19 Giugno 2012

Isole ecologiche: i conti che non tornano

Un lettore ci offre l’occasione per raccontare un’altra brutta storia del Bel Paese: già la conoscono gli utenti più attenti delle isole ecologiche, quelli che leggono, e magari pure conservano, le ricevute delle pesate dei materiali conferiti.
La storia è questa: Iris da poco fornisce sulla ricevuta i totali delle pesate, suddivisi per materiale.
Personalmente, quando l’ho notato, a parte non trovare la voce “lattine” pur avendo conferito adeguate quantità di metalli, mi era parso di aver faticato più di quel che risultava dai conteggi. Che fare? Gli scontrini li ho sempre gettati.
Ma arriva provvidenziale la segnalazione di un utente molto più diligente di me: vetro 22 kg invece di 28 kg; plastica 19 kg invece di 26; lattine 3 kg invece di 4,5; carta 185 kg invece di 196.
In termini assoluti, cioè di guadagno attraverso la riduzione della quota variabile della Tarsu, probabilmente non cambia poi così tanto: ma l’irritazione tra i convinti conferitori serpeggia rabbiosa.
Il senso e la convenienza del sistema delle isole ecologiche è stato vanificato, praticamente poco dopo le loro prime 3 installazioni, sia dal non aver diffuso in città i punti di conferimento ( giunta Brancati), rendendo assolutamente non pratico e poco sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico il dover fare troppi chilometri per scaricare la nostra differenziata, sia dall’aver introdotto il porta a porta di carta, plastica e lattine ( giunta Romoli) . Sarebbe stato coerente ( economicamente ma evidentemente non politicamente) chiudere le isole ecologiche ( che comunque hanno un costo) e limitarsi al porta a porta: ma nel frattempo molti di noi, nei rioni dove si trovano le isolette, si sono abituati al comportamento super virtuoso del conferimento, e lo sconticino in tariffa ci è apparso, finora, una sufficiente gratificazione.
Il fatto ora di doversi attivare per veder corretti i famosi totali è una seccatura: chi mai avrà il tempo e la voglia ( e le ricevute) , si metterà in fila e farà sentire le sue ragioni? Non era più furbo ed educato da parte di Iris – perfettamente al corrente del problema – avvisare l’utenza delle difficoltà a far di conto con un bel cartello?

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12 commenti a Isole ecologiche: i conti che non tornano

  1. Paolo Nanut ha detto:

    Io ho tenuto tutti gli scontrini delle pesate,usando sempre l’isola di Lucinico, devo dire che poi alla fine del controllo che ho effettuato, non c’è stata nessuna differenza su quanto portato all’isola stessa nel corso di questi mesi e quanto poi effettivamente riportato sullo scontrino.

  2. Grandeèchitrovasoluzioni ha detto:

    non solo conservo lo scontrino, (quando funziona la stampante) ma ho anche avuto modo di segnalare all’Ambiente Newco che la data riportata dalla pesa sugli scontrini è mal tarata ( è del 2000 !!! ) Risultato? Dopo aver scoperto che non serviva far la fila agli sportelli normali ma bisogna attendere il Venerdì che arriva un “addetto” da Ronchi: “l’isola ecologica è del comune non possiamo rilevare il totale del conferito poiché interferisce con il rilevamento la rete slovena dei cellulari…. non possiamo faci niente”. Ho chiesto di parlare con il responsabile di settore .. ma non era disponibile. Mi chiedo se esistano i presupposti di un intervento della Guardia di Finanza essendo previsto in seguito un riscontro in denaro a fronte di quanto registrato. La trasparenza e la chiarezza ho avuto modo di capire non risiedono in via IX Agosto 15

  3. Poldo ha detto:

    E quale sarebbe l’ interferenza della rete cellulare slovena?..

  4. giovanni ha detto:

    la colpa a qualcuno bisogna pur darla!!!

  5. Hafez ha detto:

    A Monfalcone non c’è questo sistema;i bengalesi,pupilli del governo locale,si troverebbero al palo….quindi meglio non rischiare di far sapere quello che si sa già….l’astuzia la fa da padrona….

  6. Paolo Nanut ha detto:

    @Hafez, non so se sono i pupilli o meno, ma a Monfalcone ho lavorato per due periodi. Il primo alla fine degli anni 80 fino ai primi )0 e poi dal 2009 al 2011, ora mi sono riavvicinato a Gorizia, sempre sulla strada che porta a Monfalcone. Ma tornando a noi l’aria che si respirava era un’altra. No che i cingalesi puzzano, ma era comuqnue diverso anche per l’economia. Ho un’amico goriziano che dal 1996 ha un’attività commerciale in centro è mi dice sempre che ora in certi momenti sembra di essere veramente in Bangladesh. Io non giudico dico solo quello che lui riporta e quello che ho constatato io. Infatti da anni non vengo poi al sabato pomeriggio a passeggiar per Monfalcone. Ripeto non è un discorso di razzismo ma di quello che è comunque la realtà della città.

  7. Paolo Nanut ha detto:

    Volevo dire anni 90…

  8. itala furlan ha detto:

    mi a Mofalcon son spes e volentieri e anche se vedo par strada zente che vestiti e color diferente de mi, me piase caminar pal centro e la piaza piena de femene coi putei, de omini che se la conta fin tardi de sera, xè un gust de vedar … dove xè a Gorizia zente che sta a ciacolar in piaza? no me par, go lavorà 31 ani a Gorizia, abità par un pochi de ani vizin la stela matutina, e me piase la cità, ma co xè serà i negozi, tut se distuda …

  9. Paolo Nanut ha detto:

    @8 Non ho minimamente voluto dire che le oersone del Bangladesh non le veda di buon occhio. Ho solo riportato delle mie e non solo mie osservazioni. Su Gorizia hai pienamente ragione

  10. giovanni ha detto:

    scuseme l’OTTÌ, ma cossa centra i bangla co le bilance dell’IRIS??? Ghe le vendi lori???

  11. Hafez ha detto:

    No,non vendono bilance,ma sacchi di riso;non sanno o non vogliono fare la differenziata,quindi fanno aumentare i costi.

  12. Dragan ha detto:

    avete voluto Romoli & Co?
    bravi, ed ora dopo le annunciazioni di campagna elettorale aspettiamo fiduciosi l’affondamento. i cantieri stradali sono congelati, la “porta d’europa” a detta di chiunque è inguardabile, la città è all’abbandono, la gente fallisce ed ora non si sa neppure più in che anno siamo.
    nel mio piccolo ho deciso di non portare più un euro a chi so abbia votato questa giunsta (dai negozi ai distributori di benzina, passando per fiorai, orologiai e baristi)

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