole del gioco ed ora che la crisi e’ internazionale e son finiti i soldi e le nazioni della UE non ne possono stampare ; prima del default degli stati falliscono le imprese e chi sopravvive ora e’ immortale.

    Turto il resto è teoria che = ad aria fritta.

  11. aldo ha detto:

    @10 Giampaolo Lonzar

    Il problema dei debiti sovrani è macroeconomico. Io non ho illustrato nessuna teoria, ma la catena di eventi che in pratica innescherebbe la cancellazione del debito pubblico nella concreta situazione italiana. Con questo, la gestione delle imprese c’entra zero.
    Invece nel merito di quello che hai detto sono pienamente d’accordo con te. Lo stato è la prima causa della crisi economica dell’Italia e non solo per quello che hai detto tu, ma anche per la burocratizzazione, la lentezza della giustizia civile e la mancata certezza di quella penale.

  12. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @ 11 ALDO : Il debito pubblico ,se apparentemente non c’entra con la gestione delle imprese invece ha un effetto trasversale.

    Ora e’ sempre più diffuso tra le imprese l’istituto del contratto di compensazione dei crediti che con la teoria dei grandi numeri toglie danaro interbancario, cioè siamo tornati al “baratto”, e’ un “circolante” che e’ di difficile conteggio perchè gira al di fuori delle statistiche.

    Il prossimo passaggio se continuerà il ” credit crunch” sarà il rapporto a tre cioè sarà il terzo che pagherà il primo ed il secondo azzererà il suo credito/ debito tra il primo ed il terzo, sistema già in essere nei paesi dell Europa Orientale ex socialisti.

    Ma alla lunga qualcuno resta con il famoso cerino in mano , e questo e’ lo stato perchè
    cominceà a non incassare più tasse, ed allora
    cosa succede del debito pubblico ????

  13. Allegato X, ARTICOLO 5: “Il Territorio Libero non sarà tenuto a fornire alcun contributo per il Servizio del Debito Pubblico Italiano”

    Stai a vedere che ci sono stati sottratti miliardi di euro in modo del tutto illegale?

    http://triestelibera.org/it/◻-trattato-di-pace-con-litalia-altri-allegati/

  14. ikom ha detto:

    E se il trattato di pace fosse superato da altri accordi?

  15. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @14 IKOM : questi dovrebbero essere i trattati , tutti inviano copia all’ONU;
    apparentemente non sembra che qualcuno annulli l’altro.(già riportati in un altro thread)
    Si potrebbe discutere sulla validità
    dell’ultimo firmato in ordine di tempo.

    In inglese si direbbe :
    On my opinion ,
    the ball is in the U.N. courtyard !

    Trattato di Osimo ;

    art 7 : omissis ciascuna parte ne darà comunicazionbe al Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e dell’Irlanda del Nord ,al Governo degli USA ed al Consiglio di Sicurezza delle N.U. entro 30 gg a partire dall’entrata in vigore del presente Trattato.

    il memorandum di Londra del 5 Ottobre 1954
    …. i governi Italiano e jugoslavo estenderanno immediatamente la loro AMMINISTRAZIONE CIVILE sulla Zona per la quale avranno la responsabilita’
    ( Memorandum fra Governo Italiano,USA e Jugoslavia comunicato al Consiglio di Sicurezza delle N.U.))

    Trattato di pace 10 febbraio 1947
    tra Italia e URSS,UK,USA,CINA,Francia,Australia,Belgio,
    RSS Bielorussia, Brasile,Canada,Cecoslovachia,Etiopia,Gtrecia,India,Paesi Bassi,Nuova Zelanda,Polonia, RSS Ucraina, Unione del Sud Africa, Rep.Fed.Popolare di Jugoslavia.
    di appoggiare le domande che L’Italia presenterà per entrar a far parte delle N.U….hanno convenuto di dichiarare la cessazione dello stato di guerra…..
    hanno concordato le condizioni seguenti. :
    ……
    all’Art 21 comma 2 La sovranità Italiana sulla zona costituente il TLT…. cesserà con l’entrata in vigore del presente trattato.

    Questi sono gli attori di questa partita e l’arbitro è l’ONU.

    Pacificanmente Il TLT nato per il benessere dei Triestini, i disegni di governo sono stati totalmente disattesi, la città e’ colassata , ha avuto anche una diaspora che ha spostato 25000 abitanti agli antipodi esatti di Trieste.

    Qualcuno anche si meraviglia se i Triestini cominciano a protestare !!!

  16. aldo ha detto:

    @12 Giampaolo Lonzar

    Evidentemente non ci capiamo: sono d’accordo con te che c’è un rischio default dello stato, particolarmente in questa situazione di crisi economica e finanziaria, ma…

    …non sono d’accordo con Barone quando dice che il default non sia un rischio da scongiurare, ma un’opportunità da cogliere con la cancellazione volontaria del debito perchè questo ci restituirebbe un avvenire radioso mentre…

    …la cancellazione del debito innescherebbe una catena di fallimenti di banche e di imprese, la perdita di risparmi e di redditi a causa dei licenziamenti, il conseguente crollo delle imposte e tasse e della possibilità dello stato di pagare stipendi ed erogare servizi

    che questo scenario catastrofico abbia una probabilità di realizzarsi (probabilità contenuta nel cosidetto spread) sono d’accordo con te, che sia auspicabile economicamente non sono d’accordo con Barone

    se poi qualcuno ci spera per motivi politici questo è un’altro discorso

  17. GIAMPAOLO LONZAR ha detto:

    @ 16 ALDO :

    “che questo scenario catastrofico abbia una probabilità di realizzarsi ”

    Il mio era un commento non un disaccordo.

    Mi auguro anch’io e penso di non essere solo che si augura che non succeda!

    In ogni caso se le banche non cominciano
    a mollare i cordoni della borsa e non viene regolamentato chi può fare intermediazione e chi no e così si inizia a bloccare i sintomi
    di questo trend allora il lavoro riprende altrimenti inizia la vera frana.

  18. capitano ha detto:

    Quali illusioni di uscire dalla crisi ci si può fare quando l’unica banca che presta denaro al tasso dell’1% non ha neanche uno sportello aperto?

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