24 Gennaio 2013

La forza dell’amore contro le misere astuzie della ragione

Un testo comico che è una macchina drammaturgica perfetta. Un primo attore di navigata esperienza, diretto da un regista che lo conosce molto bene e sa valorizzarlo: difficile sbagliare una messa in scena partendo da elementi come questi. E infatti La scuola delle mogli di Molière, in scena al Politeama Rossetti fino a domenica 27 gennaio seduce la sala e strappa molti applausi.

regia M. Sciaccaluga foto di insiemeNell’allestimento di Marco Sciaccaluga, che traspone la vicenda seicentesca nella Parigi della Belle Epoque, Eros Pagni è Arnolfo, uomo terrorizzato a tal punto dal poter essere cornificato che è rimasto scapolo, allevando nel contempo in un convento di campagna quella che lui immagina come la moglie perfetta: giovane, inesperta, ignorante.

Il piano, nello stesso tempo folle e razionale, rischia di andare in fumo quando un giovanotto comincia a fare la corte ad Agnese, che ricambia; ma il caso vuole che il giovane innamorato si confidi proprio con Arnolfo (noto in tutta la città per sbeffeggiare con astio i mariti cornuti), senza sapere che è questi il vecchio che intende sposare la bella ragazza…

La vicenda si avvita su se stessa grazie a solidi meccanismi da commedia, alternando momenti comici e considerazioni (in parte attuali ancora oggi) sul ruolo della donna nella società, e il copione è un tappeto elastico su cui un attore di sicura capacità come Pagni rimbalza a proprio agio, rubando la scena a tutti i suoi colleghi e strappando molte risate alla platea. Notevoli anche alle scenografie di Jean-Marc Stehlè e di Catherine Rankl, belle e ingegnose, capaci di mostrare quasi senza cambi di scena i tre luoghi dove si svolge l’azione principale.

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