9 Marzo 2013

“Voglio un assessore alla cultura” L’appello di Maurizio Zacchigna

Le annunciate dimissioni dell’assessore Edera aggiungono l’ennesimo posto vacante alla già ridotta squadra di Cosolini. Cresce la  preoccupazione di molti cittadini, ma soprattutto degli operatori della cultura e dello sport.
A questo proposito, pubblichiamo l’appello di Maurizio Zacchigna, pubblicato su Facebook.

“VOGLIO UN ASSESSORE ALLA CULTURA NELLA PIENEZZA DELLE SUE FUNZIONI al comune di Trieste. A chi troverà l’esternazione inopportuna rispondo informandolo che il mio settore ha sostenuto l’elezione di Cosolini con entusiasmo, con l’entusiasmo di cui quelli della mia risma, attori, registi, cantanti, musicisti e artisti in genere sono capaci. Quell’entusiasmo si sta esaurendo con arrabbiata delusione. Dopo un anno e mezzo non si vede l’alba. C’è già chi parla, con colpevole e superficiale memoria, che andasse meglio ai tempi di Greco. Non scherziamo, quel signore gravitava nel buco nero del novecento. Ma non si sottovaluti questo segnale perché proviene da un mondo ricchissimo che aveva visto nella vittoria del CSX triestino una grande occasione di rilancio culturale. ATTENZIONE: non sto parlando di contributi, di soldi pubblici, per la mancanza dei quali sono addirittura solidale e comprensivo col sindaco, ma solo ed esclusivamente dell’assenza prolungata di un progetto visibile e di un ascolto dedicato. La mia richiesta da adesso è ufficiale e pubblica. Mi attirerò antipatie e giudizi, lo so già, ma si sappia che ho deciso semplicemente di esternare l’umore generale (interno ed esterno al mio settore) che monta intorno, un umore che alla luce dei risultati politici nazionali andrebbe opportunatamente considerato.”

Maurizio Zacchigna

Tag: , , .

32 commenti a “Voglio un assessore alla cultura” L’appello di Maurizio Zacchigna

  1. porto ha detto:

    xe vero , ga ragiòn Zacchigna! altro che trovarse in Hotèl a ciacolàr ancora!

  2. Paolo G. Parovel ha detto:

    Zacchigba ha perfettamente ragione, ma il problema è pre-politico: nsssuno può amministrare bene una materia che non conosce abbastanza.

  3. giorgio (no events) ha detto:

    pienamente d’accordo con Zacchigna: stiamo dimenticando le cose più importanti ed essenziali.
    Non bastasse la mancanza di fondi, senza un assessore lasciamo la Cultura alla deriva.

  4. walter chiereghin ha detto:

    Pienamente d’accordo con Zacchigna, ma se poi il nome che spunta dal cilindro di Cosolini dev’essere quello di Franco Miracco, per anni fidato collaboratore dell’ultra berlusconiano Galan, che dal Veneto se l’è trascinato a Roma come collaboratore al Ministero dell’Agricoltura e poi a quello dei Beni culturali, direi che non ci siamo proprio. Non esistono uomini per tutte le stagioni. Che senso ha votare per il centro-sinistra per poi ritrovarsi personaggi del genere in un ruolo cruciale della Giunta municipale? Anche tacendo dei curricula un po’ problematici di quello che pare essere l’assessore in pectore, esistono inoltre problemi di incompatibilità sostanziale e di conflitto d’interessi tra l’incarico di assessore e quello di consulente del Comune (l’incarico scadrà appena in luglio), ma anche di consulente del Ministero, come pure di consigliere di amministrazione al Teatro Verdi, di nomina ministeriale.
    Si è già perso troppo tempo nella delicata area di cui stiamo parlando, che sembrava essere un elemento qualificante del programma elettorale di Cosolini e che si sta rivelando forse come il punto più debole della sua amministrazione

  5. Paolo G. Parovel ha detto:

    Anche perché per Trieste non basta affatto una gestione culturale ordinaria: occorre una svolta netta (ed apartitica) d’intelligenza, apertura ed identità plurima prima ancora che di finanziamenti. Dobbiamo aiutare a crescere cultura viva qui e da qui, invece di limitarci all’importazione episodica, a concezioni museali, alle ruffianate penose di Sgarbi ed alle celebrazioni rituali ormai nauseanti di Svevo-Saba-Joyce (tra poco sapremo anche quanti peli aveva nell’orecchio destro ciascuno di loro) o di Tomizza e Magris, come se non avessimo altri autori validissimi, vecchi e nuovi, da ricordare e promuovere. E si deve avere anche il coraggio civile di dare un taglio netto di patrocini e soldi delle istituzioni a tutto il filone delle manifestazioni e della pubblicistica di parte politica spacciate sinora impunemente, ed anzi in crescendo, per ricerca storica sul cosiddetto “confine orientale”. Chi le vuole se le paghi: non se ne può più.

  6. Paolo G. Parovel ha detto:

    Anche perché per Trieste non basta affatto una gestione culturale ordinaria: occorre una svolta netta (ed apartitica) d’intelligenza, apertura ed identità plurima prima ancora che di finanziamenti. Dobbiamo aiutare a crescere cultura viva qui e da qui, invece di limitarci all’importazione episodica, a concezioni museali, alle ruffianate penose di Sgarbi ed alle celebrazioni rituali ormai nauseanti di Svevo-Saba-Joyce (tra poco sapremo anche quanti peli aveva nell’orecchio destro ciascuno di loro) o di Tomizza e Magris, come se non avessimo altri autori validissimi, vecchi e nuovi, da ricordare e promuovere. E si deve avere anche il coraggio civile di dare un taglio netto di patrocini e soldi delle istituzioni a tutto il filone parassitico delle manifestazioni e della pubblicistica di parte politica spacciate sinora impunemente, ed anzi in crescendo, per ricerca storica sul cosiddetto “confine orientale”. Chi le vuole se le paghi: non se ne può più.

  7. brancovig ha detto:

    d’accordo, ma perchè non diamo la possibilità a qualche giovane, magari locale che conosca le specificità con un CV che dimostri la capacità di relazionarsi con enti, sponsors et al.

    Si riesce a trovare qualcuno?

    troppo rischioso?

  8. Paolo Geri ha detto:

    Un veneto – per carità degna persona e probabilmente anche capace comne consulente – assessore alla cultura di Trieste ?? !! Cosa sa della storia e appunto della cultura della nostra città ?

  9. Paolo G. Parovel ha detto:

    Non è problema di origini, ma di patrimonio culturale effettivo, libertà intellettuale e capacità. Ed i giovani in gamba non ci mancano affatto, sono solo emarginat e compressi da una sovrastruttura politica locale sterile ed ignorante, che riesce a sopravvivere solo privilegiando tessere di partito, amicizie e camarille. L’abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.

  10. Paolo Geri ha detto:

    Appunto: “patrimonio culturale effettivo”. Quello di un veneto e il suo “sentire” non potrà mai essere quello di un triestino, cui è culturalmente del tutto estraneo per non dire in antitesi.

  11. Paolo G. Parovel ha detto:

    Penso che qui il problema sia molto più complesso, perché sul patrimonio culturale triestino ha influito spaventosamente la deculturazione nazionalista, con ogni genere di rimozioni e censure deformanti. I cui portatori locali sono perciò inadatti a superarle quanto chi viene ignaro da realtà diverse. In questo senso il patrimonio culturale di base necessario a superare lo stallo è quidi la capacità di leggere, capire e curare quelle patologie appunto culturali.
    Come per l’arte medica,dove non chiedi al terapeuta da dove viene, ma se è caoace di affrontare e guarire od alleviare la malattia.

  12. sfsn ha detto:

    a Brancovig (7):
    temo che un curriculum vitae et studiorum no basti per valutar le capacità de un possibile candidato assessor alla cultura: spesso le carriere dei triestini in area culturale xe fortemente condizionade da appartenenze politiche e nascondi una povertà culturale notevole. I istituti culturali triestini xe zeppi de incompetenti che semplicemente ga appoggià una o l’altra corrente politica, dimenticando completamente lo scopo del loro lavor: la cultura, appunto.
    Se Cosolini vol far qualcossa de utile e rivoluzionario per la cultura triestina, forsi sarìa meio che el vadi a zercar qualche triestin che ga dovù andar via, meio se all’estero, opur qualchedun che per lavor ghe toca far tuto altro, perchè nol xe sceso a compromessi con carriere politiche o accademiche

  13. Jasna ha detto:

    @sfsn

    Forse basterebbe una selezione per titoli ed esami, per vedere chi sa di cosa si parla quando bisogna organizzare, finanziare e rinnovare le attività culturali in un posto. E lì, se sei una capra inserita in un ente culturale di livello, capra rimani, non c’è politica che tenga.

  14. brancovig ha detto:

    @12 ed altri

    Io ho molta fiducia nei giovani e se ce ne fosse qualcuna/qualcuno che ha annusato il mondo andrebbe ancora meglio. Il CV da recuperare dovrebbe essere un mix di cultura e capacità organizzative/impreditoriali.

    sono convinto che ce ne sono di “libere/i” con grande entusiasmo per una bella sfida.

    bisogna rischiar però…… e vedere se ci sono le risorse

  15. Mauricets ha detto:

    una domanda.
    deve essere un bravo conoscitore delle arti o un bravo amministratore?

    trovare le due figure in una unica persona è estremamente difficile.

    se un giovane ha queste capacità bene.
    ma deve essere veramente un genio per coniugare le due capacità.
    visto che presumibilmente è senza esperienza, o esperienza limitata.
    e poi cosa si intende per giovane?
    oggi a 50 anni si è giovani.
    visto che si andra in pensione a 70 anni.
    forse.

  16. Jasna ha detto:

    @Mauricets
    A mio avviso, sarebbe importante più che altro possedere competenze nella gestione del settore culturale (ci sono anche corsi di laurea e percorsi educativi informali in questo ambito).

    Non si tratta poi di essere giovani o meno, penso sarebbe importante valutare appunto titoli (in cui si include l’esperienza nel settore) ed esami, perché se sono 20 anni che lavoricchi in un ente e non ti sei mai aggiornato è giusto che ti passi avanti chi invece lo ha fatto, indipendentemente dall’età e dal voto preso in conservatorio.

  17. Claudia Cernigoi ha detto:

    scoltè, fazo come Silvio, scendo in campo mi a far l’assessora alla cultura (l’assossura alla cultora? l’assessora alla s/cultura, no xe che i ne rovina anca el Pierin de Ponterosso? l’assessora alla coltura, più agricoltura biodinamica e meno zemento!)

  18. Paolo G. Parovel ha detto:

    Brava, ma el primo problema de agricoltura biodinamica a Trieste xe come meterghe più sal nele zuche dela leadershit (gnanca leadership) politica locale.

  19. Giovanni Damiani ha detto:

    Concordo con Zac (come sempre, a prescindere direi) vorrei solo spendere una parola su Miracco. Stiamo parlando di una persona di altissimo livello, di cultura vera, che ha scritto cose davvero di pregio e che sa come si fa politica e come si organizzano cose. Tutto si può direi e ci sta tutto, ma non voglio sentire che un veneto non può capire trieste o darlo per un pasdaran berlusconiano. In questi anni la giunta Cosolini ha fatto una cosa che tutti chiedevamo e chiediamo alla politica: tanti tanti giovani, rinnovamento, figure esterne. Ecco io credo che su tante cose questo sia giusto e interessante, penso che tanti stiano ingranando dopo il logico rodaggio (alcuni meno, va anche detto), ma se c’è una cosa che io sto vedendo che un briciolo di esperienza e “scafatezza” non guasterebbe e anche per questo vedrei bene uno che è sopravvissuto a ministeri e altri ambienti in cui gli “umani” vengono sbranati.

  20. Paolo G. Parovel ha detto:

    Non deviamo con panegirici del sindaco Cosolini dal problema dell’assessorato alla cultura e dai fatti inerenti: dopo allontanato nel marzo 2012 Andrea Mariani, che aveva un ottimo programma e la cultura propria per attuarlo, il sindaco si è tenuto a tutt’oggi la delega mostrando di non possedere nessuna delle due cose, con risultati conseguenti. Cioè miserrimi.
    Ed è a questo che occorre rimediare. Spendendo, inoltre, per le attività e non per incarichi esterni, che non sono affatto un merito (tranne che per beneficati e clientele) ma un grave malvezzo amministrativo e finanziario dell’amministrazione Cosolini. Che tra gennaio e febbraio risulterebbe avervi impegnato oltre un milione di euro, moltiplicandole rispetto al 2012 e lesinando invece su spese necessarie per la collettività.
    Non si deve certo rimpiangere Dipiazza, ma non rimpiangeremo nemmeno Cosolini: due insufficienze che non si legittimano a vicenda, ma si sommano nelle loro conseguenze evidenti.

  21. John Remada ha detto:

    @19 Pasdaran = Guardiano della rivoluzione iraniana….temo che sia un accostamento azzardato con il berlusconismo,alquanto fuori luogo….P.s.Spero che lo scritto passi la censura de el saputello,noto luminare della zona giuliana!?

  22. walter chiereghin ha detto:

    A Giovanni Damiani:
    Consultando il catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale si apprende che unica pubblicazione attribuita al dott. Miracco risulta essee la presentazione di un catalogo, curato da Elena Bassi, di una mostra del 1978 al Museo Correr, “Venezia nell’età del Canova”.
    Un po’ scarna, come bibliografia di uno che “ha scritto cose davverodi pregio”. O no?
    E, comunque, nessuno ancora riesce a spiegare perché gli elettori di Cosolini devono vedersi come assessore alla cultura uno che fino a ieri è stato tutt’uno con un berlusconiano di ferro come Galan. E quando anche questo mi fosse stato spiegato, ancora nulla sarebbe stato detto delle incompatibilità sostanziali con l’incarico di consulente del Comune (costato finora 24.000 euro alla comunità triestina, senza che siano visibili apprezzabili risultati), con quello di consulente del ministero dei Beni Culturali e con la nomina, in conto al Ministero, di consigliere di amministrazione del Teatro Verdi.

  23. Fabio27 ha detto:

    Disemo le robe come che le sta. Un asesor bravo i primi a no volerlo xè i paroni dei musei triestini, del genere Dugulin o Masau, che ghe tocasi finalmente lavorar. I se ricorda ncora come un incubo de quando che iera asesor el povero Damiani, che, con tuti i difeti che el podeva aver, el ghe fazeva far mostre e no flanela. E po no lo vol Cosolini, che el se diverti a zogar al inteletuale (mama mia, che controfigura).

  24. sfsn ha detto:

    @ jasna 13:
    el problema se se fa un concorso per titoli ed esami xe chi che xe nela comission de esame. Anni fa iera un posto nel setor cultura, in commission iera due dirigenti comunai e un prof universiario e za prima del orale se saveva chi che gavessi vinto.

  25. Al Custerlina ha detto:

    Sono pienamente d’accordo con Maurizio.
    Comunque, una città che ha difficoltà a trovare un nome di spessore per la Cultura è una città triste (per non dire altro).

  26. Jasna ha detto:

    @24 sfsn
    Beh, la nomina senza selezione non mette comunque al riparo da nulla.
    Si sa che molti concorsi sono nomine mascherate da competizioni pubbliche, ma non tutti dai. 🙂
    Io ne ho fatto uno, non ho vinto, ma so per certo che non era pilotato.

  27. Paolo G. Parovel ha detto:

    Sull’osservazione più che giusta di A.Custerlina: la difficoltà si deve per parte decisiva al fatto che a Trieste la gestione ufficiale della cultura è stata e rimane tuttora condizionata a parametri politici speciali che impongono anche sulle coloriture di partito l’obbligo di continuare a coprire finzioni e tabù storici sui quali si regge e giustifica il nazionalismo di confine come strumento di controllo politico complessivo della comunità locale.
    Motivo per cui si finanziano e benedicono tutte le iniziative in linea, anche estreme e più che discutibili, nascondendo o mistificando tutto il resto. E c’è stata in questo addirittura un’involuzione dogmatica rispetto ad aperture degli anni ’70. Fra i molti esempi di argomenti tabù malgrado il loro rilievo cognitivo ed interpretativo cruciale ve ne sono tre particolarmente significativi.
    In ordine di tempo inverso: il collaborazionismo italiano locale prima alle leggi razziali e poi allo sterminio degli ebrei; l’entità, i significati e le conseguenze dell’italianizzazione forzata di massa, dal 1918, dei cognomi, nomi e toponimi (anche il cognome originario del sindaco Cosolini era Coslovich-Kozlović); il fatto, anche in vista del celebrazioni 2014, che nella prima guerra mondiale il 98% dei triestini, come dei goriziani, istriani, dalmati, trentini, anche di lingua italiana aveva combattuto per l’Austria-Ungheria, e non per l’Italia.
    Siamo ancora, insomma una bolla culturale patologica di censura ed autocensura politica della storia, e quindi dell’autocoscienza, nell’Europa unita ed aperta del 2013. E questa condizione abnorme favorisce anche gestori e gestioni inadeguati di altri settori della cultura.

  28. sfsn ha detto:

    @ jasna:
    de concorsi pubblici ghe ne go fatti parecchi, sia all’università che nella pubblica amministrazion. Quando se trattava de posizioni de un certo rilievo (economico, cioè col stipendio “altin”) no go mai trovà un che no gavessi el vincitor za stabilì in partenza

  29. Jasna ha detto:

    @sfsn
    Non stavo mettendo in dubbio quello che dicevi, cercavo solo di pensare positivo 😉

  30. capitano ha detto:

    E se invece non servisse?

  31. Fulvio Senardi ha detto:

    Allego una lettera inviata alle Segnalazioni del Piccolo e mai pubblicata, mentre invece apparivano segnalazioni polemiche, mie e di altri nei confronti del Presidente della Repubblica Napolitano per l’atteggiamento morbido in relazione all’invasione Pdl del Tribunale di Milano. Che Miracco sia un “intoccabile” per qualche misterioso gioco di lobby? E la città debba apparire se non entusiasta almeno serena di fronte alla porcheria che si sta perpetrando?

    Allarmante per chi ha a cuore la cultura e non crede che l’appartenenza sia solo acqua fresca, la voce, ormai quasi una certezza, che il dott. Franco Miracco, già portavoce del Ministro dell’Agricultura, Giancarlo Galan, e, a quanto ha scritto il «Corriere del Veneto», 13. XII. 2012, in «rapporto stretto e confidenziale» con la cricca coinvolta nell’inchiesta sul malaffare al Ministero delle Politiche agricole, debba diventare il prossimo Assessore alla cultura di Trieste. Un marziano, paracadutato da altrove, e che del vivo tessuto culturale della città nulla conosce (forse qualcosa della sua storia, se dobbiamo credere che abbia letto 100 libri su Trieste, come ha millantato qualche tempo fa) chiamato ad un assessorato-chiave in nome del mito del Grande Evento. Come se non sapessimo che la cultura nasce da uno sforzo individuale e collettivo di approfondimento critico e di apertura di orizzonti, e implica la crescita di una comunità di cittadini che maturano insieme grazie appunto ad attività culturali che sappiano farsi moralità condivisa e socialità solidale (e i cui primi soggetti non possono essere che le associazioni del volontariato culturale attive sul territorio e le istituzioni della città), e non si riduce certo alla mostra di manufatti che vengono da fuori per turisti che vengono da fuori, ovvero allo Show, alla Fiera, all’Evento insomma. Che lascia il tempo che trova, salvo che per il fatturato di alberghi e ristoranti e per le enormi spese organizzative non sempre ripianate dagli incassi. Ma non basta: questo “marziano” è stato il braccio destro di uno dei più coerenti ed attivi notabili di Forza Italia (si legga: Lo chiamano Galacco, «Repubblica» 24.III.2011). Cosa dovrà pensare chi ha votato Cosolini perché dicesse e facesse “qualcosa di sinistra”? Che ha preso un nuovo, tragico abbaglio?

  32. Paolo G. Parovel ha detto:

    Il problema è appunto che l’amministrazione politico-economica di Trieste è tutta un gioco sommerso, a volte neanche tanto e pure d’infimo livello, di lobby trasversali, camarille e filtraggi dell’informazione per far sembrare vero ed accettabile quel che non lo è, e viceversa. Così chi è nel giro può fare e dire qualsiasi cosa, assurdità incluse ed anche se già smentite, con la sicurezza di restare comunque coperto. Dall’urbanizzazione speculativa in Porto Franco alla gestione della cultura come qualsiasi altro feudo per gli amici. É questa la situazione complessiva che occorre affrontare con chierezza e spezzare. Anche dal lato cultura, ma non solo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *