18 Settembre 2012

Ambiente: i sacchetti che barano

Il governo ha pensato bene di prorogare ulteriormente ( al prossimo 31 dicembre) la data della definitiva messa al bando dei sacchetti di plastica che usiamo per la spesa e che non rispettano lo standard europeo di biodegradabilità EN 13432 ( e della relativa sanzione a chi viola la norma, che si sposta addirittura a dicembre 2013), ma il fenomeno tipicamente nostrano dell’imbroglio sta assumendo forme fantasiose e non per questo meno irritanti.
Accanto ai sacchetti biodegradabili secondo le norme europee, che possiamo usare per la frazione umida della raccolta differenziata, e ai sacchettacci di plastica old style, ci sono i finti sacchetti ecologici. Finti perchè la loro differenza con quelli di autentica plastica sta nell’impiego per la fabbricazione di un additivo che li disgrega ma non certo li degrada nell’ambiente. Come dire che il compost che li includa farà schifo.
Gli stessi commercianti hanno difficoltà, nell’approvvigionarsi di sacchetti, a capirci qualcosa, figurarsi noi consumatori finali. Ma, noi consumatori, in verità mi pare abbiamo fatto un diligente sforzo di partecipazione a questa vera e propria rivoluzione culturale, munendoci di attrezzature del più vario genere per non solo evitare il sacchetto di plastica, ma per superare anche l’abitudine al mono uso, all’usa e getta.
E poi ci sono i super finti sacchetti ecologici: quelli che hanno una consistenza delicata, che al tatto assimileremmo al mater B, che recano immagini e scritte che inducono a credere siano i migliori sacchetti ecologici in circolazione. La sagoma dell’albero, le coccinelle, una trama di arbusti in controluce… E poi ci sono le parole ingannevoli, costruite in patchwork con bio ed eco; le frasi storiche, come “for a natural use”, lasciando a noi immaginare un uso innaturale del manufatto in questione; gli sfoggi tecnologici che non comprendiamo ma forse ci impressionano e rassicurano, come “ Utilizza la tecnologia XYWZ ”.
Il poema sul sacchetto può anche raggiungere livelli parossistici, assicurandoci che è in plastica riutilizzabile, riciclabile, biodegradabile( ignorando, noi sprovveduti , che le prove di biodegradabilità sono fatte in condizioni ambientali probabilmente irriproducibili tanto in natura quanto in discarica, e ben venga chi mi smentisca) , eco-compatibile, e snocciolando tutti gli Uni e le direttive europee possibili (come faremo mai a verificare in assenza quantomeno di un collegamento internet e tanta pazienza?)
Ma ormai ci fidiamo, no? Chi mai, dunque, leggerà l’ultima frase: non è raccomandato per l’utilizzo come contenitore della frazione umida della raccolta differenziata dei rifiuti. Ulteriore postilla: riciclare come plastica.

10 commenti a Ambiente: i sacchetti che barano

  1. Maximilian ha detto:

    Ne ho lasciati diversi per oltre un anno nel mucchio di compost ben attivo che ho in giardino e li ho trovai esattamente come li ho lasciati

  2. Paolo Stanese ha detto:

    Ok. Però, come sono i sacchetti giusti?

  3. martina ha detto:

    Il contenitore perfetto è quello che usi e riusi infinite volte, se è di cotone o iuta alla fine della sua lunga esistenza sarà comunque biodegradabile ( e nel compost ci vanno anche i tessuti di fibre naturali) Li comperi ormai ovunque, o te li inventi e te li cuci. Sennò carta o sacchetti con marchio EN 13432, fatti di amido di mais o di patate. Io personalmente uso un’evoluzione tecnologica dell’antico cesto di vimini a due manici, si ripiega ( e non ingombra) e si lava: prodotto tedesco,prezzo irrisorio, indistruttibile, perfetto per il trasporto degli ortaggi e della frutta anche i più delicati, ma anche delle cianfruscaglie per il mare o delle cose da picnic.

  4. gigi ha detto:

    @2 e 3
    non è un problema del tipo di sacchetto, ma del buonsenso e della propensione a fare la raccolta differenziata, vedete voi. Siete più austriaci o napoletani?

  5. John Remada ha detto:

    Più austriaci o bengalesi? Io per la prima…

  6. isabella ha detto:

    Io più austriaca di sicuro 😀

  7. Kaiokasin ha detto:

    Monfalconesi+bengalesi+altri: 60%
    Triestini nostalgici dell’Au: 26%

  8. Fiora ha detto:

    io ? persona civile di oggi, MA! spesso demotivata con i suoi bravi sacchetti di cotone “Garden Centre ” per la carta e in lino “Made in Capri” per la plastica, nonché eco sacchetti Coop per l’umido… PATETICA! a fronte di altrui trasgressioni continue e deiezioni canine sulle quali inciampiamo io e i miei cani stessi, del tutto innocenti.
    @ Isabella…perché da un paio di mesi,di cani ne ho due! Ciao Isa! 🙂

  9. Poggi ha detto:

    Visto che a Milano il sindaco Rosso ci ha appena obbligato a questa ulteriore gabella (a vantaggio solo delle grandi società da loro prescelte) dell’uso dei sacchetti xl’umido qualcuno sa come trovare dei FINTI sacchetti biodegradabili x evitare questa assurde regole di un Europa verde/bolscevica, in modo da poter avere dei bei sacchetti resistenti come quelli di una volta e che non perdono dappertutto liquidi e non si distruggano ancora prima di finire di usarli?

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