5 Settembre 2012

Scampoli di storia: i vini del Carso nell’antichità

Rubrica a cura di Paolo Geri

I vini prodotti nell’ area dell’ Adriatico che va dal Carso all’ Istria erano conosciuti sin> dall’ antichità. Le numerose anfore vinarie rinvenute ad Aquileia sono solo una delle testimonianze. Il “Pucinum” tanto decantato da Plinio il Vecchio nel libro 14 capitolo 6, è da ritenere lo stesso che i Greci celebravano con molte lodi chiamandolo “Pictaton” e che dicevano provenire dai limiti estremi dell’ Adriatico. Ma in alcune scritture antiche viene citato anche con il nome di “Racimulus Cuscus”. Anche precedentemente all’arrivo dei Romani la vite era una coltura praticata. Già i Celti conoscevano le “virtù” di questa pianta.

A portare una ondata di novità ci pensarono i Romani che si insediarono nel 181 avanti Cristo e svilupparono la coltivazione intensiva della vite. Lo racconta in modo molto preciso e dettagliato Tito Livio nel capitolo 34 del IV libro degli “Annali” quando riporta che il Senato nel decidere l’ insediamento della colonia intese anche diffondervi la viticoltura. Ancor più preciso risulta essere lo storico greco Erodiano (III secolo dopo Cristo) nella sua “Storia dell’Imperatore Massimino”. Ci racconta che nella campagna di Aquileia “disposti sono gli alberi ad equali distanze, ed accoppiate sono le loro viti, formando un quadro giulivo tanto da sembrare quelle terre adorne di corone frondeggianti”. Sempre Plinio nel classificare i “vina generosa” del mondo antico, annovera al primo posto proprio il “Pucinum”.
Ma nessun antico scrittore sa sciogliere l’ enigma che attraversa i secoli: il “Pucinum” era un vino bianco o un vino rosso ? Non ci aiuta nemmeno Plinio il Vecchio che attribuiva al “Pucinum” la longevità (secondo alcuni 82 anni secondo altri 86 ….) dell’ Imperatrice Livia Augusta che ne beveva ben volentieri e “nec aliud aptius medicamentis indicatur !”. Vi è peraltro un vago riferimento agli effetti medicamentosi del vino e alle sostanze in esso contenute che fa pensare al ferro e di conseguenza a quello che oggi chiamiamo Terrano.
Plinio peraltro non lascia dubbi sulla sua zona di produzione: “esso nasce là dove l’ Adriatico s’ insena non lungi dalle sorgenti del Timavo su d’ un colle sassoso (il Carso ?) dove all’ aura marina se ne matura tanto che basta per poche anfore”. Ma c’è un guaio. E cioè che le edizioni più moderne e autorevoli di Plinio non citano un’ uva “Pucina” bensì un’ uva “Picina” così chiamata da pix-pece donde il “Picina omnium nigerrima” equivarrebbe a nera come la pece.

Il porto fluviale di Aquileia nell’ antichità era un emporio commerciale di straordinaria ricchezza e varietà: il “Pucinum” – bianco o rosso che fosse – prodotto sulle terre rosse del Carso e lungo i soleggiati declivi che dal ciglione roccioso scendono al mare, viaggiava in tutto il Mediterraneo. Testimonia la floridezza di questo commercio l’ antica nave ribattezzata “Julia Felix”, oggi conservata dal Museo archeologico di Aquileia, il cui carico era costituito anche da anfore piene di vino.

Un tempo “Pucino” fu apprezzato anche in epoche successive come “Refosco”, di cui gli Arciduchi d’ Austria venivano annualmente omaggiati in quantità notevoli dalla città di Trieste. Vi sono numerose testimonianze della presenza di questo vino in tutte le occasioni conviviali di grande prestigio. Sappiamo con precisione che nel 1406 in occasione della visita di Papa Gregorio XII venne preparato un banchetto. tra i prodotti più pregiati venne servito il “Refosco”. Anche Carlo V ebbe il piacere di brindare con il “Refosco” in una sua visita a Spilimbergo. Si noti che queste precise citazioni del “Refosco” sono da collocare in epoche in cui il vino veniva per lo più citato per colore bianco o rosso, la produzione di monovitigni era molto rara e riservata a delle varietà di altissimo pregio.

Questo lo capirono subito i Veneziani che una volta conquistato il Patriarcato di Aquileia presero subito il controllo di quasi tutta la filiera produttiva del “Refosco”. E secondo me spiega perchè i triestini con i veneziani – storicamente parlando – sono sempre stati in guerra: volevano “fregarci” il nostro vino …….

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4 commenti a Scampoli di storia: i vini del Carso nell’antichità

  1. bonalama ha detto:

    volevano fregarci il nostro vino? furlanisti ante litteram, vedi ora il prosecco

  2. sfsn ha detto:

    l’altro giorno son nda in carso e go bevù vin che doveva esser de epoca romana…

  3. Paolo Geri ha detto:

    #2. sfsn

    Nel senso che el iera un poco “andà” ?

  4. sfsn ha detto:

    iera un poco ranzido… che sia sta el famoso “garum”?

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