21 Gennaio 2013

Ricca la domenica del Trieste Film Festival

di Gianfranco Paliaga

Approfittando di una domenica piovosa molti triestini hanno optato per il festival del cinema triestino che non ha certo deluso le aspettative con un programma ricchissimo e diviso fra la sala Tripcovich ed il vicino teatro Miela.
Si inizia alle 14.00 con una delle più interessanti e riuscite combinazioni di cortometraggi (genere oramai consacrato dai più importanti festival e concorsi locali quali Maremetraggio e Mattador) degli ultimi anni.
Il difficile tema di questa tranche di 6 mini film sono i bambini, qui trattati con una sensibilità rara dai registi.
Menzione speciale per i commovente “Hatch” di Christoph Kuschnig che intreccia la storia di due immigrati serbi,costretti a rinunciare alla propria figlia per necessità, a quella di una coppia omosessuale alla disperata ricerca di un bambino per completare il proprio quadro familiare nonostante le severe leggi sull’adozione. Struggente denuncia della frustrazione di categorie sociali agli antipodi in cui a farne le spese sono sempre i più deboli ed innocenti.
Da ricordare anche il rumeno “Un alt craciun” di Tudor Giurgiu che palesa un problema spesso dimenticato ovvero la difficile situazione dei figli degli emigranti romeni che, rimasti nelle terre natie con i parenti più anziani,perdono completamente il rapporto con i genitori e con essi ogni punto di riferimento.
Si prosegue il programma con il lungometraggio “Rocker” di Marian Crisan che tratta, senza però convincere troppo, di un padre che cerca di ricostruire la propria vita ed il rapporto con il figlio (cantante di un gruppo rock) eroinomane.
Alle 20.00, in un gremito teatro Miela, si proietta il documentario “Vedo Rosso”, frutto di una pluriennale ricerca della regista e sceneggiatrice Sabrina Benussi sulla situazione della comunità italiana in Istria (specie a Rovigno) fra gli anni ’70 e la morte di Tito. Il tema, sempre di attualità, viene qui presentato con l’ausilio di interviste,filmati d’epoca ed animazioni che rendono il documento, leggero e senza grandi velleità storico-politiche, piacevole e quasi trasognato nel presentarci un mondo oramai concluso, visto con gli occhi dei piccoli “Pionieri” di Tito.
Si conclude con l’originale film premiato a cannes “V Tumene” di Sergej Loznica (veterano del festival triestino che gli ha già dedicato una retrospettiva lo scorso anno). Il film tratta l’occupazione della Bielorussia da parte dell’esercito nazista ma senza mai proiettarci sui campi di battaglia. La vera guerra è quella fra i protagonisti: Susenja (un operaio delle ferrovie accusato di tradimento e collaborazionismo con i tedeschi e per questo isolato ed evitato anche dalle persone a lui più vicine) ed i due partigiani incaricati di scovarlo e giustiziarlo. Le storie dei tre si alternano per dipingere dei quadri umani diversi ma accomunati da un’anima compromessa e ferita dalle vessazioni ed inganni perpetrati dagli occupanti. Film che riesce nel suo intento morale nonostante risulta, ai più, un pò prolisso (2 ore e minuti).

Gianfranco Paliaga

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