Ieri a Trieste centinaia di turisti a caccia di consigli e indicazioni, ma gli info-point del Comune erano chiusi. “Degli studenti ingaggiati per le tre postazioni in piazza della Borsa, accanto alla Sala Tripcovich e a San Giusto, nessuna traccia. Gli stand sono aperti nei week-end, e lo sono stati anche il 14 e 15 agosto. Ma ieri, niente. Per avere informazioni, almeno fino a domani, occorre arrangiarsi.” Vedi l’articolo apparso oggi su Il Piccolo.
Il sindaco Cosolini parla di mancanza di risorse economiche per ampliare il servizio e aggiunge che visto l’inaspettato successo dell’iniziativa, il prossimo lunedì, nella riunione di giunta, si valuterà la possibilità di apportare qualche modifica alle date di apertura previste da qui alla Barcolana.
L’idea che è stata dell’assessore comunale al Turismo, Fabio Omero ha dato subito i suoi frutti. Più di mille persone hanno usufruito del servizio gestito da 25 studenti-ciceroni (i gazebi sono attivi da pochi giorni).
Sugli Infopoint turistici qui potete leggere un post di Alex Kornfeind, una riflessione sulla qualità dei servizi turistici a Trieste.
I TURISTI NON SONO SOLO IL SABATO/DOMENICA!!!!
HO LETTO OR ORA L’ARTICOLO DEL PICCOLO: MENO MALE CHE NON SI TROVA LAVORO: FORSE E’ PIU’ GIUSTO DIRE CHE NON SI TROVA LA VOGLIA DI LAVORARE TANTO……CHE SEMPRE IL BANCOMAT MAMMA/PAPA’.
Comune inadeguato. A casa o – in alternativa – agli Infopoint.
politica negativa nei confronti del comparto turismo,dopo gli addobbi di natale gli info point,a quando la prossima perla
E’ sempre questione di soldi e non di voglia di lavorare. Chi li caccia fuori
per pagare il personale
oppure forziamo i cassaintegrati o i baby pensionati a tener aperto l’infopoint?
@5 i se podeva anche organizzar meio… o no?
gli infopoint si potrebbero mettere nei centri commerciali che sono sempre aperti, anzi aprire i centri commerciali anche di notte tanto la gente scema ci va lo stesso
@2 g.b.: non manca la voglia di lavorare, manca l’organizzazione e qualche soldo da parte del Comune.
Spero si tratti di errori iniziali (sbaglio o è il primo anno?) e che si faccia tesoro di quanto è successo.
Ecco la dimostrazion dele monade ala ‘taliana.I fa le robe senza saver se i pol economicamente farghela.E dopo se disi : CITTA’ A VOCAZIONE TURISTICA.
Ma andè in quel paese…
Inutile dire che se il Sindaco fosse Dipiazza.., Mauricets, sfsn, dimaco, paolo geri e compagnia di giro avrebbero alimentato un post urticante da 200 messaggi..e Bora.La l’avrebbe tenuto costantemente al top della pagina
italiano dove sono le quintalate di tuoi commenti in cui criticavi di piazza?
E vai col primo risveglio di un graniciaro
É un problema a livello di sistema , non di persone. Questa é Trieste, con Dipiazza, Cosolini, Spaccini, Staffieri, Cecovini etc…… Città votata all’assistenzialismo parassitario, incapace di qualsiasi proposta. Amen.
Sempre dito mi. Pena che Popovič se libera, ciolemolo al volo.
#10. italiano
Ti faccio notare che con Di Piazza gli info point nemmeno esistevano. Come ricorda Giorgio (no events) è il primo anno. Che poi tenerli chiusi di Ferragosto sia un errore grande come una casa, è fuori discussione.
Ma se una coppia di milanesi con una bimba di sette anni cerca un agriturismo a Trieste per il giorno di ferragosto, è semplicemente da ricoverare buttando via la chiave! Non esiste un agriturismo che ti da una sistemazione per un giorno solo. Forse un B&B, ma deve essere sfigato per aver libero a ferragosto.. Se questa “coppia milanese” non conosce l’abc del fai da te, meglio che resti a casa e non procuri sofferenze alla bimba di sette anni… Scemi..
#16. Poldo
Condivido. Ma secondo me quella coppia se l’ è inventata il giornalista.
@6:
dico solo questo: negli anni ’70 andavo a lavorare all’aereoporto di Ronchi (ditta privata). Inizio ore 6 di mattina; fine ultimo aereo ore 22 circa. Obbligatorio minigonna (e va be’) scarpe tacco 9, per pranzo e cena mi era concesso un cappuccino, finito di lavorare….dall’aeroporto alla stazione di Ronchi Nord….a piedi (non avevo l’età della patente). il tutto 7 giorni su sette e senza contributi. Anche a quei tempi i la possibilità di “soldi facili” per le ragazze giovani c’erano. Il tutto per conribuire in famiglia all’acquisto dei libri di scuola. Quanti ragazzi d’oggi sarebbero disposti a questi ritmi????