12 Luglio 2012

L’InMusic festival 2012 a Zagabria e la sconfitta della nazionale italiana

Come appreso dal labiale di Prandelli, visto e rivisto sul web, alla finale contro la Spagna gli Azzurri son arrivati cotti; a pensarci bene, non serviva il labiale, dato il numero di improperi volati da nord a sud dello Stivale nella sera di domenica primo Luglio. E pensare che dopo la partita contro la Germania i nostri giocatori apparivano carichi ed euforici, pronti a tutto… cos’è successo nei due giorni successivi alla sfida contro i Tedeschi? Quale è stata la ragione del crollo fisico? Lo scoop che vi proponiamo in esclusiva ha dell’incredibile. Tre giocatori della Nazionale Italiana, a quanto pare, avrebbero disertato il ritiro per partecipare all’Inmusic Festival 2012 a Zagabria nei giorni 29 e 30 giugno, per poi rientrare in occasione della finale. Due giorni di concerti, birra e civa, insomma, sarebbero all’origine della deludente prestazione azzurra di domenica scorsa, almeno per i soggetti in questione. La nostra fonte assicura di aver parlato con i diretti interessati nei giorni successivi alla gara contro la Spagna: “uno di loro è passato qui in baracchino a Barcola, gli ho offerto un paio di spritz e da lì e nata una certa confidenza, fino ad arrivare alla confessione”. Alla richiesta di fornirci alcune prove tangibili di questa incredibile rivelazione, chi ha parlato con la redazione ha spiegato che, avendo a disposizione solamente un Nokia 3310, non è stato possibile scattare neanche una foto con il cellulare, e che comunque era impegnato a gestire caraffe e bicchieri. Il nostro informatore, però, ha avuto modo di raccogliere i racconti dell’Azzurro e le sue impressioni sulla trasferta nella capitale croata e ce le ha riferite, tra uno spritz e l’altro, sempre ovviamente in baracchino a Barcola dove – a quanto pare – ha stabilito la sua residenza estiva. Non ci esprimiamo sulla credibilità del racconto, lasciando a voi libertà di giudizio in merito; in ogni caso, qualcuno all’Inmusic festival è effettivamente andato, e se vi interessa sapere come è andata, continuate la lettura.
“Dopo la vittoria contro la Germania noi tre avevamo bisogno di un break, ma sapevamo che il Mister non ce lo avrebbe concesso, così, sull’onda dell’entusiasmo per l’eliminazione dei Tedeschi, nel bel mezzo delle celebrazioni abbiamo pianificato questa fuga a Zagabria, per stare due giorni lontani dal ritiro azzurro e spassarcela un po’. Tale era lo stress accumulato nel post partita e nei festeggiamenti successivi che il giorno dopo, venerdì 29, quello di noi tre che avrebbe dovuto guidare non se la sentiva; poveretto: aveva la nausea, lo stomaco sottosopra e stava male al solo sentire le parole “cin cin” o “brindisi”… insomma, chiari sintomi da tensione agonistica. Meno male che uno dei nostri ha guidato per lui.
Arrivati a Zagabria nei paraggi della zona in cui si teneva il festival, ci siamo fermati ad un chiosco, per prenderci un cheeseburger grande come la testa di Giovinco, al prezzo ridicolo di 10 kune, e qui abbiamo capito che il posto ci sarebbe piaciuto parecchio: altro che la cucina macrobiotica del ritiro, con le dosi misurate e poco condimento, a Zagabria ci danno dentro con ajvar, cipolla e tutto il resto! Entrati nell’area del festival, ci siamo accorti di essere già alla terza birra (faceva caldo: una se n’è andata con il panino, un’altra nel tragitto dal baracchino all’ingresso del festival), mentre il nostro compagno di squadra, per evitare di risentire ancora della tensione agonistica, preferiva bere tanta acqua, come insegna Del Piero in pubblicità. Ci siamo incontrati con un amico del posto, un ex giocatore della Dinamo Zagabria, o almeno così dice lui: io l’ho conosciuto anni fa a Milano, perché all’epoca lui portava a Boban le casse di Karlovacko, introvabile in Italia. Ci ha spiegato che il festival è giunto alla settima edizione, e che si tiene in una zona verde alla periferia della capitale croata, vicino al bacino del Jarun, una zona costellata da centri sportivi, locali notturni, chioschi e gioventù varia.
Primo concerto della serata, Gogol Bordello: un nome, un programma. Eugene Hutz, il cantante, si è presentato sul palco con una bottiglia di vino in mano, saltando e dimenandosi, dando inizio ad una performance trascinante, in cui, grazie alla bravura dei musicisti sulla scena, si mescolavano punk, balkan, reggae, folk, fino ad arrivare alla disco music. Colore, calore, sudore, era impossibile restare fermi e infatti dalla difesa siamo passati subito all’attacco, saltando, scalciando e pogando in libertà e con noi il pubblico tutto intorno: sembrava di essere in mezzo all’area di rigore quando battono un calcio d’angolo. Galvanizzati, sudati e felici, ci siamo concessi una sosta in chiosco (ce ne sono molti e fornitissimi) prima dello spettacolo successivo, affidato ai New Order, storica band che rappresenta un mito per tutti gli amanti della new wave e dell’elettronica anni ‘80. Variegatissimo il pubblico attorno a noi: dai fans appartenenti alla vecchia guardia alle ragazzine un po’ emo, sempre tristi e apparentemente sull’orlo del suicidio; una di loro, vestita con una t-shirt dei Joy Division (ovvero il gruppo dalle cui ceneri sono nati i New Order), tratteneva a stento le lacrime quando il gruppo ha suonato la loro storica Love Will Tears Us Apart. I pezzi in scaletta ci hanno entusiasmato, in particolare uno dei nostri, che, di salto in salto, ha raggiunto le primissime file ululando sulle note di 5-8-6, True Faith, Blue Monday e Temptation, la lunga cavalcata sonora che ha chiuso lo show. Noi che siamo atleti allenati, però, avevamo ancora energie in corpo e siamo andati a ballare in un grande tendone allestito di fronte al palco principale. Solo alle prime luci del giorno siamo andati a dormire e, alla faccia del Mister, ci siamo pure concessi il paninetto della buona notte.”

Nonostante il caldo sole di Barcola e l’ennesima pausa per bere uno spritz, il racconto del nostro informatore prosegue; veniamo quindi ad apprendere altri particolari sulla gita che tre giocatori della Nazionale hanno fatto a Zagabria, all’Inmusic Festival 2012, nei giorni precedenti alla finale dell’Europeo.
“Il giorno successivo, sabato 30 giugno, siamo andati in centro a Zagabria, per vedere un po’ il posto e studiare i croati e il loro comportamento, anche se li avevamo già affrontati in girone eliminatorio. È bello poter girare liberamente, senza avere i giornalisti della Rai che cercano di farti le loro domande intelligenti. In particolare, ci siamo concentrati sulla gastronomia locale, fiondandoci in una birreria con giardino interno accogliente e rinfrescante. Lì abbiamo preso un piatto ricco di proteine, praticamente una grigliata di tutti gli animali che avevano a disposizione, con una colata lavica di ajvar, che secondo me funziona meglio di certi integratori che ci vengono dati in allenamento. Anzi, a pensarci bene, forse questo è il motivo perché in partita i croati corrono, saltano e non mollano il pallone! Dovremmo parlarne con Prandelli.
Superati i primi sintomi di abbiocco, siamo riusciti ad arrivare nell’area dei concerti di buon’ora, in tempo per goderci un po’ di punk rock croato, suonato e urlato da un duo niente male quanto ad energia: non chiedeteci come si chiamavano però. La nostra attenzione è stata poi catturata da una cosa mai vista: dentro una mini-roulotte, in uno spazio ristrettissimo, un gruppo di cinque persone suonava a richiesta del pubblico, chiamato a scegliere da una lista di 30 canzoni, sistemata all’esterno. Una trovata geniale! In poco tempo, si è radunata una folla di curiosi, attirati dall’entusiasmo contagioso dei Dukes Box (così si chiamano i cinque), per l’occasione tutti camuffati da rapper, con sneakers, catenone al collo, canottiere e cappellini da basket, come si vede nei videoclips su Mtv. Anche noi abbiamo scelto qualcosa dalla loro selezione: Nirvana, Prodigy, Offspring, Real2Real, Electric Six… dentro la roulotte, in un caldo infernale, i Dukes a suonare e cantare, e noi, fuori, a saltare con la gente.
Giunta l’ora d’inizio dei concerti, abbiamo assistito alla performance dei Mando Diao, gruppo indie-pop molto apprezzato dalle donne, che infatti si sono accalcate nelle prime file, urlando e stridendo in modo isterico. Noi che siamo uomini duri siamo rimasti nelle retrovie, tranne uno del nostro gruppetto, e devo dire che in quel momento ho pensato alle parole di Cecchi Paone. Ma chissenefrega, l’importante è divertirsi e noi l’abbiamo fatto, soprattutto quando è arrivato il turno dei Franz Ferdinand. Vicinissimo al palco, sono stato sorpreso dalla puntualità con cui è cominciato il concerto, ed infatti ho dovuto difendere il mio bicchiere di plastica, ancora mezzo pieno, da urti e spintoni che si sono scatenati alle prime note. Dopo aver dato l’ultimo sorso, però, mi sono sbarazzato del bicchiere e sono cominciati salti a non finire sulle note di Dark of the Matinee. Attorno a noi, ragazze al settimo cielo che zampettavano allegre, omoni dalla stazza simile a quella di Materazzi, che per nostra fortuna si limitavano a cantare e ad alzare le mani al cielo… insomma, tutti si sono divertiti. Anche i Franz Ferdinand hanno dato l’impressione di divertirsi, inserendo qualche eco di Donna Summer nella loro Can’t Stop Feeling” e picchiando sulla batteria – tutti e quattro – in una lunga coda ritmica su This Fire. Gran concerto quindi, dal quale siamo usciti decisamente provati fisicamente. Circostanza che non ci ha impedito di fare l’alba ballando nella zona danzereccia del festival, dove un dj locale ci ha intrattenuti con una selezione di musica assolutamente festaiola.
Il giorno dopo è stata dura. Ci siamo svegliati che era già passato mezzogiorno e sapevamo di dover rientrare nel ritiro azzurro, per prendere parte alla finale dell’Europeo; le nostre gambe, però, non erano affatto felici al pensiero di sfidare i detentori del titolo, nonché campioni del mondo in carica. Abbiamo quindi cominciato a pensare di aver fatto una solenne scemenza, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Semmai, era il caso di mettere qualcosa nello stomaco e metterci in viaggio. Ed eccoci a tavola in un simpatico locale dove uno di noi ha un’idea discutibile: prendersi una famigerata “pizza yugo”, ovvero la versione tutta locale del celebre piatto italiano, salata da paura e pesante come un programma sportivo condotto da Enrico Varriale. Ecco, forse bisteccone Galeazzi ce la farebbe a sopravvivere, ma una persona normale? Nonostante gli avvertimenti, il nostro compagno di squadra ha insistito e ha quindi ordinato una pizza capricciosa. Ci avessero messo sopra uranio, sarebbe stata più leggera, perché in poco tempo si sono manifestati i classici sintomi: lingua felpata, sudorazione sconnessa, vampate, ululati sinistri provenienti dallo stomaco e sensazione generale di abbiocco. Ed infatti, il viaggio di ritorno per il nostro amico è stata una specie di insano trip, un incubo introspettivo, vissuto disteso sul sedile posteriore.
Alla fine, siamo arrivati in ritiro, dove per fortuna nessuno ha approfondito il motivo della nostra scomparsa: la tensione pre-partita era troppo alta per fare domande, e così il Mister ci ha fatti scendere in campo senza porsi problemi. Gambe a pezzi, schiena ridotta alla consistenza di un budino, stomaco intasato dalla pizza yugo, fegati gonfiati da litri di birra e, ciò nonostante, in campo: come è andata, lo avete visto tutti. Forse non è stata una buona idea, ma, possiamo garantirlo, questo weekend a Zagabria valeva una finale.”

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6 commenti a L’InMusic festival 2012 a Zagabria e la sconfitta della nazionale italiana

  1. Fabio Rocchi ha detto:

    Racconto paradossale. Gli azzurri erano quotidinamente seguiti negli allenamenti dai giornalisti e l’assenza si sarebbe notata. Al limite può essersi trattato di qualcuno che non giocava e faceva panchina. Il racconto è veritiero solo nel senso che è stato scritto da qualcuno che a Zagabria ci è andato veramente. Più probabilmente erano tre tifosi al seguito della Nazionale.

  2. tizio incognito ha detto:

    ^
    capitan ovvio colpisce ancora!

  3. Capitan Ovvio ha detto:

    @1
    ah, ma xe un viz! no stame dir!
    😀

  4. sfsn ha detto:

    sempre la solita storia: nel ’74 el giorno prima dela finale go incontrà Crujiff, Rep e Krol imbriaghi disfai in un’osmica de Piscanci, nel 1998 Ronaldo e Rivaldo iera ala sagra de Prepotto che i sbrumava e nel 2006 Zidane, Trezeguet e Rivary i ghe dava de caliceti fora del bareto de via Bramante

  5. viceversa ha detto:

    Ciò, e mi che go becà mister Prandelli proprio sabato il giorno prima dela final chel se faseva ‘na “frizura” con anessa tintura de cavei a Nova Gorica e che vara ti, co xè vignudo fora dala paruchiera, pasavo proprio de lì, e tra ‘na lasko e na union (ciò, el ga pagà tuto lui!!) me ga dito che gaveva de ndar a farse masagi e sauna al perla chel iera tropo stresà…

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