19 Luglio 2012

Morrissey al Grado Festival suda le proverbiali sette camicie ma se ne cambia solo quattro

Ve lo dico subito in sede di premessa: Morrissey è probabilmente il miglior performer che io abbia mai visto calcare un palcoscenico. No, non sto esagerando, so quello che dico. Fatta questa doverosa premessa, utile ad inquadrare sotto la giusta luce la recensione, passiamo in rassegna i fatti salienti.

Lo scenario era perfetto, il colorato popolo multicult radunato a Borgo Grotta Gigante per i Gogol Bordello, i rimastoni nineties accorsi ad Azzano X per l’unica data italiana del tour dei Pulp, c’era la sostanziale garanzia che a Grado sarebbe stata soltanto una cosa fra gentleman adusi al garbo e alle buone maniere. Il più figo di questi sale sul palco alle 21.45 con dei pantaloni con le pinces da signore di mezza età, un cardigan scuro da fare un figurone al the delle cinque, una cravatta fantasia e una camicia di un verde abbacinante che la dice lunga su quanto Morrissey di propria beltà si fidi.

Con la voce forse un po’ fredda, nei primi due pazzi il nostro Steven non sfodera gli artigli, parte sommessamente ma mostra sin da subito una fisicità magnetica. È impossibile distogliere lo sguardo da quegli occhi azzurri li in mezzo al palco, nonostante il basso tentativo di distrarci di Boz Boorer, vestito da sciuretta inglese, non a caso presentato a fine concerto come “Miss Gain Attention”, quindi questa cosa del guadagnarsi la nostra attenzione era programmatica. Boz Boorer che tra l’altro scopro da internet essere il mezzo genio che sta dietro a tutta la produzione dello spettacolo e al rilancio della carriera del nostro bel l’ometto dopo l’uscita dagli Smiths. Hai detto niente.

Si parte con i classiconi ma in scaletta si alternano cose vecchie e cose nuove, in un susseguirsi di episodi da sing-a-long scatenato ed isterico. Ovviamente la massa si sgola su quelle degli Smiths (anche se alla fine il verdetto sarà inevitabile, “nol ga fato quela bela!”) e solo un ristretto manipolo di eroi mostra familiarità con il repertorio della sua carriera solista. Quando sei stato un mito per una generazione di “sixteen, clumsy and shy” il minimo che ti possa capitare è rimanere imprigionato nel personaggio e nelle canzoni simbolo di un epoca.

Però lo show del Moz non è fatto solo di canzoni, e che canzoni, ma anche di una inarrestabile girandola di cambi di camicia, una più bella dell’altra, robe che neanche la Carrà: apoteosi quando, con un gesto da consumato spogliarellista se la strappa di dosso e la lancia fra il pubblico che se la contende a unghiate, probabilmente una claque organizzata. Ah si,la claque. A metà concerto parte il tradizionale pippone sul veganesimo dopo una greve esecuzione di Meat is murder, con tanto di truculente immagini di macelli sullo sfondo. Dopo la canzone Morrissey si è avvicinato alle prime file del pubblico chiedendo ai presenti se avevano qualcosa da dire sul tema e una mezza dozzina di persone hanno risposto con cognizione di causa e in un inglese più che fluido. A chi la volete raccontare, siamo sempre in Italia.

Ma vabbè, chissenefrega, quando sul finale Lui si accuccia per dare la mano ai fan che scalpitano alla transenna c’è tutto il mestiere dell’istrione racchiuso in un solo gesto, altrochè Aznavour.

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16 commenti a Morrissey al Grado Festival suda le proverbiali sette camicie ma se ne cambia solo quattro

  1. capitano ha detto:

    Forte, ma quando verrà commercializzata la carne sintetica prodotta senza uccidere nessun animale, quella volta voi vegetariani che scusa tirerete fuori? 🙂

  2. Roberto Lisjak ha detto:

    a tutela della mia onorabilità preciso che io sono tutt’altro che vegetariano

  3. capitano ha detto:

    Era rivolto ad un metaforico quanto immaginario Morrisey 🙂

  4. tiziana s ha detto:

    ciao, in quanto fan di moz vi confermo che
    c’è sempre una nutrita schiera di fan del Nostro che arriva dall’inghilterra, c’erano anche a genova e a milano e si sono fatti l’est asiatico e un bel po’ di mondo, non so come facciano (e neanche lui, che ormai li saluta stupefatto ad ogni concerto), sono contenta che a Grado abbia fatto un bel concerto, grazie per la recensione! Tiz

  5. nick ha detto:

    leggo la prima frase dell’articolo e mi accorgo che vale sempre il vecchio adagio: “Nel mondo ci sono solo due tipi di persone: chi adora Bruce Springsteen e chi non lo ha mai visto dal vivo”.

  6. tiziana s ha detto:

    io non amo springsteen e non l’ho mai visto dal vivo, ma invidio i suoi fan per la durata dei concerti, moz non ha ma cantato per più di 1 h e 40!

  7. Roberto Lisjak ha detto:

    a tutela della mia onorabilità preciso che non andrei a vedere un live di springsteen neanche se mi pagassero, meglio vegetariano, guarda

  8. capitano ha detto:

    La colpa è dei cartesiani. Pensavano di essere in grado di provare che solo gli esseri umani sono dotati del pensiero e tutti gli altri animali non fossero altro che macchine. Così, secondo loro, non c’era alcuna differenza tra un cavallo e , per dire, una bicicletta solo che il cavallo è un po’ più complicato.
    Forse in futuro diventeremo tuti vegetariani, magari dopo aver risolto problemi ben più grossi tipo dell’ammazzarsi tra esseri umani. Come diceva quell’altro filosofo: chi pol dir.

  9. nick ha detto:

    @6 pecà! Ma come mai? E’ il rock fatto persona; la storia del rock fatta persona…

  10. Roberto Lisjak ha detto:

    @8 no me lo rivo a far piaser. ghe go provado, go chiesto consigli, go scoltado robe, ma no xe verso

  11. sfsn ha detto:

    mi no vado a veder Springsteen perchè ris’cio de incontrar Nick

  12. sfsn ha detto:

    e comunque se Springsteen xe la storia del rock te ga senso storico zero

  13. tiziana ha detto:

    anche io piuttosto che vedere il boss divento vegetariana, già lo divento nei giorni dei concerti di morrissey, perchè mi sento in colpa nei suoi confronti…. penso che se fossimo vegetariani saremmo più sani e magari anche più giusti, ma, insomma, non mi levate gli affettati!
    belli i commenti in veneto (perchè è veneto, vero?)

  14. Roberto Lisjak ha detto:

    no, xe triestin che xe tipo veneto però meio

  15. Rakija ha detto:

    Sono stato al concerto di Roma. E’ vero, c’è un nutrito zoccolo duro di inglesi che lo seguono. Lì, non c’è stato nessun intervento su meat is murder, anzi quando lui ha presentato la canzone sostenendo la discutibile teoria che mangiare un bambino al forno o l’ agnello sia la stessa, il pubblico è rimasto in un silenzio di tomba e lo ha accolto molto gelidamente. Piuttosto ho riscontrato un fastidiosa tendenza a fare invasione di campo (l’ arena dell’ auditorium si presta bene a questo tipo di performance), che avevo già notato su altri live visti su youtube. Comunque concordo pienamente, grande performer. A differenza di tanti altri della sua età la voce tiene ancora e alla grande 🙂

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