2 Febbraio 2013

In scena al Rossetti i giovani arrabbiati di Osborne

Ogni generazione ha le sue ribellioni, e ogni ribellione ha i suoi “manifesti”. Nel 1956 John Osborne con Look back in anger firmò quello della “generazione dei giovani arrabbiati”, dramma che ancora oggi irradia una sua oscura potenza ed è capace di catalizzare nel pubblico forti emozioni.

Luciano Melchionna (regista attivo in teatro, cinema e televisione) decide di leggere Ricorda con rabbia in chiave attuale: “oggi potremmo dire che ha preannunciato i nostri tempi ed è ancora il manifesto di chi si scontra con una società indifferente”,  dove il protagonista è l’uomo “contro”: “il giovane arrabbiato di questa generazione che non sa più in cosa credere e si attorciglia su se stesso alla ricerca di un’improbabile emancipazione fatta di eccessi, di coazione a ripetere”.

Ma la sua scelta non convince fino in fondo: il protagonista maschile, Jimmy, perde molte connotazioni anni Cinquanta e finisce per assomigliare a un rocker di periferia; sua moglie Alison diventa una donna italiana di oggi, e le sue origini altoborghesi, fondamentali per l’architettura drammaturgica, si fanno poco credibili. Per di più la recitazione incandescente di Daniele Russo restituisce un Jimmy campione dell’ira, però poco credibile nei momenti in cui usa l’ironia o mette a nudo la propria fragilità – altrettanto caratterizzanti il personaggio scritto da Osborne.

Adattare un testo di mezzo secolo fa è un’operazione delicata: non è né troppo vicino né troppo distante dalla nostra sensibilità, non è né un classico “senza tempo” né un’opera contemporanea. Nella versione proposta da Melchionna le carte in tavola si mischiano senza restituire un ordine convincente né delle psicologie congruenti nei personaggi, o almeno così mi pare.

All’intervallo, gli applausi del pubblico sono più caldi di quel che mi aspetto. Seduto al mio fianco c’è un noto attore, che mi sembra condividere la mia freddezza. Gli chiedo un parere. «Questa è la prima cosa che ho recitato su un palco, venticinque anni fa. Sì, il testo originale è un’altra cosa… e non basta urlare per restituirne l’energia”.

Verso il finale tutta la tensione accumulata erompe, in una scena dove la algida Alison confessa il suo stato di impotenza e solitudine. Ma anche qui, qualcosa non funziona nella messa in scena. La mimica di Stefania Rocca? O la presenza non prevista dal copione di Jimmy sul fondo del palco? Una ragazza in platea, seduta poco distante, non riesce a soffocare le risa. Peccato che la scena dovrebbe essere drammatica.

Alla fine però, ancora una volta, il pubblico applaude con generosità. Gli attori si sono spesi molto, scenografia e luci hanno sorretto bene la loro prestazione e il testo, sebbene depotenziato, ha molta forza. Forse siamo io, l’attore e la ragazza che ha riso a essere stati troppo esigenti.

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